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mercoledì 22 aprile 2020

Coronavirus, l’emergenza riporta a casa i mafiosi dal 41 bis: concessi i domiciliari al colonnello di Provenzano. Ora pure gli altri boss sperano. Di Matteo: “Lo Stato sembra cedere al ricatto delle rivolte”. - Giuseppe Pipitone

Coronavirus, l’emergenza riporta a casa i mafiosi dal 41 bis: concessi i domiciliari al colonnello di Provenzano. Ora pure gli altri boss sperano. Di Matteo: “Lo Stato sembra cedere al ricatto delle rivolte”

Il giudice del tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso gli arresti casalinghi a Francesco Bonura, boss dell'Uditore e ricco costruttore edile, condannato a 18 anni nel 2012. Adesso puntano ai domiciliari anche capimafia come Bagarella e Santapaola. Il magistrato componente del Csm: "Lo Stato sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa". Il Dap: "La nostra ai penitenziari del 21 marzo? Era solo un monitoraggio. Scarcerazioni competono ai magistrati". Il ministero avvia verifiche.
Cominciano ad aprirsi le porte del carcere per i mafiosi detenuti in regime di 41 bis. Come anticipato dal fattoquotidiano.it, infatti, l’allarme coronavirus rischia di portare ai domiciliari non solo i detenuti comuni ma anche boss di rango. Come per esempio Francesco Bonura, condannato in via definitiva nel 2012 per associazione mafiosa ed estorsione a 18 anni e 8 mesi di carcere. Classe 1942, palermitano, ricco costruttore edile, figura di spicco del mandamento dell’Uditore, era detenuto nel carcere di Opera a Milano. Da ieri può tornare nella sua Palermo. A dare notizia dell’avvenuta scarcerazione di Bonura è il sito dell’Espresso.
Il colonnello di Provenzano – Al mafioso palermitano sono stati concessi gli arresti casalinghi per motivi di salute: “Siffatta situazione facoltizza questo magistrato a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena”, scrive il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo, riferendosi all’emergenza coronavirus. “Anche tenuto conto dell’attuale emergenza sanitaria e del correlato rischio di contagio, indubitamente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere, che espone a conseguenze particolarmente gravi i soggetti anziani e affetti da serie patologie pregresse”, sono le parole usate dal magistrato per motivare la sua decisione. In un provvedimento di 3 pagine, firmato il 20 aprile, il giudice spiega che Bonura trascorrerà i domiciliari nella casa della moglie a Palermo, dove “non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati“. Il boss mafioso potrà comunque uscire di casa per motivi di salute, anche dei suoi familiari, e per “significative esigenze familiari”. Quali? Matrimoni, battesimi, pranzi di Natale e di Pasqua.
“Stato sembra essersi piegato al ricatto” – “Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte“, dice al fattoquotidiano.it il magistrato Nino Di Matteo, commentando la notizia del rilascio di Bonura. “E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato- mafia“, aggiunge sempre l’ex pm di Palermo ora consigliere del Csm. Bonura, infatti, non è un padrino di secondo piano. Insieme al boss Nino Rotolo e al medico Antonino Cinà, faceva parte della triade che dai mandamenti di Pagliarelli, dell’Uditore e di San Lorenzo guidava Cosa nostra subito dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Del boss corleonese il costruttore mafioso era uno dei più fidati colonnelli. L’ultima volta fu arrestato nel giugno del 2006 nell’inchiesta Gotha, che bloccò una nuova guerra di mafia tra gli schieramenti di Rotolo e di Salvatore Lo Piccolo, entrati in rotta di collissione per la successione di Provenzano al vertice della piovra.
La circolare sui detenuti over 70 – La scarcerazione di Bonura potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. Sono diversi, infatti, i mafiosi di alto livello che adesso sperano di ottenere i domiciliari per evitare il contagio in carcere. Nelle settimane scorse i cancelli si sono già aperti per il calabrese Rocco Filippone (che era detenuto in regime di Alta sicurezza, più leggero rispetto al 41 bis), imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista. A casa è tornato anche Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della ‘ndrangheta a Lamezia Terme. Sono tutte scarcerazioni successive alla nota del Dipartimento amministrazione penitenziaria inviata a tutti i penitenziari il 21 marzo scorso, quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia. Nel provvedimento del governo c’erano anche alcune norme per combattere il contagio del coronavirus all’interno delle carceri, diminuendone l’affollamento. In pratica si stabiliva che i detenuti condannati per reati di minore gravità, e con meno di 18 mesi da scontare, potevano farlo agli arresti domiciliari.
I boss sperano di tornare a casa – La nota del Dap, però, non faceva alcun riferimento alla situazione giudiziaria dei detenuti. Si limitava ad elencare dieci condizioni, “cui è possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze“: nove sono patologie, l’ultima è avere un’eta “superiore ai 70 anni“. Un documento che ha mandato fibrillazione gli ambienti giudiziari legati alla gestione carceraria. Il motivo? Non fa distinzione fra i detenuti, e quindi include in quegli elenchi di over 70 anche i circa 750 in regime di 41 bis e le migliaia che invece stanno nei reparti ad Alta sicurezza. Cioè il cosiddetto “carcere duro“, dove era detenuto Bonura. E dove sono ancora reclusi boss di prima grandezza, che adesso puntano ai domiciliari: capimafia come Leoluca Bagarella Nitto Santapaola, l’inventore della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, il capostipite di ‘ndrangheta Umberto Bellocco. Hanno tutti più di 70 anni e qualche patologia, e quindi sono stati tutti inclusi negli elenchi forniti dai penitenziari “con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza”, come aveva ordinato il Dap.
Il Dap: “Nostra nota era solo un monitoraggio” – Proprio nel giorno della scarcerazione di Bonura il Dap ha diffuso un comunicato per sottolineare di non aver “diramato alcuna disposizione a proposito dei detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza o, addirittura, sottoposti al regime previsto dall’art. 41bis dell’Ordinamento Penitenziario”. Il dipartimento definisce la circolare inviata il 21 marzo (esattamente un mese fa) come “un semplice monitoraggio con informazioni per i magistrati sul numero di detenuti in determinate condizioni di salute e di età, comprensive delle eventuali relazioni inerenti la pericolosità dei soggetti, che non ha, né mai potrebbe avere, alcun automatismo in termini di scarcerazioni. Le valutazioni della magistratura sullo stato di salute di quei detenuti e la loro compatibilità con la detenzione avviene ovviamente in totale autonomia e indipendenza rispetto al lavoro dell’amministrazione penitenziaria”. Insomma, il Dap ci tiene a specificare che gli arresti casalinghi per i boss mafiosi sono scelte che spettano solo ai magistrati. Intanto il ministero della giustizia ha attivato i suoi uffici per “fare le tutte le opportune verifiche e approfondimenti“.
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lunedì 4 novembre 2013

