martedì 27 maggio 2014

Andrea Scanzi



Ha stravinto Renzi, ha perso Grillo, è scomparso Berlusconi (e Alfano non è mai esistito). 
Questo ritardo ha alimentato una babele monumentale di sfottò a mio danno nella notte: alcuni erano semplicemente meravigliosi e me li prendo tutti. Ho visto pure “Scanzi” tra i TT su Twitter e l’ego ha brindato: ulteriore prova che, ancora, il detto “mi si nota di più se non vengo” funziona. Per i renziani sono uno dei grandi sconfitti delle elezioni: troppo buoni. Prendo, incarto e porto a casa. Temo però di non contare così tanto, ragazzi. E poi avevo previsto tutto questo, dati causa e pretesto (cit). L’ordine d’arrivo non mi stupisce, e l’ho scritto più volte: chi davvero pensava tra i 5 Stelle che il sorpasso fosse possibile, usava droghe molto forti ma anche molto scadenti. Ogni tanto, di me, fidatevi. Qualche considerazione.
1) Renzi. Vittoria storica. Non ha vinto: ha stravinto. Lo immaginavo primo, attorno al 32, con 5 punti su M5S. E non ci voleva uno scienziato per intuirlo. L’evento pressoché imprevedibile non è la vittoria, scontata, ma la portata enorme della vittoria. Renzi ha addirittura sfondato il muro del 40%, doppiando i rivali. Un risultato epocale, che per sua sfortuna (unica) non coincide con un’elezione politica ma “soltanto” con una tornata europea. Il Pd ha preso più di 2 milioni di voti in più rispetto a un anno fa con Bersani. Il 2014 sta a Renzi come il 1994 a Berlusconi. Dominerà la scena politica per i prossimi vent’anni. E’ riuscito a stravincere nonostante le Picierno e le Bonafè: chapeau. E’ un nuovo Berlusconi se va male e un nuovo De Mita se va bene (?): perfetto, dunque, per dominare a lungo in Italia. 
Se poi saprà stupire in positivo, meglio ancora. Dire che “ha vinto per gli 80 euro” è un mantra consolatorio (?) per i 5 Stelle, ma significa poco ed è molto riduttivo. Renzi ha stravinto per una serie di fattori, compreso l’imbarazzante consenso mediatico di cui gode, ma il primo motivo è legato al suo saper incarnare un cambiamento morbido e garbato, prossimo al gattopardismo: al suo essere scaltro e rassicurante. Renzi ha poi un merito: laddove in Europa dominano le derive destrorse, l’Italia ha lui. Se non è scemo, e non lo è, a breve fa saltare il banco, va al voto, prende una maggioranza bulgara e con un Parlamento ferocemente renziano fa tutte le riforme che vuole. Da ieri i Civati e Cuperlo contano ancora meno nel Pd, e se hanno un minimo di amor proprio vanno di corsa a dare una mano aTsipras (o a chi ci sarà alle prossime politiche). Renzi è ormai un uomo solo al comando, circondato spesso – ahinoi – da arroganti e sprovveduti. Speriamo bene.
2) M5S. Il grande sconfitto. L’ho scritto mille volte, beccandomi gli insulti di tanti grillini, ma lo ripeto: in un paese tradizionalista e conservatore come l’Italia, un movimento così anomalo e di rottura che va stabilmente a due cifre (e la prima è un “2”) ha del miracoloso. Per dire: quando sono usciti gli exitpoll, che davano Renzi al 33 e M5S al 26.5, fossi stato in loro avrei firmato tutta la vita. E invece a molti sembrava poco. Mah. M5S, ogni tanto, dovrebbe essere realista, ma proprio non gli riesce. Ho anche scritto un anno fa che “il 25% non lo riprende neanche nei sogni hard”, ma ieri ipotizzavo comunque un 25-27%.
Non mi stupisce il secondo posto, e tutto sommato neanche il 21 scarso: mi stupisce il gap rispetto a Renzi. Nonostante i tre milioni di voti in meno rispetto al febbraio 2013, il risultato non è negativo in sé: a giugno 2013 era dato sotto al 20% e invece oggi è ormai seconda forza radicata: chi, 15 mesi fa, avrebbe detto che Di Battista sarebbe stato più forte di Berlusconi?
