Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 15 settembre 2012
A lui non piace il fondamentalismo.
Oggi il capo dell’organizzazione che proibisce la contraccezione, l’aborto, la fecondazione assistita, la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, i rapporti prematrimoniali, lo scioglimento del matrimonio, la protezione dall’AIDS, la masturbazione, la diagnosi preimpianto, il testamento biologico, l’eutanasia, la pillola del giorno dopo e i rapporti omosessuali ha detto che secondo lui il fondamentalismo è una falsificazione della religione.
Per la serie: pensa se lo avesse rivendicato, il fondamentalismo.
http://capriccioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/09/14/pensa-se-lo-avesse-rivendicato/
Un ministro a Monza...
CI VOGLIAMO SVEGLIARE? - Mariapia Caporuscio
Recarsi al supermercato con la scorta o all’ippodromo di Monza o alle sagre paesane;
viene da chiedersi se questi signori utilizzano la scorta anche quando si siedono sulla tazza del water e se è sempre la scorta a far loro anche il bidet.
Assistere a queste oscenità è devastante per la popolazione e ci vuole proprio una faccia da c..o per chiedere ancora di votarli e quindi di continuare a fotterci. Ci chiedono il voto anche dopo aver dimostrato la propria inadeguatezza, visto che sono stati cotretti a delegare dei banchieri a governare, non sapendolo fare loro.
Questa “tecnica” che si presenta alla formula 1 di Monza con la scorta e prepotentemente occupa 15 posti sulla griglia di partenza, è la stessa che piagnucolava mentre privava i lavoratori dei più elementari diritti. Queste cose fanno venire in mente i nazisti, che si commuovevano ascoltando Beethoven, mentre respiravano indifferenti, il fumo che fuoriusciva dai comignoli dei forni crematori. Si blatera di ridurre le spese (le nostre) mentre le loro lievitano sempre più. Non bastavano i “politici” di professione a svuotare le casse dello stato, era necessario chiamarne altri ad allargare la voragine.
Questi esseri osano definire “populista” chi ha il coraggio di condannare questo loro vergognoso comportamento. Osano chiamare antipolitici quei cittadini che pretendono di avere dei VERI politici alla guida del paese. Questi “cosi” che sono riusciti a fare della politica un orgia, si permettono di gettare la loro m…a addosso a chi pretende che la politica si occupi dei problemi della popolazione e non di celebrarne il suo funerale.
Alla sacrosanta indignazione di quella parte della popolazione che stufa di vedere trasformata in schiavitù l’intera classe lavorativa (uno schiavo non può sentirsi tale e nel contempo sentirsi anche cittadino…libero) e con coraggio decide di formare un Movimento per cacciare questi esseri indegni e ridare al Parlamento il ruolo che gli compete, si risponde con la più feroce denigrazione, inventandosi accuse per screditarlo, terrorizzati al pensiero di perdere i privilegi di cui si sono circondati.
Queste cosche stanno disintegrando venti secoli di storia e con la loro feroce avidità sono in grado di distruggere proprio la vita del nostro pianeta. Si rende perciò indispensabile ridurli all’impotenza e questo può avvenire soltanto con il risveglio della popolazione dal coma mediatico, cui viene sottoposta da questi luridi assassini dell’umanità.
http://mariapiacaporuscio.wordpress.com/2012/09/15/2352/#comment-1028
"Fateci entrare in pista, siamo con la Fornero" e al Gp di Monza spunta anche una pistola. - Marco Mensurati.
Lite tra la scorta e gli addetti alla sicurezza. Protesta ufficiale di Ecclestone. Il direttore del circuito: è stato umiliante. E adesso si pensa allo stop per i politici. Il ministro: "Sempre comportati in modo ineccepibile" .
ROMA - Il punto di non ritorno è una pistola che spunta dalla fondina della guardia del corpo del ministro Elsa Fornero per intimorire l'addetto alla sicurezza dell'autodromo di Monza e permettere al codazzo al seguito dei politici di accedere alla griglia di partenza. "Quando ieri dall'Inghilterra mi hanno chiamato gli uomini di Bernie Ecclestone per lamentarsi dell'accaduto, ho provato un senso profondo di umiliazione", si sfoga il direttore del circuito, Enrico Ferrari.
