Uno dei sogni più desiderati da Jules Verne, descritto nel suo romanzo del 1864 "Viaggio al centro della Terra", era esplorare l'interno del nostro pianeta. Anche se la Caverna Veryovkina non ci porta a quelle profondità, ci permette di raggiungere il punto più vicino al centro della Terra attualmente conosciuto.
Con i suoi circa 2.212 metri di profondità, la Caverna Veryovkina è la grotta più profonda al mondo. Si trova nel passo tra le montagne Krepost e Zont, nella regione dell'Abkhazia, uno stato indipendente ufficialmente dichiarato parte della Georgia.
La caverna fu scoperta nel 1968 da alcuni speleologi di Krasnoyarsk, che riuscirono a raggiungere una profondità di 115 metri. Nel 1986, un nuovo gruppo di Mosca, guidato da Oleg Parfenov, raggiunse la notevole profondità di 440 metri.
Dal 2015, una serie di nuove spedizioni del gruppo Perovo-Speleo ha stabilito che la grotta era ancora più profonda, superando ripetutamente nuovi record fino a raggiungere 2.212 metri a marzo 2018 e registrando un sistema di tunnel sotterranei di oltre 6.000 metri.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 25 settembre 2024
CAVERNA VORONYA, il punto più vicino al centro della Terra.
Nicola Gratteri e il siluro lanciato contro Mattarella: non si fa problemi a puntare il dito sul Quirinale parlando della crisi di credibilità della magistratura
“NOI MAGISTRATI OGGI SIAMO AI MINIMI STORICI DI CREDIBILITÀ” – NICOLA GRATTERI APRE LE VALVOLE E NON RISPARMIA NEANCHE SERGIO MATTARELLA: “AVEVO DETTO CHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AVREBBE DOVUTO CONVINCERE I COMPONENTI DEL CSM A DIMETTERSI DOPO IL CASO PALAMARA.
NON È STATO FATTO, ED È PASSATO IL MESSAGGIO CHE SI VOLEVA TUTELARE UNA CORPORAZIONE CHE NON VOLEVA LASCIARE LA POLTRONA” – “LE MAFIE ORA SONO SU TIKTOK PER ACCALAPPIARE I GIOVANI…”
Estratto dell’articolo di www.adnkronos.com
“Mostrandosi come modello vincente, in Italia la prima mafia che ha utilizzato i social per avvicinare, accalappiare i giovani utili idioti portatori di acqua al pozzo del capomafia, è stata la Camorra, poi anche parte dell”ndrangheta di Gioia Tauro”. Così il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri, in occasione della seconda edizione di Capri D’Autore.
“Quando è nato – spiega Gratteri -, i primi a utilizzare Facebook sono state le mafie messicane con il cartello del Golfo e quello di Sinaloa: postavano video in cui si mostravano ricchi e potenti, con macchine di lusso. Poi i giovani, che rappresentano la fascia sociale che ha meno soldi ma consuma di più, sono passati da Facebook a TikTok, di conseguenza anche le mafie si spostate su questa piattaforma”.
Gratteri ricorda di aver approfondito e scritto sul tema dei social, il rapporto con i giovani e con le mafie, tanto che “TikTok di Dublino ci ha chiesto un incontro, poi avvenuto a Roma insieme al professor Antonio Nicaso. Abbiamo spiegato loro il linguaggio, le parole chiave dei video che inneggiavano alle mafie e al consumo di droga. TikTok in poco tempo ha costruito un software che, grazie alle nostre indicazioni, ha potuto cancellare in pochi giorni 36mila audio e video sul social”.
Magistratura.
“Noi magistrati oggi siamo ai minimi storici di credibilità, perché abbiamo fatto degli errori”. Così il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri, intervistato da Gianluigi Nuzzi nel corso della seconda edizione di Capri D’Autore, la rassegna culturale curata da Valentina Fontana e Gianluigi Nuzzi, e organizzata da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico.
“Io avevo detto che il presidente della Repubblica avrebbe dovuto convincere i componenti del Consiglio superiore della magistratura a dimettersi, perché sul caso Palamara bisognava lanciare il messaggio alla gente che si stava voltando pagina, che si faceva un taglio netto. Non è stato fatto, con il risultato che è passato il messaggio che si voleva tutelare una corporazione che non voleva lasciare la poltrona. E questo ci ha resi più deboli, anche perché le correnti all’interno della Magistratura sono ancora tante”.
Sovraffollamento nelle carceri.
“Il sovraffollamento nelle carceri riguarda tutti i paesi europei, cambiano solo le percentuali” dice Gratteri. “Purtroppo, oggi in Italia il problema si è ulteriormente acuito non tanto per i numeri, ma anche perché mancano migliaia di uomini e donne della polizia penitenziaria. E quindi le carceri sono contenitori, non si fa trattamento. Anziché parlare di amnistia e indulto – e immagino che questo governo non lo farà – si potrebbe, per esempio, lavorare sui detenuti tossicodipendenti cercando di portarli nelle comunità terapeutiche e curarli”.
