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giovedì 2 gennaio 2025

La teoria delle stringhe è vera? - Emanuele Tumminieri

 

La teoria delle stringhe, per quanto suggestiva ed affascinante, è, probabilmente solo un sogno di alcuni fisici teorici. Vediamo perché.

Molte persone, quando studiano la teoria delle stringhe per la prima volta, sono colte di sorpresa da che idea bella e potente sia. Quando guardiamo il nostro Universo e scopriamo com’è, ci rendiamo conto che segue un certo modello strutturale che – per quanto intricato sia – sembra seguire regole che si applicano in modo molto diverso ai diversi componenti della teoria. Abbiamo, ad esempio:

  • numeri e generazioni diseguali di fermioni rispetto a bosoni,
  • un’abbondanza di materia rispetto all’antimateria,
  • un Universo pieno di cariche elettriche ma senza cariche magnetiche,
  • e molti neutrini mancini e antineutrini destri ma non il contrario,

ci sono molte simmetrie che dovrebbero essere rispettate, ma semplicemente non lo sono. Si potrebbe pensare che le tre forze del Modello Standard si uniscano in una sola ad alte energie, in una sorta di grande unificazione. Si potrebbe immaginare che per ogni fermione ci debba essere un bosone corrispondente, come nella supersimmetria. E ci si può aspettare che, alle energie più alte, anche la gravità si unifichi con le altre forze in una cosiddetta “teoria del tutto“.

Questa è l’idea brillante, bella e avvincente, alla base della teoria delle stringhe. Però non c’è assolutamente alcuna prova sperimentale o osservativa a suo favore. Ecco perché la teoria delle stringhe non è altro che una scatola piena solo di sogni.

Ogni volta che, come teorico, aggiungi qualcosa di nuovo alla tua teoria – un nuovo ingrediente, una nuova forza o interazione, una nuova dimensione, un nuovo accoppiamento, ecc. – devi fare due cose per adattarla. La prima cosa che devi fare è stabilire che questa nuova aggiunta è compatibile con la teoria prevalente e tutte le nostre osservazioni: non puoi aggiungere qualcosa alla tua teoria che sia già stato escluso dai dati esistenti.

Ma la seconda cosa è un po’ più complicata: quando aggiungi un nuovo componente che esiste solo a scale energetiche più elevate di quelle che sei in grado di sondare, devi trovare un modo per sbarazzartene prima di arrivare all’Universo energetico che abbiamo oggi. Per la Teoria delle stringhe questo è un compito incredibilmente complesso. 

L’universo che abbiamo oggi è molto, molto meno simmetrico di quanto la teoria delle stringhe prevede, e se vogliamo che la teoria delle stringhe sia del tutto coerente con la realtà che osserviamo, dobbiamo guardare le differenze tra ciò che prevede la teoria delle stringhe e ciò che l’universo che abbiamo oggi è in realtà.

Il nostro universo, se vogliamo essere esaurienti, è un posto piuttosto complicato. In esso abbiamo:

  • Le quattro forze fondamentali della natura: gravitazione, forza elettromagnetica, forza nucleare forte e forza nucleare debole.
  • Le particelle che compongono il modello standard, che includono i quark e leptoni, i bosoni di gauge e la particella di Higgs.
  • Costanti di accoppiamento che determinano la forza delle interazioni che si verificano e quelle costanti cambiano la forza con l’energia.
  • Quattro dimensioni totali: tre di spazio e una di tempo.
  • E le leggi della fisica come le conosciamo: Relatività generale per la gravitazione e Teorie quantistiche dei campi per le altre tre forze (intrinsecamente quantistiche).

È noto che due delle forze, la forza nucleare debole e la forza elettromagnetica, si uniscono nella forza elettrodebole alle alte energie ottenibili in alcuni collisori di particelle. 

Molte idee – come la grande unificazione e la supersimmetria – implicherebbero l’aggiunta di nuove particelle e interazioni, ma porterebbero anche a conseguenze sperimentali come il decadimento del protone o la presenza di particelle aggiuntive o percorsi di decadimento non visti sui collisori. Il fatto che queste previsioni non siano andate a buon fine ci aiuta a porre dei vincoli su entrambe queste idee.

La teoria delle stringhe, tuttavia, fa molti passi oltre la grande unificazione o ciò che conosciamo come supersimmetria.

