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mercoledì 26 gennaio 2022

Putin, 'Italia tra i nostri principali partner economici'.

Vladimir Putin - Foto ansa

 

Partecipano 16 imprese italiane, 3 rinunciano all'incontro.

La Russia considera l'Italia come "uno dei suoi principali partner economici".

Lo ha detto il presidente Vladimir Putin, che oggi incontra online una delegazione di grandi gruppi industriali italiani.

La Russia, ha aggiunto il presidente, è "un affidabile fornitore di risorse energetiche ai consumatori italiani". 

Parlando all'incontro con gli imprenditori italiani, Putin ha sottolineato che l'Italia è il terzo Paese europeo per interscambio commerciale con la Russia. Durante il periodo della pandemia, ha aggiunto, la situazione non ha permesso di realizzare nuovi progetti e iniziative, ma "possiamo dire con soddisfazione che i nostri Paesi sono riusciti a mantenere la cooperazione economica ad un livello piuttosto alto".

Putin, gas russo all'Italia a prezzi inferiori al mercato. Le compagnie energetiche italiane stanno ricevendo gas russo a "prezzi molto più bassi di quelli di mercato" grazie ai contratti a lunga scadenza con Gazprom. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin parlando all'incontro online con i rappresentanti di grandi imprese italiane. I prezzi di mercato, sulla base di contratti spot, sono invece "significativamente aumentati per la stagione invernale e la carenza di offerta", ha aggiunto Putin secondo quanto riporta la Tass. 

Sedici rappresentanti di grandi imprese italiane partecipano oggi all'incontro online con il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha annunciato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. 

Sono invece  tre i rappresentanti di gruppi industriali italiani che hanno rinunciato ad essere presenti ad un incontro online oggi con il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che 16 saranno invece i partecipanti. Il portavoce non ha detto quali imprese saranno rappresentate. "Non voglio nominarle - ha affermato Peskov - visto che stanno circolando fake news e qualcuno sta facendo pressioni su qualcun altro".   

"Gli investimenti delle imprese italiane nell'economia russa sono pari a circa 5 miliardi di dollari, mentre quelli russi in Italia sono stimati a circa 3 miliardi di dollari". Lo ha sottolineato oggi il presidente russo Vladimir Putin, citato dall'agenzia Tass, incontrando una delegazione di grandi gruppi industriali italiani. Putin ha aggiunto che la piattaforma italo-russa per gli investimenti che deve finanziare i più importanti progetti congiunti, costituita con la partecipazione del Fondo russo per gli investimenti diretti, sta operando in modo "molto efficiente". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/01/26/putin-italia-tra-i-nostri-principali-partner-economici-_3db184ce-6b1f-451a-beae-5211c9991607.html

venerdì 19 gennaio 2018

ReTuna: il primo centro commerciale del mondo dedicato solo al riciclo e al riuso. - Francesca Mancuso

