Reato più, reato meno, dopo quelli di rave party, omicidio nautico, lesioni nautiche, abbandono scolastico, imbrattamento di edifici con vernice lavabile, istigazione all’accattonaggio, all’anoressia e alla violenza social, istigazione anche epistolare a proteste anche pacifiche in carceri o Cpr, occupazione di immobili (con esenzione per CasaPound), blocco stradale o ferroviario (con esenzione per i lollobrigidi), i tempi sono maturi per l’istituzione di un nuovo gravissimo delitto, punibile con ergastolo ostativo e 41-bis: la lesa Draghità. L’altro giorno la Meloni ne ha detta una giusta: il governo Draghi non era granché: tante photo-opportunity con i leader europei, tipo quella sul treno per Kiev con Scholz e Macron, e pochi risultati, peraltro pessimi (schiforma Cartabia, flop del price cap su gas e petrolio russi, armi a Kiev con i risultati a tutti noti, soliti rinvii su catasto e balneari): tant’è che se ne accorse pure lui, tentò la fuga al Quirinale e fu respinto con perdite. Ma il potere mefistofelico del Superbanchiere s’è fatto subito sentire. E la premier, come sempre quando ne azzecca una (vedi il Mes e gli extraprofitti bancari), s’è rimangiata tutto: “Non ce l’avevo con Draghi, ma col Pd” (mai fotografato con Scholz e Macron). Ma non è bastato: chi commette un reato mica può farla franca smentendolo o scusandosi.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 19 dicembre 2023
Lesa Draghità (Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano - 15-12-2023)
I Nephilim sono sia angeli che demoni? - Shaun Higgins ANUNNAKI
venerdì 15 dicembre 2023
“Kummakivi” – Una meraviglia senza tempo della natura: l'equilibrio incrollabile di Oddstone. - di Hasan (
La natura, in tutta la sua grandezza, offre spesso spettacoli mozzafiato che affascinano l'immaginazione umana. Tra queste notevoli manifestazioni spicca “Kummakivi”, un nome che, in finlandese, si traduce in “Oddstone”. Questa entità enigmatica, una roccia colossale, è stata una testimonianza delle forze durature della natura per un arco di tempo sorprendente di 12.000 anni.
Immerso nel cuore della Finlandia, Kummakivi sfida le convenzioni della gravità e del tempo, appollaiato precariamente in cima a un'altra roccia con un equilibrio inflessibile. La giustapposizione è a dir poco una meraviglia geologica, una danza di forze immense ed eoni di paziente equilibrio.
Curiosamente, il precario equilibrio di Kummakivi è rimasto saldo nel corso dei secoli e continua a sfidare le aspettative fino ad oggi. La sua storia parla del delicato equilibrio delle forze in natura, un equilibrio che rimane risoluto contro le maree del tempo.
La presenza della roccia ha attirato l'attenzione da ogni parte del mondo, attirando menti curiose e intrepidi esploratori a testimoniare la sua improbabile posizione. Il fascino di Kummakivi non risiede solo nel suo insondabile equilibrio ma anche nei misteri che evoca. In che modo questa pietra colossale ha mantenuto la sua tenue posizione per millenni? Quale coreografia cosmica gli ha permesso di resistere alle forze che normalmente farebbero cadere anche i massi più potenti?
Per coloro che cercano di svelare questi misteri, una visita a Kummakivi diventa un incontro con l'enigma del tempo e la sinfonia silenziosa della natura. È un promemoria della resilienza e della bellezza inaspettata che possono emergere dall’interazione degli elementi della terra.
Come testimonianza vivente dell'intricata interazione di forze che modellano il nostro mondo, Kummakivi ha trasceso la semplice curiosità geologica. Incarna una lezione di perseveranza, un promemoria che anche di fronte a sfide formidabili, l’equilibrio può essere raggiunto e mantenuto.
La storia di Kummakivi è incisa nell’arazzo geologico della Finlandia, un inno duraturo all’arte della natura e al delicato equilibrio che caratterizza il nostro mondo. Per le generazioni a venire, questa strana pietra continuerà a ispirare stupore, suscitando meraviglia e curiosità e invitandoci a contemplare le armonie nascoste che modellano il nostro pianeta.
