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domenica 31 ottobre 2021

La «grande fuga» degli avvocati: perché i giovani lasciano la professione. - Patrizia Maciocchi

 



Aumenta il numero di cancellazioni alla Cassa forense degli avvocati trentenni e a dire addio alla professione sono più le donne.

Ogni quattro nuovi iscritti alla Cassa degli avvocati ce ne sono tre che la lasciano. E ad andarsene sono sempre più i trentenni, mentre diminuiscono le uscite degli over 40. A dire addio alla professione sono più le donne, ma in linea generale negli ultimi anni il totale delle cancellazioni dalla Cassa forense raggiunge una quota che oscilla tra il 75 e l’84% delle nuove iscrizioni.

È questo il quadro che emerge dai dati forniti da Cassa forense, su new entry e abbandoni, con un saldo che, secondo il presidente Valter Militi, verosimilmente a fine 2021 sarà pari a zero se non addirittura negativo.

Meno cause e reddito in calo.

Le ragioni dell’emorragia sono evidenziate ancora una volta dai numeri. Che fare l’avvocato non sia più, per la maggior parte dei professionisti, una scelta particolarmente remunerativa è noto. Solo nel 2020 oltre 140mila legali hanno avuto accesso al reddito di ultima istanza, riservato a chi non raggiunge il tetto dei 50mila euro, e molti degli aventi diritto non superavano i 35mila euro. Utile anche sapere che il contenzioso civile negli ultimi 10 anni è diminuito del 36%, e dimezzato dal 2009, anche se c’è in vista una possibile ripresa delle “liti” dovuta all’effetto pandemia.

Verso il posto fisso.

Come ulteriore elemento ai tradizionali motivi di fuga da una professione che non dà più certezze, si aggiunge l’occasione del posto fisso: una garanzia offerta dai concorsi pubblici.
La prima opportunità da sfruttare per restituire il tesserino restando comunque all’interno delle aule giudiziarie è offerta del decreto di reclutamento per 16.826 addetti all’ufficio del processo con una prima tranche di 8.171 posti già assegnati: e quasi la totalità sono stati appannaggio di chi aveva una laurea in legge in tasca.
«Ci sono circa 100mila legali che hanno un reddito inferiore ai 20mila euro – spiega il neo presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati, Francesco Paolo Perchinunno – naturalmente sono soprattutto giovani, e naturalmente soprattutto donne e del Sud. La fuga dagli albi – solo a Roma nei primi mesi del 2021 hanno lasciato in 600 – si spiega con l’importantissimo numero di concorsi pubblici messi in atto dallo Stato, al quale hanno partecipato, con successo, migliaia di colleghi».

Come arginare l’esodo

Dal vertice degli under 40 un suggerimento per arginare l’esodo verso il posto fisso: uscire dalla difesa giudiziale per entrare nel mercato extragiudiziale. Soprattutto nelle materie “emergenti” in quelle aree su cui si scommette con il Recovery plan: dalla transizione ecologica al digitale.

Ma a lasciare non sono solo i giovani. «L’inversione di rotta sul lavoro a 30 anni si può considerare quasi fisiologica – sottolinea il presidente dell’Unione camere civili Antonio de Notaristefani – ma dopo i 45 è quasi sempre una scelta drammatica. Sono molti i colleghi non giovanissimi che sono entrati in cancelleria. Per me è la sconfitta di una generazione. Tra le ragioni c’è il costo della giustizia. Per questo cala il contenzioso: non è la pace sociale, sono le spese di accesso al giudice troppo elevate».
E i numeri di chi rinuncia alle arringhe per lo stipendio fisso, sembrano destinati a salire.
«I dati del 2021 sono ancora parziali – dice il presidente di Cassa forense Valter Militi – perché le richiesta di cancellazione ci devono essere comunicate dagli Ordini. Ci aspettiamo però che l’effetto concorsi porti via dall’Albo entro il 2022 verosimilmente circa 15mila avvocati».
La Cassa mette in campo misure di sostegno alla professione:  dagli incentivi per le sinergie ai rimborsi spese del 50% per la formazione specialistica. Diversi i bandi per gli investimenti: dagli strumenti informatici al prestito fino a 15mila euro per l’apertura di uno studio destinato agli under 35.