Per una grande unificazione, l’idea è di prendere le tre forze nel Modello Standard e incorporarle in una struttura più grande e più simmetrica. Invece delle particelle che conosciamo con le interazioni che conosciamo – con più strutture disgiunte corrispondenti a ciascuna delle forze – la grande unificazione cerca di adattare il Modello Standard all’interno di una struttura più ampia.

Si può considerare la teoria della grande unificazione Georgi-Glashow, che prevede nuovi bosoni super pesanti che si accoppiano simultaneamente a quark e leptoni. 

Si può considerare l’ipotesi dell’unificazione Pati-Salam, che aggiunge le particelle destrorse, rendendo l’Universo simmetrico sinistra-destra invece di preferire un neutrino levogiro o mancino. Oppure si può pensare ancora più in grande, considerando ipotesi ancora più ampie, purché contengano il Modello Standard al loro interno.

Il problema, ovviamente, è che più si va in grande, più cose ci sono di cui sbarazzarsi, e più c’è da spiegare se vogliamo capire perché questi componenti extra della realtà non si mostrano, neanche direttamente o indirettamente, nei nostri esperimenti, misurazioni e osservazioni dell’Universo. 

Il protone non decade, quindi o il modello più semplice di grande unificazione è sbagliato, oppure devi scegliere un modello più complicato e trovare un modo per eludere i vincoli che escludono i modelli più semplici.

Se vuoi parlare di unificazione e teoria dei gruppi nel contesto della Teoria delle stringhe, tuttavia, il tuo gruppo deve improvvisamente diventare enorme! Questo non vuol dire che sia impossibile che la teoria delle stringhe sia corretta, ma che questi grandi gruppi sono enormi, come se da grande un blocco di marmo non tagliato volessimo ottenere solo una statuetta minuscola e perfetta (il nostro modello standard e nient’altro).

Allo stesso modo, c’è un problema analogo che sorge con la supersimmetria. In genere, la supersimmetria di cui si sente parlare coinvolge le particelle superpartner per ogni particella esistente nel modello standard, che è un esempio di una teoria dei campi di Yang-Mills supersimmetrica in cui N = 1. 

Il problema più grande è che dovrebbero esserci particelle aggiuntive che si presentano alle scale energetiche che rivelano le particelle del Modello Standard più pesanti. Ci dovrebbe essere almeno un secondo bosone di Higgs al di sotto di 1.000 GeV. Dovrebbe esserci una particella leggera e stabile, ma non l’abbiamo ancora osservata. Anche senza la teoria delle stringhe, ci sono molte evidennze contro la supersimmetria N = 1.

Il modello standard, senza supersimmetria, è semplicemente il caso N = 0. Ma se vogliamo che la teoria delle stringhe sia corretta, dobbiamo rendere la natura ancora più simmetrica di quanto predice la supersimmetria standard: la teoria delle stringhe contiene una teoria di gauge nota come teoria di Yang-Mills supersimmetrica N = 4

Ci sono ancora più cose da valutare se vogliamo che la teoria delle stringhe sia corretta, e tutto deve scomparire per non entrare in conflitto con le osservazioni che abbiamo già fatto dell’Universo che abbiamo.

Ma una delle maggiori sfide per la teoria delle stringhe è qualcosa che viene spesso pubblicizzato come un grande successo: l’incorporazione della gravità. È vero che la teoria delle stringhe, in una certa misura, consente alla gravità di  fondersi con le altre tre forze nella stessa struttura. Ma nel quadro della teoria delle stringhe, quando ci si chiede “qual è la mia teoria della gravità”, non si ottiene la risposta che Einstein ci dice essere corretta: una teoria tensoriale quadridimensionale della gravità.

Secondo Einstein, l’unico fattore nel determinare la gravità è la presenza di materia ed energia. Metti tutte le diverse forme di materia ed energia nell’Universo nella Relatività Generale, e l’Universo si evolverà – espandendosi, contraendosi, gravitando, ecc. – secondo le sollecitazioni che queste forme di materia ed energia creano. 

Ci sono tre dimensioni spaziali e una dimensione temporale, e la gravitazione ha solo una forma tensoriale: non scalare o vettoriale. Si potrebbero aggiungere ingredienti extra, ma non gli si può far svolgere un ruolo che non sia d’accordo con le osservazioni che abbiamo già in mano.