Non è solo una questione di “ridare vita” a questi giovani curandoli, spiega Gratteri ma “un detenuto in carcere – aggiunge – costa mediamente 180 euro, in una comunità terapeutica 60 euro: anziché uno in carcere, si potrebbero tenere tre agli arresti domiciliari. In parte così si risolverebbe anche il problema del sovraffollamento”.
Le ordinanze.
“Sono contro il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare da parte della stampa perché vi è un maggior rischio di cadere in errore attraverso interpretazioni non esatte” dice Gratteri. “Era molto più comodo riportare pezzi dell’ordinanza di custodia cautelare e poi a margine, eventualmente, fare dei commenti”.
martedì 24 settembre 2024
"Pozzo di ghiaccio"- Persia
domenica 22 settembre 2024
Italia, il grande malato d’Europa. - Daniela Padoan
di DANIELA PADOAN. L’anomalia italiana è la destra estrema al potere, unico caso tra i paesi fondatori in una Unione Europea dove le forze reazionarie sono forti ma non tanto da salire al governo. In questa unicità, la maggioranza della presidente Meloni procede a tappe forzate nel completare riforme e varare nuove leggi che rendono l’Italia un paese sempre più malato di autoritarismo.
In numerosi Stati membri le destre estreme hanno raggiunto dimensioni preoccupanti per numero di adesioni e legittimazione nel discorso pubblico, ma in nessun Paese, tra quelli fondatori, sono al potere, tranne in Italia, che si configura come un’anomalia nell’Unione. Eppure, mentre in politica estera, pur non avendo votato l’attuale presidente della Commissione, la maggioranza delle forze che compongono la compagine governativa è allineata alla Nato e al sostegno dell’Unione all’Ucraina nel conflitto con la Russia, in politica interna l’esecutivo può procedere a tappe forzate, senza suscitare particolare scandalo, nella realizzazione dei programmi elettorali presentati nel 2020 dalle rispettive componenti: presidenzialismo, autonomia differenziata, riforma della Giustizia.
Prima ancora che uno scambio tra forze governative, il progetto di riforme si mostra però come un complessivo e ben integrato disegno autoritario, tanto più se si guarda alle politiche che ne stanno definendo la cornice: una progressiva occupazione dei posti di potere istituzionali e mediatici; un’operazione revisionista di riscrittura della storia passata e recente; un atteggiamento insofferente quando non intimidatorio nei confronti di critici e oppositori; una tendenza alla criminalizzazione del conflitto e della disobbedienza anche non violenta, sugellata dal disegno di legge 1660-A approvato il 18 settembre alla Camera dei deputati, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”.
Le modifiche apportate nel testo e l’istituzione di nuovi reati evidenziano una concezione della sicurezza vista non come garanzia sociale, lavorativa e umana, ma esclusivamente come sistema di proibizioni e punizioni teso a silenziare la diversità, la difformità di pensiero e persino la ribellione non violenta che spesso accompagna la necessità di essere visti e ascoltati da parte dei più fragili, marginali, deprivati di diritti.
In linea con i progetti di autonomia differenziata, premierato “forte” e depotenziamento della Magistratura, il ddl mostra l’erosione degli spazi democratici che avverrebbe in una società dove cortei, picchetti, manifestazioni, sit-in, scioperi della fame e tutte le molteplici forme di resistenza passiva fossero considerati reati penali punibili con il carcere. Si può facilmente immaginare cosa sarebbe delle proteste degli studenti e degli ecologisti, delle lotte dei lavoratori, delle estreme manifestazione di dolore e impotenza di carcerati e migranti chiusi nei centri per il rimpatrio. A dirlo con chiarezza è stata l’Organizzazione intergovernativa per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) che, dopo aver esaminato la bozza del decreto legge, ha dichiarato che “la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e della rule of law”, ovvero dello stato di diritto.
Abbiamo bisogno di un risveglio democratico che riaffermi una cultura consapevolmente antifascista, e che abbia come centro quell’articolo 3 della Costituzione che ha al centro la solidarietà e che Liliana Segre ha indicato come “stella polare”. Possiamo farlo. Già nel 2006 ci siamo trovati a combattere la riforma costituzionale propugnata da Silvio Berlusconi, che riguardava proprio un premierato forte e un’ulteriore devoluzione dei poteri alle Regioni, assieme alla riduzione dell’autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura. Quella riforma fu respinta dal 61% degli italiani.