Ecco i 30 nomi degli esseri umani morti in carcere dal giorno in cui Giulia Ligresti è tornata a casa, fino a oggi. - Sergio Di Cori Modigliani



"Sono intervenuta per una detenuta che rischiava di morire, non siamo tutti uguali davanti alla legge? Escludo che ci siano detenuti di serie A e di serie B. Rispondo sempre a chiunque mi telefoni per sollecitarmi un caso importante".
                                      Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, 2 novembre 2013


Un morto suicida ogni settimana, un morto per malattia (vaga e indefinita) ogni dieci giorni.
L'Unione Europea, dopo aver capito che l'Italia non soltanto non avrebbe mai risolto ma neppure risposto alle continue sollecitazioni per risolvere la cosiddetta "emergenza carceri" ha avviato regolare procedura di infrazione grave -con pene pecuniarie pesantissime e immediate- contro la Repubblica Italiana, nazione definita "totalmente negligente" nell'applicare i parametri base di rispetto umano di una società civile.
In Europa, l'Italia è considerata una nazione autoritaria che pratica la tortura.
Vedi caserma Diaz, più di dieci anni fa.
C'è chi, in Europa, vuole portare il caso al Consiglio Europeo, alla Commissione Europea e al Parlamento di Strasburgo per denunciare la Repubblica Italiana per "crimini contro l'umanità".

Ecco, qui di seguito, i nomi dei deceduti per suicidio o perchè privi di adeguata assistenza sanitaria nei penitenziari dove erano stanziati dal luglio del 2013 a oggi, da quando Giulia Ligresti ha goduto di un "beneficio di carattere umanitario" (e come persona sono davvero contento per lei perchè è stata salvaguardata la sua salute privata).
Sono 30 esseri umani.
Non erano stati condannati a morte perchè la pena capitale è stata abolita in tutte le 28 nazioni della Unione Europea.
Eppure sono morti.
Nessuno si è occupato di loro.