ReTuna

Un centro commerciale dove ogni cosa è già stata usata ma può tornare a nuova vita. La Svezia crede davvero alla filosofia del riciclo e riuso. Ne è la prova ReTuna, un grosso shopping center che vende solo prodotti riciclati ed è il primo centro commerciale al mondo di questo tipo.
Nelle nostre città, i centri commeciali sono sempre più numerosi. Luoghi affollati, a volte caotici, dove ci si affanna alla ricerca di abiti, scarpe, accessori e dove l'economia circolare non è di certo di casa.
La città di Eskilstuna si sforza di essere un modello di riferimento ecologico. Nel suo lavoro di sviluppo legato all'ambiente, è nata così l'idea di aprire un centro commerciale con negozi veri e propri ma con una gamma di prodotti riutilizzati.
Nella ReTuna Återbruksgalleria si possono trovare solo prodotti riciclati. Al suo interno ospita 14 negozi, un ristorante, un'area espositiva e ha all'attivo un programma educativo in modo che gli svedesi interessati possano imparare a riciclare ancora di più.
ReTuna Återbruksgalleria è il primo centro commerciale di riciclaggio al mondo e promette di rivoluziore lo shopping in modo intelligente per l'ambiente. Qui i vecchi oggetti tornano a una nuova vita attraverso la riparazione e l'upcycling. Inoltre, tutto ciò che viene venduto è riciclato o riutilizzato o ancora è stato prodotto in modo sostenibile.
Il centro commerciale ha aperto i battenti nell'agosto del 2015 e si trova vicino al centro di riciclaggio Retuna Återvinningscentral. È gestito dall'azienda municipale Eskilstuna Energi och Miljö (EEM).
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I visitatori possono portare nel deposito del centro commerciale, chiamato "Returen", ciò che non usano, da giocattoli a mobili, vestiti, oggetti decorativi e dispositivi elettronici. Nel deposito, il personale esegue una prima raccolta di ciò che è utilizzabile e ciò che non lo è. Gli articoli vengono poi distribuiti ai negozi del centro commerciale. Il personale di ogni negozio esegue quindi una seconda selezione, in cui sceglie ciò che desidera riparare, convertire, perfezionare e, infine, vendere. In questo modo, i materiali hanno una nuova vita.
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E l'idea sta funzionando: nel 2016, ReTuna Återbruksgalleria ha venduto 8,1 milioni di corone svedesi di prodotti riciclati, pari a 830mila euro.
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"ReTuna è più di un semplice mercato. Vuole anche essere un momento educativo. Organizza eventi, workshop, conferenze, giornate tematiche e altro, il tutto incentrato sulla sostenibilità. Ci sono anche sale conferenze. Il Café Returama propone pranzi e cene biologici" si legge sul sito ufficiale.
LEGGI anche:
Non ultimo. Il centro commerciale ReTuna ha generato oltre 50 nuovi posti di lavoro. Ce ne vorrebbe uno in ogni città, non credete?

sabato 27 maggio 2017

G7: intesa su freno al protezionismo. Trump e Merkel disertano le conferenze stampa finali.

G7: intesa su freno al protezionismo. Trump e Merkel disertano le conferenze stampa finali

Insolita decisione dei leader di Stati Uniti e Germania. Concluso il vertice con i Paesi africani sul tema delle migrazioni. Nuova riunione dei Grandi Sette fino alle 15. Prime indiscrezioni sul dossier: stallo sul clima, "più tempo agli Usa" per prendere decisione sull'accordo di Parigi.

TAORMINA - Quello di oggi è il secondo e ultimo giorno di quello che è stato definito "il G7 più impegnativo degli ultimi anni". Dopo la prima giornata di vertice, conclusasi con l'accordo sul terrorismo, restano ancora divergenze tra i leader riguardo al clima, alla questione migranti e al commercio internazionale. Secondo le prime indiscrezioni sul dossier finale del G7, è stata raggiunta un'intesa comune sul nodo della lotta al protezionismo. Stallo invece sul rispetto degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici: agli Stati Uniti è stato concesso più tempo per prendere una decisione.

Il vertice con i Paesi africani. Il programma di inizio mattina prevedeva all'hotel San Domenico a Taormina una sessione "outreach" dedicata al tema delle grandi migrazioni. Presenti i leader di Tunisia, Niger, Nigeria, Kenya ed Etiopia, alcune organizzazioni internazionali, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale. Assente la premier britannica Theresa May, ripartita ieri pomeriggio per seguire da vicino le indagini sulla strage avvenuta lunedì a Manchester. Al termine del vertice, foto di gruppo in giardino, prima dell'inizio del nuovo vertice tra i 'Sette Grandi'.