I problemi sono due. Il primo è la forbice sovrumana con Renzi: accettabile fino a 5, dolorosa attorno al 12 (due mesi fa si parlava di Renzi 34% e M5S al 22%), disastrosa con i quasi 20 punti attuali. Il secondo problema, forse ancora più grave, è la sopravvalutazione di se stessi. Perché insistere con ‘sto “vinciamonoi”? Perché credere ciecamente nel sorpasso (ma sorpasso de che?)? Perché dare quasi per certo il raggiungimento del 30% o giù di lì? Perché farsi così tanti autogol (“Se non vinco mi ritiro”, cit Grillo)? E’ ovvio che, giustamente, ora mezzo mondo li sfotte. E fa bene a sfottere.
Detta più chiaramente: numericamente è una sconfitta, ma visto le (folli) aspettative malamente alimentate è un’asfaltata. Non so da cosa sia dipesa tale sopravvalutazione: evidentemente i 5 Stelle si sono convinti che il mondo reale fosse la rete o la piazza piena. A furia di riempire piazze e collezionare “i like”, hanno forse dimenticato che l’Italia che vota è fatta anzitutto da chi in piazza non ci va mai e magari decide all’ultimo momento per chi votare. I milioni di indecisi, alla fine, li ha presi tutti Renzi. I militanti 5 Stelle sono più attivi di quelli del Pd, ma anche questa non è una novità: pure Luttazzi riempiva i teatri e Santoro faceva incetta di share, ma convincevano i già convinti e la maggioranza reale restava sempre di Berlusconi. Adottando un profilo più basso, oggi M5S avrebbe addirittura potuto sorridere, perché in Italia la norma è che vincano i Renzi e l’anomalia è che i Grillo vadano sopra il 10 (figurarsi il 20). Se però ripeti ogni istante “vinciamo noi”, poi ti demoliscono per forza.
A margine, ho due convinzioni che ai 5 Stelle piaceranno poco. La prima è che, per i 5 Stelle, essere secondi sia a tutt’oggi meglio che essere primi (a fare opposizione sono bravi, a governare non so). La seconda è che, nella più rosea delle aspettative, un paese governato da Renzi con il pungolo costante dei 5 Stelle è oggi il massimo a cui l’Italia può ambire. In ogni caso, M5S – se non vuole calare ulteriormente – deve farsi un bagno di umiltà e imparare dai troppi errori: qualcuno politico, molti strategici. I parlamentari bravi li hanno: vediamo come reagiranno.
3) Berlusconi. E’ politicamente finito: il berlusconismo no (anzi), lui sì. Anche se in qualsiasi altro paese oggi sarebbe al 5% e non sopra il 16%. Vedere i berlusconiani dire e scrivere che “tutto sommato è andata bene” è l’ulteriore comica del centrodestra: è andata bene sì, ma solo se le previsioni erano una tempesta di meteoriti sul cranio asfaltato di Silvio. Con Renzi al comando, Berlusconi non ha più senso. Se siete tristi, pensate a Gasparri e Santanché: vi tornerà il buonumore.
4) Lega. Avevo previsto, io come tanti, anche questo: quarta forza del paese e Salvini unico uomo di destra a poter ridere. Infatti. Ha fatto una campagna elettorale strepitosa, e lo dice uno che non lo condivide mai.
5) Alfano. Anche qui nulla di nuovo. NCD non esiste, è una categoria hegeliana dello spirito. Hanno più indagati che elettori. In tivù mi sono sentito dire da Lupi che avrebbero preso l’8%, e così pure la Lorenzin. A fatica hanno superato la soglia. Aiutateli. 
6) Fratelli d’Italia. L’Italia non s’è desta.
7) Monti. Non esiste.
8) Tsipras. Credevo che non avrebbero superato lo sbarramento: di poco, una cosa tipo 3.5-3.8%. E invece, seppur di pochissimo, pare che mi sia sbagliato. E mi piace avere sbagliato.

