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martedì 13 febbraio 2024

Ritrovato metallo meteorico in alcuni reperti dell’età del bronzo. - Marco della Corte

 

I ricercatori hanno stabilito che due manufatti di un tesoro dell'Età del Bronzo scoperto in Spagna furono realizzati con metallo meteorico.

Alcuni di essi sarebbero stati realizzati con metallo meteorico. Certo, non è la prima volta che gli studiosi scoprono reperti antichi forgiati con ferro meteorico: nel corso della storia sono stati riportati alla luce coltelli, frecce, pugnali o gioielli modellati con del materiale extraterrestre.


Il ferro proveniente dai meteoriti era molto probabilmente considerato un dono degli dei nei tempi antichi e per questo motivo con esso erano costruiti esclusivamente oggetti utili in campo bellico, per la caccia o che fossero particolarmente preziosi. Da notare poi che nell’Età del Bronzo l’umanità non aveva ancora imparato l’estrazione dei minerali dalla roccia e la sua fusione e l’utilizzo di metallo meteorico non era certamente qualcosa di quotidiano, bensì esclusivo.

Il Tesoro di Villena e l’utilizzo di metallo meteorico in alcuni manufatti.

Il Tesoro di Villena consiste in una raccolta di ciotole, braccialetti e bottiglie realizzati con materiali preziosi quali oro, argento, ferro e ambra. Un patrimonio artistico consistente in ben 59 oggetti creati con i precitati metalli, per un totale di circa 10 kg, con 9 oggetti di oro a 23,5 carati.

La storia però non finisce qui, dato che, negli ultimi tempi, gli studiosi del Museo Archeologico Nazionale della Diriyah Gate Development Authority (Arabia Saudita) e del CSIC Institute of History hanno condotto una ricerca che ha svelato come almeno due manufatti del Tesoro siano stati prodotti con del metallo meteorico. Una scoperta che arricchisce la nostra consapevolezza riguardo alle arti e alla tecnologia a disposizione degli uomini dell’Età del Bronzo. 

Prima della scoperta della fusione, il ferro era considerato un metallo dal valore inestimabile e, di conseguenza, quello proveniente dai meteoriti era l’unico ferro di cui l’uomo poteva disporre per la creazione di manufatti come collane, armi e strumenti. Questo metallo meteorico è interessante, in quanto è composto da una lega formata da ferro e nichel, con una presenza maggiore del secondo, di solito superiore al 5% in peso. 

La ricerca si è concentrata in particolare sui precitati due oggetti del Tesoro: un braccialetto di ferro e quella che dovrebbe essere la parte superiore di un bastone o di uno scettro, ossia, una piccola semisfera cava ornata da una sottile lamina d’oro traforata. In seguito, i due manufatti sono stati inviati al Curt-Engelhorn-Centre of Archaeometry gGmbH per effettuare una spettrometria di massa.

I risultati degli esami hanno svelato come il cappuccio della semisfera era, con ogni probabilità, costituito da metallo meteorico, ovvero, da ferro meteorico. Per cercare di fugare qualsiasi dubbio è stata fatta una comparazione con la composizione globale del meteorite di ferro Mundrabilla, caduto sulla Terra circa un milione di anni fa. 

Gli autori dello studio hanno spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da StileArte“I dati disponibili suggeriscono che il cappuccio e il braccialetto sono i primi due pezzi attribuibili al ferro meteoritico nella Penisola iberica, compatibile cronologicamente con la tarda Età del Bronzo, ovvero, prima dell’inizio della produzione terrestre di ferro”.

Non solo il Tesoro di Villena. Sempre di recente, in Svizzera, l’attenzione degli studiosi si è concentrata su una punta di freccia realizzata con una scheggia ricavata da metallo meteorico durante la fine dell’Età del Bronzo. Si ipotizza che l’oggetto è stato ricavato probabilmente a freddo, tramite le tecniche di fresatura e di limatura. La cosa curiosa è che il meteorite in questione non sarebbe caduto nelle vicinanze. 