Corso Egidio 81 anni 26-ott-13 Malattia, carcere di Ferrara

Italiano anonimo 43 anni 20-ott-13 cause "ancora da accertare" carcere di Avellino
Nuvoletta Angelo 71 anni 20-ott-13 Malattia, carcere di Parma
Occania Amedi 41 anni 19-ott-13 cause "ancora da accertare" carcere di Teramo
Nahri Said 33 anni 17-ott-13 Suicidio, carcere di Pesaro
Simsig Giulio 50 anni 17-ott-13 Suicidio, carcere di Trieste
Vadalà Antonino 61 anni 16-ott-13 Malattia, non specificata nè definita, carcere di  Secondigliano
Caccianti Sergio 82 anni 15-ott-13 Malattia, carcere di Roma Rebibbia
Valpiani Davide 49 anni 13-ott-13 Suicidio, carcere di Perugia
Asslamal Fouad 37 anni 23-set-13 cause "ancora da accertare" carcere di Livorno
Pellecchia Raffaele 55 anni 17-set-13 Malattia, carcere di Avellino
Faliero Vincenzo 43 anni 17-set-13 cause "ancora da accertare" carcere di Civitavecchia (RM)
Tunisino Anonimo 43 anni 16-set-13 Cause "ancora da accertare" carcere di Spoleto (Pg)
Continanza Nicola 39 anni 16-set-13 Cause "ancora da accertare" carcere di Bologna
Paiusti Francesco 66 anni 15-set-13 Malattia, carcere di Salerno
Ler Fulvio 53 anni 9-set-13 cause "ancora da accertare" carcere di Salerno
Panariello Angelo 64 anni 5-set-13 Suicidio, carcere di S. Angelo d. L. (Av)
Mokhar Ahmed Mohamed 24 anni 4-set-13 Suicidio, carcere di Caltanissetta
Spuzic Resad 35 anni 3-set-13 cause "ancora da  accertare" Siena
Mariani Walter Luigi 58 anni 31-ago-13 cause "ancora da accertare" carcere di Opera (Mi)
Suladze Shota 29 anni 28-ago-13 Suicidio, carcere di Taranto
Daoudi Abdelaziz 21 anni 16-ago-13 Suicidio, carcere di Padova Circondariale
Italiano Anonimo 51 anni 13-ago-13 Suicidio, carcere di Prato
Anaki Moustapha 31 anni 10-ago-13 causa "ancora da accertare" carcere di Crotone (Cie)
Viorel Neicu 30 anni 1-ago-13 Malattia "ancora da definire" carcere di Sassari
Vignoli Mario 66 anni 29-lug-13 Suicidio, carcere di Cremona
Marsala Giovanni 40 anni 28-lug-13 Suicidio, carcere di Velletri (Rm)
Bottini Piero 53 anni 25-lug-13 Suicidio Roma, carcere di Rebibbia
Maragkos Nikolaos 53 anni 21-lug-13 Suicidio, carcere di Rossano (CS)
Tunisino Anonimoo 40 anni 3-lug-13 Suicidio carcere di Napoli Secondigliano

In memoriam.