Fondazioni bancarie, cosa rimane della filantropia tra un’inchiesta e l’altra. - Chiara Brusini

Fondazioni bancarie, cosa rimane della filantropia tra un’inchiesta e l’altra


Nel 2013 Cariplo, Compagnia di San Paolo, CRT, Cariverona e Cariparo hanno approvato erogazioni per un totale di 418 milioni. Di questi, 118 sono andati ad arte e cultura e poco più a ricerca e istruzione. Con qualche nome noto e un conflitto di interessi: Cassa di risparmio di Torino - il cui presidente siede nel cda dell'Editrice La Stampa - assegna risorse per comprare “Fiat Panda o equivalenti” destinate alla protezione civile.


Il loro nome negli ultimi tempi compare sui giornali più per i legami pericolosi con banche finite sotto inchiesta per mala gestione che per la loro attività primaria. Eppure le fondazioni bancarie che fanno riferimento all’Acri di Giuseppe Guzzetti (vicepresidente l’ex numero uno di Banca Carige Giovanni Berneschi, finito ai domiciliari giovedì scorso) dovrebbero essere innanzitutto gli enti per eccellenza deputati a finanziare attività senza scopo di lucro e di rilevante utilità sociale. Ma, anche da questo punto di vista, gli enti pubblico-privati nati a fine anni novanta con la legge Amato-Carli - relatore l’ex senatore Luigi Grillo tornato recentemente alla ribalta per il caso Expo - per sostituire lo Stato in capo alle banche pubbliche e perseguire finalità “di interesse pubblico e di utilità sociale” (grazie ai dividendi incassati dagli istituti controllati o partecipati) hanno sempre avuto un ordine di priorità un po’ diverso da quello del cittadino medio. E il contrasto diventa stridente in una fase di pesante crisi che vede oltre 1 milione di famiglie (i dati arrivano dall’Istat) non percepire alcun reddito da lavoro. Tant’è: nella rosa dei loro venti possibili settori di intervento, che spaziano dall’assistenza agli anziani alla sicurezza alimentare, passando per l’istruzione e la salute pubblica, le fondazioni continuano a privilegiare l’arte e i beni culturali. Un patrimonio ricchissimo che ha indubbiamente grande bisogno di fondi per la conservazione, il restauro e la valorizzazione. Resta il fatto, però, che a scapito delle primarie necessità sociali non tutelate, la scelta degli enti è quella di destinarvi oltre il 30% delle risorse - circa 1 miliardo ogni anno – a disposizione del sistema delle 88 fondazioni italiane. Che in pancia, va ricordato, hanno ancora partecipazioni in 15 banchee il 18% del capitale della Cassa depositi e prestiti (Cdp), la società pubblica che gestisce il risparmio postale.
I dati riassuntivi (relativi al 2012) raccolti dall’Acri, l’associazione che le raccoglie tutte e alla cui guida siede, da 14 anni, il sempreverde Guzzetti strenuo difensore delle sistema delle fondazioni, raccontano di un attivo complessivo di 51 miliardi – costituito per il 96% da attività finanziarie – e di erogazioni per 305,3 milioni ad Arte, attività e beni culturali, per 144,8 milioni a Educazione, istruzione e formazione e per 124 milioni all’Assistenza sociale. Seguono Ricerca (a cui sono stati destinati 118,5 milioni) e, al quinto posto,Volontariato, filantropia e beneficenza (117,3 milioni). Escludendo il caso eclatante della Fondazione Mps che non ha ancora pubblicato il bilancio 2013 e che negli ultimi anni ha abdicato al suo scopo sociale per non mollare la presa sulla disastrata banca senese, salvo poi delegare allo Stato il salvataggio dell’istituto, come impiegano le risorse i primi cinque enti italiani, cioè Cariplo (che ha in pancia il 4,9% di Intesa Sanpaolo, appena dato però in gestione a Quaestio capital management), Compagnia di San Paolo (che di Ca’ de Sass ha il 9,7%), Cassa di risparmio di Torino (azionista di Unicredit con il 2,5%), Cariverona (anch’essa socia di Unicredit, con il 3,5%) e Cariparo (proprietaria del 4,25% di Intesa Sanpaolo)? Nel 2013, tutte insieme hanno messo a disposizione dei territori 418 milioni di euro. Di questi denari 177 milioni sono andati alle attività con dirette ricadute sulle persone, dalla sanità al volontariato. Spulciando i bilanci non mancano però le sorprese. Ecco, nel dettaglio, come sono stati ripartiti i fondi.