La straordinaria raccolta di firme, avvenuta in piena estate, per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata è un primo segno che è possibile opporsi a un progetto lesivo della Costituzione, dei poteri di bilanciamento politico-istituzionali e della democrazia. Che è possibile riaffermare il principio della solidarietà tra i cittadini della Repubblica indipendentemente dai territori in cui risiedono, nel Paese europeo maggiormente segnato dalla diseguaglianza interna, in cui l’autonomia differenziata sposterebbe un’enorme quantità di ricchezza dai territori più poveri a quelli più ricchi e destinerebbe sempre maggiori risorse ai privati sottraendoli al servizio pubblico. Che è possibile riaffermare la cultura di chi non vuole un “capo” che decida al suo posto ma un Parlamento rispettabile e rispettato. Di chi sa che il dissenso è prezioso e che la capacità di dialogare con chi confligge è ciò che definisce le democrazie.
Scrittrice, saggista, si occupa da anni di razzismo e dei totalitarismi del Novecento, con particolare attenzione alla testimonianza delle dittature e alle pratiche di resistenza femminile ai regimi.
https://www.libertaegiustizia.it/2024/09/22/italia-il-grande-malato-deuropa/
Lo zampino dell’energia oscura primordiale. - Maura Sandri
Secondo un nuovo studio condotto da fisici del Mit, l’energia oscura “primordiale” potrebbe risolvere due dei più grandi enigmi della cosmologia moderna – la tensione di Hubble e l’elevato numero di galassie brillanti rilevato da Jwst all’alba dell’universo – e colmare alcune importanti lacune nella nostra comprensione di come si è evoluto l'universo primordiale. Tutti i dettagli su Mnras.
Secondo un nuovo studio condotto da fisici del Mit e pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, l’energia oscura primordiale potrebbe risolvere due dei più grandi enigmi della cosmologia moderna e colmare alcune importanti lacune nella nostra attuale comprensione di come si è evoluto l’universo. Uno degli enigmi in questione è la tensione di Hubble, una discrepanza nelle misurazioni della velocità di espansione dell’universo. L’altro riguarda le recenti osservazioni di numerose galassie luminose e particolarmente precoci, che esistevano già in un momento in cui l’universo sarebbe dovuto essere molto meno popolato.
L’energia oscura è una forma di energia ancora sconosciuta che si sospetta stia guidando l’espansione dell’universo. L’energia oscura primordiale – ipotizzano i ricercatori – è simile all’energia oscura ma nell’universo ha fatto solo una breve apparizione, influenzandone l’espansione nei suoi primi momenti, prima di scomparire del tutto. Sarebbe bastata questa breve capatina per giustificare la tensione di Hubble. Inoltre, parrebbe anche spiegare il numero eccezionalmente alto di galassie luminose osservate nell’universo primordiale.
In effetti, in base ai modelli cosmologici e di formazione delle galassie, l’universo avrebbe dovuto impiegare un certo tempo per far nascere le prime galassie, superiore a quanto riscontrato nelle osservazioni del James Webb Space Telescope (Jwst) che hanno invece rivelato un numero sorprendente alto di galassie luminose, grandi come la Via Lattea, nei primi 500 milioni di anni, quando l’universo aveva solo il 3% della sua età attuale.
Per i fisici, queste osservazioni implicano che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella fisica alla base dei modelli o un ingrediente mancante nell’universo primordiale di cui gli scienziati non hanno tenuto conto. Il team del Mit ha esplorato la possibilità di quest’ultima ipotesi, ipotizzando questa nuova forma di energia oscura, una sorta di forza antigravitazionale che si attiva solo in tempi molto precoci. Questa forza contrasterebbe l’attrazione della gravità e accelererebbe l’espansione primordiale dell’universo.
Poi, i ricercatori hanno considerato come l’energia oscura primordiale potrebbe influenzare la struttura iniziale dell’universo che ha dato origine alle prime galassie, concentrandosi sulla formazione degli aloni di materia oscura – regioni dello spazio in cui la gravità è più forte e dove la materia inizia ad accumularsi. «Crediamo che gli aloni di materia oscura siano lo scheletro invisibile dell’universo», spiega su Mit News Xuejian (Jacob) Shen, coautore dello studio. «Prima si formano le strutture di materia oscura e poi si formano le galassie all’interno di queste strutture. Quindi, ci aspettiamo che il numero di galassie luminose sia proporzionale al numero di grandi aloni di materia oscura».
Secondo gli autori, se l’energia oscura primordiale influisse sul tasso di espansione iniziale dell’universo – in modo tale da risolvere la tensione di Hubble – allora potrebbe influenzare l’equilibrio degli altri parametri cosmologici, in modo da aumentare il numero di galassie luminose che appaiono in tempi precoci. Per verificare la loro teoria, hanno incorporato un modello di energia oscura primordiale (lo stesso che risolve la tensione di Hubble) in un quadro empirico di formazione delle galassie, per vedere come le prime strutture di materia oscura si evolvono e danno origine alle prime galassie.
