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lunedì 13 luglio 2020

Una vita da Caimano/4. - Marco Travaglio

Trattativa Stato mafia, Berlusconi indagato a Firenze. La moglie ...

2014. Il 18 gennaio, meno di due mesi dopo la sua espulsione dal Senato in seguito alla condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale che l’ha fatto decadere in base alla legge Severino e interdetto dai pubblici uffici, Silvio B. viene ricevuto con Gianni Letta nella sede del Pd dal neosegretario Matteo Renzi. Che alla fine esprime “profonda sintonia” con il pregiudicato ineleggibile. E sigla con lui il Patto del Nazareno sulle riforme elettorale (Italicum) e costituzionale e su altri scambi inconfessabili che resteranno segreti, riportandolo surrettiziamente nell’area di governo, ma soprattutto riabilitandolo e rimettendolo in gioco. Il Camiano, che pareva finito e per cui lo stesso Renzi annunciava il “game over”, è resuscitato un’altra volta per mano dei suoi presunti avversari. Il 22 febbraio, Renzi rovescia il governo di Letta e ne prende il posto. Il 10 aprile Dell’Utri, appena condannato dalla Cassazione per mafia, fugge in Libano per sottrarsi all’arresto. B. dichiara: “L’ho mandato io. Marcello è a Beirut perché Putin mi ha chiesto di sostenere la campagna elettorale di Gemayel”. Ma il suo compare non è un ambasciatore: è un latitante inseguito da un mandato di cattura internazionale con richiesta di estradizione (verrà concessa il 12 giugno, quando il creatore di FI sarà tradotto nel carcere di Parma, a qualche cella di distanza da Riina). Il 14 maggio B. inizia i servizi sociali all’ospizio Sacra Famiglia di Cesano Boscone per scontare il suo residuo pena extra-indulto (10 mesi). Il 18 luglio viene assolto in appello (come poi in Cassazione) al processo Ruby, anche perché la Severino ha modificato il reato di concussione. Nei tre anni di governo Renzi, la rinata FI voterà quasi tutti i suoi provvedimenti, copiati dal programma di B.: Jobs Act, abolizione dell’art. 18, ”Buona Scuola”, responsabilità civile dei giudici; soglie di impunità per frodi ed evasioni fiscali; tetto ai contanti a 3mila euro; riforma costituzionale per un premier più forte e un Parlamento più debole; Italicum, con deputati nominati dai capi-partito e premio di maggioranza abnorme per chi arriva primo (come nel Porcellum); abolizione dell’Imu. Completano il quadro il rilancio del Ponte sullo Stretto, l’occupazione militare della Rai, la guerra ai magistrati più impegnati. Uno sdoganamento politico e culturale del berlusconismo a opera del Pd, che si preclude ogni possibilità di combatterlo in futuro.
2015. Il 31 gennaio l’idillio è momentaneamente rotto dal tradimento di Renzi, che fa eleggere Sergio Mattarella al posto di Napolitano senza il permesso a B. Questi preferiva il più fidato Amato. E si vendica, schierandosi contro l’Italicum e la riforma costituzionale che ha contribuito a scrivere.
Ma il governo Renzi non ha nulla da temere, anche perché continua a regalare favori a B. e alle sue aziende, grazie anche ai teorico del “renzusconismo”, il plurimputato Denis Verdini, che gli ha portato una pattuglia di parlamentari berlusconiani.
2016-2017. Persi il referendum e il governo (passato a Gentiloni), Renzi si vede bocciare l’Italicum dalla Consulta. E riprende a trattare con B. per una nuova legge elettorale su misura per entrambi: il Rosatellum, votato anche dalla Lega, fatto apposta per produrre ingovernabilità, creare finte coalizioni elettorali, far nominare dai capipartito i 2/3 dei parlamentari e soprattutto favorire, dopo le elezioni, un governo Renzusconi: l’ultimo argine dell’establishment contro i 5Stelle. L’inciucio è benedetto dalla grande stampa, compresa quella di sinistra. Da Scalfari a De Benedetti, è tutta una corsa a riabilitare B. come “male minore”, addirittura “salvatore dell’Italia” dal pericolo “populista” e “antieuropeista” (proprio lui, il più grande populista e antieuropeista mai visto).
2018. Alle elezioni del 4 marzo FI scende al minimo storico (14%). Scavalcato dalla Lega di Salvini (17,4), B. perde la leadership del centrodestra e vede stravincere i suoi peggiori nemici: i 5Stelle (32,7). Per il governissimo col Pd non ci sono i numeri. Ci sarebbero per un M5S-Pd-Leu, ma Renzi lo stoppa. Salvini, col permesso di B., va al governo con Di Maio ma a patto che quest’ultimo non sia premier, perchè rifiuta di incontrarlo e pure di parlargli al telefono. Nasce il Conte 1, il primo governo da 40 anni in cui B. non conta nulla: infatti passano leggi che mai nessuno aveva osato varare (Anticorruzione, blocca-prescrizione, voto di scambio, taglio dei vitalizi e dei parlamentari, dl Dignità, reddito di cittadinanza).
2019-2020. Nell’agosto 2019 Salvini rovescia il governo per andare alle elezioni, cancellare i 5Stelle e capitalizzare il trionfo delle Europee. Ma stavolta Renzi e il nuovo Pd guidato da Zingaretti si alleano con M5S e Leu nel Conte 2. Ma Renzi impiega poco a passare da promotore a guastatore del governo giallo-rosa, con la scissione di Italia Viva e uno smaccato corteggiamento a B. in vista di un governissimo Draghi che restauri l’Ancien Regime. Però la popolarità di Conte, soprattutto dopo la buona gestione della pandemia da Coronavirus, blocca l’inciucio per qualche mese. Poi, passata l’emergenza, la voglia di ammucchiata ritorna, su pressione dei poteri finanziari e dei loro giornaloni. Non solo Renzi, ma persino parte del Pd e financo Prodi sognano un governissimo col pregiudicato. Fingendo di dimenticare chi è. E quanti danni ha già fatto all’Italia.
(4- fine)

