Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 11 ottobre 2013
Nobel pace: assegnato a Opac.
E' stato assegnato all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) il premio Nobel per la Pace 2013. L'Opac è stata fondata nel 1997 per dare attuazione al Trattato di interdizione all'uso delle armi chimiche firmato nel 1993.
La notizia era stata anticipata dalla tv norvegese NRK sul suo sito internet. "Anche se il conflitto in Siria può ancora essere definito 'un bagno di sangue', c'è in vista una soluzione per quanto riguarda le armi chimiche", scrive la tv.
L'anno scorso la stessa tv anticipò un'ora prima che il Nobel era stato vinto dall'Ue.
giovedì 10 ottobre 2013
Nobel Letteratura ad Alice Munro.
Il Nobel alla Letteratura 2013 è stato assegnato alla scrittrice canadese Alice Munro, che lo scorso luglio, a 82 anni, ha annunciato di ''non voler più scrivere'', sulla scia di Philip Roth - che era anche tra i favoriti al riconoscimento.
Munro, vittoria porta attenzione su Canada- All'annuncio del conferimento del Nobel per la letteratura Alice Munro ha alzato la bandiera con l'acero: "Sono grata e felice", ha detto la signora del racconto, e particolarmente felice che vincendo questo premio si attirera' l'attenzione sugli scrittori del Canada". La dichiarazione della Munro e' stata raccolta dalla sua casa editrice anglosassone Penguin Random House. E' la prima volta nella storia dei Nobel che un canadese vince per la letteratura, come ha fatto notare alla rete tv Cbc Douglas Gibson, l'editor della scrittrice: "E' una meravigliosa notizia per noi: il Canada ha vinto". E' anche la prima volta che il comitato dei Nobel premia un autore che non ha scritto altro che racconti.
Munro, di cui Mondadori ha da poco pubblicato un Meridiano, ha ricevuto il Nobel perchè ''maestra del racconto contemporaneo'', come spiega la motivazione dell'Accademia Reale Svedese.
torna per Einaudi raccolta esordio - La raccolta d'esordio di Alice Munro, 'La danza delle ombre felici', uscita in Canada nel 1968, torna il 22 ottobre in libreria, con la nuova traduzione di Susanna Basso, nei Supercoralli Einaudi, che sta ripubblicando l'intera opera della scrittrice canadese, Premio Nobel per la Letteratura 2013. Sono quindici storie, uscite per La Tartaruga negli anni Novanta, con cui la Munro vinse il primo dei tre prestigiosi 'Governor General's Literary Award' che le sono stati assegnati. Nel racconto che apre il libro 'La pace di Utrecht' - "la prima storia che dovevo assolutamente scrivere" dice la scrittrice - la Munro affronta il faticoso rapporto con la madre malata di Parkinson, mentre nella storia che dà il titolo alla raccolta l'esecuzione del brano di Gluck accompagna l'irrompere di un miracolo, impensabile quanto inutile, nella più grigia e desolata quotidianità. In una fattoria adibita ad allevamento delle volpi si svolge invece 'Maschi e femmine'. Si ritrovano così in questo esordio luoghi, situazioni, ambientazioni, case e sentimenti che la Munro ha continuato ad esplorare nel tempo facendone il nucleo centrale delle sue storie con la sua scrittura affilata e priva di fronzoli e retorica. E si ritrovano anche gli echi della cittadina dell'Ontario, Wingham, dove la scrittrice è cresciuta.
Le parole sono importanti (parafrasando una frase non mia).
Di alcune parole, non si conosce bene il significato.
"Fascista", ad esempio, è chi interpreta i rapporti sociali come rapporti di forza e quindi con prepotenza e intolleranza...in che modo potremmo attribuirla a Grillo più che a Berlusconi che tiene sotto scacco l'intero paese per scopi personali?
Fascista, pertanto, è il governo che ci manda contro le forze dell'ordine quando contestiamo una legge che non condividiamo o contro la costruzione di opere "incivili" come inceneritori, TAV, centrali nucleari...
I nostri governanti ed i loro servi-pennivendoli farebbero meglio ad imparare il significato delle parole prima di utilizzarle impropriamente.
Il nostro è l'unico paese in cui, quando si discute una legge da approvare, non si pensa al bene che potrebbe arrecare alla cittadinanza, bensì a quali benefici apporterebbe a chi la propone in parlamento.
