Il rapporto dell’Ispra: in 4 anni un aumento del 20%. Al Sud dati ancora parziali.
Pesticidi sempre in aumento nelle acque italiane: sono 224 le sostanze diverse individuate nell’ultimo report dell’ISPRA sull’argomento, appena pubblicato, rispetto alle 175 del 2012, ultima rilevazione usata dai ricercatori dell’istituto. Un aumento che se da un lato testimonia di un uso ancora massiccio di queste sostanze, dall’altro segnala un miglioramento nella rete di controlli, visto che da sempre alcune regioni del Sud hanno meno punti di monitoraggio di quelle del Centro-Nord, e ancora in questa edizione mancano completamente i dati del Molise e della Calabria. In totale, comunque, sono ben 130mila le tonnellate di prodotti fitosanitari che ogni anno vengono utilizzati nel nostro paese, ai quali vanno aggiunti i biocidi, usati in tanti settori, su cui non si ha praticamente nessuna informazione.
Le acque superficiali “ospitano” pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 la percentuale era del 56,9%), con un aumento di circa il 20%, mentre nelle acque sotterranee sono risultati contaminati il 31,7% dei 2.463 punti, il 10% in più rispetto al 2012 (allora erano il 31%). I pesticidi, quindi, non sono diffusi solo nelle acque di superficie ma anche nelle falde profonde, naturalmente protette da strati geologici poco permeabili.
In particolare, 274 punti di monitoraggio di superficie, il 21,3% del totale, hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali, mentre per quelle sotterranee i punti che superano i livelli d’allarme per l’ambiente sono 170 (il 6,9% del totale). Le sostanze più presenti sono il glifosato e il suo metabolita AMPA (acido aminometilfosforico), il metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina e il suo principale metabolita, la desetil-terbutilazina. Peraltro, va segnalato che il glifosato e il metabolita AMPA, presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, sono cercati solo in Lombardia e Toscana. Sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee, poi, è diffusa la presenza di neonicotinoidi come l’imidacloprid e il tiametoxan, che sono gli insetticidi più utilizzati a livello mondiale e secondo gli studiosi uno dei principali responsabili della perdita di biodiversità e della moria di api.
Nel biennio 2013-2014 sono stati analizzati 29mila 220 campioni, per un totale di 1.351.718 misure analitiche, con un sensibile aumento rispetto al passato. Nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni, e sono state cercate complessivamente 365 sostanze (nel 2012 erano 335). Gli erbicidi sono ancora i più presenti, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che li portano rapidamente nei corpi idrici superficiali e sotterranei, ma sono in aumento anche i rilevamenti di fungicidi e insetticidi.
Dal punto di vista territoriale, contaminazione più ampia nella pianura padano-veneta, anche se è vero che nelle cinque regioni dell’area si concentrano poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. Molto oltre il dato nazionale è la contaminazione in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, con il 70% dei punti delle acque superficiali interessati, mentre si arriva addirittura al 90% in Toscana e 95% in Umbria. Nelle acque sotterranee, la diffusione dei pesticidi è particolarmente grave in Lombardia, con il 50% dei punti interessati, in Friuli col 68,6% e in Sicilia col 76%.
Più che in passato, sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, contenenti anche decine di componenti diversi, fino ad arrivare ad individuarne 48 diverse in un solo campione. La tossicità di una miscela – informano gli esperti dell’ISPRA - è “sempre più alta di quella dei singoli componenti”, per cui va tenuto adeguatamente conto che “l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a ‘cocktail’ di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione”, per poter valutare davvero la portata del problema, anche a livello globale.
La nota più positiva che emerge dal report è la diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari: le citate 130mila tonnellate del 2014 rappresentano infatti un calo del 12% rispetto al 2001. Nello stesso periodo si è anche ridotta del 30,9% la quantità di prodotti più pericolosi e indubbiamente si è arrivati a un impiego più cauto delle sostanze chimiche in agricoltura, come richiesto dalle norme in materia, che – conclude l’ISPRA - prevedono “l’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto, in cui il ricorso alle sostanze chimiche va visto come l’ultima risorsa”.