sabato 13 aprile 2019

Travaglio: “Il Tav lo vuole il Sistema. Il M5S? È il voto utile contro Salvini”. - Giacomo Russo Spena



Un libro collettaneo – di cui è coautore – spiega le ragioni del No alla Torino-Lione: “È un'opera inutile, dannosa per il territorio e vantaggiosa solo per chi la costruisce”. Poi attacca il partito trasversale del cemento e le convergenze parallele, sulle grandi opere, tra Lega e Pd: “Quando il Pd – che ogni giorno grida al fascismo – si riduce ad implorare Salvini di regalargli il Tav, significa che è ad un punto di non ritorno”. E sulla crisi del M5S, ricorda che sono l'unica opposizione alla Lega: “Se cade questo governo si va a votare e il prossimo sarà di centrodestra. Meglio un Salvimaio oggi, con Conte a Palazzo Chigi, che un Salvisconi domani”.


intervista a Marco Travaglio di Giacomo Russo Spena

“I giornaloni raccontano troppe menzogne, si riempiono la bocca di parole come futuro e sviluppo mentre è palese che il Tav sia un'opera inutile, dannosa per il territorio e vantaggiosa soltanto per chi la costruisce, ovvero gli imprenditori che vanno a braccetto con politici e vecchie cariatidi di sistema interessate direttamente all'affare”. Marco Travaglio va subito a bersaglio. Diretto, senza troppi giri di parole.

Da sempre contrario all'alta velocità nel tratto Torino-Lione, già nel '90 manifestava con la valle ribelle insieme a volti come Dario Fo e Franca Rame. Oggi si ritrova in un libro collettaneo “Perché No Tav” insieme ad altre autorevoli personalità schierate contro quest'opera: Erri De Luca, Marco Revelli, Tomaso Montanari, Luca Mercalli, Angelo Tartaglia, Livio Pepino, Alessandra Algostino, Claudio Giorno, Chiara Sasso e Luca Giunti. Un volume che smonta, punto per punto, le narrazioni tossiche dei media mainstream.

In sintesi, perché opporsi all'alta velocità Torino-Lione?
Seguo la questione da anni. Ero presente persino alla prima conferenza stampa del 1991: l'opera veniva annunciata in pompa magna sulla scorta di previsioni che, nel tempo, si sono rivelate sballate. Era pronosticato un aumento vertiginoso ed esponenziale del traffico passeggeri e merci, peccato che nel 2011 ci fu la famosa puntata di Report che mostrò la linea con i treni vuoti al 90%. Era già tutto chiaro: stavano mentendo spudoratamente e volevano l'alta velocità per i loro profitti. Il Frejus ha un traffico merci ridicolo, quasi irrisorio, rispetto alle altre arterie perché non esiste domanda sufficiente.

Prima obiezione: se ci fosse l'opera si sfrutterebbe la Torino-Lione e non si passerebbe per le altre vie, no?
La maggioranza delle merci che passa per Ventimiglia è destinata in Spagna. Chi farebbe un tragitto verso nord per poi scendere a sud? Inizialmente l'opera era prevista per i treni passeggeri, poi scoprirono che il fabbisogno scendeva e bastava e avanzava il Tgv. Allora, dall'Alta Velocità, ripiegarono sull'Alta Capacità per le merci, solo per non rinunciare a un'opera che già sapevano inutile. Ora che il traffico merci e passeggeri si è ulteriormente ridotto, riparlano di passeggeri e merci. Sono quasi trent'anni che raccontano balle su balle, pur di non rinunciare all'affare.

Nel libro si sostiene che il dossier sui costi-benefici dell'ingegnere Marco Ponti abbia un saldo negativo di circa 7 miliardi di euro. Però, lo stesso Ponti, ha redatto un secondo dossier in cui il saldo negativo si dimezzerebbe a 3,5. Un ingegnere che, a distanza di poco tempo, spara numeri diversi è veramente affidabile?
I numeri sono gli stessi, non cediamo alla propaganda. All’inizio hanno chiesto a Ponti un’analisi costi-benefici sulla totalità dell'opera, mentre – in un secondo momento – Salvini (evidentemente allergico alle sottrazioni matematiche) ha voluto sapere l'ammontare specifico per l'Italia. Ponti ha preparato un secondo dossier escludendo le spese del governo francese e dell’Unione Europea. Tutto qui. Detto questo, per un buco che parte in Italia e finisce in Francia, non ha senso domandarsi quanto l'opera farebbe perdere a ciascuno Stato perché la perdita è complessiva. Ci rimettono sia gli italiani che i francesi. Anzi, noi ci rimettiamo di più avendo governanti irresponsabili che su un tunnel di 57 km e mezzo – che insiste per l’82% sul territorio francese e per il 28% su quello italiano – decidono di pagare i due terzi dell'opera, lasciando alla Francia solo un terzo delle spese, al netto di quelle europee.