Anche la parola "Democrazia", che è "governo del popolo", è poco conosciuta, e la Costituzione lo sancisce nel primo articolo che recita:
- L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Quante volte, chi dovrebbe rispettare e onorare questa regola fondamentale, i nostri mandatari - soggetti che agiscono in vece e per conto del loro mandante e si impegnano a rispettare il mandato ricevuto - l'ha ignorata e violata?
Tantissime.
A cominciare, per fare un esempio, dalla legge elettorale.
Legge pensata e approvata per favorire chi non vuole governare democraticamente, cioè con la piena approvazione del "popolo sovrano", bensì con pieni poteri "ad libitum et sine die".
Possiamo, pertanto, ritenere che la nostra sia una democrazia applicata?
Io non credo.
E poichè siamo noi la forza portante del paese, dobbiamo protestare, ribellarci alle continue vessazioni, coercizioni che ci impongono senza tenere conto delle nostre opinioni.
Siamo sotto un regime dittatoriale, e non è questa la forma di governo che abbiamo scelto di avere.
mercoledì 9 ottobre 2013
Premio Nobel Fisica 2013: vincono Peter Higgs e Francois Englert. - Elisa Lepone
E’ stato assegnato quest’oggi il Premio Nobel per la Fisica al belga Francois Englert, della Libera Università di Bruxelles, e al britannico Peter W. Higgs dell’università di Edimburgo. Entrambi, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa: il bosone.
Peter Higgs laureatosi e specializzatosi presso il King’s College di Londra, dopo aver detenuto la cattedra di fisica teorica all’Università di Edimburgo dal 1996 è professore emerito e membro della Royal Society inglese. Ha dato i suoi maggiori contributi nel campo della fisica statistica, della teoria quantistica dei campi, della cosmologia, della teoria delle stringhe e nello studio della supergravità.
François Englert (Etterbeek, 6 novembre 1932), invece, è un fisico teorico belga. Nel 1997 ha ricevuto il premio per l’alta energia e le particelle della EPS e nel 2004 il Premio Wolf per la fisica per lo studio sul meccanismo che unifica le interazioni a corto e lungo raggio generando bosoni di gauge massivi.
Sul lro contributo scientifico si basa la teoria fisica del Modello Standard, che descrive tre delle quattro forze fondamentali note: l’interazione forte, elettromagnetica e debole (le ultime due unificate nell’interazione elettrodebole) e tutte le particelle elementari ad esse collegate.
Le previsioni del Modello standard sono state in larga parte verificate sperimentalmente con un’ottima precisione, tuttavia esso, non comprendendo la forza gravitazionale, per la quale non esiste ad oggi una teoria quantistica coerente, non può essere considerato una teoria completa delle interazioni fondamentali. Il modello standard non prevede inoltre l’esistenza della materia oscura, che costituisce gran parte della materia dell’universo.
Nobel Medicina 2013, a tre biologi per il sistema di trasporto nelle cellule.
L'annuncio a Stoccolma. Il premio da 900mila euro va a due americani, James Rothman e Randy Schekman, e al tedesco Thomas Südhof. Hanno studiato le strade attraverso le quali le proteine e gli altri elementi vengono trasportati.
Il premio Nobel per la Medicina 2013 è stato assegnato a due americani, James Rothman e Randy Schekman, e al tedesco Thomas Südhof (nella foto da sinistra a destra, ndr) per le scoperte sui meccanismi che regolano il sistema di trasporto all’interno delle cellule. Durante la cerimonia, al Karolinska Institutet di Stoccolma, i tre scienziati hanno ricevuto il premio di 8 milioni di corone svedesi, pari a circa 900mila euro, che si divideranno.
Il sistema di movimento è un meccanismo delicatissimo dal quale dipendono funzioni fondamentali, come l’attivazione di fibre nervose o il ruolo degli ormoni nel metabolismo. Come in un grande porto o in una stazione nella quale confluiscono continuamente mezzi carichi di merci, nelle cellule c’è un continuo andirivieni di molecole come ormoni, neurotrasmettitori, citochine ed enzimi: tutte queste sostanze devono essere smistate nella destinazione corretta all’interno della cellula o trasportate al di fuori delle cellule, tutto al momento giusto. I cargo addetti al trasporto sono minuscole “bolle”, vescicole circondate da membrane che trasportano le molecole da un organello all’altro delle cellule o che fondono la loro membrana con quella della membrana esterna della cellula.
