martedì 29 settembre 2015

ERBACCE COMMESTIBILI: 10 ERBE SPONTANEE DA RACCOGLIERE E MANGIARE. - Carmela Giambrone

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In primavera e con l'estate dietro l'angolo, le belle giornate, il sole e le passeggiate si portano dietro la voglia irrefrenabile di raccogliere le profumatissime erbe ed i fiori che con i loro sfavillanti colori ricoprono prati verdi in campagne e vallate. Anche per quelli di noi un po' meno esperti nel riconoscimento botanico è comunque una meravigliosa opportunità, basta organizzarsi con una delle tante guide tascabili, un paio di forbici ed un sacchettino di stoffa o meglio ancora un cestino per regalarsi gioia e soddisfazione che certo un po' di insicurezza non può di sicuro impedirci di provare visto che per quella il rimedio è lì sotto i nostri occhi: delle belle immagini e delle dettagliate descrizioni!
La raccolta di erbe spontanee commestibili poi ci permette di riappropiarci del valore della natura ricordandoci che le coltivazioni sono arrivate soltanto dopo e che una volta, tanto tempo fa i nostri avi raccoglievano quel che il territorio nel quale vivevano dava loro senza necessità di coltivare acri e acri monocoltura, evitando così di intaccare la biodiversità tanto importante per ogni specie su questo pianeta.
Proprio per questa ragione se tra le piante che descriverò si andrà ad intaccare l'esistenza della pianta stessa fornirò con piacere anche pillole di consigli su come non intaccarne invece la sua esistenza come specie sul territorio.
La raccolta di piante edibili spontanee poi ci ricorderà che una volta erano le stagioni che regolavano l'alimentazione e che bisognava essere previdenti e come delle brave formichine organizzarsi per i tempi di minore abbondanza.
Noi però pur non avendo la necessità di far scorte per l'inverno possiamo certamente ricavarne ottime erbe spontanee sia da mangiare crude in insalate che scottate leggermente a vapore o magari aggiunte a farinate, frittate o zuppe o al massimo per qualcuna si può sempre decidere di essiccarne foglie, fiori o semi.
Infine un suggerimento: se avete dubbi sul riconoscimento di una certa pianta fatele una bella fotografia e magari tagliatene una parte, conservatela e così una volta giunti a casa potrete cercarle con più criterio il nome; inoltre ricordatevi che il riconoscimento botanico non solo non è una cosa che si impara in dieci minuti ma deve essere molto accurato in quanto esistono piante molto simili ma con effetti totalmente opposti (è il caso di molte specie che hanno "sosia" tossiche) ma non preoccupatevi molto spesso capita per piante appartenenti alla stessa famiglia ma in ogni caso vale sempre la regole che se si hanno dubbi meglio non raccoglierle. Un trucchetto poi è imparare a riconoscere una certa pianta aspettando che sia fiorita, questo perché il fiore aiuta parecchio nel riconoscimento ed è per questo che è importante andare per erbe in questo periodo, più che per raccogliere tutto quello che vorremmo per imparare a riconoscerle e quindi poterle raccogliere l'anno prossimo con facilità!
Inoltre se posso suggerirvi un metodo che a me ha insegnato molto è quello della creazione di un erbario personale: io il mio primo erbario lo creai con l'aiuto di mia zia all'età di 8 anni e da quel giorno non smisi più. Ora gli erbari sono diventati 2, molto grandi e catalogati per benino ed a breve diventeranno 3. Non è solo un modo magnifico per approcciarsi alla conoscenza ma è anche molto utile quando si cresce perché si comprende che la natura non è fatta solo da quelle 10 varietà tra frutta e verdura che vengono coltivate in tutto il mondo a scopo commerciale ma che là fuori tra prati e campi c'è tutta una varietà di specie ricche e molto più adattate di quello che invece noi immaginiamo.
Esistono poi addirittura corsi di riconoscimento di erbe spontanee, perciò se la cosa vi interessa un'altro buon metodo è quello di frequentarne uno.
Le più comuni, sicure e facili da riconoscer sono sicuramente, secondo la mia esperienza, le 10 piante che mi accingo a descrivervi ma prima ricordatevi sempre che per non sbagliare dovete sempre fare riferimento al nome latino e non a quello volgare, inoltre iniziate ad imparare a riconoscerne due o tre prima di passare a riconoscere le altre:

