domenica 15 settembre 2019

Il primo giorno del Cenozoico. - Maura Sandri




Un nuovo studio condotto dall’Università del Texas ha confermato lo scenario dell’estinzione dei dinosauri grazie all’analisi di decine di metri di roccia raccolti all’interno del cratere da impatto. Frammenti di carbone e un mix di rocce trasportate dallo tsunami, così come l’assenza di zolfo, sarebbero le prove concrete della collisione di 66 milioni di anni fa, che portò a un cambiamento climatico globale responsabile dell'estinzione di massa dei dinosauri.

Su come sia andata l’estinzione dei dinosauri, gli scienziati sono abbastanza d’accordo. Ipotizzano che un asteroide si sia schiantato sulla superficie del nostro pianeta, scatenando incendi, innescando tsunami e rilasciando così tanto zolfo nell’atmosfera da bloccare la radiazione solare e causare quel raffreddamento globale che li ha inevitabilmente condannati. Ora ne abbiamo le prove concrete: un nuovo studio condotto dall’Università del Texas ha confermato questo scenario grazie a decine e decine di metri di roccia rinvenuta all’interno del cratere dell’impatto, depositatasi nelle prime 24 ore dopo l’impatto.
Le prove comprendono frammenti di carbone, un mix di rocce trasportato dal reflusso dello tsunami e l’evidente assenza di zolfo nei materiali rinvenuti. Tutte queste prove sono evidenti in un carotaggio che offre l’immagine più dettagliata di sempre della catastrofe che ha posto fine all’era dei dinosauri, ha affermato Sean Gulick, professore presso la University of Texas Institute for Geophysics (Utig) alla Jackson School of Geosciences.
«È un esteso campione che testimonia gli avvenimenti accaduti, che siamo riusciti a recuperare all’interno del “ground zero”», ha dichiarato Gulick, a guida dello studio e della missione scientifica di perforazione dell’International Ocean Discovery Program (2016) che ha recuperato le rocce dal sito di impatto, al largo della penisola dello Yucatan. «Il campione ci racconta quello che è successo in seguito all’impatto, direttamente dal luogo in cui l’impatto si è verificato, come se fosse un testimone oculare».
La ricerca è stata pubblicata il 9 settembre nei Proceedings of the National Academy of Sciences e prosegue lavori precedenti, condotti dalla Jackson School, che hanno descritto come si è formato il cratere e come la vita all’interno di esso si sia rapidamente rigenerata. Allo studio hanno contribuito più di due dozzine di scienziati a livello internazionale.
La maggior parte del materiale che riempì il cratere entro poche ore dall’impatto proviene dal sito dell’impatto o è stato portato dentro al cratere dall’acqua del mare, che si riversò al suo interno dal Golfo del Messico. In un solo giorno si depositarono circa 130 metri di materiale, un tasso di accumulo che è tra i più alti mai registrati nelle documentazioni geologiche. Questo tasso di accumulo così alto rivela che le rocce hanno registrato ciò che stava accadendo nell’ambiente, dentro e intorno il cratere, nei minuti e nelle ore successive all’impatto, e fornisce indizi sugli effetti più duraturi dell’impatto che ha spazzato via il 75 per cento della vita che allora c’era sul pianeta.