martedì 23 ottobre 2018

Francia sfora sul deficit, nel 2014 al 4,4% del Pil. “Sotto il 3% solo nel 2017”. - RQuotidiano

Francia sfora sul deficit, nel 2014 al 4,4% del Pil. “Sotto il 3% solo nel 2017”

Il dato è molto più alto rispetto alle previsioni. Immediata la reazione di Bruxelles: "Non conforme alle raccomandazioni, adottare misure credibili per ridurlo". E l'ex ministro Moscovici, appena nominato commissario agli Affari economici, promette severità: "Nessuna deroga, sospensione o eccezione".

Parigi non rispetterà nemmeno quest’anno i paletti del Patto di stabilità. Di per sé non è una sorpresa, perché il fatto che i conti pubblici del Paese non fossero sotto controllo era noto. Ma a stupire è la portata dello sforamento: Michel Sapin, il ministro delle Finanze, ha annunciato mercoledì che il deficit francese si attesterà nel 2014 al 4,4% del Pil, un dato superiore dello 0,2% rispetto a quello dello scorso anno e molto più alto di quanto previsto (intorno al 3,8 per cento). Con il risultato che la Francia, proprio nel giorno in cui l’ex ministro dell’Economia Pierre Moscovici incassa la nomina a commissario europeo agli Affari monetari, deve chiedere per la terza volta di rinviare il rientro nei parametri Ue. Il rientro nel limite del 3% non sarà centrato nel 2015, né nel 2016. Occorrerà aspettare il 2017, anno delle elezioni presidenziali. 

“Quello che voglio rivolgervi oggi è un discorso di verità”, ha detto Sapin, storico compagno di studi di Francois Hollande, in conferenza stampa. Per poi spiegare che, contrariamente a quanto promesso in passato e vista la “situazione eccezionale” nella zona euro, la Francia “non riuscirà a raggiungere per quest’anno i suoi obiettivi”. “E’ chiaro che questo non è conforme alle raccomandazioni fatte dalla Commissione europea alla Francia”, ha subito replicato, chiedendo “misure credibili” per ridurre il deficit,Simon O’Connor, portavoce dell’attuale commissario agli Affari monetari ad interim. Quel Jyrki Katainen scelto da Jean-Claude Juncker come vicepresidente e coordinatore di tutti i portafogli economici della Ue. In pratica un “controllore” che veglierà sul rigore dei conti con il compito di scongiurare inopportune concessioni alla flessibilità. Che appaiono però molto improbabili, se lo stesso Moscovici si è subito premurato di dichiarare a Les Echos che “prima di tutto dobbiamo applicare le regole, tutte le regole e nient’altro che le regole” ed “è escluso che si possa concedere una qualsiasi derogasospensione o eccezione per la Francia”. 

Sapin ha inoltre annunciato una revisione al ribasso delle stime di crescita: il prodotto interno lordo della Francia è ora visto crescere solo dello 0,4% nel 2014 rispetto al +1% della precedente stima. 
Fonte: ilfattoquotidiano del 10/9/2014