Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 11 marzo 2011
Il mio personale pensiero.
La Costituzione non va cambiata.
Chi vuole cambiarla ha problemi personali da risolvere.
Io, se commetto errori, ammetto di doverli pagare e li pago, chi non vuole pagarli, vuole cambiare la Costituzione.
Non c'è bisogno di cambiare la Costituzione, basta correggere le leggi "ambigue" varate dalla politica corrotta.
Buona notte, e buona fortuna!
Il patto segreto tra Berlusconi e i boss. -
L'Espresso racconta i nuovi verbali del pentito Giovanni Brusca. Rotto il silenzio mirato a «non rendere dichiarazioni su persone che sono state "disponibili" con Cosa nostra", il pentito ora parla e pronuncia nomi che scottano: "Il premier, Dell'Utri, Mancino e Ciancimino"
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Ma chi è Brusca? Abbate racconta: “E’ stato catturato nel 1996. All’inizio ha tentato una manovra per screditare politici e magistrati, ma è stato smascherato. Allora ha fornito una collaborazione ampia: è stato il primo a rivelare “il papello” e la trattativa tra Stato e cosche nel 1992. Ma lo scorso settembre gli inquirenti hanno scoperto che continuava a gestire traffici e ricatti, proteggendo un tesoro accumulato con i crimini. Ora rischia di perdere i benefici e di essere retrocesso da “pentito” a dichiarante. Adesso – si legge ancora – di fronte alla possibilità di vedere chiudersi le porte del carcere per sempre, senza più permessi, sostiene di volere raccontare la seconda parte della sua storia criminale. Completando un quadro che era già stato in parte intercettato dalle microspie nella sua cella. E ha rotto il silenzio mirato a «non rendere dichiarazioni su persone che sono state “disponibili” con Cosa nostra».
L’Espresso rivela il contenuto dei nuovi verbali di Brusca nei quali “si parla a lungo di Silvio Berlusconi“. Nei verbali il pentito “cita i capitali che sarebbero stati investiti da uomini del padrinoStefano Bontate nelle attività imprenditoriali di Berlusconi negli anni Settanta; dichiara che il fondatore della Fininvest pagava ogni anno a Bontate 600 milioni di lire”. Dopo la morte del padrino, ucciso dai corleonesi nel 1981, i versamenti cessano. Allora – spiega il dichiarante – nel 1986 Ignazio Pullarà fa piazzare dell’esplosivo nella cancellata della residenza milanese di Berlusconi. Una missione nascosta a Riina, che si infuria e decide di gestire personalmente i rapporti col Cavaliere. Che – secondo Brusca e secondo quanto si legge sul settimanale – dopo la bomba ricomincia a pagare mezzo miliardo, direttamente al capo dei capi. «Poi quando venne ucciso Salvo Lima, mi disse che Ciancimino e Dell’Utri si erano proposti come nuovi referenti per i rapporti con i politici».
Nell’articolo si parla anche del ruolo del senatore azzurro Marcello Dell’Utri che «era visto come erede di Bontate perché vicino a quest’ultimo». Brusca spiega che Ganci riferì a Riina: «Dell’Utri è a disposizione». E sottolinea come nel 1993 il collegamento possibile «con il nuovo movimento politico Forza Italia che sta per nascere passa sempre da Dell’Utri». Un legame cementato con ricatti espliciti: parla di messaggi inoltrati a Berlusconi attraverso Mangano, sostiene che alla fine del 1993 furono minacciate altre bombe come quelle di Roma, Milano e Firenze. «Un modo per metterlo in difficoltà» con il governo che si apprestava a guidare, se non avesse varato leggi in favore di Cosa nostra.
Nella seconda parte dell’articolo, Lirio Abbate racconta la cosiddetta “fase due“ della trattativa Stato-mafia: “Secondo Brusca l’intesa con Forza Italia è la fase due di una strategia nata all’indomani di Capaci – si legge nell’articolo – Nel luglio 1992 – prima dell’autobomba di via D’Amelio – c’era stato il tentativo di venire a patti con le istituzioni, mediato da Vito Ciancimino. E Brusca ribadisce che il referente ultimo della trattativa era Nicola Mancino, all’epoca ministro dell’Interno e uomo forte della Dc”. L’ex boss ricorda quando Riina gli fece il nome di Mancino come la persona che doveva rispondere alle richieste del “papello”. Mette a verbale anche «il disprezzo» di Leoluca Bagarella, cognato di Riina, che commenta la notizia dei vetri blindati installati per proteggere la casa di Mancino. Nicola Mancino, ex vicepresidente del Csm, ha sempre respinto ogni ipotesi di un suo ruolo nella vicenda”.
giovedì 10 marzo 2011
Berlusconi, svelato il mistero “Sotto il cerotto niente.”

