mercoledì 31 luglio 2013

La Neve Copre un Giovanissimo Sistema Planetario.


Questa immagine, presa dall'osservatorio ALMA in Cile, mostra la zona (in verde) in cui si è formata neve di monossido di carbonio intorno alla stella TW Hydrae (indicata al centro). Il cerchio blu rappresenta il punto in cui si troverebbe l'orbita di Nettuno per confronto con la dimensione del Sistema Solare. Il passaggio al ghiaccio di monossido di carbonio potrebbe anche indicare il confine interno della regione in cui si possono formare i corpi minori ghiacciati come le comete e i pianeti nani come Plutone e Eris. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)

Un gruppo di astronomi è riuscito ad ottenere, grazie all'uso del telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimiter Array), la primissima immagine mai scattata della linea nevosa che si forma all'interno di un giovane sistema planetario, ancora nelle fasce. Questa zona ghiacciata gioca un ruolo essenziale per la formazione dei pianeti, asteroidi e comete e ha una grande influenza sulla futura composizione chimica di questi corpi. Sulla Terra, simili "linee di neve" si formano ad altitudini molto alte, dove le temperature in caduta portano l'umidità presente nell'aria a diventare neve. Allo stesso modo, le linee che vediamo intorno a queste giovani stelle, potrebbero formare anelli di neve sporca di materiale minerale, dando nascita ai primi planetesimi. La composizione chimica di questi può variare molto e la neve stessa può avere caratteristiche molto esotiche, variando così anche la sua distanza dalla stella, in base alla temperatura a cui vari composti chimici ghiacciano o diventano neve.

L'acqua è la prima a ghiacciare, e a seguire ci sono gli altri gas come l'anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), ed il monossido di carbonio (CO). Questi composti formano piccoli granelli che iniziano lentamente a mischiarsi entrando in collisione.
ALMA è riuscito ad osservare una linea di neve di CO, mai osservata prima, intorno ad una giovane stella chiamata TW Hydrae, distante 175 anni luce dalla Terra. Gli astronomi ritengono che questo sistema solare nascente ha molte delle caratteristiche che aveva anche il nostro Sistema Solare nella sua infanzia, all'età di pochi milioni di anni. I risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica "Science Express".

"ALMA ci ha permesso di ottenere un'immagine reale della linea di neve intorno ad una giovane stella. Questo è estremamente eccitante perché ci dice molto sui primi tempi del nostro sistema solare" ha spiegato Chunhua Qi, ricercatore del Centro per l'Astrofisica della Harvard-Smithsonian, che ha guidato un team internazionale insieme a Karin Oberg, ricercatrice della Harvard University e dell'Università di Virginia.
"Adesso siamo in grado per la prima volta di vedere i dettagli nascosti riguardi alle regioni ghiacciati di altri sistemi planetari, e questo in particolare ha anche molto in comune con il nostro quando aveva meno di 10 milioni di anni." ha spiegato Qi.
Le linee di neve sono fino ad ora state rilevate soltanto per le loro impronte spettrali nell'esaminare la luce delle stelle, ma mai erano state viste direttamente, quindi era impossibile determinare quanto sono estese e dove si trovano intorno alle stelle.
Questo perché le linee di neve si formano esclusivamente nella regione relativamente stretta al centro del disco protoplanetario. Sopra e sotto questa regione, la radiazione stellare mantiene i gas troppo caldi, non permettendo la formazione di ghiacci. Solo grazie all'effetto di insolazione della polvere ed il gas che si accumulano qui al centro, le temperature possono scendere abbastanza da formare ghiaccio di CO.
Normalmente, questo involucro esterno di gas caldo impedirebbe agli astronomi di guardare all'interno del disco dove il gas è riuscito ad arrivare allo stato ghiacciato. "Sarebbe come cercare di trovare una piccola regione soleggiata durante una giornata molto nebbiosa." ha spiegato Oberg.
Questa equipe di astronomi è riuscita a sbirciare nel disco, dove la neve si era formata, sfruttando un abile trucco: invece di cercare la neve - che non può essere osservata direttamente - hanno cercato una molecola nota come diazenilio (N2H+), che emette radiazione nella banda millimetrica dello spettro ed è perciò un bersaglio perfetto per ALMA. La fragile molecola viene distrutta facilmente in presenza di monossido di carbonio gassoso e perciò appare in quantità misurabili solo nelle zone in cui il monossido di carbonio è ghiacciato e non può più aggredirla. In sostanza, la chiave per trovare il limite della neve di monossido di carbonio sta nel trovare il diazenilio.
La sensibilità e la risoluzione uniche di ALMA hanno permesso agli astronomi di tracciare la presenza e la distribuzione del diazenilio e di trovare un confine ben delineato a circa 30 unità astronomiche dalla stella (30 volta la distanza tra la Terra e il Sole). Questo dà, in effetti, un'immagine in negativo della neve di monossido di carbonio nel disco che circonda TW Hydrae, immagine che può essere usata per vedere il limite della neve di monossido di carbonio esattamente dove la prevede la teoria - all'interno dell'anello di diazenilio.
"Per queste osservazioni abbiamo usato solo 26 antenne delle 66 finali di ALMA. Indicazioni della presenza del limite della neve si vedevano già con ALMA intorno ad altre stelle e siamo convinti che future ossservazioni con la schiera completa di antenne troveranno molti altri casi e provvederanno emozionanti approfondimenti sulla formazione ed evoluzione dei pianeti. Aspettate e vedrete," conclude Michiel Hogerheijde del Leiden Observatory, Paesi Bassi.