1) La cicoria vera (Cichorium intybus)

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E' una pianta comunissima in pianura, fiorisce in estate e la raccolta avviene prima della fioritura; di essa si mangiano sia le foglie (crude o cotte) che i giovani germogli in insalata preparando le cosiddette "puntarelle alla romana" ovviamente per chi è vegan o vegetariano sostituendo le povere acciughine con dei deliziosi capperi salati.
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Impossibile non ricordare poi che una volta con la radice di cicoria veniva preparato un ottimo sostituto del caffè.

2) La bardana (Arctium lappa)

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E' molto comune lungo i fossati ma anche in montagna a quote basse. Fiorisce in estate, si raccoglie e si usa la radice, lo stelo fiorale, i piccioli e le foglie. Una volta raccolta la radice è buona norma spargere tutt'intorno alla zona i semi (staccandoli dalla pianta). La radice è grossa nelle piante di 2-3 anni mentre nelle piante più piccine è bene raccogliere solo le foglie e i piccioli in quanto la radice che troveremmo sarebbe davvero troppo piccina. La radice va cotta a lungo magari a vapore e quindi condita con del semplice olio evo. Lo stelo fiorale (prima della fioritura) va pulito dalle foglie e dalla parte fibrosa esterna e quindi va cotto anch'esso. Infine i piccioli possono essere cotti e fritti con della semplice pastella di farina di ceci e birra ghiacciata. Il suo sapore ricorda molto il carciofo.

3) La carota selvatica (Daucus carota )

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E' molto comune soprattutto in luoghi pietrosi ed spesso presente in grandi distese; fiorisce in estate. Si mangia sia la radice a fittone che le foglie, sia crude in insalata che aggiunte a zuppe o minestre. E' bene quindi se si sceglie di raccoglierne le radici lasciare sempre qualche piantina nella zona conservandone così la sua presenza sul territorio.

4) Il dente di leone o tarassaco (Taraxacum officinale)

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Le sue foglie amare e con alto contenuto di ferro sono commestibili e ottime. Le rosette delle foglie basali si mangiano cotte e condite con un goccio di olio evo.

5) L' ortica (Urtica dioica)

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Forse la pianta più comune in orti e prati, a ridosso di muri ed in zone molto assolate, fiorisce in estate. Il suo sapore ricorda gli spinaci, ha un alto contenuto di vitamina C, ferro, mucillagini; va consumata cotte in insalata, o aggiunta a zuppe o minestre o anche usata per ripieni di ravioli o in farinate e frittate.

6) La piantaggine (di piantaggine-Plantago- ne esistono tantissime specie diverse)

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Diffusissima ai bordi dei sentieri, nei prati di montagna e nelle zone incolte; è ottima mangiata cotta in associazione ad altre erbe o usando le sue foglie più giovani crude raccogliendo le rosette più tenere da fare in insalata oppure in farinate o frittate. Essendo una perenne è possibile raccoglierla tutto l'anno e data la sua diffusione non c'è timore di raccoglierne in quantità tale da comprometterne la sopravvivenza.

7) La borragine (Borago officinalis)

borragine
E' una specie annuale che vive lungo i margini delle strade di campagna e dei campi non coltivati. Si usa tutta la pianta: le foglie più tenere si raccolgono prima della fioritura e si mangiano lessate e condite, oppure crude in insalata o ancora usate in risotti, ravioli, farinate o frittate oppure le più grandi intere impanate e fritte. I fiori di borragine si raccolgono insieme ai nuovi germogli e vengono impiegati crudi per insalate miste o per decorare i piatti.
Può essere essiccata per l'inverno.

