lunedì 21 aprile 2025

NEGLI USA LA STAMPA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO COMINCIA A SQUARCIARE IL VELO DI MENZOGNE E COMPLICITA' CHE HANNO PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA E INCHIODANO ZELENSCKY E LA NATO ALLE LORO PESANTI RESPONSABILITA'.

 

Se lo hanno ammesso persino i Democratici statunitensi (il che è tutto dire!), immaginate solo per un attimo le carrellate di bufale che ci hanno propinato in questi tre anni.
La testata giornalistica The Hill, praticamente l'ufficio stampa del Partito Democratico, ora ammette candidamente quello che finora era tabù.
Ecco la traduzione integrale dell’articolo di The Hill pubblicato il 18/3.
“Raramente sono d’accordo con il presidente Trump, ma le sue ultime dichiarazioni controverse sull’Ucraina sono in gran parte vere. Appaiono assurde solo perché il pubblico occidentale è stato nutrito per oltre un decennio con una dose costante di disinformazione sull’Ucraina.
È ora di fare chiarezza su 3 punti chiave che spiegano perché gli ucraini e l’ex presidente Joe Biden – non solo il presidente russo Vladimir Putin – abbiano una significativa responsabilità per lo scoppio e la perpetuazione della guerra in Ucraina.
Innanzitutto, come documentato da prove forensi schiaccianti, e confermato anche da un tribunale di Kiev, furono i militanti nazisti ucraini a iniziare le violenze nel 2014, provocando l’invasione iniziale della Russia nel sud-est del paese, inclusa la Crimea. All’epoca, l’Ucraina aveva un presidente filo-russo, Viktor Yanukovych, eletto liberamente nel 2010 con il forte sostegno della minoranza russa nel sud-est del paese.
Nel 2013, Yanukovych decise di perseguire una cooperazione economica con la Russia anziché con l’Europa, come precedentemente pianificato. I filo-occidentali risposero con occupazioni pacifiche della piazza Maidan e degli uffici governativi, fino a quando il presidente offrì sostanziali concessioni a metà febbraio 2014, dopo le quali i manifestanti si ritirarono.
Tuttavia, proprio in quel momento, i militanti di destra iniziarono a sparare sulla polizia ucraina e sui manifestanti rimasti.
La polizia rispose al fuoco, e i militanti sostennero falsamente che erano stati uccisi manifestanti disarmati.
Indignati da questo presunto massacro governativo, gli ucraini si riversarono nella capitale e costrinsero il presidente alla fuga.
Putin rispose inviando truppe in Crimea e armi nel Donbass, a sostegno dei russofoni che ritenevano che il loro presidente fosse stato destituito in modo antidemocratico.
Questa premessa non giustifica l’invasione russa, ma spiega che non fu del tutto “non provocata”.
In secondo luogo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha contribuito a un’escalation della guerra violando gli accordi di pace con la Russia e cercando aiuti militari e l’adesione alla NATO.
Gli accordi di Minsk 1 e 2, negoziati dal suo predecessore Petro Poroshenko nel 2014 e 2015, prevedevano l’autonomia politica del Donbass entro la fine del 2015, una misura che Putin riteneva sufficiente per impedire all’Ucraina di unirsi alla NATO o diventare una sua base militare.
Tuttavia, l’Ucraina rifiutò per 7 anni di rispettare tale impegno.
Zelensky, durante la campagna elettorale del 2019, promise di implementare gli accordi per prevenire ulteriori conflitti.
Ma una volta eletto, fece marcia indietro, apparentemente meno preoccupato del rischio di una guerra piuttosto che apparire debole nei confronti della Russia.
Aumentò invece le importazioni di armi dai paesi NATO, cosa che rappresentò l’ultima goccia per Putin. Il 21 febbraio 2022, la Russia riconobbe l’indipendenza del Donbass, vi schierò truppe per “mantenere la pace” e chiese a Zelensky di rinunciare alla NATO.
Al suo rifiuto, Putin lanciò un’offensiva militare su larga scala il 24 febbraio.
In terzo luogo, anche Joe Biden ha contribuito in modo cruciale all’escalation del conflitto.
Alla fine del 2021, quando Putin mobilitò le truppe al confine ucraino e chiese il rispetto degli accordi di Minsk, era evidente che, senza concessioni da parte di Zelensky, la Russia avrebbe invaso per creare almeno un corridoio tra Donbas e Crimea.
Biden, invece di insistere perché Zelensky accettasse le richieste di Putin, lasciò la decisione al leader ucraino, promettendo una risposta “rapida e decisiva” in caso di invasione. Questa promessa fu interpretata da Zelensky come un via libera per sfidare Putin.
Se Trump fosse stato presidente, probabilmente non avrebbe concesso un assegno in bianco a Zelensky, costringendolo a rispettare gli accordi di Minsk per evitare la guerra. Inoltre, Trump non avrebbe concesso all’Ucraina un veto sulle trattative di pace, come invece ha fatto Biden, alimentando in Zelensky false speranze di un sostegno militare decisivo da parte degli Stati Uniti, poi negato per timore di un’escalation nucleare.
I contorni di un accordo per porre fine alla guerra sono chiari: la Russia manterrà il controllo della Crimea e di parte del sud-est, mentre il resto dell’Ucraina non entrerà nella NATO ma riceverà garanzie di sicurezza da alcuni paesi occidentali. Purtroppo, un simile accordo avrebbe potuto essere raggiunto due anni fa se Biden avesse condizionato gli aiuti militari a un cessate il fuoco.
Invece, la guerra è proseguita, causando centinaia di migliaia di vittime e spostando le linee del fronte di meno dell’1% del territorio ucraino.
Qualunque accordo di pace emergerà dopo questa guerra sarà peggiore per l’Ucraina rispetto agli accordi di Minsk, che Zelensky ha abbandonato per ambizioni politiche e una ingenua fiducia in un sostegno statunitense senza limiti”.
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The Hill - Alan J. Kuperman (docente di strategia militare e gestione dei conflitti all’Università di Austin, Texas)