Per saperne di più su Kummakivi e la sua straordinaria storia, approfondisci gli affascinanti dettagli su [link]. Una pietra che sfida il tempo e la gravità attende la tua scoperta.
by David Attenborough fb
https://hasanjasim.online/kummakivi-a-timeless-wonder-of-nature-the-unwavering-balance-of-oddstone/
Scienze Un banco di pesci di 50 milioni di anni fa. -
Un banco di 259 pesci intrappolati in sedimenti calcarei: una capsula del tempo direttamente dall'Eocene. Mizumoto et al. |
I pesci sanno muoversi come un singolo organismo formato da milioni di individui: ogni esemplare sa che, per sopravvivere, dovrà nuotare accanto ai vicini, evitando di rimanere isolato. È così oggi e, a quanto pare, era così anche nell'Eocene, come testimonia la scoperta di un banco di pesci fossile di 50 milioni di anni fa.
Nobuaki Mizumoto, biologo della Arizona State University, si è imbattuto nel raro reperto nel 2016 mentre si trovava in vacanza in Giappone. La lastra di pietra calcarea di 55 cm per 38 cm che incornicia la scena, era conservata in un piccolo museo della cittadina di Katsuyama. I protagonisti sono 259 giovani esemplari di una specie estinta, l'Erismatopterus levatus, i cui individui adulti raggiungevano i 6,5 cm. I pesciolini morirono in massa prima di raggiungere la maturità - molti non superano i 2 cm. Mizumoto, esperto di comportamento animale, ha raccolto le sue osservazioni in un articolo pubblicato su Proceedings of the Royal Society B.
ACQUA DOLCE. La roccia proviene dalla Formazione del Green River, una formazione geologica dell'Eocene (56-34 milioni di anni fa) che ebbe origine dai depositi sedimentari di un gruppo di laghi intermontani del Nord America, lungo l'omonimo fiume che attraversa Colorado, Wyoming e Utah.
IN TRAPPOLA. Il fossile offre l'occasione di studiare l'evoluzione di un comportamento collettivo cristallizzato nel tempo da un evento improvviso, che non diede modo ai pesci di disperdersi per evitare la morte. Forse, sul banco che nuotava in acque poco profonde collassò improvvisamente una duna di sabbia; è anche possibile - ma meno probabile - che gli animali fossero già morti quando furono catturati dai sedimenti, e che la bidimensionalità della roccia faccia sembrare un banco quello che un banco non è.
CON ORDINE. Mizumoto ha condotto un migliaio di simulazioni del movimento dei pesci che sembrano identificare un banco di creature che nuotava nella stessa direzione, seguendo le regole dell'attrazione e della repulsione (cioè mantenere una certa vicinanza o una certa distanza dai vicini), le stesse che governano i movimenti dei banchi di pesci odierni. Questa strategia avrebbe dunque radici lontane, e proprio perché di successo si sarebbe sviluppata tra specie molto diverse, incluse quelle senza discendenti moderni.
https://www.focus.it/scienza/scienze/un-banco-di-pesci-di-50-milioni-di-anni-fa
Archeologi hanno trovato un misterioso sito preistorico vicino al Circolo Polare Artico. - Lucia Petrone
Gli archeologi hanno trovato un misterioso sito preistorico che si ritiene sia un cimitero dell’età della pietra di 6.500 anni fa a soli 80 chilometri a sud del circolo polare artico.
Il sito preistorico è noto come Tainiaro, situato a sud del circolo polare artico, nella regione finlandese della Lapponia. Sebbene l’ipotesi che il sito di Tainiaro sia un cimitero dell’età della pietra rimanga non dimostrata, se confermata, potrebbe alterare drasticamente le idee sulla storia del Nord Europa. Inoltre, la prova farebbe di Tainiaro il cimitero dell’età della pietra più settentrionale del mondo. Nel 1959, i lavoratori locali si imbatterono in strumenti di pietra a Simo, che si trova vicino al confine settentrionale del Mar Baltico, a soli 80 chilometri a sud del circolo polare artico. Il sito, denominato Tainiaro, è stato oggetto di scavi parziali negli anni ’80. Ciò ha portato alla scoperta di migliaia di manufatti, tra cui ceramiche, strumenti di pietra e ossa di animali. Gli archeologi hanno anche potuto notare 127 possibili fosse di diverse dimensioni che avrebbero potuto essere riempite di sedimenti. Alcuni avevano prove brucianti, mentre altri avevano tracce di ocra rossa. L’ocra rossa è un pigmento ferroso naturale fondamentale per numerose sepolture dell’età della pietra. Tuttavia, senza prove scheletriche, che si decomposero rapidamente nel terreno acido di questa regione, l’identificazione del Taniaro come cimitero non fu mai confermata. Il team di archeologi che lavora sul sito ha pubblicato le sue scoperte e teorie sulla rivista archeologica Antiquity della Cambridge University Press nel documento intitolato “Un grande cimitero del quinto millennio a.C. nel nord subartico del Mar Baltico”.