Il presidente del Consiglio non ha nessuna ferita al volto. Il suo dentista, Massimo Mazzi: "Solo un sostegno ai punti, anche se è una pratica inusuale. Comunque lo vedrò presto"
Il presidente del Consiglio è stato sottoposto lunedì all’intervento chirurgico maxillo-facciale di trapianto osseo e implantologia in anestesia generale. Lo aveva rivelato, attraverso un comunicato di Palazzo Chigi, il professor Alberto Zangrillo, medico del premier. “L’intervento è durato quattro ore e si è reso necessario per ripristinare l’anatomia e la funzionalità masticatoria gravemente compromesse in occasione dell’attentato del 13 dicembre 2009″, aveva precisato la nota.
In quella data, un contestatore (Massimo Tartaglia, di cui si è poi accertata l’infermità mentale) lanciò in faccia al premier una miniatura del Duomo di Milano, procurandogli la frattura del setto nasale e la rottura di due denti. Immediato il ricovero al San Raffaele di Milano, poi, per un anno e mezzo nessuna notizia di patologie collegate all’aggressione. All’improvviso, nei giorni scorsi, le cose devono essere precipitate, tanto che il premier è finito di nuovo sul lettino operatorio. “Berlusconi – ha detto a poche ore dall’intervento Zangrillo – è rimasto sotto i ferri per quattro ore in anestesia totale”. Un intervento chirurgico diventato quasi di routine. In genere i postumi sono molto fastidisosi, a volte servono mesi perché i dolori e i fastidi alla mandibola scompaiano. Ma i tempi di guarigione del premier sono probabilmente molto brevi. “Dipende da paziente a paziente”, spiega ancora il dentista che ha effettuato l’intervento. “Ma ripeto, il cerotto è stata una precauzione ulteriore da me voluta. Inusuale, ripeto. Solo una precauzione perché immaginavo che non rispettasse i tempi della degenza”.
Di diverso parere altri dentisti, specializzati nello stesso tipo di patologie, in particolare il professorMarco Finotti di Padova, considerato un assoluto luminare in materia di chirurgia maxillo-facciale odontoiatrica: “Il cerotto”, spiega, “con il trapianto osseo non c’entra assolutamente niente. Sono trent’anni che non interveniamo con incisioni sulla cute. La cicatrice è assolutamente interna. Un sostegno ai punti di sutura? Mi sembra improbabile, ma non conosco il caso nei particolari”.
Già da ieri Berlusconi è tornato nella sua residenza di palazzo Grazioli, ha incontrato la Lega per definire il rimpasto di governo e Alfano per concordare il Consiglio dei ministri di stamani sulla riforma della giustizia. Così, alla conferenza stampa, si è presentato con un vistoso cerotto al volto. Ma sotto, come spiega il suo odontoiatra, non c’è niente. E’ solo un sostegno. “Lo vedrò presto”, spiega il dottor Mazza. “Ma il decorso sono sicuro che sia ottimo”.