A cosa serve la teoria delle stringhe.

Quindi, a cosa serve la la teoria delle stringhe? Sfortunatamente, non dà una teoria della gravità tensoriale quadridimensionale, ma piuttosto una teoria della gravità tensoriale scalare a 10 dimensioni. In qualche modo, bisogna sbarazzarsi della parte scalare e anche delle sei dimensioni extra (spaziali).

Come proposto 60 anni fa, avevamo un’alternativa alla Relatività Generale di Einstein che incorporava anche uno scalare: la gravità di Brans-Dicke. Secondo la teoria originale di Einstein, la Relatività Generale è necessaria per spiegare l’orbita di Mercurio. 

Abbiamo osservato una precessione totale di ~ 5600 secondi d’arco per secolo, dove ~ 5025 erano dovuti alla precessione degli equinozi e ~ 532 erano dovuti agli altri pianeti. La Relatività Generale di Einstein predisse l’altro ~ 43. La rivelazione del 1919 che la gravità piega la luce delle stelle fu la conferma definitiva della nuova teoria della gravità.

Ma alla fine degli anni ’50, alcune osservazioni del Sole hanno indicato che non era perfettamente sferico, ma piuttosto compresso lungo i suoi poli in uno sferoide oblato. Se così fosse, affermarono Brans e Dicke, allora quella quantità osservata di deviazione da una sfera perfetta creerebbe altri 5 secondi d’arco di precessione per secolo che differiscono dalle previsioni di Einstein. Come sistemarlo? Aggiungendo una componente scalare alla teoria e un nuovo parametro: ω, la costante di accoppiamento Brans-Dicke. Se ω fosse circa 5, andrebbe comunque tutto bene.

Naturalmente, il Sole in realtà è una sfera perfetta a un livello molto migliore persino della Terra, e quelle osservazioni erano errate. Dati i vincoli moderni che abbiamo, ora sappiamo che ω deve essere maggiore di circa 1000, dove il limite ω → ∞ restituisce la Relatività Generale standard. 

Affinché la teoria delle stringhe sia corretta, dobbiamo “rompere” questa teoria 10 dimensionale di Brans-Dicke in una teoria di Einstein a quattro dimensioni, il che significa sbarazzarsi di sei dimensioni e questo fastidioso termine scalare e l’accoppiamento ω.

Tutto ciò significa che se la teoria delle stringhe fosse corretta, dobbiamo iniziare con un universo che è altamente simmetrico e molto diverso dall’universo che abbiamo oggi. Questo universo, all’inizio ad energie molto elevate, aveva 10 dimensioni, aveva una componente di gravità scalare in aggiunta alla componente tensoriale, era unificato in un gruppo molto grande come SO (32) o E (8) × E ( 8), ed è stato descritto da una teoria di Yang-Mills massimamente supersimmetrica (N = 4).

Se la teoria delle stringhe fosse corretta, allora in qualche modo – e nessuno sa come – questo stato ultra-simmetrico si è rotto e si è rotto in modo incredibilmente grave. Sei delle dimensioni sono scomparse e la componente della gravità scalare ha smesso di avere importanza. 

Il grande gruppo unificato si è rotto molto male, lasciando solo il nostro, relativamente piccolo, Modello Standard, SU (3) × SU (2) × U (1), dietro. E quella teoria supersimmetrica di Yang-Mills si è rotta così male che oggi non vediamo alcuna prova per una singola particella supersimmetrica: solo il normale Modello Standard.

Questo è il sogno della teoria delle stringhe: che possiamo prendere questa teoria e infilarci la chiave giusta e guardarla sgretolarsi, lasciando solo un minuscolo pezzo che descrive perfettamente il nostro universo. In assenza di tale chiave, la teoria delle stringhe può essere considerata solo una speculazione fisica.

Può essere interessante e promettente, ma finché non saremo in grado di risolvere la Teoria delle Stringhe in modo significativo per ottenere l’Universo che osserviamo, dobbiamo ammettere a noi stessi cosa sia veramente la Teoria delle Stringhe: una grande scatola vuota che deve in qualche modo sgretolarsi dentro questo modo particolare e intricato, per recuperare l’Universo che osserviamo. 