Gulick lo descrive come un inferno di breve durata a livello locale (della regione interessata all’impatto), seguito da un lungo periodo di raffreddamento globale. «Abbiamo bruciato i dinosauri e poi li abbiamo congelati», spiega Gulick. «Non tutti sono morti quel giorno, ma per molti è stato così».
Una parte del campione di materiale che ha riempito il cratere lasciato dall’impatto dell’asteroide che ha spazzato via i dinosauri. Gli scienziati hanno scoperto rocce fuse e frantumate come arenaria, calcare e granito, ma senza minerali contenenti zolfo, nonostante l’elevata concentrazione nell’area di rocce contenenti zolfo. Questa scoperta suggerisce che l’impatto ha vaporizzato queste rocce formando aerosol di solfato nell’atmosfera, causando un raffreddamento su scala globale Crediti: International Ocean Discovery Program.
I ricercatori stimano che l’impatto dell’asteroide abbia avuto una potenza equivalente a 10 miliardi di bombe atomiche delle dimensioni di quelle utilizzate nella Seconda guerra mondiale. L’esplosione ha incendiato alberi e piante che si trovavano a migliaia di chilometri di distanza e ha provocato un massiccio tsunami che ha raggiunto l’interno dell’Illinois. All’interno del cratere, i ricercatori hanno trovato carbone e un biomarcatore chimico associato a funghi del suolo all’interno o appena sopra strati di sabbia che mostrano segni di essere stati depositati dalle acque dello tsunami. Tali acque si pensa abbiamo trasportato all’interno del cratere il paesaggio carbonizzato dagli incendi che sono divampati in seguito all’impatto. Jay Melosh, professore della Purdue University ed esperto di crateri da impatto, ha affermato che l’evidenza degli avvenuti incendi permette agli scienziati di essere ragionevolmente sicuri del quadro che hanno ipotizzato sull’impatto dell’asteroide. «È stata una giornata importante nella storia della vita, e questa è una prova molto chiara di quello che è successo a ground zero», ha affermato Melosh, non personalmente coinvolto in questo studio. Uno dei più importanti aspetti della ricerca è proprio ciò che dai campioni manca: lo zolfo. L’area circostante il cratere è piena di rocce ricche di zolfo, ma ground zero di zolfo non ne è stato trovato. Questo supporta la teoria secondo la quale l’impatto dell’asteroide ha vaporizzato i minerali contenenti zolfo presenti nel sito dell’impatto, rilasciandolo in atmosfera, dove ha provocato grandi cambiamenti nel clima terrestre, riflettendo la luce solare verso l’esterno del pianeta e causando un raffreddamento globale. I ricercatori stimano che almeno 325 miliardi di tonnellate siano state liberate dall’impatto. Volendo fare un’analogia con un caso relativamente recente, si tratta di circa quattro ordini di grandezza maggiore dello zolfo rilasciato durante l’eruzione del Krakatoa del 1883, che raffreddò il clima terrestre in media di 2.2 gradi per cinque anni. Sebbene l’impatto dell’asteroide abbia creato la distruzione di massa a livello locale, è stato questo cambiamento climatico globale a causare un’estinzione di massa, uccidendo i dinosauri insieme a gran parte della vita sul pianeta in quel momento. «Il vero assassino dev’essere stato atmosferico», ha detto Gulick. «L’unico modo per ottenere un’estinzione di massa su scala globale come questa è chiamare in causa un effetto atmosferico».