Per ora nessun rimpasto di governo Troppe pretese da Lega e Responsabili. - di Emiliano Liuzzi
Bossi pretende per il suo partito il ministero delle Politiche Agricole. In alternativa, vuole poltrone pesanti come quella di Finmeccanica. Ma Berlusconi, alle prese con il rafforzamento della maggioranza: il colpo grosso di oggi è stato riprendersi da Fli Giulia Cosenza, compagna del finiano ed ex ministro Andrea Ronchi
La deputata ex finiana Giulia Cosenza
Rastrellamento della Lega. Bossi e i suoi, anche sulla riforma della giustizia, non sarebbero stati così celeri. Non che non la condividano, ma di padano ha poco. Però hanno deciso di votarsi comunque alla causa. In cambio, però, il ministero delle Politiche agricole deve arrivare.Federico Bricolo, capogruppo del Carroccio al Senato, sarebbe in trepida attesa da giorni di una chiamata al Colle. Non sarà oggi, perché il rimpasto il premier vorrebbe affrontarlo la prossima settimana, una volta confezionata la riforma della giustizia. Ma non è questione di tempi. C’è un problema relativo alle quote latte e i leghisti vogliono un loro uomo per provare a risolverlo. Questo vorrebbe dire voti. Il fatto è che Berlusconi deve accontentare anche i Popolari per l’Italia (cinque deputati e un senatore) che premono per Saverio Romano. Un veto non esiste da parte della Lega, ma Bossi vuole poltrone alternative. E pesanti. La presidenza dellaFinmeccanica, in primis (occupata saldamente da Pier Francesco Guarguaglino, che a suo favore porta anche risultati), e quella delle Poste perché, da qui, dovrebbero passare gli immigrati in cerca di permesso di soggiorno. Un rebus molto intricato. Berlusconi (e Letta) ci lavorano giorno e notte, ma la coperta è corta, i ministeri liberi sono due: quello alla Cultura (Sandro Bondinon è formalmente dimissionario, ma non lo vedono da tempo al lavoro) e quello alle Politiche comunitarie. Questo per quanto riguarda i ministeri. Sulle aziende a partecipazione pubblica bisogna che trovino un accordo, oltre al premier, Letta e Giulio Tremonti. E tra i due ultimamente, non sono rose e fiori. Tremonti, il più leghista tra i berluscones, sarebbe per accontentare Bossi e piazzare qualcuno dei suoi, Letta invece frena. Con queste premessse non è possibile parlare di tempi brevi.
La grana dei Responsabili. C’è chi minaccia di lasciare il gruppo se Saverio Romano verrà nominato ministro. Non c’è accordo nel gruppo dei Responsabili sul rimpasto: Sardelli ha visto ieri sera Berlusconi proprio per ribadire la necessità di un via libera al pacchetto completo, ministri e sottosegretari. Ma dal Colle, è emerso nei giorni scorsi, c’è forte perplessità in quanto non si avverte l’urgenza di un disegno di legge per l’ampliamento dell’esecutivo, tanto che il premier si sarebbe convinto a procedere attraverso questa strada, che però comporta un allungamento dei tempi. In un primo momento sembrava esserci un’accelerazione sul cambio al ministero dell’Agricoltura con Romano addirittura pronto a salire al Quirinale per il giuramento. Accelerazione che però non ci sarà. Restano le tensioni nel gruppo creato per soccorrere l’esecutivo: per Antonio Razzi è diventato un “kindergarten”, ovvero “un asilo d’infanzia”. L’ex Idv è rimasto deluso per la nomina di Pisacane a segretario d’Aula.
Ma Berlusconi non chiude la campagna acquisti. Intanto il premier è in continuo contatto con altri deputati che potrebbero passare nella maggioranza. Tra questi una esponente di Fli, Giulia Cosenza, già ufficializzata, due dell’Mpa. E nel Pdl si insiste anche sulla possibilità di un ingresso proveniente dall’Idv anche se il partito di Di Pietro smentisce fuoriuscite. Il Cavaliere, oltre a fare il punto sulla giustizia (l’iter della riforma partirebbe non dal Senato, ma dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio, spiega una fonte parlamentare che garantisce: “Non si creerà nessun ingorgo, perché gli altri provvedimenti, processo breve e intercettazioni, andranno avanti in commissione Giustizia e in aula”) dovrebbe fare il punto sulle amministrative. Berlusconi ha vistoVerdini e Cosentino per il via libera su Lettieri. Sul nome dell’ex capo degli imprenditori napoletani, viene spiegato, rimane per qualche perplessità, che tuttavia i vertici di via dell’Umiltà sono certi di superare già nella riunione di stasera. Sempre ieri sera, spiegano le stesse fonti, sono state affrontate anche le candidature per i presidenti di provincia, soprattutto laddove la Lega ha fatto sapere che intende correre da sola. C’è preoccupazione per la decisione del Carroccio e anche per l’esito della prossima tornata elettorale in alcune regioni. Si teme, per esempio, che lo scandalo che ha coinvolto Moratti jr possa nuocere al primo cittadino.