DA CARIPLO 44 MILIONI A CULTURA, SPICCIOLI A OSPEDALI – La Fondazione Cariplo, presieduta da Guzzetti (al suo fianco Mariella Enoc e il numero uno di Confcommercio Carlo Sangalli), l’anno scorso ha registrato un avanzo di gestione di 209 milioni e deliberato la concessione di contributi a 1.047 progetti in tutte le province lombarde, per un controvalore totale 138,8 milioni. Ai quali vanno sommati 6 milioni di accantonamenti per i fondi regionali di volontariato. Si arriva così a quota 144,4 milioni, nettamente sotto la “media storica” che, tra il 1998 e il 2013, è stata di 180 milioni l’anno. La relazione sulla gestione indica che la fetta principale della torta, 44,1 milioni – comunque quasi il 10% in meno rispetto al 2012 – è stata devoluta ad arte e cultura: dal sostegno alle imprese culturali fondate da giovani, alle iniziative per “avvicinare nuovo pubblico”. Oltre 6 milioni sono stati destinati al bando “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni” e altrettanti a “Valorizzare le attività culturali come fattore di sviluppo delle aree urbane” (tra i beneficiari l’Associazione culturale Aprile – Esterni per il progetto Milano film network e Arci Milano per Spazio Mil_Carroponte).
Non mancano poi contributi “di carattere istituzionale”, concessi a pioggia – senza bando – alla Fondazione Teatro alla Scala (3,2 milioni) come al Piccolo Teatro (800mila euro), al Fondo ambiente italiano (250mila euro) come al Centro nazionale prevenzione e difesa sociale onlus (200mila euro). Seguono i Servizi alla persona, con 38 milioni, a cui vanno però aggiunti 19,8 milioni contabilizzati sotto la voce “filantropia e volontariato”. Nell’ambito dei servizi la fondazione milanese ha privilegiato assistenza sociale, attività internazionali e istruzione, a cui sono andati 21 milioni, housing sociale (6,15 milioni, di cui quasi 1 per il progetto Cenni di cambiamento di Polaris Investment, di cui la stessa Fondazione è socia), infrastrutture sociali (4 milioni) e inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (3,2 milioni). Spiccioli, invece, a microcredito, ospedali e altri servizi sanitari.
E tra i destinatari di alcune specifiche “erogazioni istituzionali” spunta un nome recentemente salito agli onori delle cronache: l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, struttura presso la quale Silvio Berlusconi sta svolgendo i servizi sociali in seguito alla condanna per frode fiscale, ha ricevuto 500mila euro. Il doppio rispetto al Banco alimentare. Al terzo posto per volume di erogazioni c’è poi, con 26,4 milioni, la ricerca scientifica (soprattutto medica, agronomica e sui nuovi materiali), la cui delega in cda è stata affidata a Catia Bastioli, ad di Novamont e neo presidente di Terna. In coda l’ambiente (10,5 milioni). Infine va sottolineato che Cariplo, nel 2013, ha centrato un tasso di rendimento del patrimonio netto del 10,09%, grazie a investimenti in azioni (40%), obbligazioni (altrettanto), valuta (13%) e “mission connected”, “che perseguono finalità coerenti con la missione istituzionale”. Tra questi, per esempio, quelli in Banca Prossima, in veicoli di private equity quali Clessidra, Mandarin e Equinox, in fondi infrastrutturali come F2i e di venture capital come Innogest e Next. Ma anche la quota in Cdp.
