lunedì 19 luglio 2010

Archeologia, Matthiae: ''Il palazzo di Hammurabi è il nostro prossimo obiettivo''




Roma - (Adnkronos) - Il luminare a cui si deve la scoperta di Ebla nel 1964: ''Abbiamo rinvenuto una grande stele in basalto, omaggio alla 'dea siriana' Ishtar''''

Roma, 18 lug. (Adnkronos) - Portare alla luce il palazzo e gli archivi reali di Hammurabi, 'nascosti' sotto l'Acropoli, un tempo centro nevralgico di Ebla. E' questo il prossimo obiettivo del professor Paolo Matthiae e del suo entourage di archeologi. Si deve proprio al professor Matthiae la scoperta di Ebla, nel 1964. La città, situata a nord della Siria, a sud-ovest di Aleppo, era localizzata in una posizione intermedia fra Mesopotamia, Anatolia e Palestina .
''Nel corso dell'ultima campagna di scavi - spiega il luminare in un'intervista all'ADNKRONOS - abbiamo rinvenuto una grande stele in basalto con dei rilievi sui quattro lati. Le immagini rappresentano la dea Ishtar, una sorta di 'Venere' o 'Afrodite siriana' ''.

Oltre a proteggere l'amore e la fertilità, Ishtar, però, simboleggiava una 'versione femminile' del dio Marte, poiché era conosciuta anche come 'dea della guerra'. Protettrice di Ebla e della dinastia regnante, fu soprannominata dagli antichi romani 'La dea siriana' e pare che fosse amata e temuta anche in Occidente.

''La scoperta di questa stele - prosegue il professore - ha un valore considerevole perché presenta una serie di raffigurazioni fra cui quelle della dea stessa sospesa in una sorta di circonferenza celeste, identificata come il pianeta Venere. In più sono degni di interesse rilievi raffiguranti scene musicali connesse ai riti in favore della divinità, fra cui anche sacrifici di prigionieri. La stele, dunque, è importante perché documenta il culto di una religione molto antica''.

''Tutti i nostri sforzi adesso - continua Matthiae - si concentreranno per riportare alla luce il palazzo reale, fondato da Hammurabi, re di Babilonia, nel periodo di massima fioritura di Ebla, fra il 2000 ed il 1600 a.C., prima che la zona diventasse un insediamento rurale di secondaria importanza. Nel 1600 a.C., infatti, Ebla fu distrutta per la terza volta dagli Ittiti. Si concluse, così, il periodo d'oro della città, che era stato caratterizzato dall'incremento dei contatti con l'Egitto, da quello delle attività commerciali e dell'aristocrazia mercantile''.

''Ebla - chiosa il luminare - fu citata l'ultima volta in riferimento alle Crociate, quando divenne per un breve periodo, un accampamento per i soldati cristiani. Crediamo che il palazzo reale di Hammurabi, situato al centro dell'Acropoli, sia un edificio molto esteso. Potrebbe anche raggiungere i 15.000 metri quadri circa ed occupare così gran parte di quello che un tempo era il fulcro della città''.

Ma l'archeologo stesso ammette che l'impresa sarà ardua: ''L'edificio si trova al di sotto di strutture e sovrapposizioni meno importanti, probabilmente 3,5 o 5 metri al di sotto di questi materiali. Il lavoro sarà lento e faticoso e potrebbe durare anche più dei due o tre anni previsti… per adesso abbiamo rinvenuto, nella parte nord, una grande corte periferica e stiamo raggiungendo i limiti occidentali dove dovrebbe esserci una serie di corti minori. Speriamo di avvicinarci, già nella seconda campagna, in autunno, al nucleo centrale dell'edificio e di individuare i quartieri più importanti, ad esempio la zona di ricevimento, ma soprattutto gli archivi reali di Hammurabi''.

''Si tratta della quarantasettesima campagna di scavi a Ebla - dichiara Matthiae - Questo per gli abitanti del posto, è l'anno del Ramadan. Il digiuno inizierà l'11 agosto e terminerà il 12 settembre. Abbiamo deciso, quindi, di interrompere la campagna in estate e di riprenderla a settembre''. Il progetto è tuttora finanziato e promosso dall'Università degli Studi di Roma La Sapienza che opera in collaborazione con il ministero della Cultura di Damasco. Le ricerche, infatti, sono finalizzate anche all'allestimento di un parco archeologico di Ebla a Damasco.

''Questi lavori di scavo e protezione del sito - spiega Matthiae - si accompagnano all'iniziativa del ministero degli Affari esteri di Roma e della Direzione generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, che intendono rinnovare completamente i locali del museo regionale di Idlib, città sotto la quale sono sepolte numerose civiltà fra cui quella di Ebla. La struttura sarà dedicata alle autorità siriane. Entro un paio d'anni vorremmo anche edificare un museo italiano in loco in cui esporre tutte le scoperte fatte dal nostro gruppo di ricerca''.

A proposito del ruolo dell'Italia in campo archeologico il luminare dichiara: ''Il nostro è sicuramente un paese leader in questo campo, soprattutto nell'ambito degli studi e delle scoperte e per i risultati che raggiungiamo. Purtroppo siamo un po' carenti in materia di strumenti e soprattutto, diversamente da paesi come la Germania e la Francia, non godiamo di sicuri finanziamenti. La crisi - prosegue l'archeologo - ha influito e sta influendo negativamente anche in questo campo… tuttavia nel 1975, anno della scoperta degli archivi reali di Ebla, che svelò al mondo intero l'importanza di questa missione, la Sapienza decise di stabilire un budget annuale da riservare ad alcune importanti imprese dell'università, sia in Italia che all'estero''.

''La decisione fu presa da Antonio Ruberti, a quel tempo rettore e quest'anno Luigi Frati non si è solo limitato a riconfermare il budget ma l'ha addirittura incrementato. D'altronde, - chiosa il professore - il dipartimento di Archeologia e quello di Fisica dell'università La Sapienza hanno sempre rappresentato dei punti di eccellenza''.

Matthiae che, grazie al suo impegno, è stato anche insignito della più alta onorificenza della Repubblica Araba Siriana, esorta a pensare l'archeologia come ''una scienza 'terribilmente contemporanea'. Ed uno strumento di tolleranza. Spesso si pensa che questa disciplina sia rivolta esclusivamente al passato. Io sono convinto del contrario. Il passato è allo stesso tempo familiare e diverso da noi ed è per questo che l'archeologia si configura come una 'scuola di tolleranza': indagando il passato - conclude Matthiae - possiamo affrontare e percorrere itinerari capaci di congiungere identità e alterità''.

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