Fino a quando non capiremo come ciò avvenga, la teoria delle stringhe rimarrà solo un sogno speculativo.

https://reccom.org/la-teoria-delle-stringhe-puo-essere-vera/

La differenza tra i due tipi di particelle è che i bosoni vogliono sempre stare insieme mentre i fermioni si rifiutano di stare insieme. Le particelle di materia sono fermioni: la solidità di un pezzo di ferro è nel rifiuto degli elettroni atomici di dividere lo spazio con i vicini.

mercoledì 11 dicembre 2024

Una gigantesca struttura nello spazio sfida la nostra comprensione dell’Universo.

 

Gli astronomi hanno scoperto un anello gigantesco, quasi perfetto, di galassie, di circa 1,3 miliardi di anni luce di diametro. Non corrisponde a nessuna struttura conosciuta.

Una misteriosa struttura a forma di anello nello spazio. 

È ciò che hanno scoperto gli astronomi, un anello di galassie quasi perfetto di circa 1,3 miliardi di anni luce di diametro. Non corrisponde a nessuna struttura o meccanismo di formazione noto. Il Grande Anello, come è stata soprannominato, potrebbe perfino portarci a modificare il modello standard della cosmologia. La scoperta, guidata dall’astronoma Alexia Lopez dell’Università del Lancashire, è stata presentata al 243° incontro dell’American Astronomical Society a gennaio ed è stata pubblicata sul Journal of Cosmology and Astroparticle Physics.

Cosa sappiamo del Grande Anello scoperto nello spazio

Il Grande Anello (in blu) è la seconda struttura scoperta da Lopez e dai suoi colleghi. La prima, a forma di arco (in rosso), si trova nella stessa parte del cielo, alla stessa distanza. Quando la scoperta dell’arco è stata annunciata nel 2021, ha lasciato perplessi gli astronomi. Il Grande Anello non fa che infittire il mistero. Crediti: Università del Lancashire.

Già nel 2021 era stata scoperta un’altra struttura gigantesca a forma di arco e il Grande Anello non fa che infittire il mistero. “Nessuna di queste due strutture è facile da spiegare in base alla nostra attuale conoscenza dell’universo”, ha spiegato Lopez a gennaio. “E le loro dimensioni estremamente grandi, le forme distintive e la vicinanza cosmologica devono sicuramente dirci qualcosa di importante, ma cosa esattamente?”

L’Oscillazione Acustica Barionica.

Il collegamento più immediato sembra essere con qualcosa chiamato Oscillazione Acustica Barionica (BAO). Si tratta di gigantesche disposizioni circolari di galassie che si trovano in tutto l’Universo. In realtà sono sfere, i fossili di onde acustiche che si propagarono nell’Universo primordiale e poi si congelarono quando lo spazio divenne così diffuso che le onde acustiche non potevano più viaggiare. Il Grande Anello non è un BAO. I BAO hanno tutti una dimensione fissa di circa 1 miliardo di anni luce di diametro. E un’ispezione approfondita del Grande Anello mostra che è più simile a un cavatappi allineato in modo tale da sembrare un anello.

Cos’è questa misteriosa struttura nello spazio

Un grafico che mostra il Grande Anello, approssimativamente centrato sullo 0 dell’asse x. Crediti: Università del Lancashire

Il che lascia la domanda senza risposta: che diavolo è? “Quando osserviamo l’universo su larga scala, ci aspettiamo che la materia sia distribuita uniformemente ovunque nello spazio, quindi non dovrebbero esserci irregolarità evidenti oltre una certa dimensione”, ha spiegato Lopez. “I cosmologi calcolano che l’attuale limite teorico delle dimensioni delle strutture sia di 1,2 miliardi di anni luce, eppure entrambe queste strutture sono molto più grandi: l’Arco Gigante è quasi tre volte più grande e la circonferenza del Grande Anello è paragonabile alla lunghezza dell’Arco Gigante.”

Cosa significa per la cosmologia

Ma la dimensione è solo uno dei problemi. L’altro è cosa significa per la cosmologia, lo studio dell’evoluzione dell’Universo. Il modello attuale è quello che al momento si adatta meglio a ciò che osserviamo, ma ci sono alcune caratteristiche che sono difficili da spiegare nel suo contesto. Sono stati proposti altri modelli per affrontare queste caratteristiche. In uno di questi, la cosmologia ciclica conforme di Roger Penrose, in cui l’Universo attraversa infiniti cicli di espansione del Big Bang, ci si aspettano strutture ad anello, anche se vale la pena notare che la cosmologia ciclica conforme ha notevoli problemi. Un’altra possibilità è che le strutture siano un tipo di difetto topologico nel tessuto dello spazio-tempo noto come stringhe cosmiche. Si pensa che siano come rughe larghe quanto un protone emerse nell’Universo primordiale quando lo spazio-tempo si è allungato. Non abbiamo trovato molte prove fisiche dell’esistenza delle stringhe cosmiche, ma le prove teoriche sono piuttosto promettenti.