Ad aprire i lavori il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: "Quest'anno abbiamo messo al centro di questa sessione aperta i rapporti con l'Africa. Già Taormina e la Sicilia dicono quanto è importante per noi il rapporto con l'Africa, ci troviamo nel cuore del Mediterraneo e oggi la discussione si concentra sull'esigenza di partnership a tutto campo tra G7, organismi internazionali e Paesi africani". Il premier ha aggiunto che "oltre all'innovazione della produttività", all'Africa servono "infrastrutture di qualità e investimenti per lo sviluppo del capitale umano", per poi ricordare che il prossimo G20, in programma il 7 e 8 luglio in Germania, "avrà una linea di continuità con l'incontro di oggi, dedicando attenzione particolare all'Africa e all'attrazione degli investimenti". Il primo ministro italiano ha sottolineato come l'agenda del G7 debba dialogare "con quella per lo sviluppo per l'Africa, l'agenda 2063, che è un caposaldo strategico per lo sviluppo del Continente".

E al termine della sessione estesa ai leader dei Paesi africani è arrivato un post di Donald Trump su Twitter: "Un grande meeting del G7 oggi. Molte importantissime questioni in discussione. In cima alla lista naturalmente il terrorismo".

Il presidente americano ha anche comunicato che "molti Paesi della Nato sono stati d'accordo ad aumentare il loro contributo considerevolmente, come dovrebbero. Se il denaro comincerà ad essere versato la Nato sarà molto più forte".

Niente conferenza stampa finale per Trump e Merkel. A sorpresa, la cancelliera tedesca e il presidente americano non parleranno al termine della seconda giornata di lavori del G7. Merkel avrà solo un breve colloquio con i giornalisti tedeschi e non con la stampa internazionale. 


Trump invece lascerà Taormina dopo il pranzo di lavoro con gli altri leader, per recarsi alla base di Sigonella, dove parlerà in quello che secondo il suo portavoce Sean Spicer "non sarà solo un messaggio alle truppe" Usa. Poi l'imbarco sull'Air Force One che lo riporterà con la first lady Melania a Washington. Al suo posto, parleranno con la stampa il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, generale H.R. McMaster, ed il direttore del Consiglio economico, Gary Cohn.

Decisioni insolite, che sottolineano il gelo tra i due leader dopo le polemiche emerse ieri in seguito ad alcune dichiarazioni di Trump, che ha definito i tedeschi "molto cattivi" sul commercio internazionale. Si terranno invece regolarmente le conferenze del premier italiano Paolo Gentiloni alle 15, e a seguire, salvo cambiamenti di programma, quelle del presidente francese Emmanuel Macron, del premier giapponese Shinzo Abe e del premier canadese Justin Trudeau.

Commercio internazionale. Il tema del commercio internazionale risulta essere "ancora una questione aperta". Il nodo riguarda la decisione di includere o meno nel documento finale una condanna ad "ogni forma di protezionismo". Ma da quanto emerge, gli Stati Uniti, pur continuando a prediligere la strada degli accordi bilaterali, avrebbero accettato che nel comunicato finale sia inserita l'espressione "lotta al protezionismo". Un traguardo che, secondo fonti diplomatiche, è un grande successo della presidenza italiana e del G7 nel suo insieme.

Clima. Secondo quanto trapela da alcune fonti al G7, dopo "un confronto franco e onesto" sulla questione del clima ci sarà "un'unica dichiarazione a sette" al termine del vertice, nella quale i sei altri partner si impegneranno "a lasciare più tempo agli Stati Uniti per prendere una decisione sull'accordo di Parigi". Una presa d'atto dello stallo sul tema del rispetto dell'accordo sui cambiamenti climatici. I Paesi europei, sostenuti da Giappone e Canada, si sono impegnati a fondo per spiegare agli Usa le ragioni "non solo ambientali, ma anche economiche" che spingono a favore dell'accordo di Parigi.

Migranti. Il tema è ancora in discussione nella riunione di oggi, ma da quanto trapela da Taormina c'è consenso sulla formulazione degli impegni sui migranti nel comunicato finale dei Sette. Non vi sarà tuttavia un documento separato, allegato al comunicato, contenente un piano per la gestione dei flussi migratori.

Caso Russia-Ucraina. All'ordine del giorno anche una discussione sulla crisi tra Russia e Ucraina: nel dossier finale i Sette Grandi si impegneranno a prendere "ulteriori azioni" nei confronti della Russia, se non rispetta gli accordi di Minsk sull'Ucraina. Sulla necessità di non levare le sanzioni a Mosca ci sarebbe quindi anche l'accordo degli Usa.