COMPAGNIA DI SAN PAOLO RIMANDATA IN TRASPARENZA  - La Compagnia di San Paolo, fresca di cambio al vertice – dopo l’addio di Sergio Chiamparino, candidato alla presidenza della regione Piemonte, la poltrona di presidente è stata occupata dal vice Luca Remmert, a lungo consigliere Unicredit – nel 2013 ha erogato al territorio 124 milioni, che salgono a quasi 130 se si tiene conto delle somme recuperate da stanziamenti di anni precedenti. Prima della crisi, nel 2007, la cifra ammontava a oltre 210 milioni. Altri tempi, anche in termini di risultati di bilancio: allora era in attivo per 467 milioni, ora solo per 176. L’ultimo esercizio a guida Chiamparino ha visto l’ente deliberare 781 stanziamenti. In testa le politiche sociali, con 47,3 milioni, seguite da ricerca e istruzione (41,7), patrimonio artistico (15,2), attività culturali (14,6) e sanità (5 milioni). Il bilancio, però, non dettaglia i singoli interventi e non riporta i destinatari. Tutte le informazioni in merito vengono di solito inserite nel rapporto annuale, che per il 2013 non è ancora disponibile. Per trovare qualche nome occorre scandagliare il sito web. E anche qui le informazioni sono parziali: il file con l’esito dei bandi dell’area politiche sociali, per esempio, è un lungo elenco di cooperative, associazioni, fondazioni, comuni e parrocchie “i cui progetti saranno oggetto di contributo”. Dentro – a dispetto della trasparenza – non c’è nemmeno un numero: “gli enti riceveranno comunicazione scritta riguardante l’ammontare deliberato”, informa la stringata nota.
L’ultimo progetto presentato punta a rivitalizzare – in collaborazione con il comune – gli antichi Quartieri militari della Torino settecentesca, trasformando entro il 2015 i palazzi di San Celso e San Daniele in un polo di ricerca sul Novecento. Oltre a erogare contributi, poi, l’istituto svolge anche attività di gestione diretta di progetti, attraverso una manciata di “enti strumentali” come l’Ufficio Pio, la Fondazione per la Scuola, il Collegio Carlo Alberto, l’Istituto superiore Mario Boella (ricerca nel settore ict) e la Human genetics foundation. Quanto agli investimenti, la compagnia vantava a fine 2013 un portafoglio di attività finanziarie del valore di 5,8 miliardi di euro, in recupero rispetto ai 5,2 del 2012 grazie a un rendimento che ha superato il 16 per cento. La partecipazione in Intesa pesa il 48%, gli investimenti mission-related (tra cui il fondo di social housing Immobiliare Abitare Sostenibile Piemonte) il 3 per cento.
CRT PUNTA SULL’ARTE E LE FIAT PANDA – Sul territorio piemontese la Compagnia di San Paolo “convive” con la potente fondazione Cassa di risparmio di Torino, nota come Crt. Sui cui conti 2013, pur chiusi con un avanzo di 42 milioni, pesano non poco il sostegno – leggi sottoscrizione dell’aumento di capitale – prestato alla Unicredit di Federico Ghizzoni e i minori dividendi incassati. Tanto che, già quest’anno, la fondazione potrebbe decidere di scendere sotto il 2,5% nel capitale della banca. Si vedrà. Certo è che la prima conseguenza è stata un calo delle risorse destinate al territorio: 41 milioni, meno di un quarto rispetto a quanto erogato nell’anno record 2009. Di questi, ben 22 milioni sono andati a “progetti propri”, cioè realizzati direttamente da Crt o da terzi ma sulla base di linee guida comunicate attraverso bandi o inviti a presentare proposte. L’area Arte e cultura è saldamente al primo posto, con 17 milioni spalmati su 647 interventi: si va dal “progetto proprio” Not&sipari per la promozione di musica, teatro e danza (2,8 milioni) al supporto a 17 istituzioni del territorio come Castello di RivoliFondazione Sandretto Re RebaudengoMuseo nazionale del cinema e Circolo dei lettori (4,8 milioni). Passando per gli 1,4 milioni a sostegno delle attività della Fondazione arte moderna e contemporanea, emanazione