Per saperne di più:

mercoledì 16 maggio 2018

I primi 50 anni della Teoria delle stringhe, l’ideatore: “Rivoluzione fatta di dimensioni extra e universi multipli”. - Davide Patitucci

Risultati immagini per universi multipli

È possibile immaginare l’universo come una meravigliosa sinfonia, nascosta nelle pieghe più intime della materia. Ogni suo mattoncino di base, ogni sua particella elementare è in realtà come una corda di violino, minuscola, invisibile anche al più sensibile degli strumenti scientifici.

È possibile immaginare l’universo come una meravigliosa sinfonia, nascosta nelle pieghe più intime della materia. Ogni suo mattoncino di base, ogni sua particella elementare è, in realtà, come una corda di violino minuscola, invisibile anche al più sensibile degli strumenti scientifici, almeno per il momento. 
E, come un violino produce suoni diversi a seconda del modo in cui è pizzicato, così le vibrazioni di queste minuscole corde sarebbero alla base di tutto ciò che ci circonda, essere umani compresi. Ma anche molto di più, come dimensioni extra rispetto alle tre di spazio e alla quarta di tempo cui siamo abituati. O persino universi multipli, immersi in uno spazio a più dimensioni, come un arcipelago di isole sparse nell’oceano. È lo scenario squadernato dalla Teoria delle stringhe, che ha affascinato, e allo stesso tempo tormentato per decenni fisici e matematici. Ideata esattamente mezzo secolo fa, nel 1968, dal fisico teorico italiano Gabriele Veneziano del Cern di Ginevra, per molti scienziati è l’ambita Teoria del tutto, inseguita dai più grandi fisici contemporanei: da Albert Einstein a Stephen Hawking. Una teoria in grado di mettere d’accordo due mondi che al momento fanno fatica a dialogare senza azzuffarsi: quello dell’infinitamente grande popolato da stelle e galassie, descritto dalla Relatività Generale, e quello dell’infinitamente piccolo fatto di atomi e particelle, governato invece dalla meccanica quantistica.

In questi primi giorni di maggio Gabriele Veneziano è a Firenze, dove il Galileo Galilei Institute – centro nazionale di studi avanzati per la fisica teorica parte dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) – con il supporto di Università di Firenze e Infn ospita un convegno internazionale per celebrare i 50 anni della Teoria delle stringhe. Il Fattoquotidiano.it lo ha raggiunto in occasione della conferenza “Spazio, tempo, materia: come cambia la comprensione dell’universo”, in cui lo scienziato illustra al grande pubblico la sua teoria e le sue molteplici implicazioni.
-Come cambia la nostra comprensione dell’universo con le stringhe?
-Nella mia conferenza parlo di rivoluzione delle stringhe. E uso questo termine non a caso, perché questa teoria ha introdotto un nuovo paradigma, un nuovo modo di guardare l’universo. A livello fondamentale non ci sono più particelle puntiformi, ma stringhe estese che vibrano, e che rappresentano la cosa più elementare possibile, come l’atomo indivisibile degli antichi Greci. A modi di vibrazione diversi, come per le differenti note musicali, corrispondono tutte le particelle conosciute.

-Come fanno queste corde a mettere insieme galassie e atomi?-Alcune vibrazioni delle stringhe corrispondono a particelle che non siamo ancora riusciti a osservare direttamente, come la particella mediatrice della forza di gravità, il cosiddetto gravitone, l’equivalente del fotone per la forza elettromagnetica. È proprio il fatto che la teoria preveda anche l’esistenza del gravitone, descrivendone le caratteristiche, a renderla un ottimo candidato a fare da cerniera tra macrocosmo, regno della Relatività, e micromondo, dominato da un guazzabuglio di particelle.
-Ma le sorprese della sua teoria non finiscono qui: negli anni ci ha regalato anche la possibile esistenza di dimensioni extra.
-La teoria delle stringhe è molto rigida, non ammette scorciatoie e, per funzionare, ha bisogno di 6 nuove dimensioni. Sono, però, talmente piccole e arrotolate su se stesse da non essere direttamente osservabili. Un po’ come quando guardiamo da lontano un cavo e ci appare come una linea retta di una sola dimensione, sebbene abbia una struttura cilindrica a più dimensioni. Ma la teoria delle stringhe ammette anche un’altra possibilità sul modo di concepire l’universo in cui viviamo.

