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domenica 19 ottobre 2025

Egitto: "il pozzo a gradini dei faraoni".

 

Nelle profondità delle sabbie dell'Egitto si trova una misteriosa meraviglia spesso chiamata "il pozzo a gradini dei faraoni": un'antica struttura sotterranea avvolta nella leggenda e nella genialità architettonica.
A differenza delle famose piramidi che si ergevano verso il cielo, questo monumento discendeva nella terra, simboleggiando un viaggio verso gli inferi e il regno degli dei.
Gli archeologi ritengono che il pozzo a gradini risalga all'Antico Regno d'Egitto e che sia stato probabilmente costruito durante il regno di un faraone meno noto che cercava di sfruttare sia l'acqua che il divino.
Scavata nel calcare, la scalinata a spirale scende attorno a un pozzo centrale che un tempo convogliava l'acqua sotterranea, una caratteristica rara nel paesaggio desertico della valle del Nilo.
Le iscrizioni geroglifiche lungo le pareti raffigurano sacerdoti che eseguono riti di purificazione, suggerendo che il pozzo svolgeva non solo scopi pratici ma anche sacri.
Alcuni studiosi paragonano il suo design ai successivi pozzi a gradini indiani, sollevando intriganti interrogativi sulle antiche influenze interculturali o su un parallelo genio ingegneristico.
Nel corso dei millenni, le sabbie mobili hanno seppellito il sito, preservandone le camere e le incisioni in condizioni straordinarie fino alla loro riscoperta da parte degli archeologi nel XX secolo.
Gli scavi hanno portato alla luce intricati sistemi di drenaggio e nicchie cerimoniali, il che suggerisce che potrebbe aver fatto parte di un complesso templare dedicato a Osiride, dio dell'aldilà.
Oggi, "Il pozzo a gradini dei faraoni" è un inquietante promemoria delle innovazioni dimenticate dell'Egitto, dove acqua, architettura e spiritualità si incontravano in perfetta armonia.

Le sue profondità silenziose continuano a suscitare meraviglia, invitandoci a guardare non solo verso l'alto, verso le piramidi, ma anche verso il basso, nel cuore nascosto dell'antico Egitto.

mercoledì 2 luglio 2025

Il pozzo sacro di Santa Cristina - Sardegna.

 



Situato a Santa Cristina, in Sardegna, il pozzo sacro di Santa Cristina fu costruito dalla civiltà nuragica intorno al 1100 a.C.; questo sito archeologico si trova nel cuore dell'isola, incastonato tra ulivi e muri in pietra a secco, ed è rinomato per la sua avanzata ingegneria e allineamento astronomico.
Il pozzo consiste in una scala perfettamente tagliata che scende in una camera sotterranea costruita con blocchi di basalto, formando un imbuto quasi geometrico. durante gli equinozi, la luce solare si allinea precisamente alla scala, illuminando il fondo del pozzo in modo da suggerire una profonda comprensione dei cicli solari e della meccanica celeste. la maestria della pietra rimane sorprendentemente precisa anche dopo più di 3.000 anni.
Stare qui significa sentire che il tempo si piega su se stesso. è come se questo posto fosse progettato non solo per trattenere l'acqua, ma per incanalare luce, spirito e simmetria. cosa vedeva il popolo nuragico riflesso nell'acqua alla base di questo spazio sacro - e quali verità si increspano ancora nel suo silenzio?


martedì 24 settembre 2024

"Pozzo di ghiaccio"- Persia

 

Creazione del ghiaccio durante l'Impero persiano in mezzo al deserto: lo Yakhchal o "Pozzo di ghiaccio" è un metodo architettonico usato per produrre ghiaccio e conservare il cibo. I Persiani stavano già facendo tonnellate di ghiaccio e cibo congelato nel deserto 2.400 anni fa.

1- Progettazione della struttura: lo Yakchal aveva una forma a cupola con pareti spesse realizzate in mattoni e argilla. Questa costruzione ha aiutato a mantenere una temperatura fresca all'interno del caveau.

2- Raccolta dell'acqua: durante l'inverno, l'acqua veniva raccolta dai fiumi o dalla neve sciogliuta in montagna. Quest'acqua era diretta verso lo Yakchal attraverso i canali.

3- Processo di congelamento: l'acqua era distribuita in piccoli stagni o piscine all'interno della volta. Durante la notte e nelle ore più fredde del giorno, l'acqua si gela a causa delle basse temperature del deserto di notte.