Come si fa a considerare corretta un'analisi costi-benefici focalizzata sulle casse per lo Stato – che senza il Tav e grazie alla circolazione di merci su gomma continua ad incassare su accise, pedaggi e benzina – senza curarsi degli aspetti trasportistici ed ambientali?
Altra sciocchezza: nelle 80 pagine della costi-benefici c'è tutto, anche i costi ambientali e le previsioni del passaggio da gomma a rotaia. Se la richiesta è di calcolare i costi e i benefici di un'opera, è inevitabile che vadano inserite tutte le voci correlate. Fermo restando che, anche eliminando i mancati introiti per pedaggi e accise, il Tav rimarrebbe un'opera pesantemente in perdita per le casse dello Stato.

Sotto il profilo ambientale, non preferisce il ferro alla gomma?
Certo. Ma non è vero che la presenza dell'alta velocità tra Torino e Lione trasferirebbe miracolosamente i container dai tir ai treni, perché notoriamente è molto più pratico ed economico trasportare una merce su gomma dato che il tir si reca nell'azienda di partenza e consegna direttamente nell’azienda di destinazione. Con il treno l'iter è più complesso e sconveniente: bisogna prevedere un passaggio col tir dall'azienda alla stazione, caricare i container sul treno, poi mandare un altro tir alla stazione di arrivo e rilevare il carico per effettuare poi l’ultimo tratto su gomma. Del resto, già oggi esiste un treno merci, il Torino-Modane, che viaggia ampiamente inutilizzato perché le aziende continuano a preferire i tir. In ogni caso, 15-20 anni di cantiere per scavare il buco più lungo del mondo in una montagna ricca di amianto e materiali radioattivi inquinerebbe irrimediabilmente la valle, col surplus di smog e CO2 che produrrebbero il cantiere e i camion carichi di detriti.

Eppure sia la Lega che il Pd insistono per la costruzione del Tav e per lo sblocco di altri cantieri: esiste un partito trasversale che è il partito del cemento?
Sulle grandi opere siamo alle convergenze parallele tra Lega, Pd e quel che resta di FI. È una realtà tangibile: li abbiamo visti sfilare tutti insieme appassionatamente in piazza a Torino, prima nascosti dietro le madamine poi, più esplicitamente, con due marce bipartisan coi vari Chiamparino, Fassino, Toti, Gelmini, Martina, Molinari in prima fila. Maria Elena Boschi ha persino implorato la Lega di “passare dalle parole ai fatti”: come se fosse una sua alleata. Cos'altro aggiungere?

Non risparmia mai critiche al Pd, eh.
Quando il Pd – che ogni giorno grida al fascismo del governo e in particolare della Lega – si riduce ad implorare Salvini di regalargli il Tav, significa che quel partito è a un punto di non ritorno. D'altronde, l'ex segretario Martina aveva annunciato una mozione di sfiducia individuale contro Salvini poi – dopo la manifestazione congiunta a Torino – ha preferito farla contro il ministro Toninelli comunicandoci plasticamente chi è il nemico principale del Pd: il M5S.

Un Travaglio che non crede nemmeno nel nuovo ciclo del Pd zingarettiano. Nel Pd siamo, secondo lei, ad una rivoluzione gattopardesca?
Il Pd attuale è certo meglio o meno peggio di quello renziano, e non ci voleva molto. Ma, al momento, deve fare i conti con gruppi parlamentari con maggioranza renziana. Inoltre, la prima uscita pubblica di Zingaretti è stata una genuflessione ai cantieri della Torino-Lione insieme a Chiamparino. E la seconda una dichiarazione di rimpianto per la vittoria del No al referendum costituzionale. Se questo è il “nuovo Pd” zingarettiano... non vedo alcun rinnovamento contenutistico né politiche nuove rispetto al ciclo renziano.

Passiamo al M5S, quanto si è snaturato il Movimento una volta giunto al governo?
È sicuramente cambiato perché, non essendo autosufficiente, ha stretto una coalizione con un partito diverso, se non opposto, e ha dovuto inevitabilmente accettare compromessi. Sul Tav si è ritrovato, tra l'altro, un alleato sleale che dopo aver firmato un contratto di governo in cui si sanciva di ridiscutere integralmente l’opera secondo il metodo dell'analisi costi-benefici, ha cambiato posizione e sta insistendo, adesso, per la realizzazione dell'opera. Un atteggiamento scorretto da parte di Salvini.

Di Maio sembra accorgersi finalmente cosa sia la Lega di Salvini, recentemente ha parlato con preoccupazione delle alleanze del Carroccio in Europa. Non si è svegliato un po' tardi?
Su molti punti programmatici, la Lega ha dovuto accettare le condizioni poste dal M5S. Penso al reddito di cittadinanza – che ha assorbito la gran parte dei fondi a disposizione proveniente dall’extradeficit – o al taglio dei vitalizi o, ancora, alla legge anticorruzione o allo stesso rinvio semestrale degli appalti del Tav. Sono tutti provvedimenti innaturali per la Lega che è stata costretta a votare ob torto collo.

Sì, ma quanti sono i bocconi amari ingoiati dal M5S tra decreto sicurezza, legittima difesa, Terzo Valico, Tap, condoni etc?
Il peggio, per i 5stelle, è stato il voto sulla Diciotti. In un governo formato tra forze diverse, è logico scendere a compromessi: ma quello è stato uno scempio. Però, da un'analisi dettagliata dei provvedimenti, direi sono più i bocconi amari ingoiati dalla Lega mentre il M5S ha imposto la propria linea.

