domenica 13 agosto 2023

Progettati batteri in grado di rilevare il Dna del tumore: lo studio.

 

Sono come 'guardiani' invisibili, in grado di intercettare il nemico in maniera efficiente e veloce. A puntare su di loro è un gruppo di scienziati Usa, che ha ingegnerizzato dei batteri in grado di rilevare la presenza di Dna tumorale in un organismo vivo. Un'innovazione testata con risultati positivi nei topi che potrebbe aprire la strada a nuovi biosensori hi-tech capaci di identificare infezioni, tumori e altre malattie. I ricercatori dell'University of California San Diego e un gruppo di colleghi in Australia hanno descritto il passo avanti su 'Science'. Batteri come questi, in precedenza, erano stati progettati per svolgere varie funzioni diagnostiche e terapeutiche, ma non avevano la capacità di identificare specifiche sequenze di Dna e mutazioni al di fuori delle cellule. Il nuovo progetto - battezzato 'Catch' - nasce per fare proprio questo.

"Quando abbiamo iniziato 4 anni fa, non eravamo nemmeno sicuri che fosse possibile utilizzare i batteri come sensore per il Dna dei mammiferi", spiega il leader del team scientifico Jeff Hasty, professore della UC San Diego School of Biological Sciences e della Jacobs School of Engineering. "L'individuazione di tumori gastrointestinali e lesioni precancerose è un'interessante opportunità clinica a cui applicare questa invenzione". È noto che i tumori disperdono il loro Dna negli ambienti che li circondano. Molte tecnologie possono analizzare il Dna purificato in laboratorio, ma non sono in grado di rilevarlo lì dove viene rilasciato. I ricercatori hanno progettato e testato dei batteri con questa missione, utilizzando la tecnologia Crispr, dell'editing genetico.

"Molti batteri possono assorbire il Dna dal loro ambiente, un'abilità nota come competenza naturale", ha affermato Rob Cooper, co-autore dello studio, del Synthetic Biology Institute della UC San Diego. Hasty, Cooper e il medico australiano Dan Worthley hanno collaborato a un'applicazione di questa idea al cancro del colon-retto. Hanno iniziato a formulare la possibilità di ingegnerizzare i batteri che sono già prevalenti nel colon, come nuovi biosensori che potrebbero essere distribuiti all'interno dell'intestino per rilevare il Dna rilasciato da questo tumore.

Il team statunitense-australiano si è concentrato sull'Acinetobacter baylyi - un candidato con le qualità giuste - ingegnerizzandolo e testandolo come sensore per identificare il Dna di KRAS, un gene che è mutato in molti tipi di cancro e per discriminare tra la versione mutata e quella normale. "È stato incredibile quando ho visto al microscopio i batteri che avevano assorbito il Dna del tumore. I topi con tumori avevano sviluppato colonie batteriche verdi che avevano acquisito la capacità di crescere su piastre antibiotiche", ha affermato Wright.

I ricercatori stanno ora adattando la loro strategia di biosensori batterici a nuovi circuiti e diversi tipi di batteri per rilevare e trattare tumori e infezioni umane. In futuro, riflette Siddhartha Mukherjee, professore associato della Columbia University, non coinvolto nello studio, "le malattie saranno curate e prevenute da cellule, non da pillole. Un batterio vivente in grado di rilevare il Dna nell'intestino offre un'enorme opportunità" di schierare "una sentinella per cercare e distruggere il cancro gastrointestinale e molti altri".

La nuova invenzione richiede un ulteriore sviluppo e perfezionamento, precisano gli scienziati. Il team dell'UC San Diego sta continuando a ottimizzare questa strategia avanzata dei biosensori. "C'è un futuro in cui nessuno dovrà morire di cancro del colon-retto", auspica Worthley. "Speriamo che questo lavoro sia utile a bioingegneri, scienziati, e in futuro ai medici, nel perseguimento dell'obiettivo".

https://www.adnkronos.com/salute/progettati-batteri-in-grado-di-rilevare-il-dna-del-tumore-lo-studio_5i7zxwb2KqtCfY6FcoYlS2

Uno strano uccello in metallo emerge da una villa romana. - Angelo Petrone

 "Un piccolo corvo con un seme nel becco è stato scoperto, in maniera del tutto fortuita, in un’antica fattoria tardo romana nel Suffolk, in Inghilterra. Ad annunciarlo è la Pre-Construct Archaeology Ltd PCA, una compagnia che si occupa di archeologia soprattutto agli scavi archeologici preventivi. Reperti simili spesso mostrano l’uccello su un globo con un buco nella base, suggerendo che fossero dei puntali. Il contesto indica la presenza di un legame religioso, perché è stato scoperto accanto ad altri elementi metallici indicando che questa area del sito avesse una destinazione differente rispetto alla parte restante della fattoria.

