Parliamo di informazione disinformazione e del paradosso dell’era moderna nella quale la conoscenza è a portata di tutti, basta un tocco sul cellulare per accedere alla vasta e sconfinata raccolta di sapere disponibile online.
Il paradosso sta proprio nella possibilità di inserire qualsiasi
informazione, opinione, pensiero, sentimento su di un blog, un proprio sito
internet, avallando ipotesi e ragioni personali, anche senza fornire
spiegazioni logiche o matematiche che siano state comprovate oppure, come sovente
accade, senza citare nessuna fonte storica, scientifica, nessuna divulgazione.
Nulla e basta.
Allora accade che il nostro World Wide Web per quanto vasto e
senza confini si componga e ricolmi di informazione e disinformazione.
Di conseguenza , si perde l’abitudine di filosofare, di pensare
criticamente o semplicemente mettere in discussione ciò che si apprende. Perché
in realtà non lo si apprende.
Perché se davvero una persona volesse comprendere o apprendere
qualcosa dovrebbe di conseguenza documentarsi in toto, comprendendo le
sfumature che compongono l’insieme di un concetto.
Non osserviamo più ciò che ci circonda ponendoci domande, ci
abituiamo piuttosto a non porne, un po’ per pigrizia, un po’ perché non abbiamo
tempo, un po’ perché di fatto, non ce ne poniamo più.
Cito a tal proposito: «Chi pensa sia necessario filosofare deve
filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare
che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene
di qui, dando l’addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere
solo chiacchiere e vaniloqui.» (Aristotele, Protreptico o Esortazione alla
filosofia, B6)
L’età dell’informazione globale sembra quindi aver portato
l’uomo ad avere tutto pronto secondo le leggi del consumismo.
Ragionamenti fatti senza sforzi e conquistati senza
comprensione.
Basta aprire il motore di ricerca e selezionare con un click la
prima cosa che troviamo. Fenomeno che notiamo spesso con le testate
giornalistiche, la verità può essere presentata in tanti modi diversi, con
altrettanti giochi di parole diversi. Con il tempo, si perde anche l’abitudine
o la voglia di pensare in maniera critica, di studiare un argomento e poi di
studiare quello posto di contro così da vedere i volti opposti della stessa
medaglia.
Quando tutto è a portata di mano in maniera così semplice, ci
disabituiamo tutti a chiederci come si arriva ad una tale soluzione, come si
giunge ad un certo ragionamento. Ci disinteressiamo semplicemente, poiché
abbiamo comunque già la soluzione dinanzi i nostri occhi, non ci serve altro
del resto.
Persino io qui oggi posso dire la mia, avvalorando le mie
affermazioni senza nemmeno incontrare una critica, perché posso scrivere
indisturbata e pubblicare il mio contenuto senza nulla citare, dichiarando la
veridicità dei miei intenti.
Così viaggia facilmente la disinformazione ai giorni nostri.
Giorni distanti dal periodo in cui hanno vissuto altri uomini
come Newton che osservavano il mondo desiderando comprenderlo come nessuno
aveva mai fatto fino a quel momento, per poterlo spiegare ad altri. Pronti
anche a filosofeggiare sulle soluzioni, sia che fossero personaggi insofferenti
o iracondi come il sopracitato, sia che fossero pronti a mettere in discussione
le proprie scoperte. Perché prima il pensiero critico veniva insegnato ancora nelle accademie, scuole e licei.
A tal proposito: non sapevo nulla dell’indole iraconda di
Newton, riportata nell’articolo “sembrano i Pink Floyd e invece è Newton”
quindi sono andata a cercare su diversi siti, per appurare ed approfondire
questa nuova.
Origine Immagine: WEB
Radio Off
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