I depistaggi di Autostrade: “Ora dobbiamo prepararci”. - Vincenzo Iurillo



NELLE CARTE DELLA PROCURA LE STRATEGIE PER “METTERSI IN SICUREZZA” DALLE INDAGINI DEI PM, ANCHE GRAZIE AI “JAMMER” ANTI-INTERCETTAZIONI.

Invece di mettere in sicurezza i viadotti, si mettevano in sicurezza dalle indagini. Istruendo i dipendenti chiamati a testimoniare, bonificando i pc, installando telecamere di protezione e disturbando con i jammer le frequenze dei telefonini per ostacolare le intercettazioni. Una quindicina di pagine dell’ordinanza del Gip di Genova Angela Maria Nutini raccontano le strategie, scientifiche, di inquinamento probatorio. Avvenuto nell’ambito dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari tre tecnici di Autostrade per l’Italia, mentre altri sei tecnici di Aspi e di Spea, la controllata da Autostrade, sono stati interdetti dai pubblici uffici per un anno. È il fascicolo bis sul ponte Morandi, con le accuse di aver prodotto falsi report sui viadotti Pecetti e Paolillo.

Ieri si è scoperto che c’è anche un avvocato indagato per favoreggiamento. Si chiama Fabio Freddi, dello studio legale Andreano. La Finanza e il procuratore aggiunto Francesco Pinto hanno perquisito il suo ufficio a Milano. Secondo gli investigatori, il legale fece acquistare agli indagati i jammer. Oltre all’ufficio è stata perquisita anche la Muteki srl, specializzata nel campo investigativo-informatico. “Emblematica – si legge nel provvedimento – è la telefonata di Valentina Maresca (responsabile dell’ufficio legale di Spea, ndr) al legale rappresentante della Muteki srl per chiedergli se vi sia il modo di rintracciare il “disturbatore”: “Nel senso che l’altro giorno abbiamo usato il disturbatore e non si trova più… io l’ho dimenticato nella sala riunioni”.

L’azienda era andata oltre un normale “zelo” nel supporto ai dipendenti indagati. Che venivano “istruiti” prima degli interrogatori. In un caso vennero convocati in un hotel romano, lo Zeta 3, per un “discorso di incoraggiamento”. A quell’incontro c’erano il presidente, l’amministratore delegato e i dipendenti di Spea. La riunione fu convocata dopo la diffusione della notizia di alcune iscrizioni nel registro degli indagati. Una vera e propria “procedura aziendale”. Che spinge il giudice a scrivere che lo “spirito di corpo” che contraddistingue l’agire dei lavoratori Aspi e Spea “si traduce in condotte ai limiti del lecito, e in specifici episodi, anche oltre”.

“Con il riferimento all’audizione di una persona sentita nell’ambito dell’inchiesta – si legge nell’ordinanza – si recrimina di non esserlo riuscito a preparare sufficientemente”. “Eh l’ho saputo il giorno prima dalla Valentina: chiamano Ascenzi. Il problema è che dovremmo capire chi chiamano. E ci si prepara”. Altra telefonata segnata dal giudice è quella del 26 ottobre 2018. Avviene tra i dipendenti di Spea dell’Utsa du Genova Maurizio Massardo e Maurizio Morbioli. Durante la quale Morbioli “si lamenta del fatto che Allemanni sia troppo sotto pressione e che rischi di non reggere lo stress, mettendo nei guai lei stessa ed anche loro, cosa che invece non può succedere per quanto riguarda l’altro collega Vezil: “… Vezil è un animale (…) non crolla… ma questa (…) il giorno che va in tribunale (…) questa crolla e se crolla ci mette in difficoltà…”.

Tra i tecnici e dirigenti di Spea c’è il sospetto di essere i “parafulmini” di Autostrade. E per tutelarsi qualcuno registra le riunioni con i vertici di Aspi e li conserva pure nel proprio computer. Grazie a quei file custoditi nel pc di uno degli indagati, gli investigatori scoprono che già nel 2017 le carte venivano truccate sempre per un obiettivo: ridurre i costi, una logica che “prevale sulla finalità di garantire la sicurezza dell’infrastruttura”.

Nel maggio del 2017 si discute del ripristino del viadotto Giustina, sulla A14, nelle Marche, dove a marzo morirono due persone schiacciate dal crollo di un ponte. A fare la voce grossa è Michele Donferri Mitelli, l’ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Aspi. “Devo ridurre i costi – dice Donferri – Adesso te inventi quello che c… te pare e te lo metto per obbligo”. Lucio Torricelli Ferretti, di Aspi, (ai domiciliari da ieri insieme a Gianni Marrone di Aspi e a Massimiliano Giacobbi di Spea) prova a fare capire che non basta e Donferri risponde che “non ha alcuna rilevanza se sia vero o no”.