domenica 3 novembre 2013

Casi umani. - Rita Pani


La vera Rivoluzione, illustre ministro Cancellieri, sarebbe quella di esigere non più l’abolizione dei vostri privilegi, ma l’estensione di questi a tutto il popolo italiano. 
In questo paese che gira al contrario, voi pedalate all’inverso con l’arroganza di chi ha capito che a qualunque vostro insulto, non sortirà alcuna reazione, se non l’assurda proliferazione di “nuovi guru” e salvatori di altri interessi privati, che guideranno altri piccoli eserciti di marionette dalla faccia pulita e dalle mani senza calli.
Oggi in tanti esigono le sue dimissioni, e gridano allo scandalo, all’ennesimo sopruso. 
In questo mondo che gira al contrario io vado controcorrente, e data la sua propensione all’umanità le chiedo di restare e di continuare a lavorare per la “Rivoluzione del diritto di tutti”.
Un ottimo ministro umanitario, già da stamattina avrebbe dovuto telefonare a giudici e tribunali per far sì che venissero liberati dal carcere tutti i ladri e i rapinatori che hanno compiuto reati per la sopravvivenza. 
Tutti quei disgraziati tossicodipendenti, finiti in galera per disperazione. 
Gli assassini che hanno ucciso il proprio sfruttatore. 
E quella miriade di persone senza volto e senza nome, che vivono dimenticati dentro le patrie galere, senza nemmeno avere la possibilità di un’assistenza legale che consenta loro di poter arrivare fino a lei, fino al vertice di questa “catena alimentare”, che tutti ci divora.
600  milioni di buco, gravi danni economici a 12.000 piccoli risparmiatori e oggi “casi umani” che meritano l’interessamento diretto di un ministro?
Spregevoli ladri, che dai tempi di Bettino Craxi hanno depredato la vita di tutti noi, continuando col ladrocinio istituzionalizzato da un ventennio berlusconista, che alla fine della razzia ci aveva insegnato a credere che fossimo vittime di questa fantomatica crisi economica. 
Tutta gente raccontata come appartenente ai “salotti buoni” della nostra economia, che a pensarci verrebbe da chiedersi: “se questi son quelli del salotto buono, chi entrerà mai dalla porta di servizio?”
Non è il suo gesto umanitario, a sconvolgermi, Ministro Cancellieri, semmai la solerzia con la quale ci si impegna per tirar fuori, o non far mai finire in galera, tutti gli adepti di questa banda di criminali, che  dovrebbero risarcire un intero paese depredato e ridotto in ginocchio, da un tempo ormai troppo lontano. 
Da quando Mister 5% inventava e perfezionava sistemi tangentizi, corruzione e ladrocinio.
È proprio questa gente ad essere oggi responsabile, almeno moralmente, di tutti quei piccoli reati che hanno portato in galera persino chi ha rubato il cibo per sfamare i suoi figli. 
Gente che almeno in galera ha un pasto garantito.
Si faccia raccontare che significa per una famiglia senza lavoro, avere anche il pensiero di un figlio, un padre o un fratello in galera. 
Si faccia raccontare la disperazione di chi non ha futuro, e soprattutto si faccia ricordare, ancora una volta, che è proprio grazie a gente come quella che merita il suo interessamento, che tantissimi altri non riescono più a vedere il futuro, e che a volte vanno a cercarsi almeno un domani, con una pistola giocattolo dentro un supermercato.

mercoledì 9 ottobre 2013

Carceri: 40 gli istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati e versano in uno stato d’abbandono totale.