https://24plus.ilsole24ore.com/art/la-grande-fuga-avvocati-perche-giovani-lasciano-professione-AEgdGor

giovedì 24 dicembre 2020

Pronto il controesodo da Italia Viva ai dem: cinque senatori in fuga. - Giacomo Salvini

 

Dopo settimane di borbottii e di critiche a mezza bocca al capo (“A volte Matteo si sveglia la mattina, legge i giornali e fa il pazzo” si è sentito dire un senatore dem da un renziano doc), il colpo di grazia ai senatori di Italia Viva lo ha dato il sondaggio Ipsos di sabato scorso. I renziani hanno notato un dato passato inosservato rispetto alla risalita del gradimento di Conte: Matteo Renzi è il leader meno amato dagli italiani, anche dietro Vito Crimi (all’11%). Poi lunedì le dichiarazioni di Dario Franceschini (“Con la crisi si va il voto e noi andiamo con Conte”) hanno fatto emergere i malumori: una pattuglia di senatori renziani, nel caso in cui la situazione precipitasse, sarebbe pronta alla scissione per entrare prima nel Misto, con un gruppo di “responsabili” per sostenere il governo e poi rientrare nel Pd.

Sui 18 senatori renziani quelli più insofferenti sono 4-5, ma qualcuno arriva addirittura a 8. I nomi che girano sono Giuseppe Cucca, Eugenio Comincini, Donatella Conzatti, Leonardo Grimani e Gelsomina Vono. I diretti interessati smentiscono ma l’insofferenza nel partito c’è e il Pd, tramite gli ex renziani di Base Riformista di Luca Lotti e Lorenzo Guerini, osserva i sommovimenti dentro IV e non gli dispiacerebbe fare lo sgambetto all’ex capo riaccogliendo molti ex compagni.

“Sono passati da Macron a Pecoraro Scanio – sogghigna un senatore Pd – e molti non ci stanno più”. I sondaggi (Swg dà il partito al 2,8%) e le simulazioni con il Rosatellum (Iv non avrebbe nemmeno un senatore) stanno creando un clima di terrore nel ventre di Italia Viva e per questo nelle ultime ore Renzi e i suoi hanno provato a chiudere il recinto: “Noi vogliamo allungare la legislatura” ha fatto sapere Renzi. Poi il capogruppo al Senato, Davide Faraone: “La battuta di Franceschini ha preoccupato tutti i gruppi, pensi a fare meglio il ministro e lasci stare il Colle”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/23/pronto-il-controesodo-da-italia-viva-ai-dem-cinque-senatori-in-fuga/6045954/

sabato 25 marzo 2017

Onde gravitazionali per un buco nero in fuga.


L’immagine ottenuta dal telescopio spaziale Hubble di Nasa ed Esa mostra un quasar in fuga dal centro della galassia che lo ospita. I quasar sono le controparti luminose dei buchi neri, che non possono essere osservati direttamente. Il profilo ellittico con tratteggio verde delimita i confini della galassia. Il quasar denominato 3C 186 appare come una stella brillante leggermente decentrata rispetto alla galassia, che si trova a 8 miliardi di anni luce da noi.L’immagine combina riprese nel visibile e nel vicino infrarosso della Wide Field Camera 3. Crediti: NASA, ESA, e M. Chiaberge (STScI and JHU).

Un buco nero supermassivo sta letteralmente schizzando via dal centro di una remota galassia a una velocità di 7,5 milioni di chilometri all’ora. Secondo i ricercatori che lo hanno scoperto, tra cui Alessandro Capetti dell'Inaf, questo buco nero “in fuga” è stato accelerato dalla enorme energia delle onde gravitazionali emesse durante la fusione dei due buchi neri che lo hanno generato.