Tensione a Giardini Naxos. Proprio mentre a Taormina i leader saranno impegnati nelle conferenze stampa finali, nella vicina Giardini Naxos è previsto un corteo "no summit", in cui sono attese più di tremila persone. Un'ordinanza del sindaco Lo Turco ha previsto per oggi la chiusura di negozi, scuole e uffici. Tuttavia, molte attività sono chiuse già da ieri per timore di scontri tra i manifestanti e le forze dell'ordine. I commercianti della zona hanno realizzato barriere in legno e alluminio a protezione delle proprie vetrine.


http://www.repubblica.it/esteri/2017/05/27/news/taormina_g7_secondo_giorno-166531413/

G7?
Più che di G7 io parlerei del G1+6...: gli USA + gli altri.
Grande confusione, pertanto, su "protezionismo" e "clima", uniche certezze, invece, sulle sanzioni alla Russia.
Gentiloni: "..all'Africa servono "infrastrutture di qualità e investimenti per lo sviluppo del capitale umano.."
Questi personaggi alquanto bizzarri, son bravi a stabilire ciò che serve alle altre popolazioni, mentre sono pessimi amministratori delle popolazioni che sono stati chiamati a governare.
Paradossi e dintorni.
"Niente conferenza stampa finale per la Merkel." 
Ha, ha, ha....La Merkel non si fida dei nostri giornalisti...neanche io mi fiderei...
"Trump, invece, lascerà Taormina per recarsi alla base di Sigonella."
Naturamente, Trump a Sigonella è a casa sua....

venerdì 29 gennaio 2016

Commercio: con gli accordi TTIP i piccoli imprenditori dell'agroalimentare saranno schiacciati. - Marta Rizzo.



Lo confermano 2 rapporti diffusi dal Dipartimento dell’agricoltura Usa. Non soltanto creerà difficoltà serie, ma tornerà a favore degli stessi Stati Uniti in maniera prepotente rispetto ai benefici dell’Europa unita.

ROMA  – Sono 2 studi quasi manicali americani, diffusi dalla Campagna StopTtip, ad affermare chiaramente i benefici che gli Usa potranno trarre dagli accordi sul Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese,Transatlantic Trade and Investment Partnership, appunto: Ttip). Benefici che - secondo gli analisti statunitensi - saranno enormemente inferiori per l’Ue, che comunque non accenna a ritrattare il Trattato, in corso dal 2013 e che quando diverrà operativo si creerà la più grande area di libero scambio, dal momento che l'Unione Europea e gli Stati Uniti rappresentano la metà del Pil di tutto il mondo  e un terzo del commercio globale.

I rapporti Usa che offendono l’Ue. Il 5 gennaio 2016, il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti, sulle implicazioni del partenariato transatlantico (Ttip) per il settore agricolo, diffonde un approfondito documento dal quale emerge, nero su bianco, fino a che punto l’Unione Europea risentirà dalla firma dell’ accordo. 

Tre sono i punti fondamentali. 

1) - Innanzi tutto, si prevede l'eliminazione delle sole barriere tariffarie e dei contingenti  tariffari di importazione (Trq), la qual cosa farà sì che le esportazioni agricole degli Stati Uniti verso l'Ue  aumenteranno di 5,1 miliardi di euro rispetto ai livelli del 2011, mentre quelle dell'UE  verso gli Usa crescerebbero di appena 0,7 miliardi di euro (le esportazioni  agricole UE diminuirebbero dello 0,25%). 

2) - Il secondo scenario anticipa anche l'eliminazione delle barriere non tariffarie (Ntm): nel settore agricolo, le Nmt riguardano la sicurezza alimentare e se fossero eliminate, le esportazioni Usa crescerebbero di ulteriori 3,8 miliardi di euro,  mentre quelle UE aumenterebbero di 1,1 miliardi.

