martedì 4 ottobre 2011

Nitto Palma vuole il bavaglio per i magistrati. - di Antonella Mascali




Il guardasigilli prima invoca la pace tra i poteri dello Stato poi auspica "una legge per fermare le interviste spesso pesanti e irriguardose" rilasciate dalle toghe
Vuole censurare i magistrati. Invoca pene severe per le toghe che parlano. Con questo “bigliettino da visita” il neoministro della Giustizia, Nitto Palma, si presenta al Csm. Non ha dubbi il successore di Angelino Alfano: “Bisogna aggiornare la normativa disciplinare” per neutralizzare le dichiarazioni delle toghe alla stampa che “Spesso si lasciano andare a giudizi di valore, espressioni pesanti e irriguardose”. Di più: il loro linguaggio “trascende dai doveri funzionali e dai principi etici introducendo giudizi di valore, espressioni pesanti e irriguardose, allusioni che denotano precise prese di posizione. E comunque non c’è traccia di compostezza e sobrietà che, invece, secondo il comune sentire, si auspicano connesse alla figura del magistrato”. È un fiume in piena, il ministro: “Alcuni comportamenti, in astratto intrinsecamente rilevanti sul piano disciplinare – come desumibile dal loro inserimento nel codice etico dei magistrati – restano privi di una adeguata sanzione”. Quindi invoca un giro di vite: “Occorre perseguire quelle pubbliche manifestazioni del pensiero dei magistrati evidentemente esorbitanti dai doveri di equilibrio, dignità e misura, di cui parla il codice etico nonché di correttezza e riserbo da ritenersi principi validi e auspicabili della condotta del magistrato anche al di fuori dell’esercizio delle funzioni giudiziarie”.

E pensare che poco prima Nitto Palma aveva invocato la pace fra poteri dello Stato: “Bisogna fare uno sforzo comune per allentare la tensione tra politica e magistratura. Bisogna agire per invertire la tendenza e avviare subito un rapporto di pacificazione tra le istituzioni”. Il ministro ha fatto anche una promessa su un punto ignorato da Alfano: colmeremo “Il vuoto normativo” per regolamentare l’entrata in politica (e l’uscita) dei magistrati. Proprio al Csm giace una proposta firmata dall’ex consigliera Ezia Maccora. Poi, sorvolando sulle leggi ammazza processi e che vogliono mettere il bavaglio alla stampa, elenca i suoi punti programmatici per la Giustizia: “Revisione delle circoscrizioni giudiziarie, depenalizzazione e velocizzazione del processo penale, senza intaccare le garanzie dei cittadini”. Il vicepresidente, Michele Vietti, di fronte al Guardasigilli critica la politica della maggioranza sulla giustizia: “Vi sono state una serie di iniziative legislative per lo più, come ha rilevato lo stesso Presidente della Repubblica, incompiute, settoriali e di corto respiro, proposte di volta in volta per tentare di risolvere problemi difficilmente riconducibili agli interessi generali e alla coerenza del sistema”. Come la riforma costituzionale “orientata a riformare la magistratura, piuttosto che a incidere concretamente sul funzionamento della macchina giudiziaria”. Vietti, poi, rincara la dose e parla di “interventi con le gambe corte”, riferendosi a quanto fatto dal governo dal 2008 a oggi. “Taluni di questi interventi li vediamo, con preoccupazione, ancora all’ordine del giorno del Parlamento, come il cosiddetto processo lungo e/o breve”.

Quanto al ddl intercettazioni, Vietti ha espresso l’auspicio che si trovi “un punto di equilibrio fra le esigenze da tutelare” . Tra i consiglieri più critici rispetto al discorso del ministro, e della politica sulla giustizia, sicuramente Vittorio Borraccetti, togato di magistratura democratica: “Persiste un atteggiamento di ostilità nei confronti della magistratura e una volontà di ridurre l’incisività della funzione giudiziaria. Ne sono prova alcuni provvedimenti in discussione, come la prescrizione breve (che riduce in modo irrazionale i già limitatissimi termini di prescrizione che non hanno pari in tutto il mondo), il processo lungo e le intercettazioni telefoniche che, mossi da finalità contingenti e particolari, perseguono l’indebolimento della tutela della legalità. Lei, ministro, ha parlato di necessità di pacificare le istituzioni. Ebbene, la magistratura non è mai stata in guerra con nessuno . È stata oggetto di una perdurante azione di delegittimazione. Se non cessano questa azione e il tentativo di ridurre l’incisività della funzione giudiziaria, nessun miglioramento della giustizia è possibile”.


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