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Ma l'Italia stanzia 500 milioni in finanziaria per costruirne di nuovi e chiede ulteriori fondi all'Unione Europea
Roma, 12 gen - Sembra incredibile ma in Italia dove il problema del sovraffollamento delle carceri è diventato un'emergenza nazionale, vi sono 40 istituti penitenziari già costruiti, spesso ultimati, a volte anche arredati e vigilati, che però sono inutilizzati versano in uno stato d’abbandono totale. A stilare la scandalosa lista dello spreco di denaro pubblico è stato il partito per gli Operatori della Sicurezza e della Difesa (PSD) i cui iscritti hanno passato al setaccio la situazione delle carceri italiane portando a galla la situazione reale:
- l’istituto carcerario di Morcone (Benevento), per esempio, è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto;
- l’istituto carcerario di Arghillà (Reggio Calabria), parimenti inutilizzato, è mancante della sola strada d’accesso, delle fogne e dell’allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d’avanguardia;
- vi sono intere ed impervie regioni nelle quali il problema delle strutture inutilizzate si sovrappone alla frammentazione ed alla sporadicità di quelle esistenti che costringono i preposti Nuclei traduzioni e piantonamenti a frequenti e rischiosi viaggi diversamente non necessari; è il caso della Sardegna dove sono state frettolosamente dismesse ben otto case mandamentali (Ales, Bono, Carbonia, Ghilarza, Sanluri, Santavi, Terralba e soprattutto, per l’eccezionale spreco, Busachi, che, dopo essere costata 5 miliardi di lire, non è stata mai inaugurata), oppure regioni nelle quali a causa della mancata programmazione in funzione dell’estensione, si è costretti allo stesso andirivieni da e per istituti posti al limite provinciale come per Lecce Nuovo Complesso, sorto nel nord di una provincia che si estende per oltre 70 chilometri, quotidianamente percorsi da tutte le Forze dell’ordine provinciali che, ad esempio, potrebbero utilizzare (con semplici adeguamenti tecnici) la casa mandamentale di Maglie solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semiliberi; ancora maggiore è lo spreco nella stessa provincia, nel comune di Galatina, dove l’istituto penitenziario è del tutto inutilizzato malgrado la posizione strategica;
- ad Udine, si registra la chiusura della sezione femminile del penitenziario a fronte di situazioni “sature” in altri istituti, ormai al collasso;
- a Gorizia risulta inagibile un intero piano dell’istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori, così come a Venezia e a Vicenza, dove la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;
- a Pinerolo (Torino), il carcere è chiuso da dieci anni ma è stata individuata l’area ove costruirne uno nuovo;
- a Revere (Mantova), dopo 17 anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto. Non solo, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati;
- l’istituto carcerario di Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all'uso, è ad oggi ancora chiuso;
- a Pescia (Pistoia), il Ministero ha soppresso la casa mandamentale;
- a Pontremoli (Massa-Carrara), il locale istituto femminile, inaugurato nel 1993, con capienza pari a 30 detenute, è attualmente chiuso;
- ad Ancona Barcaglione, il penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro all'anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20 e i dipendenti 50;
- in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino (Pescara), costruito da 15 anni, non ha alloggiato nessun detenuto. Nella struttura vagano solo cani, pecore e mucche;
- in Campania, l’istituto di Gragnano (Napoli) è stato inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana; lo stesso è accaduto a Frigento (Benevento);
- in Puglia, oltre a Minervino Murge (Bari), struttura mai entrata in funzione, c'è il caso di Casamassima (Bari), carcere mandamentale condannato all'oblio da un decreto del Dipartimento;
- a Monopoli (Bari), nell'ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni;
- ad Altamura (Bari), si aspetta ancora l'inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto;
- non sono state mai aperte le strutture mandamentali di Volturara Appula (Foggia), 45 posti, incompiuto, e Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni;
Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora del Comune, è inutilizzato;
- a Bovino, è presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre come ad Orsara, nella stessa provincia di Foggia;
- l’istituto di Irsina (Matera), costato 3,5 miliardi di lire negli anni '80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune;
- gli istituti di Mileto (Vibo Valentia) e di Squillace (Catanzaro) sono stati ristrutturati e poi chiusi. In quello di Cropani (Catanzaro), abita solo un custode comunale. Gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Petilia Policastro (Crotone) e Cropalati (Cosenza) sono stati soppressi;
- a Gela (Caltanissetta) esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto;
- a Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all'epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale;
- il carcere di Licata (Agrigento) è completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato;
- ad Agrigento, sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile;
Ciò malgrado il Governo progetta la costruzione di nuovi istituti penitenziari stanziando addirittura 500 milioni di euro con la "finanziaria 2010" chiedendo ulteriori fondi all'Unione Europea con apposita proposta divenuta anche oggetto di una risoluzione dell’Europarlamento.
Tale disastrosa situazione è stata denunciata più volte dal sindacato della Polizia penitenziaria .
La semplice e, soprattutto, notevolmente meno onerosa ristrutturazione degli edifici già presenti sul territorio risulterebbe attuabile sicuramente in tempi brevissimi se confrontati con quelli necessari alla costruzione ex novo di carceri, contribuendo così alla realizzazione della tanto perseguita razionalizzazione del sistema penitenziario, punto programmatico di Governo.

lunedì 19 novembre 2012

Carceri, è emergenza sovraffollamento In cella 66mila detenuti per 46mila posti.



Roma - (Adnkronos/Ign) - L'associazione 'Antigone' denuncia le condizioni dietro le sbarre nel suo ultimo rapporto 'Senza dignità', precisando che "per l'Italia potrebbero scattare sanzioni per almeno 400mila euro dalla Corte europea dei Diritti dell'uomo". Nei giorni scorsi il presidente dell'Unione Camere Penali, ospite ai 'Dibattiti Adnkronos': ''Nelle carceri situazione intollerabile, condizioni igieniche al limite" (VIDEO) (VERSIONE INTEGRALE).