E’ ancora presto per indicare la struttura come un vero e proprio santuario perché è necessario ancora comprendere l’insieme, ma quell’area della casa romana ha un uso ”particolare” e ben distinto dal resto della struttura. ”L’analisi dei frammenti scoperti potrebbe consentirci di comprendere le pratiche e le credenze religiose nell’epoca tarda romana. Siamo felici di portare alla luce i segreti di questa struttura” – spiegano gli esperti. Ora l’obbiettivo degli archeologi è stabilire che significato avesse quella figura nella religiosità romana. Il corvo potrebbe aver svolto un ruolo nella religiosità cristiana? Non bisogna trascurare, infatti, che il profeta Elia venne aiutato proprio da un corvo.

https://www.scienzenotizie.it/2023/08/07/uno-strano-uccello-in-metallo-emerge-da-una-villa-romana-3971958?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

ProfessorX - G.Maddei

 

«Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una bambina, avrai una una donna, una famiglia, una società istruita.»

Rita Levi Montalcini aveva ragione. Però oggi in nome dell’istruzione e del femminismo si vuole riscrivere la nostra cultura, perché i classici e le fiabe del passato sono «maschilisti, medievali, anti femministi». Ma sapete una cosa? Nei classici e nelle fiabe del passato, se li leggete con attenzione, scoprirete una cosa che a questi progressisti di oggi è sfuggita: sono le donne le vere eroine di queste storie, le donne salvano gli uomini e non il contrario!

Ricordate la Divina Commedia? Parla di un uomo che compie un viaggio nell’inferno, nel purgatorio e nel paradiso. Di un uomo che si trova, nel mezzo del cammin della vita, ad attraversare una «selva oscura». Ma il vero protagonista della Divina Commedia non è Dante ma Beatrice. Beatrice salva Dante; è lei che che lo conduce in Paradiso, perché per quest’autore che vi hanno descritto come antiquato, è la donna a salvare l’umanità intera.

Lo stesso vi dirà Dostoevskij: Sonja salva Raskolnikov in Delitto e castigo, ricordandogli cioè che la vera forza dell’uomo è una soltanto: l’amore. Se prendete in mano un classico o un libro di fiabe, troverete sempre la figura di una donna, di una confidente, di una madrina che sostiene l’eroe e lo salva. Com’è possibile allora che questi luminari della cancel culture non lo abbiano capito?

Vedete, leggere e saper leggere non sono la stessa cosa. Guardare e vedere non sono la stessa cosa! Se non sai interpretare, se proietti sul passato i tuoi preconcetti, tu non stai leggendo. Non stai guardando. A me fanno ridere coloro che dicono: «non è moderno!» Il libro più antico di tutti, l’Epopea di Gilgamesh, risale a quattromila anni fa! Vi troverete usanze, costumi e modi di parlare lontanissimi dai nostri, però quando Gilgamesh piange la morte del suo amico Enkidu, quando si domanda «perché c’è la morte?», il suo dolore è identico al nostro. Oggi il vero problema è che la gente non sa guardare: nella società della superficialità vedono soltanto le apparenze e non la sostanza.

G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (Cari amici, con un senso di commozione vi comunico che il mio romanzo Clodio è alla sua ultima ristampa. Se vi piacciono la storia e la filosofia, vi lascio il link per leggerne un estratto gratuito: https://www.amazon.it/Clodio-G-Middei/dp/8832055848

#cultura #letteratura #scuola #istruzione

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sabato 12 agosto 2023

Napalm Girl, la foto 50 anni fa.

 

Portò nelle case di tutti l'orrore della guerra in Vietnam.

Esattamente mezzo secolo fa, il 9 giugno del 1972, sulla prima pagina del New York Times uscì la foto di una bambina nuda e urlante. È entrata nella storia come Napalm Girl, o Century Girl, la ragazza del secolo, ma aveva appena nove anni, Phan Thi Kim Phuc, bruciata dal napalm in Vietnam. Zelensky denuncia i crimini di guerra compiuti dai russi nella sua Ucraina, il giovane premier da Kiev conduce la sua battaglia per convincere gli occidentali a aiutarlo contro Putin. «I russi uccidono anche i bambini», si indigna. È sempre avvenuto, in ogni guerra, e sempre più da quando nell'ultimo secolo anche i civili sono diventati un bersaglio.