Allora perché la Lega ha raddoppiato i voti nell'ultimo anno mentre il M5S appare in crisi di consensi? Se veramente a comandare sono Di Maio & Co, come se lo spiega?
Salvini è un animale mediatico ed è molto abile nella propaganda. La Lega è la forza più vecchia presente in Parlamento ed ha un radicamento nel sistema di potere e un’esperienza politica che il M5S si sogna. Salvini fa politica da quando Di Maio aveva 5 anni, è ovvio che tra i due non ci sia partita quanto a esperienza e abilità manovriera e comunicativa.

È tutto riconducibile ad un gap comunicativo, non è riduttivo?
Dobbiamo intenderci su un punto nodale: dopo il voto del 4 marzo, l'apparato mediatico si è trovato spiazzato perché i due punti di riferimento classici di tutta la Seconda Repubblica – Forza Italia e Pd – sono stati entrambi sconfitti. Per spirito di sopravvivenza, dovendo puntare una forza di governo per non perdere tutti gli interlocutori, il Sistema ha optato per la Lega di Salvini che garantisce maggiormente il vecchio establishment facendone parte da 25 anni. Così i giornaloni hanno scelto, a tavolino, di enfatizzare il ruolo di Salvini e di minimizzare quello di Di Maio sperando che la paura per il mostro Salvini possa far tornare all'ovile gli elettori fuggiti dal Pd e far rinascere il vecchio centrosinistra.

Ciò sta già succedendo: il Pd di Zingaretti chiede il voto utile per fermare la peggior destra sovranista e xenofoba. Non ritiene che con questa strategia il centrosinistra possa superare il M5S già alle Europee accreditandosi come argine al salvinismo?
È una visione miope: Zingaretti è stato accolto come una novità e pompato da alcuni media, ma gli ultimi sondaggi hanno già invertito il trend: il M5S è in lieve risalita e il Pd vicino al 18% del 4 marzo 2018. D'altronde, le prime idee del nuovo Pd non sono state brillanti, mi riferisco alla proposta Zanda di ripristinare il finanziamento pubblico dei partiti e di aumentare gli stipendi dei parlamentari o il no del Pd alla patrimoniale proposta da Landini. Chi veramente ha paura di Salvini preferisce che a controllarlo siano i Cinquestelle dal governo che un inutile Pd senza strategia e condannato all'opposizione. Almeno finché non emergerà all'orizzonte un'alternativa seria a questo governo. 

Mi scusi Direttore, siamo al paradosso, come si fa ad essere contemporaneamente sia argine che alleato della Lega?
Se cade questo governo si va a votare e il prossimo governo sarà di centrodestra. Un esecutivo con Salvini, non al Viminale ma a Palazzo Chigi, e magari con Berlusconi al ministero della Giustizia. Lo dico sempre a chi si indigna per questo governo: conservate un po' di indignazione per il prossimo, che sarà certamente peggio. Meglio un esecutivo Di Maio-Salvini con i 5Stelle partito di maggioranza relativa in Parlamento o un bel governo Salvini-Berlusconi-Meloni che fa il bello e il cattivo tempo con 5Stelle e Pd all'opposizione?

Ripeto, un movimento che ha consentito a Salvini di diventare ministro degli Interni e che ha votato insieme alla Lega provvedimenti infausti, come il decreto sicurezza, come fa a chiedere il “voto utile”? È un discorso senza un filo di coerenza, non trova?
Finché il salvinismo sarà così forte meglio che ci sia il M5S a tenerlo a bada, già da un anno è così: la disputa maggioranza/opposizione è tutta interna all'esecutivo. Mentre il Pd parla di un governo che sta portando il Paese al fallimento e al razzismo di Stato, M5S e Lega continuano a godere (insieme) di quasi il 60% del consenso popolare. Oggi, nel momento di massima dialettica e di massimo scontro tra i due alleati, Salvini non perde un voto e Di Maio ha interrotto la discesa e ricominciato una timida risalita. A questo schema non esiste un'alternativa credibile.

Spera, quindi, che il governo vada avanti fino alla fine della legislatura?
Un anno fa, subito dopo il voto, auspicai un contratto di governo su pochi punti, magari per pochi anni, fra il M5S e un centrosinistra rinnovato nei contenuti oltreché nelle facce. Ma quest'ultimo auspicio si rivelò una chimera. Quella formula continua a dipendere dal reale rinnovamento del centrosinistra, non tanto dai Cinquestelle, che sono quello che sono.