domenica 20 aprile 2025

Caccia alle streghe in Ucraina contro giornalisti, attivisti e politici di sinistra.

 

Il 19 marzo uno dei giornalisti "scomodi" più noti e popolari in Ucraina è stato arrestato dagli agenti del Servizio di Sicurezza. E non è l'unico. Il regime ucraino sta usando la guerra per “ripulire” il paese dagli oppositori, soprattutto se di Sinistra. Non c'è legge che tenga.
21 marzo 2022
Oleg Yasinsky (traduzione Anna Polo, editing Patrick Boylan)

Yuriy Tkachev, giornalista di Odessa arrestato dal Servizio di Sicurezza

Yuriy Tkachev è un giornalista di Odessa, caporedattore della rivista online Timer-OdessaÈ sempre stato molto critico nei confronti dell’attuale governo ucraino (e anche di quello precedente) per le sue politiche dopo le proteste della Maidan e il “massacro di Odessa del 2 maggio 2014” a opera di estremisti di destra e di “cecchini della Maidan”. Ogni indagine al riguardo è rimasta stroncata, rinviata di continuo oppure trascinata avanti per anni. Un chiaro segnale che si tratta di argomenti che non bisogna divulgare. Yuriy, invece, ha sempre rifiutato di lasciarsi intimidire.

Era nel suo appartamento a Odessa quando verso le 7 del mattino gli agenti del Servizio di Sicurezza (SBU in ucraino) hanno fatto irruzione. Neanche a dirlo, durante la perquisizione hanno trovato nel bagno “un esplosivo e una bomba a mano”, secondo quanto riferito dalla moglie.

L’ultimo messaggio di Yuriy, alle 6.34 poco prima di aprire la porta agli agenti dell’SBU, appare sul suo gruppo Telegram personale: “Sono venuti a prendermi, è stato un piacere poter parlare con voi”.

Questi fatti sono stati rivelati dall’attivista ucraina per i diritti umani Oksana Chelyasheva. Il suo post su Facebook recita: “Importante! Tutte le affermazioni secondo cui Yuriy Tkachev ha aperto un nuovo canale su Telegram dopo il suo presunto rilascio dall’SBU sono false. Sono riuscita a contattare la moglie di Yuriy, Oksana. Ha raccontato che l’SBU lo sta interrogando e lei non ha avuto la possibilità di entrare negli account del marito, perché tutti i computer e i telefoni cellulari erano nelle mani degli agenti. L’avvocato non ha il permesso di vedere Yuriy. Oksana ha detto che hanno davvero bisogno di sostegno per far conoscere l’accaduto”.