La Procura di Genova ha infine trasmesso ad Avellino le intercettazioni di Paolo Berti, all’epoca del crollo del Morandi direttore Operazioni centrali di Autostrade. In una telefonata, Berti si lamenta per la condanna nel processo per i 40 morti precipitati dal viadotto di Acqualonga e il suo interlocutore gli prospetta “un accordo col capo”.


https://infosannio.wordpress.com/2019/09/15/i-depistaggi-di-autostrade-ora-dobbiamo-prepararci/

La Banda dei Buchi. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 15 Settembre:

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Il Partito degli Affari è di nuovo in ambasce: avrebbe preferito un bel monocolore Salvini-B., magari un tricolore Lega-FI-Pd. Il problema sono sempre i maledetti 5Stelle e il putribondo Conte, che per quanti sforzi si facciano non si riescono proprio a sterminare, con la loro fissa dell’ambiente. Gira e rigira, tutti i mal di pancia dei giornaloni e dei leoni da tastiera e da talk sul Conte 2 vengono di lì. Un anno fa il PdA era andato nel panico tre volte: per la dipartita dei vecchi santi protettori FI&Pd e per il governo giallo-verde; per l’annuncio di Conte, Di Maio e Salvini sulla revoca delle concessioni ad Autostrade dopo il crollo del ponte Morandi; e per le analisi costi-benefici sulle grandi opere (Tav in primis). Poi Salvini voltò gabbana su tutti e tre i fronti, diventando il nuovo patrono del PdA, che tirò un sospiro di sollievo. E cominciò a pompare il Cazzaro con i suoi giornaloni e tv, gonfiandolo come la rana della fiaba fino a farlo scoppiare. Ora il programma green di Conte provoca nuovi conati alla Banda del Buco: si vede dalle facce e dalle arrampicate sugli specchi dei suoi pennivendoli, che non dissero una parola sui vergognosi inciuci Pd-FI e ora si consumano le unghie in cerca di pretesti per sputtanare in fasce un governo pienamente legittimo.

Se c’è una critica che si può e si deve muovere al Conte 2, così come al Conte 1, è la preoccupante presenza di ministri e sottosegretari devoti al PdA: per esempio, al Mit, la De Micheli (che promette grandi opere à go-go senz’alcun controllo) e il suo vice Margiotta (in pieno conflitto d’interessi per le passate vicende petrolifero-giudiziarie e la società familiare di engineering). Ma ciò che allarma noi rallegra la Banda del Buco. E viceversa. Noi però non amiamo i processi alle intenzioni: dunque attendiamo al varco anche la De Micheli e Margiotta, per giudicarli dagli atti e dai fatti. I tre nuovi arresti per i report taroccati di Autostrade su altri viadotti pericolanti dopo il crollo del Morandi rendono urgentissima la revoca almeno parziale delle concessioni. Che peraltro lo era già un anno fa, prima del voltafaccia pro Benetton della Lega. Le responsabilità penali le stabiliranno i giudici con le loro regole e i loro tempi. Quelle gestionali del concessionario inadempiente per omessa manutenzione e messa in sicurezza di beni pubblici pagati dai cittadini e scriteriatamente privatizzati dal centrosinistra nel 1999, sono già accertate nero su bianco nella relazione degli esperti nominati da Toninelli. Qui si parrà la nobilitate del Conte 2 e la “discontinuità” del Pd che s’è ripreso Trasporti e Infrastrutture. Tutto il resto è noia. E chiacchiera.