Che poi annuncia: "Non possiamo andare avanti così, ogni anno è sempre peggio. Ma la pistola è troppo. Per il futuro saremo costretti ad adottare il numero chiuso per i politici in griglia".
L'ultima vergogna del made in Italy va in scena domenica scorsa, pochi minuti prima dell'inizio del Gp. Quando gli ospiti della Fia (Federazione internazionale dell'automobilismo) si intruppano verso la griglia di partenza per la passeggiata di rito tra macchine pronte a scattare, meccanici intenti agli ultimi ritocchi, ragazze ombrello, fotografi e giornalisti di settore. Un momento topico, per il circus: molto glamour, sì, ma anche molta adrenalina e soprattutto nervi tesi. Per questo tutto deve funzionare alla perfezione, in quegli istanti. Per questo i pass per entrare sono pochissimi. Per dire: il governatore del Texas (il terzo uomo più potente d'America) non ha potuto portare con sé i due addetti alla sua sicurezza (si erano messi d'accordo il giorno prima con la security della pista per seguire a distanza il loro uomo).
Che poi annuncia: "Non possiamo andare avanti così, ogni anno è sempre peggio. Ma la pistola è troppo. Per il futuro saremo costretti ad adottare il numero chiuso per i politici in griglia".
L'ultima vergogna del made in Italy va in scena domenica scorsa, pochi minuti prima dell'inizio del Gp. Quando gli ospiti della Fia (Federazione internazionale dell'automobilismo) si intruppano verso la griglia di partenza per la passeggiata di rito tra macchine pronte a scattare, meccanici intenti agli ultimi ritocchi, ragazze ombrello, fotografi e giornalisti di settore. Un momento topico, per il circus: molto glamour, sì, ma anche molta adrenalina e soprattutto nervi tesi. Per questo tutto deve funzionare alla perfezione, in quegli istanti. Per questo i pass per entrare sono pochissimi. Per dire: il governatore del Texas (il terzo uomo più potente d'America) non ha potuto portare con sé i due addetti alla sua sicurezza (si erano messi d'accordo il giorno prima con la security della pista per seguire a distanza il loro uomo).
Lo stesso avrebbe dovuto accadere per gli accompagnatori (un gruppone che i testimoni quantificano in dieci-quindici persone) del ministro Elsa Fornero e del sottosegretario Staffan De Mistura. E invece no. Invece le cose sono andate molto diversamente. Stando a quanto contestato al direttore del circuito, due signori (descritti come addetti alla sicurezza) hanno provato a forzare il blocco con parole pesanti e spintoni. E di fronte alla gentile ma ferma opposizione degli uomini di Ecclestone, hanno mostrato la pistola, ottenendo così, immediatamente il via libera, del quale ha approfittato, lesto, l'intero gruppone. "Né la Fornero né De Mistura si sarebbero accorti di nulla - raccontano i testimoni alla scena - perché erano già avanti".
"È stata la cosa più imbarazzante della mia vita" racconta un addetto del circuito trovando perfetta sintonia con le parole d'ira pronunciate ieri da Enrico Ferrari. "Ogni anno è sempre peggio. Nel 2010 sono stato minacciato io stesso, per un motivo identico. Sono scene da paese incivile. La Formula 1 fa il giro del mondo, e queste cose capitano solo in Italia".
La responsabilità di quanto accaduto, spiega Ferrari, è del circuito. "Perché il contratto è con noi. Ma io che ci posso fare se sono le forze dell'ordine le prime a non seguire le regole? Mi sono stufato di sentire le lamentele degli organizzatori e della Federazione". Successe lo stesso l'anno scorso, racconta Ferrari. "Identico. E ci fu pure un fuori programma. Per un "capriccetto" stavamo per fare una figura incredibile con il mondo intero. Il governo aveva incaricato il ministro Crimi di premiare il primo arrivato con la targa del "150° della Repubblica". Quando il ministro Romani ha saputo che avrebbe dovuto consegnare il secondo premio e non il primo, si è rifiutato di andare sul podio. E per poco non saltava la premiazione".