8) La malva (Malva sylvestris)

malva
La malva selvatica è molto comune, utilizzata soprattutto per le vie respiratorie e le mucose, fiorisce in primavera ed autunno; si mangiano le foglie cotte aggiunte insieme ad altre erbe in zuppe oppure i fiori e le foglie giovani crude in insalata.

9) Il finocchio selvatico (Foeniculum sylvestre )

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Fiorisce in luglio e agosto, si consuma sia crudo in insalata che cotto in stufati e come verdura di accompagnamento a secondi piatti. I germogli teneri si usano nelle minestre oppure si mangiano crudi in pinzimonio. Inoltre è possibile raccogliere i semi in tarda estate per farne liquori o tisane.

10) La margherita pratolina (Bellis perennis )

margherita_pratolina
Le margheritine sono comunissime, si utilizzano le foglie più tenere, raccolte prima della fioritura, nelle insalate o nei minestroni, unite alle altre verdure. I fiori di margheritina stimolano la diuresi ed hanno un' azione disintossicante: per potenziarne le proprietà depurative, l’ideale è miscelarli ad altre piante spontanee come tarassaco, ortica e cicoria.
Foto e testi: KIA 

10 FIORI CHE NON SAPEVATE SI POTESSERO MANGIARE. - Marta Albè



Avevate mai pensato di utilizzare i fiori in cucina? Molti di voi avranno assaggiato i fiori di zucca, fritti o ripieni, ma vi sono molte alte specie di fiori commestibili. Perché possiate gustarli, vi ricordiamo che i fiori che sceglierete dovranno essere spontanei, oppure biologici, cioè coltivati senza l’ausilio di pesticidi. Noi vi presentiamo dieci fiori edibili, che potrete utilizzare per arricchire le vostre ricette, dolci e salate.

Risultati immagini per begonia rossa 1) Begonia

I suoi petali hanno un sapore che ricorda il gusto acidulo del limone. Per questo la begonia può entrare a far parte della preparazione di sorbettimacedonie e gelati.

 2) Belle di giorno

I fiori hanno un caratteristico sapore dolce e possono essere gustati crudi. Le loro radici a tubero possono essere consumate dopo la bollitura e sono simili alle patate.

 3) Calendula

Può essere utilizzata come condimento per pasta e risotti. I petali e le foglie possono arricchire zuppe e minestroni, ma anche frittate ed insalate.

 4) Caprifoglio

I fiori producono un nettare che può essere impiegato come dolcificante naturale nella preparazione di gelati e sorbetti, come se si trattasse di uno sciroppo.

 5) Garofani

Vengono utilizzati soprattutto nella preparazione di liquori, ma anche come condimento per ottimi risotti e per guarnire biscotti e pasticcini.

 6) Gerani

Con i petali dei gerani si preparano frittate, semifreddi, sorbetti, vini, liquori, ma sono ottimi anche come accompagnamento ai formaggi, ad esempio ricotta e crescenza.

 7) Lillà

i fiori di lillà, con il loro caratteristico profumo, sono impiegati in pasticceria per arricchire di sapore creme, yogurt, gelati e crostate.

   8) Rosa

i petali di rosa si utilizzano per la preparazione di marmellate, sciroppi, liquori e cocktail, ma anche per arricchire insalate e nella preparazione di risotti e crostate.

 9) Tarassaco

I suoi fiori e le sue foglie possono essere aggiunti ad insalate e risotti. Chi predilige i sapori dolci, dovrebbe sapere che dal tarassaco è possibile ricavare uno sciroppo.

 10) Viola del pensiero

Con le viole si preparano gelati, gelatine e confetture. I petali possono essere canditi o aggiunti freschi ad insalate e macedonie.
Leggi anche Erbacce commestibili: 10 erbe spontanee da raccogliere e mangiare
Leggi anche Cucinare il giardino

Vittoria per gli ulivi pugliesi: Xylella sconfitta con antica pratica agronomica che salva la pianta.