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venerdì 13 settembre 2019

Il Grande Twittatore. - Marco Travaglio 12 settembre 2019

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Essendo astemio, non pensavo che una sbornia potesse durare un mese. Però auguro di cuore a Salvini di tornare sobrio, almeno fino a quella successiva, perché ci sveli il vero autore del suo tweet del 2 luglio, ore 19.29: “A prescindere dai nomi, l’importante è che in Europa cambino le regole, a partire da immigrazione, taglio delle tasse e crescita economica. E su questa battaglia l’Italia sarà finalmente protagonista. #vonderLeyen”. 
Salvini era con Di Maio all’ambasciata Usa per l’Independence Day. Conte li aveva appena avvertiti da Bruxelles dell’opportunità unica di infilarsi nelle divisioni del fronte europeista e rendere l’Italia decisiva nell’elezione della candidata tedesca del Ppe Ursula von der Leyen a presidente della Commissione. E Salvini diede subito il via libera: caduto il falco socialista olandese Timmermans per i veti di 11 Paesi, fra cui l’Italia, non era più questione di “nomi”, ma di “protagonismo” dell’Italia. L’aveva preannunciato quel mattino a La Stampa il suo capogruppo Ue Marco Zanni: “I popolari ci hanno convinto. Avremo un portafoglio di peso”. E fonti leghiste confermavano all’Ansa il voto a Ursula “perché sulla riforma di Dublino e l’immigrazione abbiamo buoni riscontri”. Conte, trattando per due giorni e due notti con i partner europei, aveva rotto l’isolamento giallo-verde con la maggioranza Ppe-Pse-Alde uscita dalle Europee. E nutriva buone speranze che i franchi tiratori socialisti su Ursula rendessero indispensabili i voti grillo-leghisti. Il sovranismo sterile e parolaio di Salvini poteva virare verso quello pragmatico e produttivo di Conte.

Invece lo scorpione padano, sopraffatto dalla sua vera natura, ordinò ai suoi di votare contro. I 5Stelle mantennero la parola, anche per le aperture della VdL su ambiente e migranti. E i loro 14 voti furono decisivi per farla eleggere. Così Conte dovette sudare sette camicie per strappare la promessa della Concorrenza (il massimo finora ottenuto dall’Italia, quando B. ci mandò Monti) alla riottosa Ursula, che non voleva saperne di un leghista. Ma il premier fu così “traditore” che tenne il punto: il commissario spettava alla Lega, per premiarne la vittoria elettorale e per responsabilizzarla in Europa. Salvini gli indicò Giorgetti, che però si tirò indietro e la Lega prese a cincischiare tra Garavaglia e Centinaio (per l’Agricoltura). Il resto è noto: la crisi del Papeete e la svolta degli Affari economici a Gentiloni. Questi sono i fatti, con buona pace degli eurocomplotti che il Cazzaro rinfaccia a Conte, Di Maio e Pd. Le uniche congiure anti-Salvini sono quelle architettate da Salvini. E, sia detto a suo onore, funzionano a meraviglia.


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Mutui, in arrivo tassi ancora più bassi. Così tornano a salire le surroghe. - Emilio Sgambato

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Le nuove misure delle Bce rilanciano il Qe e portano a nuovi minimi del costo del denaro. I bassi tassi di interesse sono quindi destinati a movimentare ancora il settore dei mutui.

Le nuove misure delle Bce rilanciano il Qe e portano a nuovi minimi del costo del denaro. I bassi tassi di interesse sono quindi probabilmente destinati a movimentare ancora il settore dei mutui, sia per l’acquisto di una casa che per la surroga di un mutuo già esistente, dopo la frenata degli ultimi mesi. Un’evidenza che emerge anche dal più recente Osservatorio di MutuiOnline.it, che registra «la caduta in terreno negativo di diversi indici Irs e il conseguente allineamento sempre maggiore dei tassi fissi a quelli indicizzati».