Il fenomeno da debellare resta comunque quello dei "vip abusivi" in griglia: "Non ne posso più di tutta questa arroganza. Dal prossimo gran premio chiederò di limitare il numero di pass. È l'unica possibilità per evitarci questa umiliazione annuale". Dall'Inghilterra non infieriscono: "Sono episodi spiacevoli. Non vogliamo commentare pubblicamente", dicono gli uomini di Ecclestone con quella britannica eleganza che in certi casi suona come un insulto.
Da parte sua, il ministro Fornero difende gli uomini della sua scorta, che a sui giudizio si sono sempre comportati in sua presenza in modo "ineccepibile". "Avevo accettato con piacere l'invito dell'Automobile Club d'Italia ad assistere al Gran Premio di Formula 1 nell'autodromo di Monza, per partecipare a una manifestazione che rappresenta un punto di eccellenza del nostro Paese. Le poche ore trascorse in un clima di entusiasmo alimentato dalla passione delle migliaia di tifosi presenti rischiano di essere rovinate da un episodio spiacevole. Un episodio riguardo al quale non posso far altro che esprimere il mio profondo rammarico, sebbene non sia stata né testimone né parte, come correttamente evidenziato dal cronista" dice il ministro in un comunicato. "Posso solo dire - aggiunge - che i militari che si occupano della sicurezza del Ministro del Lavoro non hanno mai tenuto, in mia presenza, comportamenti meno che ineccepibili e per parte mia ho sempre chiesto loro la massima correttezza e discrezione".
"È stata la cosa più imbarazzante della mia vita" racconta un addetto del circuito trovando perfetta sintonia con le parole d'ira pronunciate ieri da Enrico Ferrari. "Ogni anno è sempre peggio. Nel 2010 sono stato minacciato io stesso, per un motivo identico. Sono scene da paese incivile. La Formula 1 fa il giro del mondo, e queste cose capitano solo in Italia".
La responsabilità di quanto accaduto, spiega Ferrari, è del circuito. "Perché il contratto è con noi. Ma io che ci posso fare se sono le forze dell'ordine le prime a non seguire le regole? Mi sono stufato di sentire le lamentele degli organizzatori e della Federazione". Successe lo stesso l'anno scorso, racconta Ferrari. "Identico. E ci fu pure un fuori programma. Per un "capriccetto" stavamo per fare una figura incredibile con il mondo intero. Il governo aveva incaricato il ministro Crimi di premiare il primo arrivato con la targa del "150° della Repubblica". Quando il ministro Romani ha saputo che avrebbe dovuto consegnare il secondo premio e non il primo, si è rifiutato di andare sul podio. E per poco non saltava la premiazione".
Il fenomeno da debellare resta comunque quello dei "vip abusivi" in griglia: "Non ne posso più di tutta questa arroganza. Dal prossimo gran premio chiederò di limitare il numero di pass. È l'unica possibilità per evitarci questa umiliazione annuale". Dall'Inghilterra non infieriscono: "Sono episodi spiacevoli. Non vogliamo commentare pubblicamente", dicono gli uomini di Ecclestone con quella britannica eleganza che in certi casi suona come un insulto.
Da parte sua, il ministro Fornero difende gli uomini della sua scorta, che a sui giudizio si sono sempre comportati in sua presenza in modo "ineccepibile". "Avevo accettato con piacere l'invito dell'Automobile Club d'Italia ad assistere al Gran Premio di Formula 1 nell'autodromo di Monza, per partecipare a una manifestazione che rappresenta un punto di eccellenza del nostro Paese. Le poche ore trascorse in un clima di entusiasmo alimentato dalla passione delle migliaia di tifosi presenti rischiano di essere rovinate da un episodio spiacevole. Un episodio riguardo al quale non posso far altro che esprimere il mio profondo rammarico, sebbene non sia stata né testimone né parte, come correttamente evidenziato dal cronista" dice il ministro in un comunicato. "Posso solo dire - aggiunge - che i militari che si occupano della sicurezza del Ministro del Lavoro non hanno mai tenuto, in mia presenza, comportamenti meno che ineccepibili e per parte mia ho sempre chiesto loro la massima correttezza e discrezione".
Pistola in vista, spintoni e niente pass: staff Fornero entra in pista a Monza.