martedì 30 luglio 2013

La stampa tedesca dal 2008 a oggi: “Italia = Berlusconi = caos = debiti”. - Alessandro Madron

Berlusconi e Merkel


Il pregiudizio non muore, come testimonia lo studio sull’immagine della Penisola nei media tedeschi, dell’Europaische Akademie Berlin, ente indipendente che collabora con il ministero degli Affari Esteri tedesco, che analizza titoli e servizi pubblicati da Die Zeit, Frankfurter Allgemenine e Bild Zeitung.

Inaffidabili e traditori, cialtroni e scansafatiche. L’Europaische Akademie Berlin, ente indipendente che collabora con il ministero degli Affari Esteri tedesco, ha effettuato uno studio sull’immagine dell’Italia nei media tedeschi, analizzando titoli e servizi dal 2008 ad oggi pubblicati da Die ZeitFrankfurter Allgemeninee Bild Zeitung. Tre giornali differenti, che si rivolgono ad un pubblico diverso, da cui emerge con prepotenza un giudizio pesante sull’Italia.
Il pregiudizio tedesco sul conto del popolo italiano, del resto, è vecchio di cent’anni ed è stato rafforzato nel tempo. Il peccato originale risale alla prima guerra mondiale, poi confermato con l’epilogo della seconda. Il giudizio storico è stato poi alimentato dal mito costruito negli anni della dolce vita, di un Paese popolato da maschi veraci, votati più al piacere che alla fatica. Oggi quell’impronta rimane e il pregiudizio torna a riproporsi, pescando da quell’immaginario.
Negli articoli presi in esame dall’analisi si parla principalmente dei protagonisti del sistema politico, delle elezioni e della crisi del sistema, oltre che di economia e di crisi finanziaria. L’equazione che ne emerge è particolarmente pesante: “Italia = Berlusconi = caos = debiti”. Ad esporre i risultati dello studio il professor Eckart Stratenschulte (direttore dell’ente), in occasione di un seminario dedicato alla Germania, organizzato da Villa Vigoni, centro Italo-Tedesco per l’eccellenza europea.
“A farla da padrone, tra i politici italiani raccontati dai giornali tedeschi, è stata la figura di Silvio Berlusconi– ha spiegato Stratenschulte -. Sono famose le copertine e le prime pagine che gli sono state riservate, spesso irriverenti. Ancora oggi in Germania domina l’incomprensione su come gli italiani possano continuare a votare Berlusconi, sia come imprenditore dei media, sia per gli scandali che lo hanno travolto, per le leggi ad personam, ma soprattutto per quello che è successo sul caso Ruby, in particolare per la bugia sulla parentela con Mubarak, che all’epoca era ancora un importante Capo di Stato, una cosa incomprensibile e inconcepibile per un tedesco”.