La discesa dei tassi continua.
I mercati, nell’attesa dell'annuncio della Bce - spiega una nota – si erano mossi in anticipo già negli ultimi mesi, portando l'Euribor su nuovi minimi intorno al – 0,45% e, soprattutto, facendo letteralmente crollare gli indici Irs che, con un calo dell'1% complessivo, si sono portati su valori negativi per durate fino a 10 anni, e si tengono su valori intorno allo 0,30% per le durate maggiori dopo essere scesi quasi a zero.
Secondo i dati Mutuionline, ora è possibile ottenere un mutuo ventennale ad appena lo 0,22% di tasso variabile e allo 0,57% per un tasso fisso. Sulla durata di 30 anni il miglior tasso variabile è ora allo 0,27% e il tasso fisso più conveniente allo 0,83%.
«Per la prima volta nel mercato dei mutui l'intero arco di migliori offerte, dal variabile al fisso e fino alle durate più lunghe, rimane così al di sotto della già di per sé ridotta soglia dell’1%».
Tornano a salire le surroghe.
La riduzione di quasi un punto percentuale dei tassi in pochi mesi ha inoltre aperto il mercato della surroga ad una notevole quantità di mutui, accesi magari anche in anni recenti e che, per i loro tassi già convenienti, non avrebbero goduto di grandi risparmi con i tassi disponibili per la surroga fino alla primavera 2019.
E così, come rileva l’Osservatorio, «dopo la progressiva riduzione dei flussi di surroghe registrati dalla seconda metà del 2018, nel bimestre luglio-agosto, le richieste di surroghe e sostituzioni sono schizzate al 61,6% del totale dal 38,3% del secondo trimestre (33,7% nei primi tre mesi)».
Di contro si è ridotto il peso delle richieste di mutui per l’acquisto della prima casa, la cui quota si è fermata al 31,3% (51,6% aprile-giugno e 55,4% gennaio-marzo).
«Va però considerato che, soprattutto nelle ultime settimane, questa variazione nella composizione totale delle richieste – sottolineano da Mutuionline.it – si è accompagnata ad un forte incremento dei volumi delle richieste stesse, quindi il mercato dei mutui potrebbe godere di una importante crescita complessiva rispetto allo stesso periodo del 2018. Va anche detto che tassi così ridotti hanno acceso forse fin troppo entusiasmo per le surroghe, stimolando richieste anche per mutui con durate o importi residui molto contenuti o con differenziali di tasso poco rilevanti. È quindi probabile che una parte anche rilevante della nuova domanda di surroghe possa non essere accolta dalle banche e quindi non trasformarsi in erogazioni effettive».
Nuovo record per l’importo medio richiesto per i mutui.
Oltre ai nuovi minimi dei tassi spicca anche il nuovo massimo registrato dall'importo medio richiesto, salito nel terzo trimestre ad agosto a 135.410 euro dai 131.294 del secondo trimestre, e dall'importo erogato, che nello stesso periodo si è portato a 129.578 euro.

Ponte Morandi: arresti e interdittive per Autostrade e Spea. - Giuseppe Filetto e Marco Lignana

Ponte Morandi: arresti e interdittive per Autostrade e Spea

La Guardia di Finanza sta eseguendo un'ordinanza firmata dal gip di Genova: si tratta del fascicolo parallelo a quella sul crollo di viadotto Polcevera, che ha messo nel mirino i controlli "ammorbiditi" su altri viadotti dopo la tragedia del 14 agosto 2018.

La Guardia di Finanza di Genova sta eseguendo nove misure cautelari nei confronti di appartenenti ad Autostrade, Spea e di un consulente esterno alle due società del gruppo Atlantia.
Si tratta di arresti e misure interdittive: due riguardano uomini di Autostrade e sei la controllata Spea (che si occupa di monitoraggio e controlli della rete autostradale). Tre persone sono ai domiciliari.
Fra i nomi coinvolti nell'ordinanza ci sono Gianni Marrone, Pierluigi Ceneri, Lucio Ferretti Torricelli, Massimiliamo Giacobbi e Luigi Vastola.
I militari del Primo Gruppo, diretti dal colonnello Ivan Bixio e dal tenente colonnello Giampaolo Lo Turco, si sono presentati presso le diverse sedi di Genova, Milano e Roma, con in mano l’ordinanza firmata dal gip Angela Nutini.
Il blitz rientra nell’ambito del fascicolo parallelo a quello sulle cause del crollo di ponte Morandi, e che riguarda i controlli su altri viadotti della rete di Autostrade: in particolare il viadotto Pecetti, sullaA26 Genova-Gravellona Toce, e il viadotto Paolillo, sulla Napoli-Canosa.
Secondo l’accusa del pubblico ministero Walter Cotugno, dopo la tragedia di Genova i tecnici di Autostrade e Spea hanno continuato a “ammorbidire” i risultati delle misurazioni sullo stato di salute dei tratti in questione.


https://genova.repubblica.it/cronaca/2019/09/13/news/blitz_della_guardia_di_finanza_arresti_e_interdittive_per_autostrade_e_spea-235876781/

giovedì 12 settembre 2019

Scoperta acqua su un pianeta simile alla Terra. - Enrica Battifoglia



Potenzialmente abitabile, dista 110 anni luce.