3) - Il terzo scenario analizza come tutto ciò influenzerebbe la domanda dei consumatori, i quali si orienterebbero sempre più ad acquistare prodotti locali piuttosto che importati, cancellando così qualsiasi guadagno derivante  dalla rimozione delle barriere tariffarie (anche se questo è il principale obiettivo  dichiarato del Ttip). Un secondo rapporto dello stesso Dipartimento americano, ribadisce i concetti.

Un massacro per l’Ue e per l’Italia. La Campagna StopTtip è tra le pochissime realtà d’Europa a battersi contro un trattato a cui i media sembrano non pensare. Ed è l’osservatorio della Campagna stessa ad aver diffuso i due rapporti americani. "Il ministero dell'Agricoltura Usa -  spiega Monica Di Sisto, portavoce della CampagnaStop Ttip  - è onesto nell'ammettere che, se con il Ttip vuole accelerare il commercio tra Usa e Ue per prodotti agricoli e cibo, bisogna eliminare non tanto dazi e problemi di dogana, ma le regole che ancora oggi ci proteggono, in Europa, da ormoni della crescita, residui di pesticidi, cibi biotech e tossicità simili. Pur facendolo, saranno gli Usa a guadagnarci in esportazioni, fino a 1000 volte più dei nostri Paesi, e in settori già massacrati per l'economia italiana come latte, carni rosse, frutta, verdura, olio.

Il fattore "C", cioè la coscienza dei consumatori. Gli imponenti flussi di prodotti e servizi in arrivo dagli Stati Uniti satureranno il mercato europeo, che per oltre l'80% dei produttori italiani, piccoli e medi, è l'unico mercato possibile, diminuendo ulteriormente le loro possibilità di sopravvivenza. Gli Usa, però, hanno anche valutato un terzo scenario: se tutti noi cittadini consumatori e le imprese che lavorano in qualità e quelle amministrazioni locali che legano la promozione dei loro territori e culture a prodotti sani e non massificati, non si fideranno delle nuove regole, non ci sarà da guadagnare per nessuno, perché tutti i prodotti a rischio verranno lasciati nei mercati e negli scaffali, e chi li produrrà verrà punito dalle scelte sbagliate dei Governi. Come Campagna StopTtip, lo chiamiamo "fattore C": quello della coscienza di cittadini e consumatori, che si opporrà fino all'ultimo a politiche sbagliate come quelle del Ttip".

Ttip: atto di masochismo per il nostro benessere generale. “Cornuti e mazziati - commenta Leonardo Becchetti, professore di Economia politica dell'Università Tor Vergata - lo studio dello US department for agriculture analizza cosa succederebbe se il Ttip eliminasse le “barriere non tariffarie” nell’interscambio agricolo tra Ue e Stati Uniti. Dall’analisi del rapporto emerge chiaramente che l’approvazione del Ttip non è solo un atto di masochismo economico per noi. Il problema è più sostanziale. Un accordo del genere non può essere valutato solo in termini di impatto economico, ma di benessere generale. Qualcuno si è preoccupato di valutare gli effetti sulla salute dei cittadini e sulle condizioni di lavoro di chi opera nel settore? Rischiamo ancora una volta di essere vittime del riduzionismo economicista che identifica la nostra felicità con la riduzione dei prezzi dei prodotti. Ma il benessere è un’altra cosa: dobbiamo imparare sempre di più che dietro un prezzo basso possono nascondersi insidie alla nostra salute alle condizioni di lavoro. Quanti euro di risparmio nel carrello della spesa valgono più rischi sulla salute e condizioni di lavoro più precarie?”.


http://www.repubblica.it/solidarieta/equo-e-solidale/2016/01/27/news/commercio_con_gli_accordi_ttip_i_piccoli_imprenditori_dell_agroalimentare_saranno_schiacciati-132173927/

lunedì 20 aprile 2015

Commercio mondiale, le trattative Usa-Ue per il Ttip tra incognite, ombre e risultati elettorali. - Felice Meoli

Commercio mondiale, le trattative Usa-Ue per il Ttip tra incognite, ombre e risultati elettorali



I negoziati sul trattato di libero scambio che prevede la rimozione dei dazi ma soprattutto l'armonizzazione di normative e regolamenti, proseguono nell'ombra. In Europa c'è il timore che possa annacquare le protezioni per i consumatori e aumentare il potere delle aziende nei confronti delle istituzioni. E la vittoria elettorale degli euroscettici in molti Paesi mette a rischio la firma. Il semestre che vedrà l'Italia guidare il Consiglio Ue potrebbe essere decisivo.