In una lontana galassia, distante da noi 8 miliardi di anni luce, un gruppo di astronomi guidato dal ricercatore Marco Chiaberge e di cui fa parte anche Alessandro Capetti, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha scoperto un buco nero supermassivo che sta letteralmente schizzando via dal centro galattico, a una velocità di 7,5 milioni di chilometri all’ora. Secondo i ricercatori, questo buco nero “in fuga” è stato accelerato dalla enorme energia delle onde gravitazionali emesse durante la fusione dei due buchi neri che lo hanno generato.
I ricercatori stimano che per spingere a una velocità così elevata un oggetto celeste della massa pari a un miliardo di volte quella del Sole, come il buco nero da loro individuato, sia stata necessaria un’energia pari a quella rilasciata da 100 milioni di supernove. La spiegazione più plausibile per giustificare questo gigantesco valore è che l’energia richiesta sia stata fornita proprio dalle onde gravitazionali prodotte nella fusione di due buchi neri massicci avvenuta nella zona centrale della galassia ospite, che hanno profondamente incurvato lo spazio-tempo in quella regione, spingendo verso l’esterno il buco nero risultante. Un po’ come quando scrolliamo una tovaglia per far cadere da essa le briciole.
La scoperta è stata ottenuta grazie alle riprese del telescopio spaziale Hubble di NASA ed ESA in luce visibile e nel vicino infrarosso di un remoto ammasso di galassie distante 8 miliardi di anni luce, che hanno messo in evidenza la particolarità di una di esse. Le immagini hanno rivelato all’interno di una galassia un quasar luminoso, denominato 3C 186, ovvero la firma energetica prodotta da un buco nero, collocato però sorprendentemente a una notevole distanza dal nucleo galattico.
“Appena ho guardato le immagini di Hubble, ho pensato che ci trovavamo davanti a qualcosa di veramente particolare” dice Chiaberge, in forza allo Space Telescope Science Institute (STScI) e alla Johns Hopkins University a Baltimora, nel Maryland (USA), primo autore dell’articolo che descrive la scoperta in pubblicazione sulla rivista Astronomy&Astrophysics. “Mi aspettavo di vedere molte galassie nell’atto di fondersi e altre dalle strutture irregolari circondare quasar brillanti, ma non di vedere un quasar così lontano dal nucleo di una galassia di forma regolare. I buchi neri si trovano nel centro delle galassie, ed è quindi raro trovare un quasar così defilato”.
La sequenza mostra come le onde gravitazionali possano allontanare un buco nero dal centro di una galassia. (1) Due galassie, ognuna con un buco nero centrale sono nell’atto di fondersi. (2) I due buchi neri all’interno della nuova galassia risultante si dispongono nella regione centrale e cominciano a ruotare uno attorno all’altro, emettendo energia sotto formna di onde gravitazionali ed avvicinandosi sempre più tra loro (3). Se i buchi neri non hanno la stessa massa e velocità di rotazione, emettono onde gravitazionali con più intensità in una specifica direzione. (4) I buchi neri alla fine si fondono per formarne uno supermassivo. L’energia emessa della fusione spinge via, con un vero e proprio “effetto razzo”, il buco nero in direzione opposta a quella del treno di onde gravitazionali più intense. Crediti:NASA, ESA, e A. Feild (STScI)
Gli scienziati hanno calcolato che il buco nero si è spostato di più di 35 mila anni luce dal centro della galassia confrontando la distribuzione della luce delle stelle nella galassia ospite con quella di una galassia ellittica normale ricostruita al calcolatore: una distanza che è maggiore di quella che separa il nostro Sole dal centro della Via Lattea.
“Grazie alle osservazioni spettroscopiche siamo riusciti a stimare la massa del buco nero e la velocità del gas intrappolato attorno ad esso” dice Capetti. “Con nostra sorpresa, abbiamo scoperto che quel gas stava muovendosi alla straordinaria velocità di 7, 5 milioni di chilometri all’ora. Tanto che, per coprire la distanza tra la Terra e la Luna ci impiegherebbe appena 3 minuti. A questo ritmo il buco nero sfuggirà definitivamente alla galassia in 20 milioni di anni, vagando per sempre nello spazio”.
Il team propone anche una ricostruzione di come questo buco nero sia stato accelerato alla sua velocità attuale. La storia inizia con la fusione di due galassie, i cui rispettivi buchi neri si risistemano nella zona centrale della galassia ellittica formata alla fine del processo. I buchi neri spiraleggiano l’uno attorno all’altro e si avvicinano, emettendo una grande quantità di energia sotto forma di onde gravitazionali. Se i due buchi neri non hanno la stessa massa e velocità di rotazione, emettono onde gravitazionali con più intensità lungo una specifica direzione. Quando i due buchi neri si scontrano, smettono di produrre onde gravitazionali e il buco nero risultante dalla fusione “rimbalza” in direzione opposta a quella dove si propagano le onde gravitazionali più intense, accelerando come un razzo.
Una spiegazione alternativa, anche se improbabile, propone che il quasar osservato non si trovi nella galassia, ma in un’altra dell’ammasso, più distante e quasi allineata con essa. L’immagine di Hubble darebbe quindi l’illusione prospettica del quasar distante dal centro della galassia in primo piano.
“Appena ho guardato le immagini di Hubble, ho pensato che ci trovavamo davanti a qualcosa di veramente particolare” dice Chiaberge, in forza allo Space Telescope Science Institute (STScI) e alla Johns Hopkins University a Baltimora, nel Maryland (USA), primo autore dell’articolo che descrive la scoperta in pubblicazione sulla rivista Astronomy&Astrophysics. “Mi aspettavo di vedere molte galassie nell’atto di fondersi e altre dalle strutture irregolari circondare quasar brillanti, ma non di vedere un quasar così lontano dal nucleo di una galassia di forma regolare. I buchi neri si trovano nel centro delle galassie, ed è quindi raro trovare un quasar così defilato”.
E chissà che non siano proprio i buchi neri a generare una sorta di porta da attraversare per passare velocemente da una galassia ad un'altra. Oltretutto, mi pare di capire che non conosciamo la concezione del tempo dei buchi neri. (cetta)