-Quale?
-La teoria descrive un universo confinato in una sorta di membrana tridimensionale, immersa in uno spazio a più di tre dimensioni. In queste dimensioni supplementari è in grado, però, di avventurarsi solo la forza gravitazionale.
-Per questo la gravità è così debole rispetto alle altre forze della natura, tanto che un magnete può sollevare una graffetta da un tavolo nonostante l’attrazione esercitata da tutta la Terra?
-È uno dei misteri ancora irrisolti della fisica contemporanea. La gravità potrebbe apparire più debole perché sarebbe come ‘diluita’ in più dimensioni.
-Ma con le stringhe, oltre alle dimensioni, anche il numero di universi si moltiplica
-In regioni diverse dello spazio potrebbero esserci soluzioni diverse alle equazioni della Teoria delle stringhe, ognuna delle quali corrisponderebbe a un universo a sé, a mondi diversi. È un problema ancora aperto. L’ultimo studio di Hawking, scomparso il 14 marzo 2018, tende ad esempio, a semplificare il quadro riducendo il numero di possibili universi. Tutto dipende da com’è nato il cosmo, dalle condizioni iniziali che hanno dato luogo al Big Bang. Nella cosmologia moderna, ad esempio, il Big Bang non ha più nulla a che vedere con l’inizio del tempo.

-La sua teoria si spinge, infatti, a sbirciare anche prima del Big Bang, che non sarebbe quindi l’inizio di tutto. In questo caso, cosa ci sarebbe stato prima?
-Mi permetta una battuta: per scoprirlo ci vorrebbe un indovino! Se e quando il nostro universo ha avuto inizio, è una domanda alla quale, infatti, non sappiamo ancora rispondere. Ma negli ultimi trent’anni c’è stato un cambiamento importante nella descrizione della sua storia. La teoria delle stringhe, ad esempio, preferisce un universo che non ha avuto un inizio vero e proprio, ma piuttosto un rimbalzo da un altro universo, che noi fisici chiamiamo “Big Bounce”. Questo rimbalzo potrebbe emettere onde gravitazionali primordiali, diverse da quelle che sono state catturate per la prima volta negli ultimi due anni, ma che potrebbero aver lasciato come una ‘traccia fossile’ nell’universo. Onde primordiali che un giorno, grazie a nuove antenne più sensibili di quelle attuali, potremmo essere in grado di ascoltare.
-Potrebbe essere il tanto atteso battesimo sperimentale alla sua teoria. I detrattori la considerano, infatti, poco scientifica perché priva di necessari riscontri. Cosa risponde loro?
-Sono d’accordo che una teoria debba essere provata, ma trovo ingiusto considerare la teoria delle stringhe alla stregua di una speculazione filosofica. È, infatti, in linea di pricipio falsificabile. Purtroppo, non è stata ancora analizzata con la dovuta precisione per poterla mettere alla prova.

-Come ci si sente ad aver avuto un’idea che potrebbe riuscire laddove anche Einstein ha fallito: essere una Teoria del tutto?
-Sono molto soddisfatto e sorpreso nel vedere quanta strada ha fatto la teoria delle stringhe, partendo da un piccolo lavoro di ormai 50 anni fa. Non era certo nelle mie intenzioni iniziali pensare a una Teoria del tutto.
-Quale futuro prevede per la Teoria delle stringhe?
-Ci sono molti giovani entusiasti di questi particolari sviluppi della fisica. Sono molto preparati, ad esempio dal punto di vista matematico, più degli scienziati della mia generazione. Come fisici, il nostro obiettivo è capire la natura. Penso che grazie a questi giovani studiosi ci siano buone chances per la teoria delle stringhe di superare lo scoglio della prova sperimentale, malgrado le numerose difficoltà, soprattutto tecniche, che si devono ancora affrontare.