“Nel mondo, meglio soli o bene accompagnati?” chiede ai telespettatori l’ultimo spot di Rai Europa, che in un minuto e mezzo, “per informare, non influenzare” come recita in chiusura, intende spiegare agli italiani quello che è il più grande accordo commerciale mai negoziato dall’Unione: il Ttip. La sigla sta per Transatlantic trade and investment partnership, vale a dire un trattato di libero scambio che vede protagonisti Usa e Unione europea per creare una “free zone” di merci e servizi, non solo rimuovendo i dazi doganali (che sono già bassi, nell’ordine del 2-3%) ma anche superando le cosiddette “barriere non tariffarie”, cioè regolamenti e normative divergenti tra le due sponde dell’Atlantico. In pratica un’armonizzazione per interi settori economici come sicurezza e sanità, servizi pubblici, agricoltura, proprietà intellettuale, energia e materie prime.
Secondo il Centre for economic policy research di Londra, che ha prodotto lo scorso anno per Bruxelles una ricerca che giustifica l’adozione del trattato, l’accordo dovrebbe determinare una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi – pari allo 0,5% del Pil – per quella europea. Tuttavia pochi giorni fa Alan Winters, professore dell’Università di Sussex e collaboratore dello stesso istituto di ricerca, ha dichiarato che stime più “plausibili” fanno pensare a un incremento dello 0,025% del prodotto interno continentale.
Le trattative sono partite in sordina un anno fa, quando i capi di governo dei ventotto Paesi dell’Unione hanno concesso l’autorizzazione alla Commissione Europea, e tuttora si cerca di mantenerle nell’ombra. Secondo quanto riportato da The Nation la senatrice democrat Elizabeth Warren, critica nei confronti della poca trasparenza del negoziato, ha affermato che “Wall Street, aziende farmaceutiche, telecom, grandi inquinatori stanno sbavando” davanti a questa opportunità, che sta passando sottotraccia per le grandi opposizioni che troverebbe se diventasse di dominio pubblico. Lo dimostrano precedenti come quello del Nafta: l’accordo per il libero scambio stipulato tra Usa, Canada e Messico nel 1992, la cui impostazione si avvicina a quella studiata per il Ttip, non gode di grande popolarità, avendo in vent’anni provocato diversi squilibri per i Paesi coinvolti, tra maggiore concentrazione della ricchezza e riduzione degli stipendi per i lavoratori fino al 20% in alcuni settori. 
I rischi del Ttip per l’Unione non sono però solo di carattere economico. Da una parte, in Europa c’è il timore che si riducano le protezioni per i cittadini garantite dall’architettura regolamentare che ha permesso di limitare problemi come quelli legati agli ormoni nelle carni, ai pesticidi nel cibo o agli ftalati nei giocattoli. Dall’altra c’è la preoccupazione di aumentare il potere delle aziende nei confronti delle istituzioni. Uno dei punti più dibattuti, per il quale la Germania ha imposto alla Commissione una consultazione pubblica online, riguarda infatti l’Investor-state dispute settlement (Isds), un arbitrato internazionale per le controversie tra Stati e aziende che in altri casi ha portato queste ultime a citare in giudizio interi Paesi e governi. La consultazione, per il commissario Ue per il Commercio Karel De Gucht, serve a capire “se l’approccio proposto dall’Ue per la Tttip realizza il giusto equilibrio tra la tutela degli investitori e la salvaguardia del diritto sovrano dei governi dell’Ue e della loro capacità di legiferare nell’interesse pubblico”, un terreno senza dubbio scivoloso.
Secondo alcune ricostruzioni, fino ad aprile si erano tenuti 130 incontri nella direzione del Commercio Ue sul tema, di cui almeno 119 erano con imprese o lobbisti. Le negoziazioni intanto sono oggi giunte al quinto round, che si è tenuto ad Arlington (Virginia) tra il 19 e il 23 maggio. Il prossimo sarà a luglio. “A che punto è il negoziato da uno a dieci? Cinque”, ha dichiarato in conferenza stampa Dan Mullaney, capo negoziatore americano e portavoce della US Trade Representative. Mullaney, secondo indiscrezioni, guida una delegazione di oltre 600 consulenti, che negozia con un ristretto team europeo di 6-7 persone alla cui testa c’è Ignacio Garcia Bercero, che guida la direzione generale del Commercio Ue.
Barack Obama, durante le sue ultime visite nel nostro continente, ha ricevuto rassicurazioni in merito alla chiusura degli accordi. Le ultime elezioni, però, hanno visto la crescita dei partiti euroscettici, un rischio per il proseguimento delle trattative. Così non è stato in Italia. E di sicuro un ruolo chiave lo avranno Roma, che si appresta a entrare nel suo semestre di presidenza e il premier Matteo Renzi, appena legittimato dal voto popolare.
Gli Stati Uniti intanto spingono. E parallelamente portano avanti un altro progetto di “free zone” per il quale è stato già siglato un protocollo di intesa e che fa riferimento invece all’altra sponda oceanica, quella pacifica. E’ stato battezzato Tpp, cioè Trans pacific partnership, e coinvolge, oltre agli Usa, Australia, Brunei, Canada, Cile, Indonesia, Messico, Nuova Zelanda, Peru,Singapore e Vietnam. Ttip e Tpp riguardano economie che superano complessivamente la metà del Pil mondiale. E se approvati avranno l’effetto di uno tsunami nel commercio internazionale. Il primo a farne le spese, con ogni probabilità, sarà il “vecchio” Wto, l’organizzazione mondiale del commercio. 