Inizialmente gli archeologi non erano sicuri se le fosse fossero tombe, focolari o una combinazione dei due. Per determinarne la natura, il team ha esaminato il contenuto e le dimensioni delle fosse e le ha confrontate con centinaia di tombe dell’età della pietra in 14 cimiteri. Gli archeologi hanno quindi potuto determinare che almeno 44 di questi avrebbero potuto ospitare sepolture umane. Inoltre, la forma rettangolare con bordi arrotondati delle fosse, tracce di ocra rossa e manufatti occasionali suggeriscono che si trattasse di tombe. Gli autori notano nello studio che Tainiaro dovrebbe essere considerato un cimitero nonostante non sia stato rinvenuto materiale scheletrico sopravvissuto nella zona. Il loro documento di ricerca menziona: “Nonostante l’assenza di prove scheletriche, dozzine di fosse del V millennio a.C. sono state provvisoriamente interpretate come sepolture. Molte delle fosse sono coerenti nella forma con quelle utilizzate per l’inumazione in siti contemporanei, suggerendo che Tainiaro è uno dei più grandi cimiteri dell’età della pietra nel nord Europa e sollevando interrogativi sulle pratiche culturali e di sussistenza delle società preistoriche nel subartico”. Mentre altrove sarebbe stato possibile trovare resti umani in queste fosse, il che avrebbe confermato l’ipotesi cimiteriale dell’età della pietra, il suolo in Finlandia è così acido che nulla di organico sepolto nel terreno potrebbe sopravvivere per più di mille anni. “Stiamo parlando di più di sei millenni qui. Quindi i contorni delle fosse e le loro tracce interne sono tutto ciò su cui gli archeologi locali devono basarsi. Ma non c’era nemmeno una mappa del luogo”, ha detto in una dichiarazione Aki Hakonen, un archeologo dell’Università di Oulu in Finlandia e uno degli autori dello studio . L’archeologo Aki Hakonen, che ha guidato la squadra, spiega che, in base alla forma delle fosse sepolcrali in altre aree, i morti a Tainiaro avrebbero potuto essere sepolti su un fianco o sulla schiena, con le ginocchia piegate. Nota che avrebbero potuto essere presenti pellicce e che i morti avrebbero potuto essere avvolti nelle pelli di foche. Hakonen nota anche che ocra rossa e corredi funerari potrebbero essere stati mescolati allo sporco di riempimento o alla tomba.
giovedì 14 dicembre 2023
ARCHEOLOGIA POLINESIA, L’ENIGMA DELLE CREATURE DI PIETRA NELL’ISOLA DI NUKU HIVA. - Deslok
Temehea Tohua è la casa ancestrale di Vaekehu, l’ultima regina di Taiohae. Il sito si trova su Nuku Hiva, l’isola maggiore dell’arcipelago delle Isole Marchesi. Quest’isola è unica per le sue strane statue che secondo alcuni raffigurerebbero creature non terrestri. Sono in molti a voler svelare l’enigma delle sculture Temehea Tohua: sono il frutto della fervida immaginazione dei coloni polinesiani, oppure la testimonianza di un antico incontro ravvicinato?
Senza dubbio, il significato originale e lo scopo di una grande quantità di opere d’arte preistoriche sfugge alla nostra comprensione. Spesso, quello che era stato considerato come il frutto dell’immaginazione di un antico artista si è poi rivelato essere un’accurata testimonianza di fatti storici. Potrebbe essere anche il caso delle enigmatiche statue di Temehea Tohua?
Indonesia, scoperta piramide che potrebbe avere 27mila anni. - Francesca Orazi
E’ stata scoperta una piramide sotto il sito preistorico di Gunung Padang, a Giava occidentale, in Indonesia. Le prime analisi rivelano che potrebbe essere stata costruita ben 27.000 anni fa, ed essere quindi la più antica del mondo.