«Quello che dimostriamo è che la struttura dello scheletro dell’universo primordiale è alterata in modo sottile dove l’ampiezza delle fluttuazioni aumenta, e si ottengono aloni più grandi e galassie più luminose in tempi precedenti, rispetto ai nostri modelli più comuni», dice Rohan Naidu. «Significa che nell’universo primordiale le cose erano più abbondanti e più raggruppate».
«Abbiamo dimostrato il potenziale dell’energia oscura primordiale come soluzione ai due principali problemi della cosmologia. Se i risultati osservativi di Jwst venissero consolidati ulteriormente, potrebbe essere una prova della sua esistenza», conclude Mark Vogelsberger. «In futuro, potremo incorporarla in grandi simulazioni cosmologiche per vedere quali previsioni dettagliate otterremo».
https://www.media.inaf.it/2024/09/16/energia-oscura-primordiale-2/
Via cataratta senza operarsi, dal segreto di uno scoiattolo possibile farmaco.
Del resto la cataratta altro non è
che un'opacizzazione del cristallino dell'occhio, che si verifica comunemente
nelle persone con l'avanzare dell'età. Lo studio condotto sullo scoiattolo di
terra a 13 strisce e sui ratti potrebbe rappresentare una possibile strategia
per trattarla senza intervento chirurgico, facilitando l'attività di contrasto
contro una causa comune di perdita della vista. La chirurgia è "efficace,
ma non priva di rischi" e "gli scienziati hanno cercato a lungo
un'alternativa" al 'bisturi', spiega Xingchao Shentu, chirurgo della
cataratta e co-ricercatore principale della Zhejiang University in Cina. Anche
perché, ricorda, "in alcune parti del mondo la mancanza di accesso alla
chirurgia della cataratta è un ostacolo alle cure, e ciò fa sì che la cataratta
non trattata sia una delle principali cause di cecità in tutto il mondo".
Lo studio è stato pubblicato sul
'Journal of Clinical Investigation' e descrive questa nuova scoperta ottenuta
nell'ambito di una ricerca in corso al National Eye Institute (Nei), centro dei
Nih, realizzata coinvolgendo lo scoiattolo di terra a 13 strisce. In questo
animale le cellule fotorecettrici sensibili alla luce nella retina sono per lo
più coni, il che lo rende utile per studiare proprietà come la visione dei
colori. Inoltre, la capacità del roditore di resistere a mesi di freddo e
stress metabolico durante il letargo lo rende un modello per gli scienziati
della vista, per studiare una serie di malattie degli occhi. La capacità di
rendere l'opacità del cristallino reversibile è stata osservata negli
scoiattoli protagonisti dello studio, mentre nei ratti (specie non ibernante)
no. Questi ultimi sviluppavano cataratte a basse temperature, che non si
risolvevano con il riscaldamento.
La formazione di cataratta negli
animali in letargo esposti a basse temperature, osservano gli esperti, è
probabilmente una risposta cellulare allo stress da freddo ed è uno dei tanti
cambiamenti che subiscono i loro corpi mentre i tessuti si adattano alle
temperature gelide e allo stress metabolico. Gli esseri umani non sviluppano
cataratta quando esposti a basse temperature. "Comprendere i fattori
molecolari che determinano questo fenomeno di cataratta reversibile potrebbe
indicarci la direzione verso una potenziale strategia di trattamento",
afferma il co-ricercatore principale dello studio Wei Li, ricercatore senior
nella sezione di neurofisiologia retinica del Nei.
Con l'avanzare dell'età, la
cataratta si forma quando le proteine nel cristallino iniziano a ripiegarsi in
modo errato e a formare cluster che bloccano, disperdono e distorcono la luce
mentre passa attraverso il cristallino. Per esplorare le cataratte reversibili
dello scoiattolo di terra a livello molecolare, il team ha sviluppato in
laboratorio un modello di cristallino usando cellule staminali ingegnerizzate
da cellule di scoiattolo. Utilizzando questa piattaforma, i ricercatori sono
arrivati a scoprire che la proteina RNF114 era significativamente elevata
durante la fase di riscaldamento nello scoiattolo di terra, rispetto al ratto
non in letargo. In precedenza era stato dimostrato che RNF114 aiutava a
identificare vecchie proteine e a facilitarne la degradazione. E in effetti,
quando gli scienziati hanno pretrattato con la proteina i modelli di
cristallini, si è verificata una rapida scomparsa della cataratta al momento
del riscaldamento.
Queste scoperte, evidenziano, sono
la prova di principio che è possibile indurre la rimozione della cataratta
negli animali. In studi futuri, il processo dovrà essere perfezionato. Ma
questo meccanismo viene ritenuto promettente, e, fanno notare gli autori, è
anche un fattore importante in molte malattie neurodegenerative.