C'è acqua nell'atmosfera di un pianeta che si trova a 110 anni luce dalla Terra e che ruota intorno a una stella più piccola e fredda del Sole alla distanza ideale per avere una temperatura che permetta all'acqua di essere allo stato liquido e, forse, per poter ospitare la vita. La scoperta è una prima assoluta e ricca di promesse: potrebbe essere solo l'inizio della capacità di trovare molti altri mondi simili. Pubblicata sula rivista Nature Astronomy, la scoperta è del gruppo dell'University College di Londra di cui fanno parte Angelos Tsiaras, l'italiana Giovanna Tinetti e Ingo Waldmann.
Il pianeta si chiama K2-18 b ed era stato scoperto nel 2015 dal telescopio spaziale Kepler della Nasa. E' una delle centinaia delle cosiddette super-Terre, ossia pianeti con una massa compresa fra quelle della Terra e di Nettuno. La sua massa è infatti otto volte superiore a quella del nostro e al momento è l'unico pianeta esterno al Sistema Solare ad avere sia acqua, sia temperature che potrebbero sostenere la vita. La sua stella, K2-18, è una nana rossa molto attiva, tanto che il pianeta K2-18 b potrebbe essere esposto a molte radiazioni e avere perciò un ambiente più difficile rispetto a quello terrestre.
I ricercatori ne hanno ricostruito le caratteristiche dell'atmosfera grazie ai dati acquisiti nel 2016 e nel 2017 dal telescopio spaziale Hubble, gestito da Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Nasa. Quindi hanno sviluppato algoritmi con cui hanno analizzato la luce della stella filtrata dall'atmosfera e così hanno trovato la firma molecolare dell'acqua, accanto a quelle di idrogeno ed elio. Non si esclude che nell'atmosfera di K2-18 b possano esserci anche azoto e metano. Saranno necessarie ulteriori osservazioni per capire se ci sono nuvole e per calcolare la percentuale di acqua presente nell'atmosfera.
C'è ancora tanto lavoro da fare, ma il traguardo raggiunto è fuori discussione e "incredibilmente eccitante", ha detto Tsiaras. "K2-18 b non è un gemello della Terra - ha aggiunto - in quanto è significativamente più pesante e ha una composizione atmosferica diversa. Tuttavia ci aiuta a rispondere alla domanda fondamentale: la Terra è unica?". Senza dubbio si apre "una nuova era nella ricerca sugli esopianeti" e, come ha rilevato Tinetti, K2-18 b diventa "uno dei pianeti più interessanti per gli studi futuri.
Ad oggi sono stati rilevati oltre 4.000 pianeti extrasolari ma non sappiamo molto sulla loro composizione e natura. Osservando un ampio campione di pianeti, speriamo di scoprire come si formano e come evolvono i pianeti della nostra galassia". Anche Waldmann è convinto che "questa sia la prima scoperta di molti pianeti potenzialmente abitabili. Questo non solo perché le super-Terre come K2-18 b sono i pianeti più comuni nella nostra galassia, ma anche perché le nane rosse sono le stelle più numerose". Protagonisti della nuova caccia ai pianeti potenzialmente abitabili che si è appena aperta sanno i futuri telescopi spaziali, come il James Webb di Nasa, Esa e agenzia spaziale canadese Csa, e la missione Ariel dell'Esa, coordinata da Giovanna Tinetti.