Secondo i risultati dei marcatori chimico-fisici, il metallo meteorico sarebbe stato portato in Svizzera dall’Estonia, dove sarebbe caduto proprio durante l’Età del Bronzo. Tale meteorite risulta essere compatibile da un punto di vista fisico e chimico con l’arma rinvenuta in territorio elvetico. 

https://reccom.org/metallo-meteorico-in-alcuni-reperti-delleta-del-bronzo/

domenica 13 agosto 2023

Uno strano uccello in metallo emerge da una villa romana. - Angelo Petrone

 "Un piccolo corvo con un seme nel becco è stato scoperto, in maniera del tutto fortuita, in un’antica fattoria tardo romana nel Suffolk, in Inghilterra. Ad annunciarlo è la Pre-Construct Archaeology Ltd PCA, una compagnia che si occupa di archeologia soprattutto agli scavi archeologici preventivi. Reperti simili spesso mostrano l’uccello su un globo con un buco nella base, suggerendo che fossero dei puntali. Il contesto indica la presenza di un legame religioso, perché è stato scoperto accanto ad altri elementi metallici indicando che questa area del sito avesse una destinazione differente rispetto alla parte restante della fattoria.

E’ ancora presto per indicare la struttura come un vero e proprio santuario perché è necessario ancora comprendere l’insieme, ma quell’area della casa romana ha un uso ”particolare” e ben distinto dal resto della struttura. ”L’analisi dei frammenti scoperti potrebbe consentirci di comprendere le pratiche e le credenze religiose nell’epoca tarda romana. Siamo felici di portare alla luce i segreti di questa struttura” – spiegano gli esperti. Ora l’obbiettivo degli archeologi è stabilire che significato avesse quella figura nella religiosità romana. Il corvo potrebbe aver svolto un ruolo nella religiosità cristiana? Non bisogna trascurare, infatti, che il profeta Elia venne aiutato proprio da un corvo.

https://www.scienzenotizie.it/2023/08/07/uno-strano-uccello-in-metallo-emerge-da-una-villa-romana-3971958?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

sabato 6 aprile 2019

Scoperto il frammento di un pianeta 'sopravvissuto'.


Rappresentazione artistica del frammento del pianeta sopravvissuto alla morte della sua stella e della scia di gas che continua a lasciare dietro di sé (fonte: University of Warwick/Mark Garlick).


Fatto di ferro, è scampato alla morte della sua stella.


E' 'sopravvissuto' a una catastrofe e continua a vagare in una sorta di 'cimitero' cosmico lasciandosi alle spalle una scia di gas: è il frammento di un pianeta scampato alla morte della sua stella e ricchissimo di metalli pesanti. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science e finanziata dal Consiglio Europeo della Ricerca (Erc), si deve al gruppo internazionale coordinato dall'università britannica di Warwick, al quale ha partecipato l'Italia, con l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Il frammento del pianeta, osservato utilizzando il Gran Telescopio Canarias, si trova a 410 anni luce dalla Terra ed è sfuggito al cataclisma seguito alla morte della sua stella, una nana bianca chiamata SDSS J122859.93+104032.9. A rendere ancor più sorprendente la sua sopravvivenza è la sua orbita: così vicina alla sua stella da compiere una rivoluzione ogni due ore. La scoperta è stata possibile grazie a una tecnica di analisi spettroscopica che ha permesso di identificare la scia di gas lasciata dal pianeta e le variazioni nella luce emessa dal sistema. E' la prima volta che si scopre in questo modo un corpo solido in orbita attorno a una nana bianca.
"La stella doveva essere grande due volte la massa del Sole, ma ora è una nana bianca con una massa pari al 70% di quella solare", osserva il coordinatore della ricerca, Christopher Manser. Gli astronomi hanno calcolato che il diametro del frammento dovrebbe essere di almeno un chilometro. "Le nane bianche sono ciò che resta di stelle come il nostro Sole, una volta che hanno esaurito tutto il loro combustibile e disperso i loro strati esterni", spiega Melania Del Santo, dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell'Inaf (Iasf-Inaf) di Palermo.
"Quando le stelle  invecchiano, diventano giganti rosse e, crescendo, spazzano via buona parte del loro sistema planetario, lasciandosi alle spalle solo un nucleo denso: una nana bianca", prosegue la ricercatrice. Anche il Sole si espanderà fino a raggiungere l'orbita della Terra, inglobando Mercurio, Venere.
Quello che resta del pianeta sopravvissuto "orbita vicinissimo alla stella, molto al di là del limite oltre cui pensavamo che non ci fosse più alcunché. L'unica spiegazione è che debba trattarsi di un oggetto molto denso. Pensiamo sia composto in gran parte di ferro e nichel", aggiunge uno dei ricercatori, Boris Gaensicke. 