Milano, 14 sett. (Adnkronos/Ign) - Scene da far west domenica scorsa a Monza, in occasione del Gran Premio d'Italia di F1. Protagonisti gli uomini dello staff del ministro Fornero, ospite d'onore del circuito, che avrebbero preteso di entrare in pista, nonostante il no dell'organizzazione di Bernie Ecclestone.
Secondo una prima ricostruzione il ministro Fornero e il sottosegretario Staffan De Mistura, con al seguito un codazzo di quindici persone, si sono diretti in pista, pochi minuti prima del semaforo verde. Dopo che il ministro è entrato nella zona di partenza è scoppiato un parapiglia tra alcuni dei suoi uomini e quelli della sicurezza del circuito. Stando a quanto contestato al direttore del circuito, Enrico Ferrari, dagli uomini del boss del circus Bernie Ecclestone, due signori (descritti come addetti alla sicurezza) hanno provato a forzare il blocco con parole pesanti e spintoni. E poi addirittura la minaccia della pistola, fatta vedere dalla fondina da qualcuno. Il tutto, all'insaputa del ministro, già all'interno del circuito.
"Sicuramente a Monza c'è stato un episodio deprecabile. Io sono sempre stato al fianco del Ministro Fornero per tutto il tempo che è rimasto all'autodromo di Monza, nessuno del nostro gruppo, compreso anche il direttore Ferrari che era con noi e che lo ha saputo solo il giorno dopo, si è reso conto di tutto questo. Il ministro Fornero è stata eccezionalmente discreta, molto disponibile, e ha ripetuto più volte che non voleva creare problemi a nessuno", dice il presidente dell'Aci, Angelo Sticchi Damiani, commentando all'Adnkronos, quanto avvenuto domenica scorsa al Gp di Monza..
"Questo è un episodio che il ministro non conosceva, lo ha appreso questa mattina dalla stampa come l'ho appreso io, che è sfuggito al 99.9% delle persone che erano a Monza e non sappiamo neanche bene di quale scorta si trattasse, visto che ce ne era più di una quel giorno a Monza. Sicuramente è un episodio deprecabile -prosegue il presidente dell'Aci- che bisognerà per il prossimo anno evitare che si ripeta, avvertendo prima quali sono le regole a cui bisogna attenersi, visto che ci sono delle regole che valgono in tutto il mondo e devono valere anche in Italia. Ma il ministro non ha fatto nulla per far pesare il suo ruolo, la sua posizione ed eventuali privilegi, lei voleva essere una tra le tante, e assistere al Gran Premio senza creare nessun disturbo a nessuno".
Sticchi Damiani conferma comunque che non è la prima volta che ci sono episodi quanto meno deprecabili tra le scorte e la sicurezza del Gp. "Qualche scaramuccia tra gli addetti della FOM e le scorte, un po' gli ho visti in altri anni. Perchè chi è addetto alla sicurezza non vuole e non può rinunciare a questo suo ruolo. Ci sono delle regole per entrare in pista, anche dal punto di vista assicurativo, che devono essere rispettate. Probabilmente un eccesso c'è stato e cercherò di fare tesoro per il prossimo anno per quanto è possibile e pianificare meglio tutte queste cose per evitare il ripetersi di questi episodi".
venerdì 14 settembre 2012
Fiat, addio "Fabbrica Italia": «C'è crisi» Della Valle: «Colpa di Marchionne Lui e i vertici furbetti e inadeguati».
Il nuovo piano su modelli e stabilimenti verrà il 30 ottobre. La Fiom: è grave, Marchionne vuole mani libere
ROMA - La Fiat archivia il piano "Fabbrica Italia" con cui due anni fa aveva promesso 20 miliardi di investimenti in cinque anni nellaPenisola e l'ad Sergio Marchionne, insieme al presidente John Elkann, finisce sotto attacco del patron di Tod's Diego della Valle: «Il vero problema della Fiat non sono i lavoratori, l'Italia o la crisi (che sicuramente esiste): il vero problema sono i suoi azionisti di riferimento e il suo amministratore delegato. Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate».