Secondo il suo racconto, Yuriy ha aperto la porta dell’appartamento senza opporre alcuna resistenza. Nonostante ciò, la SBU lo ha trascinato fuori in corridoio, stendendolo a faccia in giù. Oksana ha dovuto lasciare l’appartamento, senza subire violenza.

Oksana sostiene che attraverso la porta d’ingresso rimasta aperta ha visto uno degli ufficiali dell’SBU entrare nel bagno, dove è rimasto per diversi minuti, per poi sostenere di avervi “scoperto” una “granata e una bomba al tritolo”.

Dopo che quest’uomo è uscito dal bagno, gli agenti dell’SBU hanno riportato Yuriy e Oksana nell’appartamento, dove è iniziata la perquisizione. Allo stesso tempo, hanno costretto Yuriy a togliersi i vestiti, permettendogli di rivestirsi solo prima di portarlo via.

Questo episodio fa capire il clima che regna in Ucraina. 

Si scatena la repressione... a sinistra

Da quando è iniziato la guerra, i rappresentanti della destra e del nazionalismo, tra cui diversi noti intellettuali, hanno cominciato a invocare la violenza e persino l’omicidio di coloro che sostenevano pubblicamente gli accordi di Minsk e la ricerca di una soluzione politica al conflitto nel Donbass, nonché coloro che protestavano contro la “de-comunistizzazione” (la politica ufficiale dello Stato ucraino per cancellare ogni traccia del comunismo nel paese) . I primi obiettivi degli attacchi sono stati i gruppi di Sinistra.

Sono apparse delle liste nere, stilate da alcuni ex attivisti di Sinistra che hanno collaborato con la polizia  alla compilazione di liste di esponenti della “Sinistra da eliminare”.

Il 3 marzo, nella città di Dnepr (ex Dnepropetrovsk, da cui la parte “Petrovsk” è stata rimossa anni fa come “russa”, in quanto si riferisce storicamente allo zar Pietro il Grande), i membri dell’SBU con la partecipazione dei neonazisti del gruppo paramilitare Azov hanno arrestato l’attivista dell’organizzazione di sinistra Livytsia Aleksandr Matiushenko. È stato accusato ai sensi dell’articolo 437 del codice penale di “partecipazione alla guerra d’aggressione”. Poiché i tribunali al momento non funzionano, il procuratore ha deciso di trattenerlo per 30 giorni senza processo. I dettagli del caso legale non sono noti, perché la SBU li comunica solo all’avvocato. La maggior parte degli avvocati si rifiuta di difenderlo, per non venire accusata di essere un “agente del nemico” o chiede un onorario di 3.000 dollari, una somma molto alta per l’Ucraina di oggi.

Lo stesso giorno a Dnepr altre 12 persone sono state arrestate con accuse simili. Il 4 marzo sono state arrestate 14 persone e il 5 marzo 11.

A Kiev, gli arresti sono iniziati ancora prima. Il 27 febbraio sono stati arrestati i fratelli Mikhail e Aleksandr Kononovich, leader della Gioventù Comunista Ucraina, etnicamente bielorussi. Non si sa dove siano e di cosa siano accusati. Tutte le comunicazioni con loro sono state interrotte.

Il 4 marzo è scomparso Vladimir Ivanov, un attivista di sinistra della città di Zaporozhie. Non si sa dove si trovi e il suo account Telegram contiene post che chiaramente non sono suoi.

Vengono arrestati oppositori politici e persino rappresentanti della Chiesa che hanno lottato per la pace in tutti questi anni -- in pratica, chiunque abbia opinioni critiche.

Il 4 marzo nella città di Lutsk l’SBU ha arrestato Oleg Smetanin, violinista della filarmonica regionale Volyñ, accusandolo di aver passato alla Russia informazioni sull’aeroporto di Lutsk.