4- Deposito del ghiaccio: una volta congelato, il ghiaccio è stato tagliato in blocchi e conservato nella parte più bassa dello Yakchal, dove la temperatura era più fredda. La forma a cupola e l'isolamento naturale delle pareti hanno aiutato a mantenere il ghiaccio congelato per molti mesi.

5- Uso successivo: durante l'estate, il ghiaccio conservato veniva usato per raffreddare le bevande, conservare il cibo o anche per scopi medici, se necessario. In sintesi, lo Yakchal ha approfittato del freddo naturale delle notti nel deserto per creare e preservare il ghiaccio, utilizzando semplici ma efficaci tecniche di conservazione e isolamento termico.

venerdì 9 agosto 2024

Xiaozai Tiankang - Penji, Cina.

 

Il più profondo e grande pozzo naturale sulla terra si chiama Xiaozai Tiankang. Si trova a Penji, nel cuore della Cina. Questo fantastico pozzo è completamente naturale e raggiunge una profondità di 662 metri, una lunghezza di 626 metri e una larghezza di 537 metri. Ma la cosa che risalta di più è l'esplosione di vita in cui abita.

Xiaozhai Tiankang è ciò su cui i geologi sono confusi a causa dell'influenza dell'acqua. In questo caso, è stato creato in cima ad una grotta con un fiume sotterraneo di 8,5 chilometri di dimensioni e sfocia in una spettacolare cascata. Le sue enormi dimensioni lo rendono la voragine più profonda del mondo.
Ospita quasi 1.300 specie di piante e animali selvatici. Tra gli "inquilini" più affascinanti che si aggirano nella loro foresta sotterranea, spicca la pantera nebbiosa
I locali lo conoscono sin dai tempi antichi. 

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La Motilla del Azuer - Daimiel - Spagna

 

La Motilla del Azuer a Daimiel, in Spagna, è il più antico pozzo preistorico del paese, risalente all'Età del Bronzo tra il 2200 e il 1200 a.C. Dichiarato bene di interesse culturale, questo sito offre una visione unica della vita di una antica civiltà. Le imponenti strutture fortificate, con mura di mamposteria alte più di 8 metri, testimoniano l'abilità di queste antiche comunità nel gestire risorse vitali come l'acqua e nell'agricoltura e produzione di ceramica. Visitare la Motilla del Azuer significa fare un viaggio nel passato e scoprire tracce di una cultura millenaria.

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giovedì 1 agosto 2024

La Motilla del Azuer, il più antico pozzo preistorico della Spagna. - DT Gomez

 

Se ti trovi a esplorare la Spagna e in particolare la regione di Castiglia-La Mancia, c'è un posto che merita una visita: la Motilla del Azuer a Daimiel.

Questo sito preistorico dell'Età del Bronzo, dichiarato bene di interesse culturale, ci porta indietro nel tempo, tra il 2200 e il 1200 a.C., offrendo una finestra unica su una civiltà antica.
Le peculiarità della Motilla del Azuer risiedono nelle sue imponenti strutture fortificate, tra cui spiccano mura di mamposteria che si ergono per più di 8 metri.

All'interno di queste fortificazioni, gli abitanti gestivano risorse vitali come l'acqua, grazie a un ingegnoso sistema di pozzi, e si dedicavano all'agricoltura, al bestiame e alla produzione di ceramica.
Un elemento distintivo è il grande pozzo al centro del sito, profondo almeno 16 metri, che testimonia l'ingegnosità con cui queste comunità antiche risolvevano i problemi pratici.

Visitarla è come fare un salto nel passato, toccando con mano le tracce di una cultura millenaria che ha saputo modificare un ambiente inospitale per adattarlo alle proprie esigenze.


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domenica 6 febbraio 2022

Rayan non ce l'ha fatta, morto il bimbo caduto nel pozzo. - Olga Piscitelli

 

Dopo 100 ore di soccorsi disperati è stato estratto senza vita.


Oltre cento ore a 32 metri sotto terra, inghiottito da un pozzo strettissimo, in alcuni punti di soli 20 centimetri di diametro.

Ha lottato per rimanere vivo, ma non ce l'ha fatta.

Il piccolo Rayan, 5 anni, che per quattro giorni ha tenuto con il fiato sospeso il Marocco ed il mondo intero, mentre una mega operazione di soccorso cercava di salvarlo, è morto.