mercoledì 30 settembre 2015

STUDIO SCIENTIFICO STATUNITENSE CONFERMA LE OPERAZIONI DI GEOINGEGNERIA CLANDESTINA. - Mssimiliano Di Benedetto

Herndon

Un’importante novità dagli Stati Uniti: un recente studio, condotto dallo scienziato J. Marvin Herndon, per conto dell'”Enviromental research and public health“, conferma che la biosfera è oggetto di pesanti e dannosi interventi tramite la diffusione di particelle nanometriche di metalli (in primis alluminio) e di letali elementi radioattivi. La ricerca mette la parola fine alla diatriba sulla questione “scie chimiche” (alias geoingegneria clandestina) che sono, come sosteniamo da tempo, una realtà incontestabile.
Le risultanze del luminare impongono l’incriminazione per reati ambientali di vario genere, per omicidio etc. ai danni di coloro che organizzano ed attuano le operazioni chimico-biologiche, per favoreggiamento nei confronti di chi (negazionisti-persecutori), a vario livello, in questi anni, ha pervicacemente occultato la verità e diffamato i ricercatori e fra questi il Ministero della Giustizia.
Il documento, pubblicato sulla rivista scientifica “International journal of environmental research and public health”, si intitola “Evidence of coal-fly-ash toxic chemical geoengineering in the troposphere: consequences for public health”. Nel testo l’esperto non esita a chiamare le cose con il loro nome, usando termini come “chemtrails” e “geoengineering”, sgomberando il campo, anche sotto il profilo lessicale, da qualsiasi, residuo dubbio in merito al problema vigorosamente denunciato.
Di seguito la sintesi dello studio.
The widespread, intentional and increasingly frequent chemical emplacement in the troposphere has gone unidentified and unremarked in the scientific literature for years. The author presents evidence that toxic coal combustion fly ash is the most likely aerosolized particulate sprayed by tanker-jets for geoengineering, weather-modification and climate-modification purposes and describes some of the multifold consequences on public health. Two methods are employed: (1) Comparison of 8 elements analyzed in rainwater, leached from aerosolized particulates, with corresponding elements leached into water from coal fly ash in published laboratory experiments, and (2) Comparison of 14 elements analyzed in dust collected outdoors on a high-efficiency particulate air (HEPA) filter with corresponding elements analyzed in un-leached coal fly ash material. The results show: (1) the assemblage of elements in rainwater and in the corresponding experimental leachate are essentially identical. At a 99% confidence interval, they have identical means (T-test) and identical variances (F-test); and (2) the assemblage of elements in the HEPA dust and in the corresponding average un-leached coal fly ash are likewise essentially identical. The consequences on public health are profound, including exposure to a variety of toxic heavy metals, radioactive elements, and neurologically-implicated chemically mobile aluminum released by body moisture in situ after inhalation or through transdermal induction.
Leggi qui l’intero articolo. Qui lo studio in formato PDF e qui le immagini, cliccando sulla voce relativa.
http://www.losai.eu/studio-scientifico-statunitense-conferma-le-operazioni-di-geoingegneria-clandestina/