Il 7 marzo a Kiev sono stati arrestati il noto giornalista Dmitry Dzhanguirov, membro del partito “Novyi Sotcialism” (“Nuovo socialismo”), Vasily Volga, ex leader dell’Unione delle forze di sinistra, il giornalista Yury Dudkiny e lo scrittore Aleksandr Karevin, che ha scritto sulla sua pagina FB: “L’SBU è arrivato”. Sulla pagina Facebook di Dzhanguirov è comparso un video, in cui probabilmente sotto tortura dice cose che non affermerebbe mai. Non si sa dove si trovino e di cosa siano accusati. Non si sa nemmeno dove siano i difensori dei diritti umani del mondo.

Il 9 marzo, vicino alla città di Khmelnitsk, Oleg Pankartiev, assistente di un deputato del partito di opposizione “OPZZH (Piattaforma di opposizione per la vita)”, è stato arrestato e brutalmente picchiato ed è ancora detenuto dall’SBU.

Il 10 marzo a Kiev, Dmitry Skvortsov, un attivista per la pace della Chiesa ortodossa ucraina, è stato arrestato ed è riuscito solo a scrivere su internet che l’SBU era venuto a prenderlo. Lo stesso giorno, a Kiev, è stato arrestato il poeta settantenne Yan Taksiur, che nel suo programma sul canale youtube “Pervuy Kazatskuy”, denunciava la persecuzione politica della Chiesa ortodossa ucraina da parte del governo. Non si sa dove si trovino e di cosa siano accusati.

L’11 marzo è scomparso a Kharkov l’attivista di sinistra Spartak Golovachiov. L’ultima cosa che è riuscito a scrivere sui social media è stata: “Uomini armati in uniforme ucraina stanno sfondando la mia porta. Addio.” I combattimenti continuano, ma la maggior parte della città rimane sotto il controllo ucraino.

Sempre l’11 marzo a Odessa, l’SBU ha arrestato Elena Viacheslavova, la figlia di Mikhail Viacheslavov, bruciato vivo dai nazisti il 2 maggio 2014 nella Casa dei sindacati di Odessa.

Si sono perse le tracce anche di diversi membri dei partiti di sinistra “Novyi Sotcialism” (“Nuovo Socialismo”) e “Derzhava” (“Potere”). Hanno smesso di rispondere alle chiamate e sono scomparsi dalle reti. È possibile che si nascondano o che siano già detenuti.

Il 12 marzo l’SBU ha arrestato Elena Lysenko, la moglie del volontario di Donetsk Andrey Lysenko. Il 13 marzo è stata rilasciata, ma dopo essere stata costretta a registrare un video in cui calunniava il marito.

Il 13 marzo in un villaggio vicino a Odessa i nazionalisti hanno bruciato la casa di Dmitry Lazarev, un attivista di sinistra.

Il 15 marzo l’SBU ha arrestato e picchiato Artiom Khazan, un rappresentante del partito Shariy nella città di Alessandria della regione di Kirovograd. Il giorno dopo sui social network è apparso un video in cui Khazan calunniava il presidente del partito Anatoli Shariy. Non si sa dove si trovi attualmente Artiom Khazan.

Il 16 marzo nel villaggio di Tomashevka, nella regione di Kiev, un commando armato ha rapito Guennady Batenko, un prete della Chiesa ortodossa ucraina, ma il giorno dopo è stato rilasciato dall’SBU.

Il 19 marzo nella città di Krivoi Rog i militari ucraini hanno arrestato a casa sua Yury Bobchenko, presidente del sindacato degli operai e minatori ucraini dell’azienda Arcelor Mittal Krivoi Rog, che appartiene a una multinazionale.

Queste notizie sono ancora incomplete. Nel mezzo della guerra e con il potere assoluto di molti gruppi armati nel paese, è assai difficile raccogliere informazioni e documentazioni su tutti questi orrori. Non sappiamo se ci sono decine o addirittura centinaia di detenuti, ma è chiaro che con ogni nuovo giorno di guerra la repressione contro dissidenti, pacifisti e attivisti della Sinistra continuerà a crescere. I media mostrano la loro solita, complice indifferenza. È necessaria una campagna urgente di solidarietà globale. 