Anche il filosofo Massimo Cacciari, intervistato da noi, profila questa alleanza ma sembra irrealizzabile: il M5S è nato in antitesi al centrosinistra e lo stesso Pd considera il M5S come una costola della peggior destra. Non trova?
Siamo in attesa che il Pd torni ad essere un soggetto progressista, di sinistra e in difesa degli strati sociali più deboli. Ad oggi, sta facendo opposizione da destra a questo governo se pensiamo alle critiche rivolte contro il reddito di cittadinanza, il salario minimo, il decreto dignità e persino in difesa dell'austerità imposta dall'Europa. All'unisono con Forza Italia. Difendono ancora il Jobs Act e il precariato, Macron e Juncker! È paradossale perché il governo gialloverde sarà costretto, per far quadrare i conti, a proporre persino una patrimoniale: una tassa per i ricchi a cui una sinistra sensibile al tema della redistribuzione delle ricchezze dovrebbe essere favorevole, invece il Pd ha già detto che si opporrà. Non hanno ancora capito, dopo un anno, le ragioni della sconfitta: non si interrogano sul perché vincono soltanto ai Parioli e non nelle periferie. Pensano ancora di aver perso le elezioni a causa delle fake news diffuse da Putin, capisci? Finché non faranno una seria analisi sulla disfatta, non sarà possibile né rigenerare il centrosinistra né un'alleanza su temi sociali e ambientali fra M5S e centrosinistra. Nell'attesa che si sgonfi il pallone gonfiato di Salvini, meglio aspettare che norme come il reddito di cittadinanza facciano qualche effetto. Meglio un Salvimaio oggi, con Conte a Palazzo Chigi, che un Salvisconi domani. 


Sanità Umbria, arrestati il segretario del Pd Bocci e l’assessore regionale Barberini. Indagata governatrice Catiuscia Marini.

Sanità Umbria, arrestati il segretario del Pd Bocci e l’assessore regionale Barberini. Indagata governatrice Catiuscia Marini

L'accusa nei confronti di politici e amministratori sanitari è quella di aver commesso irregolarità in almeno 8 concorso per una trentina di assunzioni in ambito sanitario. Abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento e falso sono le ipotesi di reato. Nel corso dell'indagine utilizzati i trojan nei telefonini, intercettazioni ambientali e telefoniche.

La governatrice dem indagata, l’assessore e il segretario regionale del Pd arrestati. L’accusa: irregolarità commesse in un concorso per assunzioni in ambito sanitario. Abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento e falso sono le ipotesi di reato che hanno portato la Procura di Perugia a iscrivere nel registro degli indagati la presidente della Regione Catiuscia Marini (Pd) e contestualmente ad arrestate il responsabile regionale della Sanità Luca Barberini e il segretario umbro del Partito democratico Gianpiero Bocci, ex sottosegretario all’Interno durante i governi renziani. Questi ultimi due si trovano ai domiciliari, al pari del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca e del direttore amministrativo della stessa azienda.
La Gdf ha eseguito decreti di perquisizione nei confronti della Marini, di Bocci e dell’assessore alla sanità Barberini. Secondo quanto apprende l’Ansa l’inchiesta della procura di Perugia riguarda un concorso di una delle aziende sanitarie umbre. Nell’indagine sarebbero coinvolti anche altri 6 dirigenti dell’azienda ospedaliera. L’indagine è seguita direttamente dal procuratore Luigi De Ficchy e ipotizza, a vario titolo, i reati di abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento e falso. I finanzieri hanno perquisito oltre che le abitazioni e gli uffici dei destinatari dei decreti, anche la sede dell’assessorato alla Sanità. Nel mirino degli inquirenti ci sono almeno otto concorsi per assunzioni di una trentina tra medici, infermieri e personale ausiliario all’ospedale di Perugia, sui cui la guardia di finanza sta indagando da mesi. Secondo l’accusa, i politici coinvolti hanno segnalato le persone da assumere ai vertici dell’azienda ospedaliera. I candidati individuati sono stati quindi messi nelle condizioni – ritengono gli inquirenti – di vincere i concorsi. In tal senso le procedure di selezione del personale sono state “condizionate illecitamente”, con “l’alterazione dei risultati della selezione – si legge nell’ordinanza del gip di Perugia– avvenuta mediante reiterati reati di rivelazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio compiuti mediante la comunicazione a terzi interessati delle tracce d’esame, e inoltre indirizzando la Commissione in ordine alle valutazioni da assegnare ai candidati“. Non solo. Nelle carte si legge anche di una “alterazione della procedura concorsuale consistita nella manipolazione dell’esito del sorteggio dei componenti della commissione esaminatrice“.
Dall’ordinanza firmata dal gip di Perugia Valerio d’Andra, inoltre, emerge che l’inchiesta si è avvalsa anche di una serie di intercettazioni telefoniche. Nella fattispecie, per captare i colloqui al centro dell’indagine sono stati utilizzati trojan nei telefonini, strumento che “ha consentito di documentare il significativo contenuto di alcuni colloqui tenuti dall’indagato Emilio Duca, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, al di fuori del suo ufficio“. Sia Emilio Duca che Maurizio Valorosi, direttore amministrativo della stessa azienda, entrambi indagati nell’inchiesta, erano anche sottoposti a intercettazione ambientale in ufficio. Nel fascicolo d’inchiesta, inoltre, c’è anche un video che documenta come Emilio Duca “avesse con sé le tracce delle prove scritte del concorso e le dovesse portare in consiglio regionale, per consegnarle all’assessore regionale Luca Barberini, il quale risulterà in effetti dal prosieguo delle conversazioni il soggetto più interessato all’esito della procedura e quello anche più ascoltato“. In particolare, l’ordinanza fa riferimento alla “conversazione intercettata” e alle “immagini captate presso l’ufficio di Maurizio Valorosi il giorno prima delle prove scritte”.
“Quest’oggi mi è stata notificata dalla procura della Repubblica di Perugia una richiesta di acquisizione di atti nell’ambito di una indagine preliminare relativa a procedure concorsuali in capo ad una Azienda sanitaria umbra” ha fatto sapere Catiuscia Marini, che poi ha aggiunto: “Ho offerto la mia massima collaborazione personale e istituzionale all’attività dei rappresentanti dell’autorità giudiziaria. Sono assolutamente tranquilla e fiduciosa nell’operato della magistratura – ha concluso – nella certezza della mia totale estraneità ai fatti e ai reati oggetto di indagine“. Non si è fatta attendere la presa di posizione del vicepremier Matteo Salvini: “Senza entrare nel merito degli ultimi arresti, i cittadini dell’Umbria sono malgovernati da troppo tempo; elezioni regionali subito!” ha detto in una nota. Intanto il segretario dei democratici Nicola Zingaretti è corso ai ripari commissariando i vertici regionali del partito: “Dopo l’autosospensione del segretario regionale dell’Umbria – si legge in una nota –  il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha deciso immediatamente di commissariare la Federazione Regionale del Pd dell’Umbria con l’onorevole Walter Verini, Presidente del Pd dell’Umbria”.