Un articolo, pubblicato sulla rivista ‘Archaeological Prospection’ il 20 ottobre, ha aperto un acceso dibattito circa i resti di una piramide ritrovata in Indonesia, tanto che molti archeologi si sono subito dissociati dal contenuto. La collocazione temporale così antica è un dato non indifferente nel panorama archeologico mondiale. Se la piramide indonesiana avesse davvero 27.000 anni, ciò la renderebbe molto più antica della prima piramide egizia, la Piramide di Djoser, risalente a 4.600 anni fa e significherebbe anche che è precedente al più antico sito megalitico conosciuto, Gobekli Tepe in Turchia, costruito circa 11.000 anni fa. Danny Hilman Natawidjaja, geologo dell’Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione di Bandung si è espresso a riguardo, manifestando le sue perplessità: “Non è facile costruire piramidi in quanto bisogna avere un’elevata abilità nella muratura”[…] “La natura ordinata, sagomata e massiccia di queste rocce, alcune delle quali pesano fino a 300 chilogrammi, esclude la probabilità di un trasporto su distanze significative”. […]”La geometria regolare e la composizione distinta di questo oggetto, nonché i suoi materiali non correlati alle rocce circostanti, indicano la sua origine antropica”. Tra il 2011 e il 2014, Natawidjaja e colleghi hanno studiato il sito utilizzando diverse tecniche di penetrazione del terreno per determinare cosa si trova sotto le terrazze e hanno identificato quattro strati che, secondo loro, rappresentano fasi distinte di costruzione. Lo strato più interno è un nucleo di lava indurita, che è stato ‘meticolosamente scolpito’, secondo il documento. Gli strati successivi di rocce, disposte come mattoni, sono stati costruiti sopra il piano più antico. Gli strati sono stati datati al carbonio, utilizzando il terreno depositato tra le rocce ottenuto da un nucleo scavato nella collina. Secondo il documento, la prima fase di costruzione è avvenuta tra 27.000 e 16.000 anni fa. Ulteriori aggiunte sono state apportate tra gli 8.000 e i 7.500 anni fa e lo strato finale, che comprende le terrazze a gradoni visibili, è stato messo in opera tra i 4.000 e i 3.100 anni fa.
A proposito dello studio pubblicato nell’articolo, Lutfi Yondri, archeologo del BRIN di Bandung, in Indonesia, ha affermato: “Lo studio ha dimostrato che le popolazioni della regione abitavano le grotte tra i 12.000 e i 6.000 anni fa, molto tempo dopo la presunta costruzione della piramide, e nessuno scavo di questo periodo ha rivelato prove di una sofisticata attività di muratura”. E, alle sue parole, si aggiunge Flint Dibble, archeologo dell’Università di Cardiff, nel Regno Unito: “Sono sorpreso che il documento sia stato pubblicato così com’è”. Secondo Dibble, sebbene l’articolo presenti “dati legittimi”, le sue conclusioni sul sito del rinvenimento e sulla sua età non sono giustificate. Gunung Padang comprende cinque terrazze di pietra a gradoni, con muri di contenimento e scale di collegamento, che si trovano in cima a un vulcano spento. Continua Dibble: “Non ci sono prove evidenti che gli strati sepolti siano stati costruiti dall’uomo e che non siano il risultato di agenti atmosferici naturali e del movimento delle rocce nel corso del tempo” […] “Il materiale che rotola giù da una collina è destinato, in media, a orientarsi”.
Anche Bill Farley, archeologo della Southern Connecticut State University di New Haven ha i suoi scetticismi sulla collocazione temporale del rinvenimento: “Il lavoro non fornisce prove dell’esistenza di una civiltà avanzata durante l’ultima era glaciale”. I campioni di terreno di Gunung Padang, risalenti a 27.000 anni fa, pur essendo accuratamente datati, non recano segni di attività umana, come carbone o frammenti di ossa. I dati archeologici mostrano che la transizione da società di cacciatori-raccoglitori a società complesse che occupavano grandi insediamenti è avvenuta dopo l’inizio dell’Olocene, 11.700 anni fa. La più antica città attualmente conosciuta è il sito di Catalhoyuk, risalente a 9.000 anni fa, nell’attuale Turchia. Intanto, la rivista ‘Archaeological Prospection’ e la sua casa editrice, Wiley, hanno avviato un’indagine sull’articolo. Eileen Ernenwein, geofisica archeologica presso la Tennessee State University di Johnson City, che è co-editore della rivista, ha dichiarato in un’e-mail a ‘Nature’: “I redattori, me compresa, e il gruppo etico di Wiley stanno attualmente indagando su questo articolo in conformità alle linee guida del Committee on Publication Ethics”.
Nell’attesa di nuovi sviluppi sul contenuto dell’articolo, il sito di Gunung Padang è stato presentato nel documentario di Netflix Ancient Apocalypse del 2022, condotto dallo scrittore britannico Graham Hancock, il quale promuove l’idea che una civiltà globale avanzata sia stata spazzata via 12.000 anni fa, al termine dell’ultima era glaciale. Gli autori riconoscono a Hancock il merito di aver corretto il loro lavoro.