della stessa Crt. Solo 738mila euro, invece, a “iniziative e richieste del territorio”. Al secondo posto l’area Istruzione e ricerca, con 12,3 milioni per 143 interventi. Qui fanno la parte del leone – 4,8 milioni complessivi – il Master dei talenti (borse di studio per tirocini all’estero) e il progetto Diderot (corsi e conferenze per i ragazzi delle scuole primarie e secondarie), seguiti dalle borse di dottorato e ricerca e dai contratti per visiting professor stranieri offerti nell’ambito del progetto Lagrange (sullo studio dei sistemi complessi).
Buon ultimo il welfare, a cui sono stati destinati in tutto 10,7 milioni, divisi tra volontariato e filantropia (6,5, più 1,1 milioni andati ad alimentare il fondo speciale per il volontariato), salute pubblica (1,8) e “altri settori”. Con alcune curiosità, a voler essere maliziosi: 1,5 milioni sono andati al progetto Missione soccorso, che finanzia l’acquisto di autoambulanze – quasi sempre Fiat Ducato o Doblò, come emerge dalle immagini delle Giornate del soccorso – e al bando Safety vehicle, che assegna risorse da utilizzare per veicoli allestiti per le attività di protezione civile. “Fiat Panda o equivalenti”, specifica il regolamento diramato dalla fondazione, il cui presidente Antonio Maria Marocco, ex consigliere Unicredit, è stato nel cda della cassaforte degli Agnelli, Exor e siede ancora in quello dell’Editrice La Stampa – gruppo Fiat.
PER CARIVERONA DISAGIO AL PRIMO POSTO – Quanto a Cariverona, la fondazione presieduta daPaolo Biasi ha deciso l’anno scorso erogazioni per 61,5 milioni, di cui 17,2 a volontariato, filantropia e beneficenza. Su questi oltre 4 milioni sono stati concentrati sulla disabilità, 1,9 su azioni contro il disagio sociale (dormitori, centri accoglienza, un fondo di solidarietà per famiglie in difficoltà), 1,6 sui servizi per i minori in affido e altrettanto su progetti per i detenuti. Tutti gestiti da cooperative, comuni e diocesi del vicentino, del veronese e del bellunese. Altri 16 milioni sono andati a arte e beni culturali (di cui 4 per restauri), 14,3 a salute e medicina preventiva e riabilitativa (4,3 milioni per informatizzare le strutture sanitarie, 8,5 per l’acquisto di macchinari), 5,7 a istruzione e formazione (soprattutto dotazioni informatiche per le scuole, ma anche sostegno a corsi finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro), 4,5 all’assistenza agli anziani (sia a domicilio sia in strutture residenziali) e 2,4 alla ricerca. I fondi vengono assegnati attraverso bandi o per iniziative sollecitate direttamente dall’ente.
DA CARIPARO 13 MILIONI ALLE “CATEGORIE DEBOLI” - Infine la Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo ha approvato nel corso del 2013 l’assegnazione di 54 milioni di euro – a fronte di un avanzo di 55,6 milioni. Le somme maggiori (13,4 milioni) sono andate in questo caso all’assistenza e tutela delle categorie deboli. In particolare 3 milioni sono finiti in un fondo straordinario di solidarietà a favore dei disoccupati e 250mila euro a un progetto di sostegno per chi si prende cura dei malati di Alzheimer. Oltre 11 milioni hanno invece finanziato la ricerca scientifica, 10,9 arte e cultura (dalla mostra su Pietro Bembo a Padova agli archivi storici della regione), 8,5 progetti legati all’istruzione (il Polo universitario di Rovigo ha per esempio ricevuto 4 milioni per le attività didattiche) e 6,5 sono stati destinati a salute e ambiente. Sport, protezione civile, sicurezza alimentare e agricoltura si sono divisi la fetta più piccola, circa 3 milioni.

