sabato 13 agosto 2016

Sicilia, è strage di alberi nel Ragusano: “Iniettano diserbanti negli ulivi secolari”. E c’è l’ombra della “mafia dei pascoli”. - Giuseppe Pipitone



Da più di un anno ignoti entrano in terreni privati per versare sostanze diserbanti sulle piante e iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici. Un attacco sistematico che si estende per 400 ettari intorno a Modica e Pozzallo. La denuncia: "Sono raid organizzati". Il bilologo: "Nessun parassita, tracce di avvelenamento". Il commissariato di Modica indaga per tentata estorsione.


Si materializzano nella notte, quando entrano nei boschi e nei campi per versare sostanze diserbanti sulle radici degli alberi, bruciandoli ed uccidendoli. Oppure utilizzano un trapano per iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici, che si espandono lentamente fino alle foglie. Il risultato è micidiale: alberi ancora giovani che si spaccano dal di dentro, disseccandosi, carrubi e ulivi secolari che si svuotano, si anneriscono e perdono le foglie. È una vera e propria strage di alberi quella che sta andando in onda in provincia di Ragusa: un attacco sistematico che si estende per 400 ettari nelle campagne intorno a Modica e Pozzallo.
Le ronde degli avvelenatori - E questa volta non c’entrano i virus o i parassiti: a massacrare gli ulivi e i carrubi del Ragusano infatti sono dei veri e propri blitz, ronde notturne di “squadrette di avvelenatori” che s’inseriscono nottetempo negli appezzamenti di terreno privati per devastare gli alberi con diserbanti e sostanze tossiche. “È una storia che va avanti da più di un anno ormai”, racconta l’agronomo Corrado Rizzone, proprietario di alcuni degli appezzamenti di terreno finiti sotto attacco. “Le ronde vanno in onda di notte, quando nei terreni non c’è nessuno: per mesi ho poi trovato pezzi di alberi spaccati direttamente alla base lasciati sul terreno, mentre tutti gli altri venivano sistematicamente avvelenati“, continua Rizzone che ha sporto una serie di denunce contro ignoti al commissariato di Polizia di Modica. “Nei mesi gli attacchi si sono intensificati creando un danno enorme, non solo per la mancata produzione di carrube e olive, ma anche perché parte della zona ricade sotto il vincolo paesaggistico. Qual è l’obiettivo? Radere al suolo tutti gli alberi della zona?”, dice l’agronomo che a sostegno dei suoi esposti ha anche depositato agli atti degli investigatori una perizia di parte, firmata dal biologo Daniele Tedeschi.
La perizia: “C’è traccia di diserbanti e arbusticidi” – Una relazione che fotografa nel dettaglio la strage di alberi nel ragusano. “Molte delle piante osservate – scrive il biologo – presentavano sofferenza parziale al tessuto fogliare ed alla corteccia. Alcune in particolare si presentavano in condizioni generali pessime: carrubi e ulivi. Altre piante presentavano sofferenza parziale: presenza di improvvisi quanto evidenti segni di degenerazione fogliaria a macchia di leopardo, delle gemmature, dei germogli e degli stessi frutti, oltre che dei vegetali non fruttificanti ed in particolar modo si notavano tronchi svuotati o disseccati e tra questi, cosa assolutamente anomala, anche giovani tronchi. Era evidente la presenza di tracce sospette di segni di tossicosi“. Tedeschi sottolinea che gli alberi di Rizzone sono sempre stati curati : “Ribadendo che è stata notata una corretta gestione delle piante e della loro crescita – scrive – appare alquanto anomala la presenza di elementi riconducibili all’uso di prodotti quali diserbantiarbusticidi o altro ad oggi non ancora identificati, a macchia di leopardo, senza una verifica della stretta e legale necessità”.
“No parassiti, traccia di mano umana” - Per il biologo, poi, è chiaro che il massacro di ulivi e carrubi non sia da addebitare ad un parassita.  “È stata esclusa – mette sempre nero su bianco nella sua perizia – una ipotesi parassitaria dato che la tossicosi e la degenerazione fogliaria si trovano di fatto a macchia di leopardo, per quanto estesa e in continua progressione e contemporanea anche a fatti criminosi, all’interno dell’appezzamento di terreno nonché a macchia di leopardo (random) sulla pianta eventualmente colpita. In ciascuna pianta colpita sono evidenti i segni dell’avvelenamento, sono presenti fori sulle cortecce che non appaiono di natura biologica (parassiti) ma artefatti da attrezzatura presumibilmente edile, trapano et similia“.
L’indagine per tentata estorsione - Ma chi è quindi che sta avvelenando centinaia di ulivi e carrubi secolari? A chi interessa massacrare ettari di boschi e campi con blitz notturni e periodici? Una domanda che si pongono gli investigatori del commissariato di Modica, diretti dal vice questore Maria Antonietta Malandrino: sulla vicenda infatti è in corso un’indagine contro ignoti per danneggiamento e tentata estorsione. L’ipotesi, infatti, è che le ronde degli avvelenatori di alberi abbiano un obiettivo: convincerei proprietari a sloggiare, a lasciare i terreni, a venderli per pochi euro. Una pista investigativa ancora in fase di elaborazione dato che ai proprietari dei terreni colpiti non è mai arrivata una proposta di acquistodopo l’attacco a colpi di diserbanti degli alberi. È un fatto, però, che sulla Sicilia orientale si sia proiettata ultimamente l’ombra sinistra della cosiddetta “mafia dei pascoli“.
L’ombra della “mafia dei Pascoli” – Da tempo, infatti, clan importanti come i Santapaola, i Bontempo Scavo e perfino i Riina erano riusciti a farsi assegnare dalla Regione Siciliana centinaia di ettari di boschi senza che nessuno avesse mai osato opporsi. Un affare milionario dato che quei terreni hanno fruttato nel frattempo circa due milioni e mezzo di euro di fondi europei all’anno. Un meccanismo criminale perfetto, frutto della comunione tra la natura agricola dell’arcaica Cosa nostra e i modernissimi progetti made in Bruxelles che hanno arricchito gli imprenditori vicini alle cosche. Un affare milionario e sicuro, che ad un certo punto Giuseppe Antoci ha deciso d’interrompere.
Il presidente del parco dei Nebrodi, infatti, è l’ideatore di un protocollo di legalità firmato dal prefetto di Messina, Stefano Trotta, che obbliga i concessionari dei terreni demaniali a presentare il certificato antimafia: richiesta che fino al febbraio scorso nessuno aveva mai fatto, soprattutto per i terreni che valgono meno di 150mila euro. Risultato? Un agguato a colpi di fucile – per fortuna senza vittime – all’auto che la notte tra il 17 e 18 maggio scorso, trasportava Antoci da San Fratello e Cesarò, due comuni in provincia di Messina. È questo quello che sta avvenendo nel Ragusano? I clan locali hanno davvero messo gli occhi sui terreni tra Modica e Pozzallo, ed è avvelenando gli alberi che sperano di costringere i legittimi proprietari ad allontanarsi? O i continui blitz sono da ricondurre ad altro? Interrogativi ai quali proveranno a rispondere gli investigatori iblei. Nel frattempo, da più di un anno, nella Sicilia sud orientale la strage di ulivi secolari non si ferma.