venerdì 12 aprile 2019

Riace, il sindaco Mimmo Lucano rinviato a giudizio insieme ad altre 25 persone. - Lucio Musolino

Riace, il sindaco Mimmo Lucano rinviato a giudizio insieme ad altre 25 persone

Abuso d'ufficio e concussione i reati contestati al primo cittadino sospeso del Comune calabrese che secondo la Procura, sarebbe il "promotore" di una associazione a delinquere nella gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace.

Rinviato a giudizio. Dopo sette ore di camera di consiglio, il gup di Locri Amalia Monteleone ha mandato a processo il sindaco “sospeso” di Riace Mimmo Lucano. Il gup non si è espresso, invece, sull’istanza presentata dagli avvocati Antonio Mazzone e Andrea Daqua che nei giorni scorsi avevano chiesto la revoca della misura cautelare per Lucano sottoposto al divieto di dimora nel Comune di Riace. Sarà il Tribunale, quindi, a decidere se Mimmo “u curdu” ha commesso i reati che la Procura di Locri gli contesta nell’inchiesta “Xenia” della Guardia di finanza. Il gup ha rinviato a giudizio anche gli altri 25 imputati alcuni dei quali, secondo gli inquirenti, sarebbero coinvolti in un’associazione a delinquere ai danno dello Stato per la gestione dei fondi destinati all’accoglienza.
Le accuse più pesanti, infatti, riguardano proprio i soldi arrivati a Riace per i migranti. Lucano sarà processato per abuso d’ufficio e concussione, ma anche perché, secondo la Procura, sarebbe il promotore dell’associazione a delinquere che avrebbe avuto lo scopo di commettere “un numero indeterminato di delitti (contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio), così orientando l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace”.
Su questo capo d’imputazione il gip, che a ottobre dispose i domiciliari nei suoi confronti (poi trasformati nel divieto di dimora dal Tribunale del Riesame), aveva sottolineato come il sindaco non ha avesse intascato un euro dei fondi per l’accoglienza. Lucano, inoltre, deve rispondere anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (l’unico reato per il quale è ancora sottoposto a misura cautelare) e di alcune irregolarità nell’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative che raccoglievano l’immondizia con due asinelli. Quest’ultima accusa e le esigenze cautelari sono state annullate con rinvio dalla Cassazione secondo la quale mancano indizi di “comportamenti” fraudolenti che il sindaco sospeso di Riace avrebbe “materialmente posto in essere”. Per la Suprema Corte, infatti, è la legge che consente “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria”.
Inoltre, secondo la Procura di Locri e la Guardia di finanza, Tesfahun Lemlem (coimputata nel processo “Xenia” e anche lei rinviata a giudizio) insieme a Lucano avrebbe orchestrato un finto matrimonio con un uomo che sarebbe in realtà suo fratello. L’obiettivo, stando all’impianto accusatorio, era di permettere all’uomo di venire in Italia dall’Etiopia. Progetto che non è stato portato a termine in quanto il soggetto è stato arrestato in Africa perché trovato in possesso di documenti falsi. A proposito dei matrimoni fittizi, annullando la misura cautelare per Tesfahun Lemlem, la Cassazione ha stabilito che Lucano era “pienamente consapevole dell’illegalità di alcune sue condotte finalizzate ad ‘aiutare’ extracomunitari” ma che le avrebbe commesse “probabilmente per finalità moralmente apprezzabili”.
Le accuse nei confronti di Lucano e degli altri imputati hanno retto al termine dell’udienza preliminare. Adesso il sindaco “sospeso” dovrà attendere il 18 aprile,  data in cui è fissata l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. L’unica speranza rimasta a Lucano di affrontare il processo da uomo libero. Con il rinvio a giudizio di oggi, infatti, sono ripartiti i termini di custodia cautelare che tra pochi giorni sarebbero scaduti. L’inizio del processo è previsto per l’11 giugno.

E ora?

E ora?