Sul piano istituzionale

Violando la Costituzione, il 20 marzo il presidente Volodymyr Zelensky ha bandito tutti i partiti politici di sinistra e di opposizione:

– “Oppozitsion naya platform azazhizñ (Piattaforma dell’opposizione per la vita)”.

– Partiya Sharia (Partito Shariy)”.

– Nashi (I nostri)”.

– Oppozitsionny iblok (Blocco dell’opposizione)”.

– Levaya oppozitsia (Opposizione di sinistra)”.

– Soyuzlevykh sil (Unione delle forze della sinistra)”.

– Derzhava (Potere)”.

– Progressivanaya sotsialisticheskaya partiya Ukrainy (Partito socialista progressista dell’Ucraina)”.

– Sotsialisticheskaya partiya Ukrainy (Partito socialista dell’Ucraina)”.

– Partiya Sotsialisty (Partito dei socialisti)”.

– Blok Vladimira Saldo (Blocco Vladimir Saldo)”.

Il motivo ufficiale di questa proibizione ipotizzava “contatti con la Federazione Russa”. Come se ci fosse qualcuno in Ucraina che non avesse contatti in Russia!

Come parte della politica di guerra, il 20 marzo le medicine bielorusse sono state ufficialmente vietate. Agli abitanti della regione di Kiev è stato vietato di andare nei boschi senza permessi speciali. Non è chiaro se il motivo sia impedirgli di combattere da soli contro i russi, di formare nuovi gruppi di guerriglia con un orientamento politico imprevedibile, di scappare dalle loro case per i bombardamenti e/o per evitare la coscrizione obbligatoria per andare a combattere per gli interessi della NATO.

Nel frattempo, sui social media ucraini appaiono centinaia di video che mostrano in diverse parti del paese persone affamate e stressate intente a sfogare la loro rabbia e frustrazione su ladri, presunti tali o aspiranti tali, non importa il sesso, legandoli a pali e alberi con i pantaloni abbassati. Al loro fianco si vedono bastoni come strumenti pronti per i carnefici.

Ecco l’Ucraina che i mass media occidentali non raccontano perché intaccherebbe la loro narrativa sulla guerra in corso.  Un paese che solo poche settimane fa sembrava la nuova speranza dell’Europa.  Ora sembra ricaduto nel Medioevo.

"La Russia non è mai stata e non sarà mai vostra nemica!" - Putin

 

Sul canale televisivo croato 4, Vladimir Putin ha avuto il permesso di parlare. Si è rivolto agli europei: "La Russia non è mai stata e non sarà mai vostra nemica!

Non vogliamo materie prime e ricchezza europee, abbiamo le nostre materie prime e ricchezza, non abbiamo assolutamente bisogno delle vostre materie prime. La Russia è il paese più ricco al mondo in termini di materie prime.

Non vogliamo la vostra terra o il vostro territorio. Guardate quanto è grande la Russia sulla mappa. La Russia è grande il doppio dell'intera Europa in un unico posto. A cosa ci servirebbe la vostra terra, cosa ne faremmo?

Perché pensate che la Russia sia nemica dell'Europa? Che danno vi ha fatto la Russia?

Vi abbiamo venduto gas e materie prime a prezzi inferiori a quelli a cui i vostri "amici" vi stanno vendendo attualmente? SÌ

La Russia ha sacrificato 20 milioni di persone nella seconda guerra mondiale per sbarazzarsi dei nazisti? SÌ

La Russia è stata il primo paese ad aiutare l'Europa durante la pandemia di Covid? SÌ

Abbiamo aiutato l'Europa quando ci sono stati incendi e disastri naturali? SÌ

Cosa vi ha fatto la Russia che la odiate così tanto? molto?

La Russia non è il tuo nemico; i tuoi veri nemici sono i tuoi leader, coloro che ti guidano!”
@Alternative News 

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La radiazione di Hawking.

 

Immagina una biblioteca dove i libri, una volta messi sugli scaffali, iniziano a scivolare piano piano in un buco sul pavimento. Nessuno sa dove vadano, nessuno li rivede più… ma qualcuno giura di sentire, ogni tanto, il fruscio di una pagina sfogliata dal nulla.
Questo è il buco nero: una creatura cosmica nata dal peso del tempo e dalla curvatura dello spazio.
Fino al 1974 lo consideravamo un carceriere assoluto, uno che prende ma non restituisce. Poi arrivò Stephen Hawking, e come ogni vero narratore della fisica, scompaginò la trama.