sabato 24 maggio 2014

Elezioni Comunali: come si vota.

Alla vigilia delle elezioni, Termometro Politico ha deciso di dare qualche indicazione sulle modalità di voto per l’elezione del Sindaco e dei Consigli comunali.
Come potete vedere, nella scheda sono presenti una serie di riquadri che possono essere suddivisi in tre colonne.
1. Colonna a sinistra: voto ai candidati Sindaco;
2. Colonna centrale: voto alle liste;
3. Colonna a destra: voto di preferenza.
Come fare a votare?
Immaginiamo di essere in una città dove ci sono due candidati rivali, Giacomo Borlotti e Michele Graziani, sostenuti rispettivamente dal Partito del Fiordaliso e dal Partito del Kiwi.
CASO 1 – VOTARE IL PARTITO (E AUTOMATICAMENTE IL SINDACO)
Se voto una lista, per esempio il Partito del Fiordaliso, il mio voto va automaticamente anche al candidato sindaco appoggiato da quella lista, cioè Giacomo Borlotti.
come si vota

CASO 1B – VOTARE IL PARTITO (E AUTOMATICAMENTE IL SINDACO) ESPRIMENDO UNA PREFERENZA
Poniamo di conoscere il candidato al Consiglio Comunale Luca Palestri, candidato nel Partito del Fiordaliso, che sostiene il candidato Sindaco Giacomo Borlotti, e che vogliamo votarlo.  Al che, ci basta scrivere il cognome del candidato a fianco del simbolo del partito.  Così facendo,votiamo anche il Partito del Fiordaliso, e come candidato Sindaco Giacomo Borlotti.
come si vota
CASO 2 – VOTARE IL PARTITO E ANCHE IL SINDACO
Non è vietato mettere una croce sia sul simbolo della lista, sia sul nome del candidato sindaco sostenuto da quella lista. Se per esempio voglio votare il Partito del Kiwi e Michele Graziani, posso contrassegnare entrambi senza problemi. Per aggiungere una preferenza, basta scrivere il nome del candidato al Consiglio comunale.
come si vota
CASO 3 – VOTARE SOLO IL SINDACO (E NESSUN PARTITO)
Ipotizziamo invece di essere degli elettori scontenti dell’offerta politica a disposizione, che non vogliono votare nessun partito, ma che comunque stimano Giacomo Borlotti, e dunque vogliamo dare loro il nostro appoggio. In questo caso, possiamo limitarci a mettere una croce sul nome del candidato Sindaco, ed in tal caso varrà solo per lui, senza che questo voto venga conteggiato a favore di nessuna lista che lo sostiene.
come si vota
CASO 4 – VOTO DISGIUNTO
Se vogliamo votare il Partito del Fiordaliso, per esempio perché è più vicino ai nostri ideali politici, ma non ci piace Giacomo Borlotti e preferiamo Michele Graziani, possiamo effettuare il cosiddetto voto disgiunto. E’ sufficiente e mettere la croce sul simbolo del Partito del Fiordaliso e anche su Michele Graziani nella colonna sinistra.  In questo caso, viene conteggiato il voto al Partito del Fiordaliso, ma il nostro voto per il Sindaco non andrà a Giacomo Borlotti, bensì a Michele Graziani. Attenzione: questa possibilità esiste solo nei comuni sopra i 15.000 abitanti.