SPUNTA UNA PICCOLA SPERANZA NEL SALENTO NELLA LOTTA ALLA XYLELLA. SU MOLTI DEGLI ULIVI DOVE È STATA SPERIMENTATA UNA ANTICA PRATICA AGRONOMICA, STANNO SPUNTANDO NUOVI GERMOGLI.

Chi sosteneva che la scellerata imposizione dell'UE di eradicare gli ulivi pugliesi fosse qualcosa di inutile e che la soluzione poteva essere quella di utilizzare pratiche alternative oggi potrebbe ufficialmente prendersi una rivincita: come spiega il servizio televisivo del Tg Norba, un'antica pratica agronomica potrebbe essere la salvezza per gli ulivi colpiti dal misterioso batterio.


LA FAMIGLIA CHE PRODUCE 2700 KG DI CIBO ALL’ANNO IN 370 METRI QUADRATI. - Marta Albè

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La famiglia Dervaes vive a 15 minuti da Los Angeles in una zona di periferia. Calcolando la casa e il giardino, ha a disposizione 370 metri quadrati di spazio per coltivare e produrre il proprio cibo.
Nel proprio appezzamento in un anno questa famiglia molto volenterosa riesce ad ottenere oltre 2000 chilogrammi di ortaggi a cui si aggiungono la frutta di stagione e le uova delle galline che allevano.
In questo modo la famiglia raggiunge una vera e propria autosufficienza alimentare e non solo. La loro produzione è così abbondante da generare un reddito di circa 20 mila dollari all'anno.

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Coltivano 400 varietà diverse di frutta, verdura e fiori edibili. Sfruttando tutto lo spazio a prorpia disposizione, questa famiglia produce all'anno più di 2000 kg di verdure, 400 kg di pollo biologico, più di 450 uova, 12 kg di miele e frutta in abbondanza. Tutti i prodotti sono bio. La loro merce è considerata di ottima qualità e i prezzi di vendita ne rispecchiano il valore.
Tutti i membri della famiglia danno una mano nella coltivazione dell'orto. Per ridurre i consumi elettrici e le spese, hanno deciso di installare dei pannelli fotovoltaici. Così gli attrezzi agricoli che necessitano di elettricità vengono alimentati grazie alle energie pulite.
Grazie alle proprie coltivazioni, questa famiglia mangia sempre seguendo la stagionalità dei prodotti. La vendita degli ortaggi avviene a livello locale ed è rivolta soprattutto ai ristoranti della zona.
Il denaro guadagnato con la vendita dei prodotti permette alla famiglia di acquistare quei cibi che non può autoprodurre nella propria residenza. Si tratta di un esempio davvero interessante che mostra come con molta buona volontà e con l'aiuto di tutta la famiglia sia davvero ancora possibile autoprodurre il proprio cibo coltivando la terra.
Se volete seguire il viaggio verso l'autosufficienza di questa famiglia, che è iniziato ormai dieci anni fa, potete visitare il loro sito web Urban Homestead e la loro pagina Facebook.

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lunedì 28 settembre 2015

Acqua su Marte, l'annuncio della Nasa.

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In questa immagine in falsi colori si vedono chiaramente delle strisce scure che scendono dai pendii delle colline di Marte: che cosa sono? Un enigma che finalmente è stato risolto.|NASA


Un nuovo metodo di analisi spettroscopica rivela la natura di un discusso fenomeno geologico che si rinnova a ogni "estate" sul Pianeta Rosso: la comparsa stagionale di strisce di terra bagnata su alcuni pendii.

Le foto "dell'acqua" su Marte: 

       

Qual è la natura delle lingue scure e lunghe anche decine e decine di metri, che si formano e scendono dai bordi di numerosi crateri di Marte nei periodi più caldi dell'anno sul Pianeta Rosso?