martedì 3 marzo 2015

Tangenti, arrestato presidente Camera di commercio di Palermo: intascava una mazzetta.


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Roberto Helg stava prendendo 100 mila euro da un ristoratore.

Roberto Helg, presidente della Camera di commercio e vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l'aeroporto di Palermo, è stato arrestato ieri mentre intascava una tangente di 100 mila euro da un ristoratore, affittuario di uno spazio dell'aeroporto, che si era rivolto a lui per la proroga del contratto. 
Il ristoratore si era rivolto a Helg per ottenere condizioni favorevoli sulla proroga triennale del contratto d'affitto. La richiesta e la consegna del denaro sono state integralmente monitorate dalla polizia giudiziaria. L'accusa per Helg è di estorsione aggravata: ha prospettato al commerciante le difficoltà dell'operazione di rinnovo se non supportata dal suo intervento e dal pagamento di 50 mila euro in contanti e di 10 mila euro al mese per 5 mesi, con il contestuale rilascio, come garanzia dell'impegno, di un assegno in bianco del residuo importo di 50 mila euro.
Al sopraggiungere della polizia giudiziaria nella stanza di Helg attorno alle 17 di ieri, il presidente della camera di commercio aveva già ricevuto e messo in tasca l'assegno; sulla sua scrivania c'era anche una busta con 30 mila euro in contanti. Interrogato dai magistrati della Procura, Helg ha fatto ammissioni sulle quali sono in corso indagini.

sabato 27 settembre 2014

Commercio mondiale, Stiglitz: “No a trattato Usa-Ue, in gioco tutela consumatori”

Commercio mondiale, Stiglitz: “No a trattato Usa-Ue, in gioco tutela consumatori”

Il premio Nobel per l'economia contro la firma del Ttip: "Gli Stati Uniti vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favorisca spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici" e "in gioco ci sono la sicu­rezza ali­men­tare, la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori". Intanto le trattative, fortemente sostenute dal governo Renzi, sono in stallo. E il commissario Ue al commercio ammette: "Sempre più improbabile riuscire a chiudere."