Accanto ad un giudizio pesante su una certa classe politica c’è però anche il tentativo di spiegare il caso italiano è diverso da quello greco: “Per noi la Grecia è stato un vero incubo e lo è tutt’ora. Soprattutto la Frankfurter e Zeit, in questi anni hanno spiegato che l’Italia non è la Grecia. Certo c’è preoccupazione per la situazione di crisi in Italia, perché l’Italia è una grande forza economica e un tracollo avrebbe conseguenze disastrose per tutta l’eurozona, ma sono stati fatti notare gli sforzo compiuti, prima con il governo Monti e adesso con il governo Letta. I tedeschi capiscono e apprezzano lo sforzo di dare un governo al Paese che vada oltre le spaccature”.
Interessante, per comprendere il giudizio tedesco sull’Italia, un sondaggio pubblicato recentemente nel quale è stato chiesto chi fosse il partner più affidabile per la Germania: “L’82% per cento ha messo al primo posto la Francia, poi a scendere ci sono altri paesi come Usa, Polonia e solo il 32% ha risposto Italia”. Quando invece si è trattato di rispondere alla domanda su quale paese dovesse uscire dall’Europa il risultato è stato differente: “Il 74 % degli intervistati ha detto che l’Italia deve rimanere dentro l’eurozona e solo il 20% ritiene che debba uscire. Un risultato migliore di Spagna, Portogallo e ovviamente della Grecia”.
Stratenschulte ha spiegato che non ci sono solo stereotipi negativi sul conto degli italiani: “Siete caotici ma charmant. Venite visti comunque come il Paese della moda, della cultura, della gastronomia, del buon vivere, dell’architettura e del design. Io non sarei preoccupato per l’immagine italiana. Per chiudere con una battuta possiamo dire che forse alla base c’è un po’ di invidia, perché i tedeschi lavorano per entrare in paradiso mentre gli italiani lavorano meno perché sono già in paradiso”.
Prova a metterci una buona parola anche Michael Georg Link, viceministro degli Affari Esteri tedesco, con delega alle politiche comunitarie: “Io sono del Baden Württemberg, abbiamo relazioni molto strette con il Nord Italia ormai da 40 anni. C’è molto rispetto a livello tecnico e industriale. La nostra immagine dell’Italia è che ci sono molte italie differenti. Sappiamo che l’Italia è uno dei migliori alleati quando si tratta di portare avanti l’idea europea. Oggi siamo molto lieti della collaborazione tra Guido Westerwelle ed Emma Bonino, che a Mallorca hanno appena firmato una dichiarazione di intenti per continuare nel processo di integrazione europea. Gli anni del governo Berlusconi, in Germania, sono stati percepiti come anni perduti per l’Europa. Durante quel periodo è mancata una voce forte italiana a Bruxelles, oggi stiamo riflettendo su come approfondire la collaborazione perché crediamo molto nella forza di questo governo Letta”.

Myrciaria cauliflora.

  

