Il partito trasversale degli amici degli evasori rialza la testa. Per rendersene conto basta dare un’occhiata ai giornali. Quasi ogni giorno vengono pubblicati articoli che danno per imminente la fine del cashback di Stato. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva ne chiedono l’abolizione. Qualche esponente del Pd la riduzione. Tutti, ovviamente, brandiscono nobili motivazioni. Dalla lotta alle poche migliaia di furbetti che per incassare il super cashback da 1.500 euro – destinato a chi compie il maggior numero di operazioni con moneta elettronica – hanno frazionato gli acquisti, fino alla necessità di reperire altri fondi da aggiungere ai 32 miliardi di euro accantonati per il decreto Sostegno (i vecchi ristori). La realtà è però diversa. Dietro i no ci sono motivazioni politiche (il cashback è stato uno dei cavalli di battaglia dei governi Conte) e di bieca caccia al consenso elettorale. C’è cioè la convinzione che disincentivare l’utilizzo di bancomat e carte di credito possa spingere chi fa nero a votare per questo o quel partito.
Considerazioni miopi e sbagliate, perché il cashback, oltreché premiare chi utilizza il denaro di plastica, viene ormai visto con favore da tanti commercianti. In periodo di pandemia spinge infatti molti cittadini a uscire di casa per fare compere nei negozi invece che fare spese online (se si usa la carta di credito sul web il rimborso non c’è).
Anche per questo, secondo un’indagine commissionata dalla Community Cashless Society della European House – Ambrosetti (in pratica gli operatori del settore), il livello di soddisfazione tra gli italiani è altissimo. Tanto che oltre il 90 per cento dei giovani tra 25 e 30 anni e il 77 per cento dei residenti al Sud e nelle isole dichiara di aver utilizzato maggiormente i pagamenti elettronici rispetto al passato proprio in previsione del cashback. E il 39 per cento degli intervistati aggiunge di aver speso più del solito nelle ultime settimane.
Sondaggi a parte, numeri oggettivi arrivano da Io, la app scaricata per partecipare all’iniziativa. Io è ormai installata su dieci milioni e mezzo di telefonini, mentre sono già otto milioni gli italiani che la utilizzano. Numeri in aumento così come sono in aumento i cittadini in possesso di Spid. Oggi hanno un’identità digitale più di 18 milioni di persone: 12 in più rispetto a un anno fa. Il nostro Paese è a un passo dalla svolta. La pandemia e iniziative come cashback fanno pensare che nel giro di un paio d’anni la stragrande maggioranza degli italiani potrà dialogare con la Pubblica amministrazione, effettuare pagamenti, ricevere notifiche direttamente sullo smarthphone. Con vantaggi per fisco e burocrazia. Ovviamente alcune cose anche nel cashback vanno riviste e implementate. Per evitare i furbetti che frazionano le spese va, per esempio, utilizzato un algoritmo che blocchi i comportamenti anomali. Mentre tutti i comuni d’Italia devono essere messi in condizione di notificare le loro multe direttamente sull’app da dove devono essere sempre possibili i pagamenti (con 15 euro di risparmio rispetto al costo di una multa cartacea). A chi, invece, sostiene che servono più soldi per i ristori, va ricordato che con un contributo una tantum del 2 e 3 per cento sui patrimoni superiori ai 50 milioni di euro, è possibile raccogliere dieci miliardi. Quando, con comodo viste le lentezze, la maggioranza dei tutti dentro si deciderà finalmente a licenziare il decreto Sostegni, alias Ristori, i fondi in più li vada a prendere lì. Non impoverirà nessuno e mostrerà rispetto per i cittadini onesti.
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