domenica 15 settembre 2019

I depistaggi di Autostrade: “Ora dobbiamo prepararci”. - Vincenzo Iurillo



NELLE CARTE DELLA PROCURA LE STRATEGIE PER “METTERSI IN SICUREZZA” DALLE INDAGINI DEI PM, ANCHE GRAZIE AI “JAMMER” ANTI-INTERCETTAZIONI.

Invece di mettere in sicurezza i viadotti, si mettevano in sicurezza dalle indagini. Istruendo i dipendenti chiamati a testimoniare, bonificando i pc, installando telecamere di protezione e disturbando con i jammer le frequenze dei telefonini per ostacolare le intercettazioni. Una quindicina di pagine dell’ordinanza del Gip di Genova Angela Maria Nutini raccontano le strategie, scientifiche, di inquinamento probatorio. Avvenuto nell’ambito dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari tre tecnici di Autostrade per l’Italia, mentre altri sei tecnici di Aspi e di Spea, la controllata da Autostrade, sono stati interdetti dai pubblici uffici per un anno. È il fascicolo bis sul ponte Morandi, con le accuse di aver prodotto falsi report sui viadotti Pecetti e Paolillo.

Ieri si è scoperto che c’è anche un avvocato indagato per favoreggiamento. Si chiama Fabio Freddi, dello studio legale Andreano. La Finanza e il procuratore aggiunto Francesco Pinto hanno perquisito il suo ufficio a Milano. Secondo gli investigatori, il legale fece acquistare agli indagati i jammer. Oltre all’ufficio è stata perquisita anche la Muteki srl, specializzata nel campo investigativo-informatico. “Emblematica – si legge nel provvedimento – è la telefonata di Valentina Maresca (responsabile dell’ufficio legale di Spea, ndr) al legale rappresentante della Muteki srl per chiedergli se vi sia il modo di rintracciare il “disturbatore”: “Nel senso che l’altro giorno abbiamo usato il disturbatore e non si trova più… io l’ho dimenticato nella sala riunioni”.

L’azienda era andata oltre un normale “zelo” nel supporto ai dipendenti indagati. Che venivano “istruiti” prima degli interrogatori. In un caso vennero convocati in un hotel romano, lo Zeta 3, per un “discorso di incoraggiamento”. A quell’incontro c’erano il presidente, l’amministratore delegato e i dipendenti di Spea. La riunione fu convocata dopo la diffusione della notizia di alcune iscrizioni nel registro degli indagati. Una vera e propria “procedura aziendale”. Che spinge il giudice a scrivere che lo “spirito di corpo” che contraddistingue l’agire dei lavoratori Aspi e Spea “si traduce in condotte ai limiti del lecito, e in specifici episodi, anche oltre”.

“Con il riferimento all’audizione di una persona sentita nell’ambito dell’inchiesta – si legge nell’ordinanza – si recrimina di non esserlo riuscito a preparare sufficientemente”. “Eh l’ho saputo il giorno prima dalla Valentina: chiamano Ascenzi. Il problema è che dovremmo capire chi chiamano. E ci si prepara”. Altra telefonata segnata dal giudice è quella del 26 ottobre 2018. Avviene tra i dipendenti di Spea dell’Utsa du Genova Maurizio Massardo e Maurizio Morbioli. Durante la quale Morbioli “si lamenta del fatto che Allemanni sia troppo sotto pressione e che rischi di non reggere lo stress, mettendo nei guai lei stessa ed anche loro, cosa che invece non può succedere per quanto riguarda l’altro collega Vezil: “… Vezil è un animale (…) non crolla… ma questa (…) il giorno che va in tribunale (…) questa crolla e se crolla ci mette in difficoltà…”.

Tra i tecnici e dirigenti di Spea c’è il sospetto di essere i “parafulmini” di Autostrade. E per tutelarsi qualcuno registra le riunioni con i vertici di Aspi e li conserva pure nel proprio computer. Grazie a quei file custoditi nel pc di uno degli indagati, gli investigatori scoprono che già nel 2017 le carte venivano truccate sempre per un obiettivo: ridurre i costi, una logica che “prevale sulla finalità di garantire la sicurezza dell’infrastruttura”.

Nel maggio del 2017 si discute del ripristino del viadotto Giustina, sulla A14, nelle Marche, dove a marzo morirono due persone schiacciate dal crollo di un ponte. A fare la voce grossa è Michele Donferri Mitelli, l’ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Aspi. “Devo ridurre i costi – dice Donferri – Adesso te inventi quello che c… te pare e te lo metto per obbligo”. Lucio Torricelli Ferretti, di Aspi, (ai domiciliari da ieri insieme a Gianni Marrone di Aspi e a Massimiliano Giacobbi di Spea) prova a fare capire che non basta e Donferri risponde che “non ha alcuna rilevanza se sia vero o no”.

La Procura di Genova ha infine trasmesso ad Avellino le intercettazioni di Paolo Berti, all’epoca del crollo del Morandi direttore Operazioni centrali di Autostrade. In una telefonata, Berti si lamenta per la condanna nel processo per i 40 morti precipitati dal viadotto di Acqualonga e il suo interlocutore gli prospetta “un accordo col capo”.


https://infosannio.wordpress.com/2019/09/15/i-depistaggi-di-autostrade-ora-dobbiamo-prepararci/

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