La Jabuticaba (ʒabutʃiˈkabɐ) (Plinia cauliflora) è un albero fruttifero della famiglia Myrtaceae che cresce negli stati di Minas Gerais e San Paolo nel Brasile sud-orientale. Specie simili comprese nel genere Myrciaria, spesso chiamate con lo stesso nome, crescono in Brasile, ArgentinaParaguay e Bolivia. L'albero viene coltivato per i suoi frutti color nero-viola e dalla polpa bianca; questi possono essere mangiati crudi o possono essere usati per preparare marmellate e bevande (succo semplice o vino). Altri nomi usati comunemente per indicare questa pianta sono Brazilian Grape Tree (albero dell'uva brasiliana), JaboticabaJabotica,JabuticabeiraGuaperuGuapuruHivapuruSabará e Ybapuru (guarani).
Le foglie dell'albero sono color salmone quando sono giovani e diventano verdi quando sono mature. L'albero cresce molto lentamente e preferisce un suolo umido, leggermente acido. Si adatta molto facilmente e cresce perfino su suolo alcalino sabbioso, se però viene curato e innaffiato. Ha fiori bianchi che crescono direttamente sul tronco (caulifloria. In natura l'albero fiorisce e fruttifica sono una o due volte l'anno, ma se innaffiato continuamente fiorisce di frequente e in alcune regioni tropicali i frutti son presenti tutto l'anno.
Il frutto ha un diametro di 3–4 cm, possono avere uno o più semi (fino a quattro), crescono direttamente sul tronco principale e sui rami della pianta, conferendo un aspetto caratteristico all'albero. La buccia è spessa, viola, astringente e copre una polpa dolce, bianca o rosacea, gelatinosa. I frutti sono molto comuni nei mercati brasiliani, vengono mangiati soprattutto freschi; la loro popolarità può essere paragonata a quella dell'uva negli USA. I frutti freschi possono cominciare a fermentare 3 o 4 giorni dopo il raccolto, quindi spesso vengono usati per preparare marmellate, crostate, vini forti e liquori. Visto che è facilmente deperibile, questo frutto è molto raro nei mercati lontani dalle aree di coltivazioni. Tradizionalmente, si usa un decotto astringente di buccia seccata al sole per trattare malattie come emottisi, asma, diarrea e per fare gargarismi in caso di tonsillite cronica.
Foglie di Plinia cauliflora
Dal frutto sono stati isolate varie sostanze, potenti antiossidanti, antiinfiammatori e anticancro.[1] Una di queste sostanze, la jaboticabina, si trova solo in questo frutto.
In Brasile i frutti di varie specie collegate, precisamente Myrciaria tenella e M. trunciflora, vengono indicate con lo stesso nome comune. Mentre tutte le specie jabuticaba sono subtropicali e possono sopportare gelate miti e brevi, alcune specie possono essere più sensibili al freddo. Nell'emisfero boreale la coltivazione a scopo commerciale di questo frutto è ridotta più per la crescita estremamente lenta e per la forte deperibilità del frutto che per le temperature richieste. Le piante innestate possono fruttificare ogni 5 anni; le piante cresciute da seme possono impiegare da 10 a 20 anni per fruttificare, anche se per la loro crescita lenta e per le dimensioni ridotte quando sono giovani sono molto popolari come bonsai o piante ornamentali da vaso nelle regioni temperate. Le jabuticabas si adattano abbastanza bene a varie condizioni di crescita, sia su sabbia sia su terra molto ricca. Non sopportano i suoli salati. Tollerano la siccità, anche se la produzione di frutti può essere ridotta e sarà necessario innaffiare nei periodi di siccità prolungata.
Il nome jabuticaba deriva dalla parola Tupi jabuti (tartaruga) + Caba (luogo) e significa "luogo dove si possono trovare le tartarughe". Il nome in guarani è "Yvapuru", dove yva significa frutto e la parola onomatopeica purũ indica il rumore che fa il frutto quando viene morso.
Una canzone tradizionale della regione orientale della Bolivia si riferisce a una giovane donna che ha gli "occhi come il guapuru" (per via del colore nero) e una bocca "dolce come l'achachairu."[3]
L'albero della jabuticaba compare sullo stemma di ContagemMinas Gerais e Brasile,[4] ed è molto usato come specie da bonsai, in particolare a Taiwan e in varie zone dei Caraibi.
In Brasile si usa la parola "jabuticaba" per indicare qualcosa che si pensa essere tipicamente brasiliano, visto che si ritiene che l'albero cresca solo in Brasile. Di solito è un'espressione peggiorativa.[5][6]

Metodo Stamina, da giorni i malati protestano davanti a Montecitorio. - Ilaria Vacca