Le bombe e le cannonate uccidono senza scegliere le vittime, mia suocera fu sepolta dalle macerie nel bombardamento di San Lorenzo e salvata dai vicini. Nel quartiere di Roma, il 19 luglio del 1933 venero uccisi 717 civili, quanti furono i bambini uccisi a Nagasaki o Hiroshima, e a Londra o a Dresda quanti morirono durante l'ultima guerra?

Io ricordo le bombe a Palermo, e avevo meno di un anno, e da sempre fatico ad essere creduto. Ricordi i ricordi degli adulti, mi dicevano già quando lo raccontavo appena qualche anno dopo. Ma è un ricordo troppo personale. Ero a letto con mia madre, mio padre era in guerra, e non avevo paura perché lei fingeva di non avere paura. Palermo fu una delle città d'Europa più bombardate. Gli inglesi sprecavano le bombe che cadevano in mare per mirare al porto, gli americani bombardavano a tappeto dal mare alle montagne. I palermitani riconoscevano gli aerei dal rumore, questo sì mi venne raccontato. La guerra rimane nei bambini per tutta la vita, anche nei piccoli ucraini.

La foto di Phan Thi venne scattata l'8 giugno. Due bombardieri a elica Douglas Skyraider sganciarono le bombe al napalm sul villaggio di Drang Pang, a 25 chilometri da Saigon, credendo per errore che nelle capanne fossero nascosti dei vietcong. Il fotografo vietnamita Huyhn Cong Ut, aveva 21 anni, e lavorava per l'Associated Press. «Vidi corrermi incontro quei bambini», raccontò, «e non capii perché quella piccola fosse nuda, poi notai che il suo corpo era ustionato». Ut, che i colleghi chiamavano Nick, smise di fotografare, avvolse la bambina nella giacca, la trasportò all'ospedale e le salvò la vita, violando la retorica del mestiere che dovrebbe imporre a cronisti e fotografi di rimanere testimoni, di non immischiarsi in quel che accade.

Quella foto, secondo le regole dell'AP, che vietano immagini di persone nude, non doveva essere diffusa. Ma il photochef dell'agenzia a Saigon era il tedesco Horst Faas, e violò il codice professionale. Per questo i giornali tedeschi ieri hanno ricordato la Napalm Girl. Per una volta, un giustificato orgoglio nazionale. Oggi, quello scatto storico in nome del politically correct verrebbe censurato dai media, non potrebbe apparire su Facebook. Horst Faas era nato nel 1933 a Berlino, l'anno dell'avvento di Hitler al potere, è morto a Monaco nel 2012. Nel '65 aveva vinto un Pulitzer per i reportage in Vietnam.

La foto non influì sulla fine della guerra, come si vuol credere. Il presidente Nixon e Henry Kissinger cercavano di porre fine al conflitto ormai perduto. I soldati americani in Vietnam erano mezzo milione nel '68, e nel '72 poco più di trentamila.

Oggi Phan Thi, nata il 6 aprile del '63, vive in America, è madre e nonna, ed è in contatto con il fotografo che la salvò. Dopo la guerra, Nick emigrò negli Stati Uniti e divenne cittadino americano. Con quello scatto vinse il Pulitzer, ma non guadagnò un dollaro, perché lavorava per un'agenzia. L'8 giugno del 2007 ha scattato un'altra foto finita in prima pagina, quella di Paris Hilton in lacrime fermata dalla polizia al volante.

Oggi non abbiamo più una foto di guerra o di qualsiasi altro evento che possa entrare nella storia. Abbiamo troppe foto, tutti fotografano, i passanti, i soldati al fronte, i civili sotto le bombe, e nessuna immagine trasmessa in rete sopravvive oltre un giorno. È facile la manipolazione digitale, anche un ragazzino è capace di truccare una foto sul cellulare. Nessuno sa distinguere tra realtà e menzogna, fake news come si dice.

https://www.italiaoggi.it/news/napalm-girl-la-foto-50-anni-fa-2565901

Phan Thi oggi




venerdì 11 agosto 2023

La cultura di Nazca costruì questi incredibili acquedotti nel deserto peruviano 1500 anni fa e sono ancora in uso oggi. - Hasan

 

Gli acquedotti di Cantalloc, costruiti dal popolo di Nazca durante il periodo precolombiano della storia peruviana, continuano a servire il loro scopo originario, con gli agricoltori locali che fanno ancora affidamento su di loro per trasportare l'acqua nella regione arida.