No al trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. Che potrebbe rivelarsi “molto negativo” per l’Europa perché lascerebbe “campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana“. Parola del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che ha ribadito il suo no alla firma del discusso accordo Trans-Atlantic trade and investiment partnership (Ttip) – i cui negoziati sono peraltro in stallo – in un intervento su Il Manifesto. “Gli Stati Uniti, in realtà, non vogliono un accordo di libero scam­bio, vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favo­ri­sca alcuni spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici”, scrive l’economista noto per le critiche alle politiche del Fondo monetario internazionale. “La posta in gioco non sono le tariffe sulle impor­ta­zioni tra Europa e Stati uniti, che sono già molto basse. La vera posta in gioco sono le norme per la sicu­rezza ali­men­tare, per la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori in genere. Ciò che si vuole otte­nere con que­sto accordo non è un miglio­ra­mento del sistema di regole e di scambi posi­tivo per i cit­ta­dini ame­ri­cani ed euro­pei, ma garan­tire campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana”.
Ed è per questo, secondo Stiglitz, che iDipar­ti­mento del Com­mer­cio (così come, peraltro, la Commissione Ue) “sta nego­ziando in asso­luta segre­tezza senza infor­mare nem­meno i mem­bri del Con­gresso ame­ri­cano”. Poi l’esempio di quel che potrebbe succedere, per il Nobel, in caso di approvazione: “La Phi­lip Mor­ris ha fatto causa con­tro l’Uruguay che vuol difen­dere i pro­pri cit­ta­dini dalle siga­rette tos­si­che. La Phi­lip Mor­ris nel ten­ta­tivo di con­tra­stare le misure adot­tate in Uru­guay per tute­lare i minori o i malati dai rischi del fumo si è appel­lata pro­prio ai quei prin­cipi di libero scam­bio che si vor­reb­bero intro­durre con il Ttip. Sot­to­scri­vendo un accordo simile l’Europa per­de­rebbe la pos­si­bi­lità di pro­teg­gere i pro­pri cit­ta­dini. Que­sto tipo di accordi, inol­tre aggra­vano le disu­gua­glianze e, in una situa­zione come quella euro­pea, rischie­reb­bero di appro­fon­dire la recessione“. 
Bocciatura su tutta la linea, dunque, per il trattato che prevede la rimozione dei dazi ma soprattutto l’armonizzazione di normative e regolamenti dalle due parti dell’Atlantico, cosa che secondo il Centre for economic policy research di Londra comporterebbe una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi per quella europea. La firma dell’accordo è fortemente voluta dal governo italiano, che stando alle anticipazioni del viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda farà di tutto perché le trattative si chiudano nei prossimi 12 mesi. Ma, a quanto pare, difficilmente la scommessa di Matteo Renzi sarà vinta: venerdì il commissario Ue uscente al Commercio, Karel De Gucht, ha ammesso in un’intervista al Financial Times che c’è il rischio concreto di uno slittamento sine die. “La mancanza di leadership politica a Washington e a Berlino sta rendendo sempre più improbabile” che il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti venga siglato entro il prossimo anno. E se non ci sarà un accordo nel 2015 si rischia che la firma del Ttip venga rinviata a tempo indeterminato a causa delle elezioni presidenziali negli Usa. “Questo accordo può essere concluso solamente se c’è una sufficiente guida e volontà politica a farlo”, spiega De Gucht al quotidiano finanziario. “Cosa che da entrambe le parti, sia americana che europea, deve ancora essere dimostrata”. Il commissario Ue riconosce poi che “abbiamo incontrato più ostacoli del previsto e per diverse ragioni. Il commercio è diventato un tema decisamente politico” e “specialmente i partiti di sinistra non sono particolarmente a favore del libero scambio”. Infine, riguardo al ruolo dei gruppi di pressione, De Gucht spiega che “si parla molto delle lobby al Parlamento europeo, ma posso assicurare che al Congresso degli Stati Uniti sono molto più forti”.