Dopo aver trascorso 2.487 giorni nell'ambasciata dell'Ecuador a LondraJulian Assange è stato arrestato. Revocato il suo asilo politico, gli agenti britannici hanno prelevato il fondatore di Wikileaks per portarlo alla stazione centrale di Scotland Yard. Il 47enne rischia ora l'estradizione negli Stati Uniti, dove potrebbe essere condannato a 5 anni di carcere. Portato fuori di peso dall'edificio e spinto dentro un furgone mentre gridava "il Regno Unito deve resistere", capelli e barba lunga, è apparso invecchiato e provato. 

Assange, cittadino australiano, sta ricevendo l'assistenza consolare ma non riceverà alcun "trattamento speciale", ha detto il primo ministro Scott Morrison. Il ministro degli Affari esteri australiano, Marise Payne, si legge sul Guardian, ha fatto sapere che i funzionari sono stati informati che la Gran Bretagna non accetterebbe l'estradizione se un individuo dovesse affrontare la pena di morte a cui "l'Australia è completamente contraria.

Come hanno spiegato i legali di Assange, l'arresto è avvenuto "in relazione a una richiesta di estradizione degli Stati Uniti" che dal canto loro hanno confermato di aver chiesto al Regno Unito l'estradizione di Julian Assange "in relazione all'accusa federale di aver partecipato ad un complotto per accesso abusivo in una rete informatica". Secondo quanto si legge negli atti dei procuratori federali, datati 8 marzo ma finora secretati, il 47enne è accusato di aver "aiutato Chelsea Manning, ex analista dell'intelligence militare, ad entrare nei computer protetti da password del dipartimento della Difesa collegati al Siprnet, la rete del governo americano usata per documenti e comunicazioni classificate". Per Assange è dunque stata richiesta l'estradizione per reati informatici e non per spionaggio. Nell'atto di accusa si sottolinea che Assange ha avuto un ruolo "nella più ampia sottrazione di materiale classificato della storia degli Stati Uniti".

"Deve rispondere per quello che ha fatto", ha commentato l'ex candidata presidenziale democratica degli Stati Uniti Hillary Clinton. Il sito web fondato dal giornalista australiano ha pubblicato le email dal Partito democratico, hackerato dal governo russo, che sono state dannose per la Clinton durante le elezioni presidenziali del 2016. "È chiaro dall'accusa che è venuta fuori, che l'arresto riguarda l'assistenza all'hackeraggio di un computer militare per rubare informazioni dal governo degli Stati Uniti", ha detto Clinton. "Aspetterò e vedrò cosa succederà, ma deve rispondere per quello che ha fatto", ha sottolineato l'ex segretario di Stato.
Nell'atto di accusa dei procuratori distrettuali di Alexandria, Virginia - il tribunale più vicino al Pentagono - si afferma che Assange ha "incoraggiato in modo attivo" Manning a consegnare materiale top secret. E quando l'analista dei servizi segreti militari gli disse di aver consegnato a Wikileaks tutti i file che aveva rubato, Assange avrebbe risposto: "Occhi curiosi non rimangono mai a secco nella mia esperienza". Una ricostruzione in contrasto con quanto affermato da Manning che durante il suo processo disse di aver inviato di sua iniziativa i documenti rubati a Wikileaks e che nessuno del sito di Assange le aveva mai chiesto di dare altre informazioni. Ma i procuratori presentarono copie di conversazioni in chat tra Manning ed Assange sostenendo quindi che i due avevano collaborato.
"Non so nulla di Wikileaks, non è una cosa che mi interessa e so che è qualcosa che ha a che fare con Julian Assange", è stata la risposta di Donald Trump ai giornalisti nello Studio Ovale che gli chiedevano se amasse ancora Wikileaks. Trump twittò 'I love Wikileaks' quando, nell'ottobre del 2016, il sito pubblicò le mail compromettenti su Hillary Clinton. "Vedremo quello che succede con Assange, non so molto di lui, non è la questione della mia vita" ha detto ancora il presidente Usa dimostrando disinteresse per la vicenda dell'estradizione richiesta dagli Usa che, ha sottolineato, è una questione su cui dovrà decidere l'attorney general William Barr.


L'arresto ha provocato un acceso dibattito. Da una parte c'è il governo che difende l'arresto prova che "nessuno è al di sopra della legge". Comparso in un tribunale di Londra, il 47enne australiano è stato dichiarato colpevole di aver infranto i termini della libertà condizionale, poiché non si è consegnato alle autorità britanniche per un mandato del 2010 legato alle accuse di violenza sessuale in Svezia, che sono state successivamente ritirate. Ma i gruppi laburisti e delle libertà civili hanno condannato la richiesta di estradizione degli Stati Uniti. L'avvocato di Assange, Jennifer Robinson, ha dichiarato che l'arresto del suo cliente è un "pericoloso precedente". L'ex analista della Nsa americana Edward Snowden ha definito l'arresto un "momento buio per la libertà di stampa". "Le immagini dell'ambasciatore dell'Ecuador che invita la polizia segreta britannica all'interno dell'ambasciata per trascinare fuori dall'edificio un giornalista vincitore di premi finiranno nei libri di storia. I critici di Assange possono anche rallegrarsi, ma questo è un momento buio per la libertà di stampa", ha scritto Snowden in un tweet. 


