mercoledì 29 giugno 2011

L’Ue dichiara guerra alle frodi sui fondi europei e al contrabbando. - di Alessio Pisanò



Secondo la Corte dei conti Ue i finanziamenti agli Stati non dovuti pesano sul bilancio per quasi 6 miliardi di euro, mentre l'importazione illegale di sigarette e alcolici vale 10 miliardi di mancati introiti fiscali. Il commissario Šemeta: "Contrastare questi fenomeni è un dovere verso i contribuenti"

La Commissione europea lancia una nuova strategia contro le frodi sui fondi Ue. Le parole d’ordine sono prevenzione, controlli e sanzioni, ma viste le cifre del malaffare la battaglia si annuncia tutt’altro che facile. Ruolo chiave sarà giocato dall’Ufficio europeo anti frode (Olaf), guidato dall’italianoGiovanni Kessler. Che però è cronicamente a corto di personale e finanziamenti.

Solo nel 2009 gli Stati membri hanno dichiarato sospetti casi di frodi sui fondi Ue per 280 milioni di euro, una cifra tutto sommato contenuta (lo 0,2% del bilancio Ue complessivo), ma che non prende in considerazione tutte le frodi che non sono state scoperte o denunciate. Più dura la relazione annuale 2009 della Corte dei conti europea, secondo la quale una percentuale tra il 3 e il 5% dei fondi Ue (tra 3,5 e 5,8 miliardi di euro) non avrebbe nemmeno dovuto essere erogata.

Algirdas Šemeta, commissario Ue responsabile dell’Antifrode, ha dichiarato: “Abbiamo l’obbligo nei confronti dei contribuenti europei di trarre il massimo dal bilancio Ue. Per questo dobbiamo dare l’esempio assicurando che le risorse Ue raggiungano i legittimi beneficiari e vengano utilizzate per gli scopi ai quali sono destinate”. Parole che però si scontrano con “la scarsa volontà politica e la mancanza d’impegno nel contrastare davvero questo fenomeno”, denunciati dalla commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom.

Ma la Commissione europea sembra determinata a dire basta: “Bisogna aggiornare e ammodernare le politiche in materia di lotta contro la frode”, ha detto Šemeta. Così i commissari vigileranno sui fondi Ue a tutti i livelli e in tutti i settori, con migliori strumenti per prevenire e individuare le irregolarità all’interno di un “ciclo della lotta antifrode”, ossia prevenzione, individuazione, sanzioni delle frodi e da ultimo recupero dei fondi. Nel mirino non solo i fondi gestiti direttamente dagli uffici europei, ma soprattutto quelli amministrati dagli Stati nazionali (l’80%), tra cui i fondi strutturali e a sostegno di agricoltura, pesca e spese sociali.

A danneggiare i bilanci dell’Ue non ci sono solo le frodi sui fondi, ma anche il contrabbando di sigarette e alcolici nell’Europa dell’Est. Si stima che solo il traffico delle sigarette costi all’Ue 10 miliardi di mancati introiti doganali e fiscali (una percentuale dell’Iva viene versata infatti a Bruxelles), senza considerare il grave danno alla salute di chi consuma prodotti illegali e non certificati (più pericolosi di quelli legalmente venduti). Per questo la Commissione ha dichiarato guerra anche contro il contrabbando. Tra le azioni considerate, troviamo il rafforzamento dei controlli su entrambi i lati del confine, il dispiegamento di unità mobili e di nuovi dispositivi lungo le frontiere, come strumenti di riconoscimento automatico, scanner, strumenti per la visione notturna.

A fare la parte del leone nella lotta alle frodi sarà l’Olaf. Istituito nel 1999, l’ufficio è incaricato di condurre delicate indagini su tutti gli ambiti di spesa del bilancio Ue (133,8 miliardi di euro), sia quelli relativi all’amministrazione delle istituzioni, che quelli relativi ai fondi. Tra le ultime iniziative dell’Olaf, il cui direttore dallo scorso dicembre è Kessler, c’è stata l’indagine su quattro eurodeputati accusati di corruzione da dei giornalisti che si sono spacciati per lobbisti.

Nella nuova iniziativa contro le frodi c’è un punto dolente: se la nuova strategia della Commissione attribuisce più poteri e autonomia all’Olaf e incentiva la sua collaborazione con le autorità locali (attraverso Europol ed Eurojust), resta irrisolto l’annoso problema del personale e delle risorse a disposizione. L’Ufficio anti frode, infatti, dispone solo di 500 dipendenti, molto pochi se si considera che la regione Sicilia, ad esempio, ne vanta circa 21mila (dati di agosto 2009).



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