Pubblicata la classifica aggiornata di Tax Justice Network sui primi dieci paradisi fiscali al mondo. Ci sono anche Olanda, Lussemburgo e Svizzera. In vetta le isole caraibiche britanniche. Ci sono anche le isole Cayman che l'Unione europea ha recentemente depennato dalla sua lista nera. Ogni anno l'Italia ci rimette circa 10 miliardi di euro. L'Ocse fissa le regole fiscali internazionali ma i paesi membri sono responsabili dei 2/3 dell'evasione ed elusione fiscale da parte delle multinazionali.
Ogni anno 245 miliardi di dollari (205 miliardi di euro) di tasse che dovrebbero essere pagate da aziende multinazionali spariscono. Accade grazie a giurisdizioni fiscali compiacenti, molte delle quali appartengono ai 36 paesi Ocse e/o all’Unione europea. Per avere qualche termine di paragone sulla portata di questo ammanco può essere utile tenere presente che ogni anno l‘intera Africa spende per la sanità 50 miliardi di dollari, un quinto del gettito mancante. O che gli stanziamenti europei contro la pandemia ammontano, per ora, a 20 miliardi di dollari.
Dubai balza nella top ten – L’organizzazione Tax Justice Network ha diffuso oggi la lista aggiornata dei 10 principali paradisi al mondo. Sul podio ci sono i rinomati centri caraibici: Isole vergini britanniche, le isole Cayman e Bermuda. Formalmente si tratta di giurisdizioni quasi indipendenti, nella sostanza sono una sorta di appendice della Gran Bretagna che conserva poteri di veto e diritto di nomine. Subito dopo c’è il terzetto europeo Olanda, Svizzera, Lussemburgo. L’Olanda in particolare conferma la sua funzione di “hub” a cui si appoggiano le multinazionali per dirottare i profitti verso paesi in cui l’imposizione fiscale è bassa o inesistente. Il Lussemburgo si caratterizza invece per essere un centro che offre servizi fiscali “à la carte”, ossia elaborando specifiche soluzioni su richiesta delle grandi aziende. Seguono poi Hong Kong, Jersey, Singapore, ossia altre giurisdizioni con legami più o meno stretti con la Gran Bretagna e infine una new entry: gli Emirati Arabi Uniti. Verso Abu Dhabi e Dubai sono stati dirottati dall’Olanda flussi di denaro per 200 miliardi di dollari per approfittare dal basso livello impositivo degli Emirati.
Priorità ai profitti delle più grandi multinazionali – I paesi che fanno parte dell’Ocse, a cominciare da Svizzera, Olanda e Lussemburgo, sono responsabili dei due terzi della sottrazione di gettito . L’Organizzazione ha però anche un ruolo chiave nel definire norme e pratiche fiscali internazionali. “Non c’è bisogno di essere un esperto per capire perché un sistema fiscale globale programmato da un club di ricchi paradisi fiscali stia causando un’emorragia di oltre 245 miliardi di dollari di tasse societarie all’anno”, ha commentato Alex Cobham, responsabile di Tax Justice Network. In sostanza l’Ocse fissa appositamente e consapevolmente regole che favoriscono l’elusione fiscale o attua contrasti per lo più di facciata.
“Negli ultimi 60 anni, l’Ocse ha modellato la politica fiscale globale in uno strumento per dare priorità ai profitti delle più grandi multinazionali rispetto ai bisogni di tutti gli altri, aggravando le disuguaglianze che le donne e altri gruppi sociali devono affrontare. È ora di rimodellare la politica fiscale globale in uno strumento per riparare la disuguaglianza di genere, non alimentarla. Il primo passo verso questo obiettivo è stabilire una convenzione fiscale delle Nazioni Unite “, ha spiegato Irene Ovonji-Odida, membro del panel delle Nazioni Unite sulla responsabilità finanziaria internazionale.
Per l’Italia una perdita di 10 miliardi di euro l’anno – Alla luce di queste indicazioni appare in tutta la sua evidenza anche l’inconsistenza della lista europea delle legislazioni fiscali opache. La “balck list” non include infatti Olanda e Lussemburgo in quanto membri dell’Unione e recentemente ha escluso anche le isole Cayman dopo alcune che sono state giudicate però dagli esperti puramente formali. Cayman ha infatti accettato di condividere informazioni sui depositi domiciliati nell’arcipelago. Il problema è però che poi è praticamente impossibile risalire ai veri titolari di questi depositi grazie all’uso di strutture giuridiche come il trust e all’assenza di registri. Tax Justice Network fornisce anche dati relativi alla perdita di gettito dei singoli paesi. L’Italia ci rimette ogni anno circa 10 miliardi di euro, 200 euro per ogni abitante. Le giurisdizioni di Olanda e Stati Uniti (di cui fa parte il Delaware, altro santuario dell’elusione internazionali) sono quelle che sottraggono più gettito al nostro paese.
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