Una decina di disabili gravi chiedono di poter essere sottoposti alle infusioni a base di staminali. Biviano: "Lo Stato condanna a morte migliaia di persone."
Roma – Da martedì scorso una decina di disabili gravi ha deciso di stazionare davanti a Montecitorio, per protestare contro l’impossibilità di accedere alla sperimentazione clinica del metodo Stamina. Si sono incatenati, con le loro sedie a rotelle e sono rimasti davanti alla Camera, in attesa della promessa di poter tentare le infusioni a base di staminali mesenchimali che propone Vannoni.
Hanno sopportato il caldo torrido di questi giorni e non hanno nessuna intenzione di andarsene, hanno anche tentato di fare irruzione nel palazzo del Governo. Insieme a loro anche Pietro Crisafulli, vicepresidente del Movimento Vite Sospese che racconta: “A me e ad un altro membro del Movimento è stato chiesto il documento di identità dalle forze dell’ordine presenti. Noi lo abbiamo fornito ma non ce l’hanno più restituito. Forse vogliono arrestarci. Ci hanno chiesto di far smettere la protesta, ma questo non dipende da noi. I malati sono stati chiari, non smetteranno di manifestare fino a quando non avranno l’accesso alle cure”.

“Io da qui non me ne vado senza aver raggiunto il risultato di poter curare me stesso e i miei fratelli.- sono le parole di Sandro Biviano, malato di Sla come suo fratello - Sono disposto a morire qui, davanti al palazzo che rappresenta uno Stato che condanna a morte migliaia di persone”.

I pazienti chiedono un decreto legge urgente che permetta di accedere al metodo Stamina anche ai pazienti che ne sono stati esclusi. Il Ministro Lorenzin era stata chiara: il metodo Stamina non è una cura, prima degli esiti della sperimentazione le infusioni non devono essere autorizzate.
La sperimentazione però non è ancora stata avviata, perchè Vannoni non ha ancora consegnato all'ISS la documentazione necessaria.  Il 1 agosto dovrebbero essere depositati i protocolli. Solo allora potrà essere eventualmente avviata la fase I della sperimentazione, volta a determinare la non pericolosità delle infusioni. Successivamente dovranno essere avviate le fasi II e III, solo alla fine della terza fase la terapia, se di efficacia confermata, potrà essere resa disponibile su larga scala.
E nessuno ne parla...

Cae Mabon, il villaggio celtico che sembra provenire dal mondo delle fiabe.

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Se vi trovate in Galles, nei pressi di un piccolo villaggio chiamato Fachwen, potete seguire le indicazioni per raggiungere una località chiamata Cae Mabon, che si annida in una radura di un bosco di quercia, attraversato da un piccolo fiume che a cascata raggiunge un lago vicino. Questo meraviglioso contesto si trova ai piedi dell’Elidir Fawr.
Il percorso dura meno di un chilometro e vi porta dritti in un luogo magico, dove è possibile trovare tutti i connotati delle più fantastiche tradizioni celtiche. Al centro del Cae Mabon si trova una tipica Roundhouse celtica con tanto di camino e tetto di paglia, dove poter passare molte intime serate in compagnia.
La casina dispone di una cucina completamente attrezzata, una sala da pranzo spaziosa e una sala riunioni e un bagno elegante. All’esterno vi è una capanna di paglia che ospita una doccia e perfino una vasca idromassaggio. L’acqua viene reperita dal vicino fiume.
Cae Mabon si è trasformato in un luogo di villeggiatura di successo; tant’è che i turisti arrivano da tutta la Gran Bretagna e dal mondo. E’ un ambiente ideale per incontrarsi, lavorare, isolarsi e giocare. Tanti gli eventi in programma: canto, danza, laboratori di lettura e terapeutici, lo yoga, la meditazione e ritiri spiritualiAncora, è possibile apprezzare il suggestivo paesaggio celtico e fare escursioni mitologiche, adatte anche a gruppi scolastici e per campi giovanili ambientali.
Cae Mabon può essere un luogo adatto anche per le aziende, dove poter fare corsi di creatività e comunicazione. Si celebrano anche riti stagionali e perfino matrimoni.
Cae Mabon ha anche ispirato disegnatori di libri illustrati per bambini, e cantautori. Un villaggio adatto insomma per ritrovare la pace con se stessi, la creatività, i vecchi miti celtici o per stare in compagnia. Il tutto isolato dai ritmi frenetici della modernità tipicamente occidentale.
Per saperne di più potete visitare il sito specifico: http://www.caemabon.co.uk/

Buffoni conclamati.



Ha, ha, ha...



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