“780 euro di reddito universale, prestiti di 10mila euro per cittadini e 250mila per le imprese, senza interessi. Siamo d’accordo col Pd”.
Abbiamo in mente un piano di emergenza per far ripartire l’economia. Con il reddito universale, con presto d’onore garantiti senza condizioni: 10mila mila euro per le persone fisiche e le partite iva. Fino a 250 mila euro per le imprese.
Senza nessun vincolo, a erogazione istantanea.
Ho le idee molto chiare sulla portata dell’emergenza, sulla scala delle priorità è anche sui mezzi. L’ho chiamato Elicopter money, denaro che arriva presto. Con il Pd c’è la sintonia maggiore da quando è nato il governo, anche e proprio su questi temi”.
Vogliamo anche un taglio sugli stipendi di tutti i parlamentari e non solo loro. Chiunque abbia uno stipendio importante, oggi, dirigenti dello Stato e manager in prima fila, potrebbe aderire per finanziare il reddito di emergenza che stiamo preparando in queste ore. Non basterebbe, ovviamente, a coprire tutta la spesa. Ma sarebbe molto più di una cifra simbolica.Se fossero cinque milioni di euro al mese – per dire – grazie a questo taglio 5mila persone al mese usufruiranno di un reddito. Non mi pare poco.
Il Reddito di emergenza io me lo immagino come una misura di tipo universale: cioè rivolto a tutti coloro che nell’ultimo mese non hanno percepito un reddito e che non sono coperti da altre misure.Se io ne parlo ora è perché negli ultimi giorni abbiamo fatto calcoli e simulazioni. Il sottosegretario Villarosa ha dato forma e struttura a questa proposta, abbiamo ponderato le cifre: non stiamo parlando di costi insostenibili.
La cassa integrazione straordinaria del Cura Italia è stata un’ottima prima risposta, ma non arriva ancora a tutti.Penso a diverse categorie. In primo luogo tutti coloro che lavorano nel mondo del turismo che hanno una ciclicità stagionale, e che quando è esplosa la crisi non avevano contratti attivi. Sono i primi che dobbiamo proteggere.
L’Inps ha battuto molti record in questi giorni, per emanare le circolari necessarie ad attivare le misure del Cura Italia. Ma fuori dei suoi canali dobbiamo immaginarci degli strumenti che consentano, a presentazione della domanda, una erogazione immediata.Dobbiamo immaginare requisiti semplicissimi, senza vaglio,niente Isee, niente parametri di filtro…Una sola condizione. Hai avuto un reddito a marzo? Se la risposta è sì non hai diritto alla misura. Se la risposta è no, ne ha diritto. Se hai una soglia di reddito molto alta – immaginiamo di fissarla a 50mila euro, ma è da definire – perdi il reddito. C’è solo una condizione di recesso. Se con un controllo a posteriori risulta che non avevi diritto per una delle condizioni perdi il reddito.Controllando prima, impiegheremmo troppo tempo.
Sono molti anni che ci definiscono statalisti e assistenziali. Ma le faccio questa domanda: riesce ad immaginare qualcuno meno statalista di Trump o di Johnson?
A mio parere chiunque dovrebbe avere almeno i 750 euro che abbiamo immaginato come soglia del suo reddito.
Stiamo cercando di mettere in sicurezza una intera economia. In questo momento la metafora che immagino è un motore a bassissimo regime.Se non metti l’olio mentre sei sotto sforzo il motore si ingrippa. E poi lo butti via. Noi non possiamo bucare il motore dell’economia italiana in questa crisi.
Gualtieri condivide la linea e la nostra preoccupazione: ha solo il problema di chi deve far quadrare i conti, ma non è affatto contrario, glielo assicuro. Lo rispetto perché so quali difficoltà dovrà affrontare.
Ma non basta.