Hawking dimostrò — con penna precisa e mente audace — che i buchi neri parlano, emettono radiazione, e che lo fanno attraverso un sussurro quantistico: impercettibile, ma reale.

La chiamarono radiazione di Hawking, ma in verità è una poesia termica dell'universo, composta tra relatività generale e meccanica quantistica, due linguaggi che prima di lui sembravano incompatibili come il latino e il cinese mandarino.

Secondo la fisica quantistica, il vuoto è un’illusione: è abitato da coppie effimere di particelle, come amanti condannati a scomparire. Ma se una di loro cade nel buco nero, l’altra può sfuggire — e l’universo se ne accorge. Quel soffio, quella fuga, è ciò che noi percepiamo come radiazione del buco nero.

E come insegnava Einstein, se perdi energia, perdi massa. Il buco nero dimagrisce. E un giorno, forse, svanisce del tutto.

Perché ci cambia tutto?
Perché rovescia una certezza: anche l’oscurità più profonda può avere una voce.
Perché ci pone una domanda inquietante: che fine fanno le informazioni di tutto ciò che il buco nero ha inghiottito?
E perché avvicina la scienza al suo Graal: una teoria che unisca tutto, la gravità quantistica.

Il buco nero non si confessa.
A differenza della radiazione ordinaria, che racconta storie sul corpo che l’ha emessa, la radiazione di Hawking è mutismo codificato: parla solo di massa, carica, rotazione. Il buco nero non lascia trasparire nulla del suo passato. È come se ogni anima inghiottita venisse dimenticata, e questa è una bestemmia per il pensiero scientifico.

Una fine esplosiva.
Man mano che evapora, il buco nero si scalda — non si raffredda. È l’unico corpo dell’universo con questo strano destino. Alla fine, potrebbe dissolversi in un lampo di raggi gamma, una morte spettacolare come un ultimo racconto gridato al cielo.

E qui servirebbe una nuova grammatica: la teoria del tutto, che ancora nessuno ha completato.

Hawking era uno che sapeva scrivere equazioni come altri scrivono versi. Una delle sue formule più belle — quella che lega la temperatura alla massa del buco nero — è oggi incisa sulla sua lapide a Westminster. Non per caso: è un testamento.
Nessuno ha ancora visto questa radiazione, troppo debole per gli occhi attuali. Ma i fisici la cercano, la simulano, la inseguono come si inseguono i sogni veri. Nei laboratori si usano condensati di Bose-Einstein, fluidi strani, geometrie d’acqua e silenzio. E ogni tanto, qualcosa risponde.

Così, tra particelle fugaci, buchi neri che evaporano e parole che resistono al vuoto, ci accorgiamo che l’universo è forse un libro. E ogni tanto, qualcuno — come Hawking — riesce a leggere ad alta voce una sua riga. Un’epigrafe per l’eternità.

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sabato 19 aprile 2025

«TANTA BARBARIE SU GAZA, TANTE FAKE SULLA RUSSIA» . - Elena Basile

 