La notizia è rimbalzata, come una doccia fredda, dopo una decina di minuti da quelle immagini, convulse, rilanciate dalle  dirette delle tv che per giorni hanno seguito i soccorsi. Quelle immagini che raccontavano che il bambino era stato recuperato, estratto da quel maledetto pozzo, che avevano fatto tirare un sospiro di sollievo. Lasciando intendere che potesse essere in salvo. Ma la nota della stessa casa Reale del Marocco ha gettato nello sconforto: 'E' deceduto per le ferite riportate nella caduta'.

Poche parole che riportano alla mente le drammatiche ore di giugno 1981 e la tragedia di Alfredino Rampi a Vermicino. E che hanno gettato nello sconforto tutti coloro che per ore, giorni e notti, hanno seguito i lavori dei soccorritori, impegnati in un'operazione di salvataggio titanica, scattata già martedì scorso quando il bambino, che stava giocando in un campo, è precipitato in quel buco nero, in quel pozzo di proprietà della famiglia.

Un'immensa operazione di salvataggio, tra le mille difficoltà, gli intoppi, i rischi di smottamento, le speranze ma anche le delusioni. Lunghissime giornate in cui i soccorritori non si sono mai dati per persi. A cominciare da Ali El Jajaoui, arrivato da Erfoud, ormai divenuto l'eroe del deserto: quell'uomo, di professione specialista di pozzi, che appena appresa la notizia del bimbo è subito partito dal sud del Paese per raggiungere il villaggio di Rayan. E ha scavato per ore e ore senza fermarsi, a mani nude dopo che un imponente lavoro di 5 escavatori aveva aperto una voragine che ha permesso si arrivare alla profondità in cui si trovava il bambino. E permesso di realizzare una via di fuga attraverso la posa di tubi che, posizionati orizzontalmente, hanno creato quel passaggio che doveva rappresentare la salvezza. E che invece si è trasformato in un mesto ultimo percorso di Rayan dalla sua trappola.

Il bambino aveva provato a resistere in tutti questi giorni: per lui era stato calato nel pozzo un tubo per fornirgli l'ossigeno, l'acqua e un po' di cibo. Le telecamere che lo avevano raggiunto, rinviavano immagini di lui ferito alla testa  he si muoveva e chiamava 'mamma'. Fotogrammi che avevano commosso il mondo e che lasciavano sperare. Come quell'ultimo contatto, solo sabato mattina, con il papà. "Gli ho parlato, sentivo che respirava a fatica", aveva raccontato l'uomo che insieme alla moglie, ha aspettato per ore, per giorni, quel finale che nessuno voleva fosse una tragedia.

Poco prima che Rayan fosse estratto dal pozzo, lui e la moglie erano stati fatti salire sull'ambulanza - dove c'era anche una psicologa - che, all'ingresso del tunnel, attendeva che il bimbo fosse recuperato. E stasera è toccato al Re il triste compito di inviare loro le condoglianze.

Nel primo pomeriggio di sabato tutto era pronto, o così almeno sembrava, quando i soccorritori entravano nel tunnel. Uno alla volta, sistemando corde e giubbotti di protezione e persino una piccola barella. La folla di spettatori pregava. Al grido di Allah Akbar i fedeli si sono raccolti attorno al pozzo dove si era posizionata anche l'equipe medica di pronto intervento, l'ambulanza e un anestetista. Poi però i tempi si sono dilatati, i soccorsi si sono trovati di fronte ad un'altra, l'ennesima, roccia. Poi le distanze si sono accorciate, ma alle 17.30 c'erano ancora 80 centimetri di masso da sgretolare. Un lavoro di cesello quasi, al ritmo di 20 centimetri l'ora. Un'operazione difficilissima che ha mobilitato le forze marocchine, gli speleologi, i volontari sostenuti dalla comunità locale che per giorni ha preparato il cibo e offerto riparo.

"Rayan è vivo, lo tireremo fuori oggi", aveva annunciato nel tardo pomeriggio il direttore delle operazioni di soccorso, l'ingegnere Mourad Al Jazouli. Ma non è andata così, i soccorritori sono riusciti a tirare Rayan fuori dal pozzo, ma per lui ormai non c'era più nulla da fare. (ANSA).


https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/02/05/marocco-una-roccia-blocca-i-soccorritori-a-2-metri-da-ryan_b125e291-b7c5-489a-bbdb-c7385cbc02d1.html