Sotto le sabbie dell'altopiano di Giza, oltre la grandezza delle piramidi che torreggiano nel cielo, si trova un mondo sotterraneo poco conosciuto. Una rete di gallerie, camere, pozzi e passaggi scolpiti nella roccia, che alcuni ricercatori e speleologi hanno iniziato a chiamare “la metropolitana di Giza.
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Secondo numerose esplorazioni, questi tunnel si estendono per chilometri sotto l'altopiano, collegandosi tra loro e raggiungendo profondità impressionanti. In alcuni luoghi, come sotto la Piramide di Cheops, scendono a 28 metri sotto il livello del suolo, passando per pozzi verticali e camere laterali ancora parzialmente inesplorate. Uno dei più rinomati ricercatori della metropolitana egiziana, Andrew Collins, ha documentato la presenza di tunnel e caverne naturali sotto Giza già all'inizio degli anni 2000, in parte confermata da rilevazioni radar effettuate dalle successive spedizioni.
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Ma Giza non è l'unico sito. A pochi chilometri di distanza, Saqqara, sede della Piramide Step di Djoser, possiede una rete ancora più intricata di tunnel sotterranei. Qui, nei pressi del cosiddetto "Granaio di Giuseppe" - in realtà un enorme pozzo verticale profondo oltre 30 metri, la cui reale funzione rimane sconosciuta - si svolgono corridoi, nicchie, camere e scale scolpite nella roccia, molti dei quali inaccessibili al pubblico.
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Alcune ipotesi collegano queste reti sotterranee alla gestione dell'acqua in tempi antichi. Secondo alcuni studiosi, come il geologo Thomas Brophy, la fine del Periodo Umido Africano (circa 7.000-5.000 a.C.) portò alla progressiva desertificazione del Sahara, costringendo le popolazioni a trovare nuove strategie per sopravvivere in un ambiente sempre più arido.
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Fu proprio in questo periodo che questa rete di gallerie sotterranee potrebbe essere stata costruita - o almeno adattata. Alcuni ricercatori ipotizzano che antichi ingegneri idraulici, forse provenienti da regioni un tempo verdi dell'Africa nordoccidentale, abbiano progettato un sistema per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione dell'acqua. In sostanza: protoacquedotti, destinati allo sfruttamento delle acque sotterranee o delle piogge residue.
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Il fatto che tutte le grandi piramidi abbiano un legame sotterraneo con il livello di questi tunnel sembra rinforzare questa ipotesi. In particolare, la Piramide di Cheops ha una struttura unica, con tre camere a differenti profondità collegate da lunghi condotti. Alcuni studiosi, come l'ingegnere Christopher Dunn, hanno suggerito che le piramidi agissero come una sorta di "pompa" per spostare l'acqua attraverso la rete dei tunnel sottostanti.
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E se le piramidi stesse facessero parte di un grande progetto idraulico sotterraneo, ereditato da una civiltà più antica? La teoria di un flusso migratorio da ovest, proveniente dall'arido Sahara, dai piedi del Monte Atlas in Marocco (terra chiamata Atlantide da Platone, dal nome della montagna) ha preso slancio negli ultimi anni grazie agli studi geologici del Sahara Occidentale. Secondo questo punto di vista, gli "esuli di Mount Atlas" hanno portato con sé conoscenze ingegneristiche avanzate, adattandole al nuovo contesto della valle del Nilo. Le piramidi, in questa prospettiva, potrebbero essere state concepite non come monumenti religiosi, ma come componenti visibili di un complesso sistema idraulico, una sorta di pompa ciclica in grado di muovere e distribuire acqua a grandi profondità.
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Al momento, non esistono prove definitive per confermare questa teoria. Tuttavia, il fatto che molti dei tunnel sotterranei rimangano off-limits, mal documentati o non completamente mappati lascia spazio a dubbi. I sondaggi Georadar condotti nel 1993 e poi nel 2010 hanno rilevato vuoti strutturali e camere inesplorate sia a Giza che a Saqqara. Perché non indagare più a fondo? Perché la funzione originaria di questi complessi sotterranei - alcuni risalenti a tempi ben prima dell'Antico Regno - non è mai stata pienamente chiarita?
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PRIMA DI NOI C'ERA QUALCUNO
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