martedì 20 dicembre 2016

Inps: corsa ai voucher. Poletti: "Poletti, '100 mila i giovani in fuga? Bene..'. Poi si scusa.

I Voucher © ANSA

Tra gennaio e ottobre venduti 121,5 mln voucher, +32% su anno.

Il ministro del Lavoro Poletti scatena una polemica: 'Fuga di 100mila giovani? Bene, conosco gente che è andata via e sicuramente il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi. I 60 milioni che restano non sono tutti dei 'pistola'...', dice. Poi si scusa, 'mi sono espresso male'. 
"Giovani umiliati da voucher e insultati da Poletti. Vada via lui, non i giovani". Lo scrive, su Twitter, Luigi Di Maio del M5S. Anche secondo Fi, Poletti offende i giovani del Sud: "Le parole del ministro sono offensive. I nostri giovani connazionali, specie al Sud, che abbandonano la loro terra perché impossibilitati a trovare lavoro qui e decidono di andare a cercarlo all'estero, meritano il massimo rispetto. Le espressioni usate dal ministro ci lasciano davvero basiti", afferma Michele Boccardi, senatore pugliese di Forza Italia.
BOOM VOUCHER, GIU' I CONTRATTI FISSI - Nei primi dieci mesi 2016 sono stati stipulati più di 1,3 milioni (1.370.320) di contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) mentre le cessazioni, sempre di contratti a tempo indeterminato, sono state 1.308.680 con un saldo positivo di 61.640 unità. Il dato - si rileva dall'osservatorio Inps - è peggiore dell'89% rispetto al saldo positivo di 588.039 contratti stabili dei primi dieci mesi 2015, risentendo della riduzione degli incentivi per le assunzioni stabili, e anche di gennaio-ottobre 2014 (+101.255 stabili). Nello stesso periodo gennaio-ottobre 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi dieci mesi del 2015, pari al 32,3%, comunica inoltre l'Inps, sottolineando che nei primi dieci mesi del 2015 la crescita dell'utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 67,6%.
Il Governo è pronto a ''rideterminare dal punto di vista normativo il confine dell'uso dei voucher''. Così il ministro Giuliano Poletti, parlando a Fano. ''Abbiamo introdotto la tracciabilità, e dal prossimo mese vedremo l'effetto. Se è quello di una riduzione della dinamica di aumento e di una messa sotto controllo di questo strumento, bene. Se invece i dati ci diranno che anche questo strumento non è sufficiente a riposizionare correttamente i voucher la cosa che faremo è rimetterci le mani'' ha spiegato. 
Successivamente il ministro ha affermato che il Jobs act  è stata una buona legge, una legge che ''ha fatto bene e fa bene al Paese. Quindi, ha rilevato, oggi io non vedo ragioni per cui dobbiamo intervenire su questo versante''.  ''Poi, naturalmente, come tutte le cose va vista nel tempo in ragione dei risultati che produrrà, e se nel tempo in ragione dei risultati che si produrranno dovesse emergere che ci sono degli elementi di problematicità, come sempre si guardano''.

lunedì 15 giugno 2015

Niger: nel Sahara 18 migranti morti di sete.