L'attacco. In una nota il patron Della Tod's interviene sulla vicenda Fabbrica Italia, cogliendo l'occasione per togliersi qualche sassolino della scarpa, dopo lo scontro che lo aveva visto contrapposto, la scorsa primavera, al presidente di Fiat, John Elkann, nel rinnovo dei vertici di Rcs, il gruppo che controlla il Corriere della Sera. «Continua questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli annunci ad effetto da parte della Fiat, del suo inadeguato Amministratore Delegato e in subordine del Presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi Signori, viene detto tutto e poi il contrario di tutto, purché sia garantito l'effetto mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della qualità e della coerenza delle cose che si dicono», afferma Della Valle.
«Parole pesanti». «Con il comunicato rilasciato ai giornalisti oggi, Marchionne e Company - prosegue - hanno superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe, a cancellare importanti impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro dipendenti, del Governo e quindi del Paese». «Ma si rendono conto questi supponenti Signori dello stato d'animo che possono avere oggi le migliaia di lavoratori della Fiat e i loro familiari di fronte alle pesanti parole da loro pronunciate e alle prospettive che queste fanno presagire?»
«Furbetti cosmopoliti». Fanno «le scelte più convenienti per loro e i loro obiettivi, senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del Paese. Paese che alla Fiat ha dato tanto, tantissimo, sicuramente troppo. Pertanto - aggiunge - non cerchino nessun capro espiatorio, perché sarà solo loro la responsabilità di quello che faranno e di tutte le conseguenze che ne deriveranno». «E' bene comunque che questi «furbetti cosmopoliti» sappiano che gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro», conclude l'imprenditore marchigiano.
L'attacco. In una nota il patron Della Tod's interviene sulla vicenda Fabbrica Italia, cogliendo l'occasione per togliersi qualche sassolino della scarpa, dopo lo scontro che lo aveva visto contrapposto, la scorsa primavera, al presidente di Fiat, John Elkann, nel rinnovo dei vertici di Rcs, il gruppo che controlla il Corriere della Sera. «Continua questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli annunci ad effetto da parte della Fiat, del suo inadeguato Amministratore Delegato e in subordine del Presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi Signori, viene detto tutto e poi il contrario di tutto, purché sia garantito l'effetto mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della qualità e della coerenza delle cose che si dicono», afferma Della Valle.
«Parole pesanti». «Con il comunicato rilasciato ai giornalisti oggi, Marchionne e Company - prosegue - hanno superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe, a cancellare importanti impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro dipendenti, del Governo e quindi del Paese». «Ma si rendono conto questi supponenti Signori dello stato d'animo che possono avere oggi le migliaia di lavoratori della Fiat e i loro familiari di fronte alle pesanti parole da loro pronunciate e alle prospettive che queste fanno presagire?»
«Furbetti cosmopoliti». Fanno «le scelte più convenienti per loro e i loro obiettivi, senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del Paese. Paese che alla Fiat ha dato tanto, tantissimo, sicuramente troppo. Pertanto - aggiunge - non cerchino nessun capro espiatorio, perché sarà solo loro la responsabilità di quello che faranno e di tutte le conseguenze che ne deriveranno». «E' bene comunque che questi «furbetti cosmopoliti» sappiano che gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro», conclude l'imprenditore marchigiano.
Il comunicato della Fiat. Il Lingotto, si legge in una nota diffusa oggi, ha sottolineato che è impossibile fare riferimento a un progetto nato due anni e mezzo fa». Il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha poi aggiunto di aver deciso «di gestire le sue scelte in modo responsabile» e che «continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l'importanza dell'Italia e dell'Europa».
Fiat nella nota diffusa per rispondere ai timori sul futuro di Fabbrica Italia espressi da alcuni esponenti del mondo politico e sindacale ricorda che il 27 ottobre 2011 aveva annunciato in un comunicato che non avrebbe più utilizzato la dizione "Fabbrica Italia" perché «molti l'avevano interpretata come un impegno assoluto dell'azienda mentre invece si trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l'altro alcun incentivo pubblico». «Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata nell'aprile 2010 - spiega il Lingotto nella nota - le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell'auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni settanta. È quindi impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa. È necessario infatti che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all'andamento dei mercati».
L'azienda ricorda di avere ribadito ai sindacati nell'incontro del primo agosto a Torino che «la delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l'evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti. Informazioni sul piano prodotti e stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012», prevista per il 30 ottobre prossimo.