venerdì 12 agosto 2016

Ragno sulla foglia di fico.



Stranissimo davvero!

Natura, piante, conchiglia.



Chi ha detto che il guscio di un frutto di mare non possa far crescere una pianta grassa?

Natura.



Natura prorompente.
Piante diverse che crescono insieme, ognuna con una propria personalità e con necessità diverse di sopravvivenza...diventa difficile separarle, meglio lasciare che sia madre natura ad occuparsi di loro.

Natura.






Esageratamente affascinante, rigogliosa natura!

Mistero Spazio: Niku, strano oggetto scoperto vicino Nettuno con l’orbitra “contraria”.

Spazio Misterioso: Niku, strano oggetto scoperto vicino Nettuno con l'orbitra "contraria"


Niku, dal cinese "ribelle", sta girando attorno al Sole in senso contrario rispetto al moto degli altri pianeti, provocando stupore tra gli astronomi.


Oltre Nettuno, nel sistema solare esterno, gli astronomi hanno scoperto un nuovo e misterioso oggetto in orbita attorno al Sole. In un piano quasi perpendicolare al resto dei pianeti.
È stato chiamato Niku, in onore dell’aggettivo cinese che significa “ribelle”. Sta girando attorno al Sole in senso contrario rispetto al moto degli altri pianeti. A oggi, i ricercatori hanno poche idee per spiegare la causa che spinge Niku a muoversi in modo “anormale“.
I sistemi planetari sono definiti per la superficie piana di polvere e gas che si formano attorno a una stella. Grazie al momento angolare, tutti gli oggetti girano attorno al Sole nella stessa direzione.