CASO 4B – VOTO DISGIUNTO CON PREFERENZA
Lo stesso discorso vale se vogliamo esprimere una preferenza nel Partito del Fiordaliso, per esempio a Luca Palestri che conosciamo e stimiamo, ma votare come sindaco Michele Graziani. L’unica differenza è che bisogna scrivere il nome del candidato al Consiglio comunale (es. Palestri) nello spazio a destra del simbolo del partito.
COSA NON POSSO FARE? (pena l’annullamento della scheda)
1. esprimere il voto di preferenza al candidato al Consiglio Comunale a fianco del simbolo di un partito cui non appartiene (come, per esempio, scrivere “Palestri” a fianco del simbolo del Partito del Kiwi);
2. esprimere il voto di preferenza al candidato al Consiglio Comunale e poi apporre la croce sul simbolo di un altro partito;
3. storpiare il cognome del candidato al Consiglio Comunale (scrivendo ad esempio “Palestro” al posto di “Palestri”).
Ricordiamo che qualunque tipo di segno al di fuori della croce sul simbolo del partito o sul nome del candidato, o il cognome del candidato al Consiglio Comunale a fianco del simbolo del partito scritto correttamente, pone la scheda a rischio d’invalidamento, dal momento che per legge la presenza di un qualunque segno che possa rendere la scheda riconoscibile rende automaticamente la scheda nulla.  Nel caso si commetta un errore nelle operazioni di voto, infatti, si può sempre uscire dalla cabina elettorale e chiedere agli scrutatori presenti al seggio di farsi consegnare una nuova scheda.
Questo è tutto: buon voto a tutti.
http://www.termometropolitico.it/3688_elezioni-comunali-come-si-vota.html

Il link, però, non fa chiarezza, perchè non specifica se segnare il simbolo del partito del candidato al consiglio comunale è obbligatorio o discrezionale. Io credo che con la nuova legge elettorale molte schede saranno dichiarate nulle o attribuite a convenienza.
Siamo alle solite, invece di semplificare, come detterebbe la logica e l'onestà mentale, si tende a complicare per favorire l'imbroglio.


Potrebbe risultare utile quest'altra indicazione:

VOTO DISGIUNTO SOPRA I 15 MILA ABITANTI. Per i comuni con più di 15 mila abitanti, tuttavia, si può ricorrere anche al voto disgiunto, cioè barrare il nome di un candidato sindaco e contemporaneamente dare il proprio voto anche alla lista avversaria. È inoltre possibile barrare anche solo il nome del candidato sindaco, e non quello della lista. In tal caso la preferenza è solo per il primo cittadino e non per i consiglieri. Sempre per i comuni con più di 15 mila abitanti, se nessun candidato sindaco dovesse raggiungere il 50 per cento più uno dei dei voti, è previsto il ballottaggio.

Tratta da: 

Apperò!



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10152134789266545&set=a.371637426544.160262.56369076544&type=1&theater

Piazza S. Giovanni, dopo il comizio. Segnali di civiltà.



Nonostante la pioggia, lasciamo anche stavolta una piazza pulita e ordinata.
Il tutto grazie agli oltre cento volontari che hanno dedicato il loro tempo alla riuscita dell'evento. Prima, durante e soprattutto dopo.
Grazie al M5S #vinciamotutti
 — presso Piazza San Giovanni.


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La piazza è lasciata non pulita, immacolata. Questo è il m5s (Lp)

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=484903221610023&set=a.359991487434531.1073741828.356217484478598&type=1&theater

Inqualificabile.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1423688687902962&set=a.1386987138239784.1073741833.100007855323060&type=1&theater