«Vale la pena di sottolineare - conclude il Lingotto - che la Fiat con la Chrysler è oggi una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva. La Fiat ha scelto di gestire questa libertà in modo responsabile e continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l'importanza dell'Italia e dell'Europa».
La Fiom: problema serio. «Se dalla nota della Fiat emerge che il famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più siamo di fronte ad un problema molto serio», ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. «Non aver fatto gli investimenti - ha aggiunto - ha determinato che la Fiat venda meno di altri perché non ha i modelli e in più c'è il rischio che in Italia un sistema industriale dell'auto, non solo Fiat e componentistica, salti. Quindi - conclude - la discussione nel governo e nella politica di questo Paese dovrebbe essere di come si fa ad evitare che il sistema imploda, salti e si perdano altri posti di lavoro».
«Mi sembra che la Fiat voglia le mani libere in Italia, non vuole vincoli. Con questa dichiarazione si straccia l'ultimo velo di ipocrisia di un piano Fabbrica Italia che non è mai decollato lasciando i lavoratori nella cassa integrazione e nell'incertezza», ha sottolineato Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom. «Anche a Pomigliano - ha proseguito Airaudo - metà dei lavoratori non sono rientrati. Cadono le illusioni di chi pensava che lasciando dieci minuti di pausa o dando disponibilità agli straordinari comandati arrivassero gli investimenti. Dovrebbero riflettere tutti quelli che hanno firmato le intese. Tutto ciò accade con la complicità irresponsabile di una classe dirigente che ha lasciato da soli i lavoratori e in qualche misura la stessa Fiat».
«È davvero triste veder riconosciuta la fondatezza degli allarmi inascoltati degli ultimi anni sull'inaffidabilità del vertice della Fiat nell'assumere gli impegni per le realtà produttive nel nostro Paese. La Fiat ha utilizzato propagandisticamente il mito di Fabbrica Italia mentre concretamente cancellava i diritti dei propri lavoratori, isolava e tentava di annichilire il movimento sindacale», afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà. Forse in queste ore è arrivato il tempo anche per il governo di cominciare a fare qualcosa: ad esempio convochi immediatamente i vertici della Fiat».
«Ieri la Fiat era una realtà imprenditoriale, oggi è una realtà finanziaria. Ieri la Fiat produceva lavoro, occupazione e reddito, oggi fa interventi in borsa, oggi opera in un sistema finanziario lobbistico internazionale. Non so neanche se l'ad va chiamato ancora Marchionne o Marchion, perché ormai di italiano ha solo il nome, non certo gli interessi», ha dichiarato Antonio Di Pietro, leader dell'Idv.
Fiat nella nota diffusa per rispondere ai timori sul futuro di Fabbrica Italia espressi da alcuni esponenti del mondo politico e sindacale ricorda che il 27 ottobre 2011 aveva annunciato in un comunicato che non avrebbe più utilizzato la dizione "Fabbrica Italia" perché «molti l'avevano interpretata come un impegno assoluto dell'azienda mentre invece si trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l'altro alcun incentivo pubblico». «Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata nell'aprile 2010 - spiega il Lingotto nella nota - le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell'auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni settanta. È quindi impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa. È necessario infatti che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all'andamento dei mercati».
L'azienda ricorda di avere ribadito ai sindacati nell'incontro del primo agosto a Torino che «la delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l'evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti. Informazioni sul piano prodotti e stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012», prevista per il 30 ottobre prossimo.
«Vale la pena di sottolineare - conclude il Lingotto - che la Fiat con la Chrysler è oggi una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva. La Fiat ha scelto di gestire questa libertà in modo responsabile e continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l'importanza dell'Italia e dell'Europa».
La Fiom: problema serio. «Se dalla nota della Fiat emerge che il famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più siamo di fronte ad un problema molto serio», ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. «Non aver fatto gli investimenti - ha aggiunto - ha determinato che la Fiat venda meno di altri perché non ha i modelli e in più c'è il rischio che in Italia un sistema industriale dell'auto, non solo Fiat e componentistica, salti. Quindi - conclude - la discussione nel governo e nella politica di questo Paese dovrebbe essere di come si fa ad evitare che il sistema imploda, salti e si perdano altri posti di lavoro».