 © ANSA

Si erano persi in tempesta di sabbia. Corpi trovati 10 giorni fa.

L'Organizzazione internazionale per i migranti (Iom) ha reso noto che sono stati trovati nel deserto del Sahara i corpi di 18 migranti morti di sete e di fame nel nord del Niger. Un comunicato del responsabile della missione Iom in Niger, Giuseppe Loprete, ha riferito che i migranti sono presumibilmente morti il 3 giugno dopo che una tempesta di sabbia ha fatto perdere l'orientamento al gruppo che dalla città nigerina settentrionale di Arlit stava cercando di raggiungere l'Algeria.
   I migranti morti provenivano da Paesi dell'Africa subsahariana: Niger, Mali, Costa d'Avorio, Senegal, Repubblica Centrafricana, Liberia, Guinea e Algeria.  Secondo l'Organizzazione internazionale per i migranti, il gruppo stava cercando di raggiungere la Libia per imbarcarsi su uno dei tanti barconi che sfidano la sorte nel Mediterraneo per raggiungere le coste italiane e greche. "Il Sahara - ha denunciato il direttore generale dello Iom, William Lacy - può essere mortale tanto quanto il mare per queste ondate migratorie. Moltissimi migranti muoiono in modo tragico senza che nessuno ne sappia nulla". Nell'ottobre del 2013, le autorità del Niger trovarono per caso i cadaveri di 92 persone morte di sete dopo che il camion sul quale viaggiavano si era rotto nel deserto.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2015/06/14/niger-sahara-18-migranti-morti-di-sete_470d585e-43cf-4143-b253-236357a3d426.html

Stramaledetti siano coloro i quali costringono esseri umani a fuggire dalle proprie terre ed a morire di stenti attraversando il deserto.

lunedì 24 settembre 2012

Le lacrime della giraffa: Alexandre e la sua fuga dal circo.


Schiavizzata, prigioniera di una gabbia, privata di ogni istinto naturale, addestrata a suon di percosse e privazione di cibo. Non è difficile capire perché la giovane giraffa di poco più di 3 anni, che venerdì scorso ha seminato il panico per le vie di Imola con la sua folle galoppata, abbia cercato la fuga dal circo Rinaldo Orfei.
I suoi 5 mt di altezza per una tonnellata di peso l’hanno accompagnata per chilometri in giro per la città, tra le autovetture e i palazzi, fino al recinto dello stabilimento della Coop, dove un agente della Polizia Provinciale le ha sparato un sedativo con l’impiego del fucile a narcotico. La piccola, ancora addormentata, era stata trasportata di nuovo nella sua prigione, il circo, dove, secondo il responso dagli accertamenti necroscopici eseguiti nella sezione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, è morta poco dopo per un collasso cardiocircolatorio.
Così, mentre resta da chiarire il motivo che ha reso possibile la fuga dal recinto del circo di proprietà di Aldo Martini, che si difende accusando qualcuno di aver voluto “creare questo drammatico incidente forse proprio per danneggiare il nostro circo e l’immagine del circo in generale”, e si riaccende la polemica sui circhi con animali, la corsa del giovane Alexandre, che non aveva mai visto l’Africa sapeva cosa significa essere uno schiavo, resta un gesto esemplare di ribellione estrema alla sua detenzione forzata.
Alexandre si è ferito, ha tirato calci e zoccolate, ha avuto paura di quel mondo a lui sconosciuto. Ma non si è mai arreso a quell’auto del Circo Orfei che lo inseguiva con a bordo i suoi aguzzini. La sua era una fuga senza speranza. Forse questo lo sapeva. Eppure, per assaporare l’irresistibile gusto della libertà, a lui negato sin dalla nascita, valeva la pena rischiare. Anche la morte. 
Dedicato a te, coraggioso Alexandre.
Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto;
porto su di me le cicatrici, come se fossero medaglie,
so che la libertà ha un prezzo alto,
alto quanto quello  della schiavitù.
L’unica differenza è che si paga con piacere,
e con un sorriso…
anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime”.
Paulo Coelho – Lo Zahir