Un team di accademici guidato da Rosa Lasaponara dell'Institute of Methodologies for Environmental Analysis ha recentemente esaminato le immagini satellitari per vedere se possono rivelare nuove informazioni sui "puquios", una rete di acquedotti situata a 4 chilometri (2,5 miglia) a ovest di Nazca, in Perù . Esistono circa 40 acquedotti di questo tipo, tutti costruiti dalla civiltà Nazca, e i Nazca li hanno utilizzati tutto l'anno.

Questi edifici nelle pianure del Perù si trovano a circa 4 chilometri a est delle famose linee di Nazca. Le costruzioni possono avere lo stesso tema, poiché ci sono state teorie secondo cui le linee avevano un ruolo simbolico nella caccia all'acqua, che gli acquedotti di Nazca erano progettati per imbrigliare. Si pensa che questi canali, come le linee di Nazca, avessero uno scopo religioso oltre alla loro utilità utilitaristica di rendere il suolo più ospitale per l'agricoltura.

La scoperta degli acquedotti ha evidenziato l'abilità tecnologica della civiltà di Nazca. I 'puquios', o costruzioni a spirale, facevano parte di un sistema idraulico che recuperava e canalizzava l'acqua. Il vento è stato in grado di soffiare in una rete di canali sotterranei, convogliando l'acqua dalle falde acquifere sotterranee nei punti in cui era più richiesta. I puquios erano un progetto di tale successo che 30 di loro sono ancora utilizzati dagli agricoltori oggi.

Una rete così completa e duratura dimostra la padronanza dei suoi progettisti della geologia e delle caratteristiche di approvvigionamento idrico annuale della regione circostante.

La civiltà Nazca prosperò lungo l'arida costa meridionale del Perù tra c. 100 a.C. e 800 d.C. nei bacini fluviali del drenaggio del Rio Grande de Nazca e della Valle dell'Ica. I Nazca crearono una vasta gamma di artigianato e tecnologia, tra cui ceramiche, tessuti, geoglifi e, naturalmente, acquedotti, tutti fortemente ispirati dalla precedente civiltà di Paracas (che era famosa per i suoi tessuti estremamente complicati).

Oltre a queste incredibili reti idriche, il popolo Nazca della regione di Ica in Perù è famoso soprattutto per le Linee di Nazca, enormi disegni sul deserto senza uno scopo noto. Recentemente è stato scoperto che la più antica di queste linee è un gatto grasso.

I Nazca erano appassionati osservatori dell'ampio ambiente marittimo, così come altri popoli andini costieri del Sud America. Un buon esempio è il dente di balena in basso, da cui è stata scolpita una bella dama.


L'oceano salato e le sue strane specie formavano un'antitesi diadica alle fresche acque della terraferma. Il taglio di una scultura cerimoniale dai denti di un enorme mostro marino era ovviamente spiritualmente significativo.

Ma torniamo ai sorprendenti sistemi acquedottistici della Nasca. Li hanno creati per trasportare l'acqua dalle sorgenti di montagna; la parola 'puquios' si riferisce ai punti di partenza a forma di spirale.

Queste sorgenti sono spesso coperte da tetti in legno e bordate di pietre e si trovano piuttosto in alto sulle pendici delle montagne. L'acqua viene pompata dai puquios sui terreni agricoli di pianura attraverso profondi fossati.

I percorsi degli acquedotti sono semplici da seguire poiché sono costruiti in enormi curve. I Nazca evitarono davvero le inondazioni curvando i loro fiumi per garantire che l'acqua non scorresse troppo rapidamente quando la neve si scioglieva in primavera.

Queste spirali sono conosciute come "ojos", che in spagnolo significa "occhi". Puoi davvero entrarci, scendendo a spirale su gradini di pietra fino in fondo ai pozzi di raffreddamento. Gli acquedotti, invece, richiedono una regolare manutenzione, ei contadini scendono dagli 'ojos' per ripulire i canali. In cambio, ricevono una regione dalla vegetazione lussureggiante, un bel posto dove fare escursioni con incredibili panorami montani in ogni direzione.

A parte quanto già detto, tutto ciò che sappiamo dei Nazca è la loro inventiva nelle loro creazioni. Di conseguenza, per chiunque visiti le Linee di Nazca, questi innovativi sistemi di gestione dell'acqua sono una tappa obbligata. Gli acquedotti di Cantalloc sono la prova di un astuto desiderio di rendere il deserto adatto a tali esigenze, mentre le linee riflettono una vita religiosa ricca e creativa.