Questo è uno degli enigmi di Marte, ed è stato finalmente risolto da Lujendra Ojha, del Georgia Insitute of Technology di Atlanta (Usa): per l'importanza dello studio (pubblicato su Nature Geoscience), la Nasa ha convocato una conferenza stampa durante la quale sono stati spiegati i dettagli.

Da quando il fenomeno è stato osservato per la prima volta e poi monitorato con continuità dalle sonde attorno a Marte, le ipotesi avanzate per spiegarlo sono state più d'una: tra queste, una delle più accreditate interpretava le strisce scure come il risultato di fuoriuscite di acqua dai bordi dei crateri. Ma gli strumenti orbitali non hanno la capacità di indagare in quelle strette fasce scure, non più larghe di 5 metri, e perciò è sempre mancata una risposta certa.

SALI E ACQUA. Lujendra Ojha ha messo a punto una metodologia per studiare lo spettro, ossia la composizione chimica, di un singolo pixel delle immagini che arrivano da Marte, e in questo modo ha dimostrato che a rendere scure quelle lingue la sabbia è la presenza di acqua salata.

Adesso abbiamo la certezza che l'acqua esiste su Marte, appena sotto la superficie, in diversi punti del pianeta.

Spiega il ricercatore: «L'analisi delle sabbie vicino alle lingue scure non mostrano la presenza di sali, e dunque essi fuoriescono insieme all'acqua: si tratta di perclorato di magnesio, trovato anche dove sta lavorando il rover della Nasa Curiosity, di clorato di magnesio e diperclorato di sodio».

Il prossimo enigma da risolvere: DA DOVE ARRIVA L'ACQUA?

La risposta sull'origine dei flussi stagionali d'acqua potrebbe non essere semplice da trovare. Può essere legata alla presenza di ghiaccio che, durante l'estate marziana, all'aumentare della temperatura, si scoglie e fuoriesce in getti, e poi evapora velocemente. È un'ipotesi verosimile: non è necessario che la temperatura superi gli zero gradi centigradi per avere acqua liquida, perché la presenza di alcuni sali può portare la temperatura di liquefazione anche a -190 °C. E in certe regioni del pianeta la temperatura estiva può superare anche i 15 °C.

Ma questa ipotesi potrebbe valere per le fuoriuscite d'acqua in regioni prossime ai poli, in quanto è difficile che ci sia ghiaccio in abbondanza anche in prossimità dell'equatore, dove sono state osservate molte "striature", benché in alcune regioni equatoriali sia stata rilevata la presenza ghiaccio attraverso analisi radar.

Per spiegare il ghiaccio equatoriale si è avanzata l'ipotesi che lì vi possano essere vere e proprie falde acquifere che con l'aumentare della temperatura producano degli sbuffi, come geyser. E non ultima è stata avanzata anche l'ipotesi che l'acqua derivi dalla condensazione di vapore acqueo atmosferico che, dopo essere penetrato nel terreno, ritorni poi in atmosfera.

Al momento, sulla base di ciò che sappiamo può anche essere che non ci sia una risposta univoca, ma che ci siano invece diverse valide spiegazioni alla presenza di acqua nelle diverse zone di Marte.

Qualunque sia la spiegazione: L'ACQUA SU MARTE C'È!

A BENEFICIO DELL'UOMO. Non possono esserci fiumi o laghi, perché la bassa pressione dell'atmosfera marziana la fa evaporare appena in superficie, ma sapere che c'è ghiaccio e, meglio ancora, falde acquifere, è un bel punto di partenza per la prima base umana sul Pianeta Rosso. 

Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ha spiegato che «è la prima prova che dimostra l’esistenza di un ciclo dell’acqua sulla superficie di Marte».

Questa l'impronta dell'acqua sul lato ovest del Chasma Coprates, nella regione equatoriale di Marte. | NASA