Le deformazioni del fondale marino provocate dal terremoto del 13 novembre in Nuova Zelanda
(fonte: Anna Redmond/Facebook)
(fonte: Anna Redmond/Facebook)
Effetto che non sorprende nel caso di un sisma così violento.
Il terremoto del 13 novembre in Nuova Zelanda ha sollevato il fondale marino di 2 metri. Lo conferma all'ANSA Alberto Michelini, sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
''E' un dato non sorprendente, vista la dimensione dell'evento. Il terremoto, le cui stime ora si fanno più accurate e ci dicono che la magnitudo è stata di 8.0-8.1, è stato molto forte - rileva il sismologo - ed è avvenuto su una faglia lunga centinaia di chilometri, in corrispondenza della linea di costa''.
La rottura di una faglia di ''solito procede ad una velocità di 2 chilometri al secondo. In questo caso è avvenuta in poco più di 2 minuti, da Sud verso Nord-Est''. Quello che si vede ora in certe parti della costa dell'Isola del Sud, conclude, ''è un cambiamento della linea di costa, con variazioni sul livello del mare fino a 2 metri''.
''E' un dato non sorprendente, vista la dimensione dell'evento. Il terremoto, le cui stime ora si fanno più accurate e ci dicono che la magnitudo è stata di 8.0-8.1, è stato molto forte - rileva il sismologo - ed è avvenuto su una faglia lunga centinaia di chilometri, in corrispondenza della linea di costa''.
La rottura di una faglia di ''solito procede ad una velocità di 2 chilometri al secondo. In questo caso è avvenuta in poco più di 2 minuti, da Sud verso Nord-Est''. Quello che si vede ora in certe parti della costa dell'Isola del Sud, conclude, ''è un cambiamento della linea di costa, con variazioni sul livello del mare fino a 2 metri''.