Niku scoperto usando il telescopio Pan-STARRS

Gli astronomi che hanno scoperto Niku, usando il telescopio Pan-STARRS a Haleakala, Maui Hawaii (sito),hanno notato che l’oggetto spaziale sta attualmente in cima del piano del sistema solare e si muove verso l’alto. Questo significa che un’altra forza deve aver influito su Niku per costringerlo a prendere questo cammino.
Matthew Holman, astrofisico presso il Smithsonian Center di Harvard, credeva inizialmente che il Pianeta Nove (chiamato da molti il Decimo Pianeta, Pianeta Nibiru o Planet X), un ipotetico (e per molti non tanto ipotetico) pianeta di grande dimensioni che esisterebbe nel sistema solare esterno, potrebbe aver influenzato nell’orbita di Niku.

Niku si muove con altri oggetti celesti

Il suo team, però, ha scoperto che Niku, di circa 200 Km di diametro, fa parte in realtà di un gruppo di oggetti. Tutti questi oggetti sono in orbita attorno al Sole in forma contraria al resto dei pianeti, nello stesso piano di 110 gradi.
Mentre vengono realizzati ulteriori studi sul caso, il team internazionale ha deciso essere cauto. Si vuole aspettare l’esito dei risultati. Senza dubbio la scoperta sta appassionando ricercatori di tutto il mondo. Un misterioso oggetto è uscito allo scoperto, li fuori, nello spazio, regalandoci una nuova prova a dimostrazione di quanto ci manchi ancora da conoscere sull’Universo.

Fonte: Earth and Planetary Astrophysics (link), The New Scientist (link).
Andrea TosiScienzaTopMistero,Nettuno,Nibiru,Niku,Pianeta 9,Pianeta X,Spazio

Polveri di supernova nei fondali oceanici. - Davide Patitucci



La firma dell’esplosione in un particolare radioisotopo, osservato da un team di fisici della Technical University of Munich (TUM) in cristalli di magnetite di origine batterica: lo studio su PNAS.


Circa 2,7 di milioni di fa, quando la Terra sta entrando nel Pleistocene, i residui di un’esplosione di supernova investono il Sistema solare. Questa pioggia incessante di materia e radiazione si protrae per circa un milione di anni. E lascia tracce fossili nel nostro Pianeta. Un gruppo di ricercatori tedeschi della Technical University of Munich (TUM) si è messo a caccia di queste impronte fossili piovute dal Cosmo. Fino a trovarle, nel cuore di due sedimenti dell’Oceano Pacifico, in alcuni nanocristalli di magnetite prodotti da batteri magnetotattici, microrganismi con la peculiare caratteristica di disporsi lungo le linee del campo magnetico terrestre.

La firma dell’esplosione di supernova, come illustrato in uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), è rappresentata da un raro radioisotopo del ferro: il Ferro-60 (60Fe). “Questo radioisotopo - si legge nello studio - non è frutto di un meccanismo di produzione naturale. Quindi, l’osservazione di atomi di 60Fe all’interno di riserve terrestri è la prova della deposizione diretta, all’interno del Sistema solare, di materiale proveniente dall’esplosione di una supernova”. Secondo gli autori, la stella progenitrice della supernova apparteneva all’Associazione OB Scorpius-Centaurus, a circa 300 anni luce dal Sistema solare.

Le supernove rappresentano lo stadio finale della vita di stelle con massa superiore a dieci volte quella del Sole. Una volta esaurito il combustibile nucleare, quando i processi di fusione nucleare diventano insufficienti a compensare la forza di gravità, il nucleo di queste stelle collassa. Il risultato è la violenta espulsione degli strati superficiali della stella. Un’esplosione talmente luminosa da provocare una emissione di radiazione che può, per brevi periodi, superare quella di una intera galassia. 
Gli astronomi stimano che, in un intervallo di tempo che può andare da qualche settimana a qualche mese, una supernova possa emettere la stessa energia liberata dal Sole nel corso della sua intera esistenza.

Secondo gli esperti, le esplosioni di supernove sono fondamentali per l’evoluzione del Cosmo. Giocano, infatti, un ruolo chiave nel disseminare nel mezzo interstellare di elementi chimici pesanti, portando ad esempio alla nascita di nuove stelle. In questo senso, si può dire che gli esseri umani sono, letteralmente, polvere di stelle. Gli elementi chimici di cui sono formati sono stati, infatti, forgiati all’interno delle fornaci nucleari di stelle poi esplose. 

Crediti Foto: NASA/Swift/Skyworks Digital/Dana Berry