Fonti:  1 ,  2 ,  3 ,  4 ,  5

https://hasanjasim.online/the-nazca-culture-built-these-incredible-aqueducts-in-the-peruvian-desert-1500-years-ago-and-they-are-still-in-use-today/?fbclid=IwAR2sRjvEFh_3In_E5iamuXTD0veB5BTNn8Fp8GJqaujDC2PEAiWjt6STbZU

giovedì 10 agosto 2023

PILLOLA AOH1996: curerà tutti i TUMORI? Vediamo cosa sappiamo ad ora, i dettagli.

 

Potrebbe essere una delle più importanti novità sul campo della medicina. Dopo forse 20 anni di continue ricerche siamo quasi arrivati al traguardo, ovvero potremo avere una sola pillola per sconfiggere tutti i tumori.

Le aspettative sono molto alte dopo l’annuncio dei risultati promettenti del farmaco contro il cancro chiamato ‘AOH1996', pubblicati da un gruppo di oncologi ricercatori del City Hope di Los Angeles, sulla rivista Cell Chemical Biology.

Gli scienziati, così come riporta anche il Corriere della Sera, hanno sviluppato tale farmaco potenzialmente miracoloso in grado di distruggere il cancro ma, a differenza della chiemio, di lasciare intatte le altre cellule. La pillola si chiamerà AOH1996 proprio perché richiama le iniziali e la data di nascita di Anna Olivia Healy, una bambina morta nel 2005 a soli nove anni, per un cancro infantile. La dottoressa Linda Malkas, che ha guidato la ricerca, ha incontrato il padre di Anna poco prima che morisse ed è stata ispirata dalla storia. Al momento è stato testato in laboratorio su 70 diverse cellule tumorali ad iniziare dal seno, alla prostata, al cervello, alle ovaie e così via, ed è risultato efficace contro tutti.

Insomma, le aspettative della comunità scientifica sono altissime. Inutile dire che lo sono anche quelle di chi è malato di tumore e non trova beneficio in chemio o immunoterapie. Ma ovviamente ci vuole ancora tempo prima che possa debuttare sul mercato dei farmaci oncologici, almeno sei anni. Quello che più interessa ad oggi è che, oltre a spezzare i meccanismi di sviluppo delle cellule cancerogene, la pillola è in grado di ridurre gli effetti collaterali delle terapie di oggi, lasciando intatti gli altri tessuti.

Un disco in marmo di 2.500 anni fa è stato scoperto in Israele. - Angelo Petrone

Secondo gli archeologi, questo oggetto fungeva da amuleto per proteggere dal malocchio e dall’invidia e aiutava le navi da guerra e le navi mercantili a navigare.

Un disco di marmo a forma di occhio di 2.500 anni è stato trovato nel mare vicino alla spiaggia di Palmachim, in Israele, da un bagnino che stava facendo snorkeling. A renderlo noto sabato è il portale Arkeonews. Secondo gli specialisti, questo raro oggetto veniva utilizzato come amuleto contro il malocchio per le navi tra il V e il IV secolo a.C. Il disco è di marmo bianco e misura 20 centimetri di diametro. Uno dei suoi lati è piatto, ma l’altro è convesso e presenta una cavità centrale con tracce di vernice che formano due cerchi attorno al centro. In archeologia sono identificati con il motivo di un occhio, o ‘ophtalmoi‘ in greco. Tali dischi ornavano le prue di antiche navi da guerra e mercantili, e venivano fissati al legno con chiodi di piombo o di bronzo. “Attraverso disegni su ceramica, mosaici e monete antiche, oltre a fonti storiche del V secolo a.C., sappiamo che questo disegno era comune sulle prue delle navi e serviva a proteggere dal malocchio e dall’invidia, aiutava nella navigazione e fungeva da un paio di occhi che guardano avanti e avvertono del pericolo“, spiega Yaakov Sharvit, direttore dell’Unità di archeologia marina dell’Autorità israeliana per le antichità. L’esperto ha spiega, inoltre, che tali decorazioni sono ancora comuni sulle navi moderne in Portogallo, Malta, Grecia ed Estremo Oriente.

Nonostante il fatto che questi talismani fossero diffusi ai loro tempi, gli esempi reali sono molto difficili da trovare e fino ad oggi nel Mediterraneo sono stati scoperti solo quattro oggetti così antichi. Allo stesso tempo, le indagini archeologiche in questo territorio dimostrano che era un centro attivo di attività commerciali, come attestato dal numero di naufragi di navi mercantili.

https://www.scienzenotizie.it/2023/08/08/un-disco-in-marmo-di-2-500-anni-fa-e-stato-scoperto-in-israele-1871996?fbclid=IwAR1R_eMzzSKiCtLeaeXchBjib-cxef2a9w8iGuStUxXqhbZIkid86ehCHFY