«Mi capita di incontrare persone del ceto medio, anche molto cortesi e istruite, capaci per certi aspetti di esibire una certa umanità nei confronti dei consimili, che d’improvviso mi fanno gelare il sangue nelle vene, pronunciando espressioni relative al genocidio di Gaza di chiara approvazione della carneficina in corso, anche dell’omicidio dei bambini:
“Beh poi crescono e divengono terroristi”.
Mi sembra evidente che l’umanità sia destinata a ripetere i propri crimini. Gli ebrei venivano considerati ladri e persone infami, non potevano indurre a compassione. Ugualmente i bambini di pochi anni trucidati da Israele non possono ispirare alcuna pietà, appartenendo essi alla categoria subumana dei terroristi.
La barbarie avanza. Il noi e il loro ritorna prepotente. Il cattivo di turno è cangiante, ora islamista, ora russo, ora palestinese. C’è sempre una buona ragione per escluderlo, demonizzarlo, massacrarlo.
È vero, a Gaza i bambini sopravvissuti agli stermini israeliani hanno buone chances di combattere Israele con la lotta armata. Non vi sono canali politici. Difficile combattere una potenza occupante con altri metodi. Craxi e Andreotti avevano compreso come soltanto la fortuna permettesse ad alcuni di essere rispettabili cittadini e trasformasse altri in criminali.
Non si stancavano di ammettere che se fossero nati in una prigione a cielo aperto, sarebbero divenuti anch’essi terroristi.
La razionalità vorrebbe che al fine di eliminare il pericolo terrorista si cancellassero le sue cause profonde in Palestina. Sarebbe essenziale porre fine all’assedio di Gaza, all’occupazione illecita della Cisgiordania.
La logica è tuttavia messa di lato, si preferisce puntare sugli istinti di appartenenza e la sempre viva tendenza a escludere chi è considerato straniero, diverso.
Con riferimento alla Russia il metodo non è differente.
Si fotografa l’istantanea, spiace dirlo, anche da parte degli analisti più seri. Mosca ha invaso la Crimea, ha invaso l’Ucraina. Quindi è uno Stato imperialista.
La Storia viene cancellata. La povertà del dibattito politico va di pari passo con la diminuzione della cultura nella società civile e nel rimbambimento del pubblico da parte dei demenziali talk show. Lo youtuber Joe Rogan ha dimostrato che si possono avere milioni di ascoltatori anche con interviste fiume ma il dogma della tv e dei suoi tempi brevi continua a prosperare.
Diviene una necessità, per far lievitare l’audience, far scontrare in un’arena, di solito sempre gli stessi, giornalisti e politici che giocano ai 4 cantoni da un canale all’altro, si esibiscono in osceni battibecchi nei quali è stata coinvolta anche la sottoscritta.
A ciascuno non è permesso esprimere un pensiero compiuto, la parola viene tolta in continuazione, soprattutto se si ragiona, si finisce quindi per optare per messaggi brevi e slogan.
Guardate una tribuna politica nella tv in bianco e nero, commuovetevi per la cultura, lo spessore e l’integrità perdute. La situazione in Italia è forse anche peggiore che in altri Paesi.
Come fece notare Mariana Mazzucato, (mai più invitata dopo aver tanto osato), le reti propagandistiche estere evitano di far intervistare i giornalisti tra di loro.
Tornando alla Russia si ignora dunque una strategia neo conservatrice americana iniziata nel 1997, che accanto al tentativo di uscita dalla deterrenza, sceglie l’espansionismo della Nato in un quadro unipolare.
Si finge di non capire che la Russia è stata attaccata in modo programmato addestrando l’esercito ucraino, conducendo esercitazioni Nato ai confini, ignorando gli accordi di Minsk benedetti dall’Onu, realizzando un colpo di Stato a Kiev e iniziando una guerra economica.
Si continua la guerra per la libertà e fino alla pace giusta? Basta aprire un libro di storia per scoprire che le guerre si sono svolte soltanto per la difesa di interessi economici, energetici, di dominio, e che la diplomazia ha sempre dovuto registrare i rapporti di forza sul campo. Per Gaza si fa peggio.
Trump e Netanyahu affermano pubblicamente che Gaza è stata concessa da Israele alla Palestina in segno di pace e che ai palestinesi si lascia l’opzione di andare a vivere in posti ameni altrove.
Nessuno reagisce. Così il nazismo ha man mano vinto in Germania. L’opinione pubblica è rimasta silente quando un signore bruno con i baffi ha cominciato a delirare di razza superiore e a disumanizzare gli ebrei.
Credo tuttavia che se i benpensanti che manifestano la loro approvazione per il massacro dei bimbi terroristi a Gaza e i politici militaristi che difendono lo sterminio dei giovani ucraini, vedessero il cranio sfondato di un bimbo, se guardassero gli occhi di un diciottenne moribondo, forse rinsavirebbero.
Propendo per una visione dostoevskiana, l’umanità alla fine affiora.
Persino i propagandisti sperimenterebbero l’orrore delle loro posizioni.»