Leggi anche:

Allarme su alcuni antibiotici, scatta il ritiro.

Allarme su alcuni antibiotici, scatta il ritiro

Allerta dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) su alcuni antibiotici di uso comune. L'ente regolatorio ha diffuso nuove e importanti informazioni di sicurezza sui medicinali contenenti fluorochinoloni (ciprofloxacina, levofloxacina, moxifloxacina, pefloxacina, prulifloxacina, rufloxacina, norfloxacina, lomefloxacina): "Sono state segnalate" infatti "reazioni avverse invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso. Di conseguenza, sono stati rivalutati i benefici e i rischi di tutti gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici e le loro indicazioni nei Paesi dell'Ue. I medicinali contenenti cinoxacina, flumechina, acido nalidixico e acido pipemidico verranno ritirati dal commercio", annuncia l'Aifa.

In una comunicazione rivolta ai medici, l'Agenzia indica di "non prescrivere questi medicinali per il trattamento di infezioni non gravi o autolimitanti (quali faringite, tonsillite e bronchite acuta); per la prevenzione della diarrea del viaggiatore o delle infezioni ricorrenti delle vie urinarie inferiori; per infezioni non batteriche, per esempio la prostatite non batterica (cronica); per le infezioni da lievi a moderate (incluse la cistite non complicata, l'esacerbazione acuta della bronchite cronica e della broncopneumopatia cronica ostruttiva, la rinosinusite batterica acuta e l'otite media acuta), a meno che altri antibiotici comunemente raccomandati per queste infezioni siano ritenuti inappropriati; ai pazienti che in passato abbiano manifestato reazioni avverse gravi a un antibiotico chinolonico o fluorochinolonico".

"Prescriva questi medicinali con particolare prudenza - consiglia ancora l'ente regolatorio italiano ai medici italiani - agli anziani, ai pazienti con compromissione renale, ai pazienti sottoposti a trapianto d'organo solido e a quelli trattati contemporaneamente con corticosteroidi, poiché il rischio di tendinite e rottura di tendine indotte dai fluorochinoloni può essere maggiore in questi pazienti. Dev'essere evitato - evidenzia infine l'Aifa - l'uso concomitante di corticosteroidi con fluorochinoloni". E' necessario, avvertono ancora i camici bianchi, informare "i pazienti di interrompere il trattamento ai primi segni di reazione avversa grave quale tendinite e rottura del tendine, dolore muscolare, debolezza muscolare, dolore articolare, gonfiore articolare, neuropatia periferica ed effetti a carico del sistema nervoso centrale, e di consultare il proprio medico per ulteriori consigli".

A livello europeo già l'Agenzia Ema si era occupata nei mesi scorsi di approfondire i rischi legati a questi antibiotici, dando indicazioni alle autorità dei singoli Paesi che, come nel caso dell'Aifa, stanno prendendo appropriate misure nelle varie nazioni. L'Ema cita anche possibili problemi di depressione, insonnia, disturbi della vista e di altri sensi, in chi assume questi farmaci. "Sono stati segnalati soltanto pochi casi di queste reazioni avverse invalidanti e potenzialmente permanenti - precisa l'Ema - ma è verosimile una sotto-segnalazione. A causa della gravità di tali reazioni in soggetti fino ad allora sani, la decisione di prescrivere chinoloni e fluorochinoloni deve essere presa dopo un'attenta valutazione dei benefici e dei rischi in ogni singolo caso".
"E' positivo che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) abbia diramato una nota informativa ai medici su questi antibiotici, che danno grossi problemi di salute - commenta all'AdnKronos Salute Silvio Garattini, farmacologo fondatore e presidente dell'Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano - Questo era già noto da tempo, ma l'informazione non deve mai cessare di circolare, altrimenti è difficile che la pratica medica possa essere efficace nell'evitare reazioni gravi".
Secondo l'ultimo rapporto Osmed dell'Aifa, i fluorochinoloni sono la classe di antibiotici più usata in Italia dopo penicilline e cefalosporine di terza generazione, con una spesa annua pro capite di 2 euro. Ma, avverte l'esperto, "bisogna utilizzarli con grande attenzione: solo per i casi gravi e/o che non rispondono ad altre terapie antibiotiche. Ed è necessario che l'informazione su questi prodotti continui a circolare perché deve arrivare a tutti i medici. In questo modo, inoltre, chiunque si trova in terapia attualmente potrà chiedere al proprio medico curante informazioni aggiornate ed efficaci".