Ognuno dei tre biologi ha avuto un ruolo fondamentale nella scoperta. Schekman ha scoperto quali sono i geni necessari per il funzionamento del traffico delle vescicole. Mentre Rothman ha fatto luce sul sistema con cui le vescicole si fondono con i punti in cui devono trasferire il materiale. E Südhof ha svelato i segnali che sono trasmessi all’interno della cellula per far capire alle vescicole quando è il momento di consegnare quello che trasportano.
Rothman, 63 anni, ha cominciato a studiare le vescicole che trasportano le molecole nelle cellule dalla fine degli anni ’70, presso l’università californiana di Stanford, e a partire dal 2008 insegna nel dipartimento di Biologia cellulare dell’università di Yale. Nato nel 1950 nel Massachusetts, si è laureato ad Harvard nel 1976. Oltre che a Stanford ha lavorato nell’università di Princeton, nel Memorial Sloan-Kettering Cancer Institute e nella Columbia University. L’altro americano premiato, il 65enne Schekman, dal 1976 insegna nel dipartimento di Biologia cellulare e molecolare dell’università californiana di Berkeley. Nato nel 1948 nel Minnesota, a St Paul, ha studiato nell’università della California a Los Angeles, dove si è laureato con il Nobel Arthur Kornberg. E’ anche ricercatore per lo Howard Hughes Medical Institute.
Infine il tedesco Südhof, 58 anni, lavora negli Stati Uniti dal 1983, quando si era trasferito nell’università del Texas. Qui ha lavorato con i Nobel Michael Brown e Joseph Goldstein, premiati entrambi per la Medicina nel 1985. Dal 2008 insegna fisiologia cellulare nell’università di Stanford e dal 1991 lavora anche per lo Howard Hughes Medical Institute.
Ma vediamo nel dettaglio in che consiste la scoperta del trio ‘da Nobel’. In un porto grande e trafficato, alcuni sistemi sono tenuti a garantire che il carico corretto sia spedito verso la destinazione finale al momento giusto. La cellula, con i suoi diversi compartimenti, affronta un problema simile: le cellule, infatti, producono molecole quali ormoni, neurotrasmettitori, citochine ed enzimi, che devono essere consegnati all’interno o all’esterno della cellula. In questo caso tempi e luoghi corretti sono cruciali. Randy Schekman era affascinato dal modo in cui la cellula organizza il suo sistema di trasporti, così nel 1970 ha studiato le sue basi genetiche prendendo a modello il lievito. Identificando le cellule di lievito con un trasporto difettoso, lo studioso ha messo in luce qualcosa di molto simile a un sistema di trasporto pubblico mal pianificato, con vescicole accumulate alla rinfusa. Una congestione di origine genetica: Schekman ha identificato, infatti, tre classi di geni che controllano le diverse sfaccettature del sistema di trasporto della cellula. Quando i geni sono alterati, si scatena il caos. Anche Rothman era affascinato dalla natura del sistema di trasporto cellulare: esaminando cellule di mammifero negli anni 1980 e 1990, lo scienziato ha scoperto che un complesso proteico permette alle vescicole di agganciare e fondersi con le ‘membrane bersagliò. Nel processo di fusione, le proteine sulle vescicole e le membrane bersaglio si legano tra loro come i due lati di una cerniera. Un incastro perfetto, che assicura lo scarico corretto del ‘bagaglio’.
Vincere un Nobel? “E’ eccitante, ma il momento in cui si fa una scoperta lo è di più” dice James E. Rothman. Parlando alla tv svedese, il biologo ha confessato che la notizia del premio non lo ha emozionato tanto quanto la scoperta scientifica grazie alla quale lo ha conquistato, messa a segno nel 1993. “E’ un’ebbrezza rara, rarissima – assicura – quando uno scienziato scopre sulla natura qualcosa di fondamentale e, soprattutto, di universalmente valido”.
Carceri: 40 gli istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati e versano in uno stato d’abbandono totale.
Ma l'Italia stanzia 500 milioni in finanziaria per costruirne di nuovi e chiede ulteriori fondi all'Unione Europea.