Roma, 19 nov. - (Adnkronos/Ign) - Il sovraffollamento, il taglio delle risorse, le violenze e le morti in cella. Sono questi alcuni dei maggiori problemi dell''emergenza carceri' in Italia, denunciati dall'associazione Antigone, che questa mattina ha presentato a Roma il IX Rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione dal titolo "Senza dignità". Su 46.795 posti disponibili - calcola Antigone - oggi in cella ci sono 66.685 detenuti, per un tasso di affollamento del 142,5% contro una media europea del 99,6%. Sono soprattutto uomini italiani i detenuti nelle nostre carceri, provenienti da Campania (26,3%), Sicilia (17,9%), Puglia (10,5%) e Calabria (8,6%). Le donne, 2.857, rappresentano solo il 4,2%. Mentre gli stranieri sono il 35,6% , una percentuale anche questa tra le più alte in Europa.
Altro problema, denunciato da Antigone, è quello dell'eccessivo numero di ore trascorse in cella dai detenuti: nella grande maggioranza delle carceri italiane il tempo è in media di venti ore al giorno. La possibilità di uscire si limita infatti all'ora d'aria, quattro ore al giorno che, lamenta Antigone, "l'esperienza ci insegna vengono spesso ulteriormente contratte".
Delle 66.685 persone detenute al 31 ottobre 2012, il 40,1% (26.804) non sconta una condanna definitiva, ma è in carcere in custodia cautelare. In base ai dati pubblicati dal Consiglio d'Europa nel marzo 2012, questa percentuale è del 23,7% in Francia, del 15,3% in Germania, del 19,3% in Spagna e del 15,3% in Inghilterra. La media dei paesi del Consiglio d'Europa è del 28,5% e questo dato, denuncia Antigone, "rappresenta certamente l'anomalia maggiore del nostro sistema".
I detenuti nelle nostre carceri non sono in buone condizioni di salute. "Non ci sono dati nazionali affidabili - spiega l'associazione - ma nelle carceri toscane sono malati ben il 73% dei detenuti, e non c'è motivo di ritenere che altrove le cose stiano in modo diverso. Le patologie più comuni sono i disturbi psichici, (26,1%), seguiti dalle malattie dell'apparato dirigente (19,3%) e da malattie infettive e parassitarie (12,5%)". Altro problema denunciato è quello della tossicodipendenza. "Da quando la sanità penitenziaria è passata dal ministero della Giustizia a quello della Salute non sono più disponibili i dati sul numero dei tossicodipendenti in carcere. Il dato però - avverte l'associazione - da tempo si aggira attorno al 25%, e non c'è motivo per credere che il problema oggi sia meno grave di ieri".
Nel primo semestre del 2012 a lavorare sono stati 13.278 detenuti, meno del 20% del totale dei reclusi e comunque una cifra molto inferiore rispetto al numero dei condannati (che al 30 giugno erano 38.771) ai quali l'amministrazione ha l'obbligo di garantire un'occupazione retribuita. Si tratta della percentuale più bassa dal 1991. "Alla fine del 2011 - ha calcolato l'associazione - quando erano presenti nelle nostre carceri 66.897 detenuti, erano iscritti a corsi di formazione professionale in tutto 2.434, un misero 3.6% dei presenti". In merito alle attività scolastiche, meno di un quarto dei 67.961 dei detenuti in carcere alla fine del 2010 era impegnato in attività scolastiche (15.708) e poco più di un decimo dei presenti ha portato a termine con successo un percorso di studio.
L'associazione Antigone avverte che sono in arrivo 400 sentenze della Corte europea dei Diritti dell'Uomo per il sovraffollamento delle carceri italiane. Sono stati presentati, aggiungono da Antigone, 170 nostri ricorsi alla Cedu e abbiamo supervisionato altri 230 ricorsi, presentati direttamente dai detenuti. "Per l'Italia potrebbero scattare sanzioni per almeno 400mila euro" conclude Antigone.
Nel giorno della presentazione del rapporto dell'associazione Antigone il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni ha denunciato la vicenda riguardante la salma di un ragazzo morto in carcere, che è da oltre nove mesi allocata in una cassa provvisoria nel 'Deposito cremazioni' del cimitero di Prima Porta senza che, per altro, si siano effettuate procedure di conservazione organica della stessa. La vittima è un giovane, deceduto l'11 febbraio del 2012 per una overdose di eroina nel carcere di Regina Coeli. Le indagini, tutt'ora in corso, si sono indirizzate verso un altro detenuto che è in custodia cautelare per un altro reato, che avrebbe fornito alla vittima la dose letale. "Le indagini tutt'ora in corso non possono assolutamente giustificare questa situazione. Bisogna tenere in debito conto che, oltre alla perdita traumatica di un proprio caro, una famiglia sta vivendo il dramma di non poterlo piangere per un ultimo saluto", ha dichiarato il Garante Angiolo Marroni.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Carceri-e-emergenza-sovraffollamento-In-cella-66mila-detenuti-per-46mila-posti_313909588602.html