Serve anche un’altra misura essenziale: un altro tipo di erogazione. Non un sussidio, ma un fondo che possa diventare un prestito condiviso. Per molti cittadini oggi il problema non è il guadagno, che non è venuto meno, ma la liquidità che rischia di far fallire le imprese. Questa misura la immagino come una sorta di super garanzia bancaria, che viene concessa a tutti, in Banca e senza nessun interesse na con una garanzia offerta dallo Stato per le aziende o per i privati, con soglie diverse. Senza nessuna valutazione, per chi ha perso un reddito e per le aziende che hanno perso un fatturato. Ma con un tetto. Parliamo di una cifra solo relativamente bassa: l’equivalente di tre mesi di fatturato o di reddito. Fino a 10mila euro di finanziamento ai privati e fino a 250mila per le imprese. Ci sarà il rischio di qualche insolvenza ma è un rischio molto minore di arrivare troppo tardi. Ma sarà meno di quello che lei crede. La rigorosa Svizzera, non un paese di economia comunista, segue questa strada. Lo strumento – anche se pochi incredibilmente lo sanno – non solo è condiviso, ma esiste già. Avevamo già previsto col decreto Cura Italia, e anche già coperto con un finanziamento, una misura simile con una cifra limitata a 3mila e con un vincolo legato a determinate categorie.
Si tratta solo di sollevare il massimale ed estendere la platea.
Queste proposte sono frutto di un lavoro di squadra. È ciò che presentiamo al paese. È stato chiamato, in quel decreto, “Reddito di ultima istanza”, perché interveniva per chi non usufruiva delle altre misure. Penso a chi non lo aveva redditi. Io dico così, perché nulla deve suonare come un incentivo al lavoro nero. Mai come in questa occasione la gente ha capito che non conviene lavorare in nero. Se sei un fantasma non accedi alle misure. Anche in questo il Covid cambierà il nostro modo di pensare. Il prestito sarà per tutti coloro che erano precari, occasionali, saltuari. Lavoratori, diciamo così, irregolari. Sono tantissimi, nelle casistiche più svariate, e sono quelli che hanno bisogno di più protezione, perché hanno per definizione meno riserve di risparmio. Nessuno deve pensare di salvarsi da solo. Se intorno ci sono macerie non si va da nessuna parte. Due calcoli fatti a spanna ci fanno pensare ad una copertura di 3-4 miliardi. Parliamo di 2-3 milioni di famiglie. Il costo è al mese per quattro mesi. Sarà meno di quello che stanno spendendo tanti paesi.
Poi ci sono i prestiti per le imprese. Anche qui dobbiamo lavorare sulle piccole e le medie imprese. Un tessuto prezioso di questo paese, un ecosistema economico che va tutelato. Ma il prestito ha un costo diverso dal reddito.
Abbiamo immaginato un massimale. Ma qui il totale del finanziamento è inferiore al costo, perché come è noto c’è un meccanismo di leva legato al credito bancario.
Essendo un credito senza interessi l’impresa non si indebita ulteriormente. Funziona come un grande anticipo di cassa ai capillari del sistema paese.
Da lombardo devo dire che la sanità in Lombardia è stata massacrata. Formigoni è stato condannato per il sistema che noi denunciavamo: non ora, ma nel 2010! Fontana parla con orgoglio di questo sistema ma è un modello squilibrato, e dopo la crisi dovremo capire che effetti questo problema ha avuto. Nel sistema del privato lombardo – ne sono consapevole – puoi fare bene e velocemente gli interventi e qualsiasi tipo di analisi. E paghi quasi come nel pubblico: questo è un segnale di un disequilibrio che ora stiamo pagando. Con il modello delle convenzioni tutti i settori dicesi così “a perdere”, urgenze e terapie intensive sono stati lasciati al pubblico. E sono stati sostanzialmente disarmati di fronte all’emergenza Covid. Queste sanità era una rete molto forte nei settori di convenzione, ma molto debole – come abbiamo visto – nei settori che hanno dovuto reggere l’urto del Covid. Esaltando le grandi eccellenze è stata smantellata ogni capillarità della rete di assistenza. Non a caso la trincea sono diventati gli ospedali, senza avere una adeguata medicina del territorio.Senza lo Stato centrale Lombardia e Veneto non ce l’avrebbero fatta.
In Lombardia hanno solo messo in piedi l’infrastruttura ospedaliera: ma il personale medico lo ha messo lo Stato. I ventilatori li sta acquistando lo Stato. I primi 330 sono andati tutti al Nord, come era giusto, perché abbiamo dato priorità assoluta rispetto alle altre regioni.
In Lombardia hanno solo messo in piedi l’infrastruttura ospedaliera: ma il personale medico lo ha messo lo Stato. I ventilatori li sta acquistando lo Stato. I primi 330 sono andati tutti al Nord, come era giusto, perché abbiamo dato priorità assoluta rispetto alle altre regioni.