Gli einstein pidioti assatanati di soldi. - Tommaso Merlo



Soldi, soldi, soldi. È questa la ventata d’aria fresca che soffia nel buco nero ex comunista. 
È questa la linea degli einstein pidioti guidati dal genio zingaroide. 
Intascarsi soldi. 
Nostri ovviamente. 
Come sempre. 
E cioè alzare gli stipendi ai parlamentari giusto di un paio di millini di euro al mese e finanziamento pubblico ai partiti à gogo in modo da ripagare i debiti della carcassa del partito. 
Che gli ex comunisti avessero perso il senso della vergogna si sapeva da mo’, ma qui stiamo andando oltre ogni immaginazione. Siamo alle caste che incarognite per la propria marginalità arrivano al punto di fronteggiare il popolo. Gli ex comunisti si sono intascati per decenni valanghe di soldi pubblici senza fiatare. Dicevano di occuparsi dei lavoratori e degli ultimi e nel frattempo accumulavano abnormi fortune personali. Sia per stipendi e privilegi da nababbi, sia per le loro infinite carriere che terminavano soltanto quando il Padreterno riteneva che potesse bastare. Vestiti di sartoria, attici in centro e ville al mare, barche e Rolex luccicanti da scorrazzare in giro per il mondo. Ricchi, flaccidi e soprattutto dannatamente presuntuosi al punto da fregarsene perfino quando – soprattutto per colpa loro – gli italiani sono finiti in disgrazia. Scoppiata la crisi, dilagate le povertà, gli ex comunisti non hanno rinunciato neanche ad un euro di tasca propria ed anzi, le loro prebende aumentavano sempre di più. Ingordigia ma soprattutto glaciale insensibilità. Sia umana che politica. E se non bastassero le spallucce, mentre loro sguazzavano nell’oro, si sono perfino accaniti contro i poveri cristi per risollevare le sorti dell’economia. Massacrando i loro diritti e spolpandoli fino all’osso. È dovuta scoppiare una rivoluzione per farli smettere di succhiare soldi pubblici e perseguitare i più deboli. 
È dovuto spuntare il Movimento 5 Stelle che da quando è nato non taglia certo a caso gli stipendi dei suoi parlamentari e che tra i suoi primi provvedimenti al governo non ha certo tagliato a caso vitalizi e prensioni d’oro. Sobrietà, giustizia, decoro, responsabilità. Valori che gli ex comunisti hanno calpestato per decenni e che oggi – nonostante siano un vago buco nero – si ostinano a calpestare. Votando addirittura contro il Reddito di Cittadinanza e facendo giochetti sporchi sul salario minimo. Alla faccia della fu sinistra. Ma questo c’era da aspettarselo, robaccia tipica della vecchia partitocrazia. Gli ex comunisti odiano un Movimento che gli ha sbattuto in faccia le loro ipocrisie. Quello che lascia invece allibiti è vedere gli einstein pidioti guidati dal genio zingaroide spingersi addirittura a proporre di alzare gli stipendi ai parlamentari e reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti. Oggi. In piena rivolta populista, mentre la crisi imperversa e lo stato fatica a curarne le ferite. Davvero oltre ogni immaginazione. Come se le caste ex comuniste, rimaste senza poltrone e senza senso, avvelenate dalla perdita di potere e di status, si scagliassero contro il popolo e sfidassero la sua volontà. E oggi come allora. Sotto sotto. Solo perché assatanati di soldi.

https://infosannio.wordpress.com/2019/04/11/gli-einstein-pidioti-assatanati-di-soldi/?fbclid=IwAR2XsFHvd3AoqVCC40bY4ELmumKSeZrPzl25F7KWDpXjh14gPi0sDrdFqok

giovedì 11 aprile 2019

Tangenti per il Mose di Venezia, i grandi accusatori patteggiano.

Tangenti per il Mose di Venezia, i grandi accusatori patteggiano
Piergiorgio Baita

Risultati immagini per Claudia Minutillo
Claudia Minutillo e Giancarlo Galan

Tra loro l'ex ad di Mantovani, Baita. Il Gup ha disposto confische per circa 24 milioni. In una prima fase dell'inchiesta avevano raccontato il sistema di mazzette che girava attorno alla costruzione dell'infrastruttura.

VENEZIA - I grandi accusatori della vicenda Mose, tra i quali Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo, indagati a loro volta principalmente per corruzione, hanno patteggiato oggi la pena concordata con i Pm Stefano Buccini e Stefano Ancillotto davanti al Gup Gilberto Stigliano.

A patteggiare sono stati Piergiorgio Baita (ex amministratore delegato della Mantovani), Claudia Minutillo (imprenditrice, ex segretaria di Giancarlo Galan), Mirco Voltazza, Nicolò Buson e Pio Savioli. I primi tre, che dovevano rispondere di corruzione e frode fiscale, hanno patteggiato 2 anni, mentre Buson e Savioli, quest'ultimo solo per reati fiscali, hanno chiuso la vicenda giudiziaria con un anno e 8 mesi. Per tutti, riferiscono i legali, la pena è stata sospesa.
Il Gup ha disposto confische per circa 24 milioni, per la maggior parte a carico di Baita e Buson, per i ruoli che avevano in Mantovani. Un primo tentativo di patteggiamento era fallito perché Baita e Buson (ex direttore finanziario di Mantovani) non avevano dimostrato la possibilità di saldare le richieste economiche.

Gli indagati, in una prima fase dell'inchiesta sul Mose, condotta dai Pm Buccini e Ancillotto, avevano raccontato il sistema di tangenti che ruotava attorno al Mose. Da lì era nata l'operazione che aveva portato nell'estate 2014 all'arresto di 35 persone, tra le quali l'ex governatore Galan, l'ex assessore regionale Renato Chisso, l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni.


https://www.repubblica.it/cronaca/2019/02/28/news/mose_venezia_patteggiano-220377914/?ref=drac-1