«Mi sembra che la Fiat voglia le mani libere in Italia, non vuole vincoli. Con questa dichiarazione si straccia l'ultimo velo di ipocrisia di un piano Fabbrica Italia che non è mai decollato lasciando i lavoratori nella cassa integrazione e nell'incertezza», ha sottolineato Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom. «Anche a Pomigliano - ha proseguito Airaudo - metà dei lavoratori non sono rientrati. Cadono le illusioni di chi pensava che lasciando dieci minuti di pausa o dando disponibilità agli straordinari comandati arrivassero gli investimenti. Dovrebbero riflettere tutti quelli che hanno firmato le intese. Tutto ciò accade con la complicità irresponsabile di una classe dirigente che ha lasciato da soli i lavoratori e in qualche misura la stessa Fiat».
«È davvero triste veder riconosciuta la fondatezza degli allarmi inascoltati degli ultimi anni sull'inaffidabilità del vertice della Fiat nell'assumere gli impegni per le realtà produttive nel nostro Paese. La Fiat ha utilizzato propagandisticamente il mito di Fabbrica Italia mentre concretamente cancellava i diritti dei propri lavoratori, isolava e tentava di annichilire il movimento sindacale», afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà. Forse in queste ore è arrivato il tempo anche per il governo di cominciare a fare qualcosa: ad esempio convochi immediatamente i vertici della Fiat».
«Ieri la Fiat era una realtà imprenditoriale, oggi è una realtà finanziaria. Ieri la Fiat produceva lavoro, occupazione e reddito, oggi fa interventi in borsa, oggi opera in un sistema finanziario lobbistico internazionale. Non so neanche se l'ad va chiamato ancora Marchionne o Marchion, perché ormai di italiano ha solo il nome, non certo gli interessi», ha dichiarato Antonio Di Pietro, leader dell'Idv.
Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi (al secolo Vittorio Sgarbo) è un imprecatore professionale italiano, noto per la creatività con cui manda a cagare la gente. Sgarbi è un famoso "invettivologo", e cioè uno studioso alla continua ricerca di nuovi insulti (come capra o merda secca, dei quali detiene il copyright).
Acquista anche tu una Sgarbie! Se tiri la cordicella sul retro, ripeterà "CAPRA!" all'infinito.
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Vittorio_Sgarbi
Reggio, soldi alla prediletta di B. - Gianfrancesco Turano
Il comune calabrese, che è al crac finanziario e rischia lo scioglimento, ha dato quasi cinque milioni di euro alla società di Mariarosaria Rossi, l'onorevole del Pdl vicinissima al Cavaliere.
Dal punto di vista della finanza pubblica, il "modello Reggio" è tutto nell'appalto per servizi di contact center affidato a Euro Service Group (Esg), società romana controllata da Antonio Persici e dalla moglie Mariarosaria Rossi, onorevole del Pdl con l'incarico molto speciale di gestire l'agenda di Silvio Berlusconi in persona. L'imprenditrice non era ancora entrata in Parlamento quando nel 2006 la giunta reggina guidata da Giuseppe Scopelliti bandiva una gara per esternalizzare l'appalto di contact center "Chiamareggio", prima gestito da due partecipate del Comune. L'importo iniziale veniva determinato in 2,3 milioni di euro per due anni (2007 e 2008) con una dotazione di 60 operatori.
Durante l'assegnazione, emergeva che il disciplinare tecnico della gara era stato elaborato non dagli uffici comunali ma dal computer di Pierpaolo Persici, figlio di Antonio e consigliere di Esg. La società romana si aggiudicava l'appalto a gennaio 2007 ma le proteste dell'opposizione portavano alla sospensione della gara.
Nonostante questo, a maggio, l'appalto veniva assegnato a Esg e poi prorogato di due anni (2009 e 2010). Nello stesso periodo, un appalto per un servizio analogo veniva aggiudicato a un'altra società esterna per soli 20 mila euro. L'ultima proroga a favore della società dell'onorevole Rossi porta la data del 10 dicembre 2010 e prevede un termine di altri tre mesi per un compenso di 277 mila euro. Il totale sfiora i 5 milioni.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/reggio-soldi-alla-prediletta-di-b/2191087/25
Trattativa Stato-mafia.
Non mollate! Il popolo è con voi!
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