Roma, 12 gen - Sembra incredibile ma in Italia dove il problema del sovraffollamento delle carceri è diventato un'emergenza nazionale, vi sono 40 istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati versano in uno stato d’abbandono totale. A stilare la scandalosa lista dello spreco di denaro pubblico è stato il partito per gli Operatori della Sicurezza e della Difesa (PSD) i cui iscritti hanno passato al setaccio la situazione delle carceri italiane portando a galla la situazione reale:
- l’istituto carcerario di Morcone (Benevento), per esempio, è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto;
- l’istituto carcerario di Arghillà (Reggio Calabria), parimenti inutilizzato, è mancante della sola strada d’accesso, delle fogne e dell’allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d’avanguardia;
- vi sono intere ed impervie regioni nelle quali il problema delle strutture inutilizzate si sovrappone alla frammentazione ed alla sporadicità di quelle esistenti che costringono i preposti Nuclei traduzioni e piantonamenti a frequenti e rischiosi viaggi diversamente non necessari; è il caso della Sardegna dove sono state frettolosamente dismesse ben otto case mandamentali (Ales, Bono, Carbonia, Ghilarza, Sanluri, Santavi, Terralba e soprattutto, per l’eccezionale spreco, Busachi, che, dopo essere costata 5 miliardi di lire, non è stata mai inaugurata), oppure regioni nelle quali a causa della mancata programmazione in funzione dell’estensione, si è costretti allo stesso andirivieni da e per istituti posti al limite provinciale come per Lecce Nuovo Complesso, sorto nel nord di una provincia che si estende per oltre 70 chilometri, quotidianamente percorsi da tutte le Forze dell’ordine provinciali che, ad esempio, potrebbero utilizzare (con semplici adeguamenti tecnici) la casa mandamentale di Maglie solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semiliberi; ancora maggiore è lo spreco nella stessa provincia, nel comune di Galatina, dove l’istituto penitenziario è del tutto inutilizzato malgrado la posizione strategica;
- ad Udine, si registra la chiusura della sezione femminile del penitenziario a fronte di situazioni “sature” in altri istituti, ormai al collasso;
- a Gorizia risulta inagibile un intero piano dell’istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori, così come a Venezia e a Vicenza, dove la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;
- a Pinerolo (Torino), il carcere è chiuso da dieci anni ma è stata individuata l’area ove costruirne uno nuovo;
- a Revere (Mantova), dopo 17 anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto. Non solo, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati;
- l’istituto carcerario di Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all'uso, è ad oggi ancora chiuso;
- a Pescia (Pistoia), il Ministero ha soppresso la casa mandamentale;
- a Pontremoli (Massa-Carrara), il locale istituto femminile, inaugurato nel 1993, con capienza pari a 30 detenute, è attualmente chiuso;
- ad Ancona Barcaglione, il penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro all'anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20 e i dipendenti 50;
- in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino (Pescara), costruito da 15 anni, non ha alloggiato nessun detenuto. Nella struttura vagano solo cani, pecore e mucche;
- in Campania, l’istituto di Gragnano (Napoli) è stato inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana; lo stesso è accaduto a Frigento (Benevento);
- in Puglia, oltre a Minervino Murge (Bari), struttura mai entrata in funzione, c'è il caso di Casamassima (Bari), carcere mandamentale condannato all'oblio da un decreto del Dipartimento;
- a Monopoli (Bari), nell'ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni;
- ad Altamura (Bari), si aspetta ancora l'inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto;
- non sono state mai aperte le strutture mandamentali di Volturara Appula (Foggia), 45 posti, incompiuto, e Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni;
- Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora del Comune, è inutilizzato;
- a Bovino, è presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre come ad Orsara, nella stessa provincia di Foggia;
- l’istituto di Irsina (Matera), costato 3,5 miliardi di lire negli anni '80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune;
- gli istituti di Mileto (Vibo Valentia) e di Squillace (Catanzaro) sono stati ristrutturati e poi chiusi. In quello di Cropani (Catanzaro), abita solo un custode comunale. Gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Petilia Policastro (Crotone) e Cropalati (Cosenza) sono stati soppressi;
- a Gela (Caltanissetta) esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto;
- a Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all'epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale;
- il carcere di Licata (Agrigento) è completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato;
- ad Agrigento, sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile;
Ciò malgrado il Governo progetta la costruzione di nuovi istituti penitenziari stanziando addirittura 500 milioni di euro con la "finanziaria 2010" chiedendo ulteriori fondi all'Unione Europea con apposita proposta divenuta anche oggetto di una risoluzione dell’Europarlamento.
Tale disastrosa situazione è stata denunciata più volte dal sindacato della Polizia penitenziaria .
La semplice e, soprattutto, notevolmente meno onerosa ristrutturazione degli edifici già presenti sul territorio risulterebbe attuabile sicuramente in tempi brevissimi se confrontati con quelli necessari alla costruzione ex novo di carceri, contribuendo così alla realizzazione della tanto perseguita razionalizzazione del sistema penitenziario, punto programmatico di Governo.
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