lunedì 16 luglio 2012

Shoah, trovato criminale nazista Mandò ai lager 12mila ebrei ungheresi.


Laszlo Csizsik-Csatary

GERUSALEMME - Una caccia di 15 anni si è conclusa nei giorni scorsi quando i reporter del "Sun" hanno finalmente localizzato in un elegante quartiere di Budapest il «criminale nazista più ricercato»:Laszlo Csizsik-Csatary, 97 anni. A dare l'annuncio è stato oggi il settimanale britannico, poco dopo da Gerusalemme è giunta la conferma del Centro Wiesenthal di documentazione dei criminali nazisti, che l'anno scorso aveva dato ai reporter britannici indicazioni per localizzarlo. Le stesse informazioni erano state inoltrate allora anche alla magistratura ungherese, ha spiegato Efraim Zuroff, direttore della sezione israeliana del Centro Wiesenthal.

Le nefandezze di Csatary. Durante la seconda guerra mondiale Csatary era un ufficiale di polizia nella località di Kassa, Ungheria (oggi Kosice, in Slovacchia). Documenti dell'epoca dimostrano che svolse allora un ruolo di primo piano nelle reclusione di 12mila ebrei in un ghetto, nella requisizione dei loro beni e nella supervisione, nel 1944, della loro spedizione nel campo di sterminio di Auschwitz. Solo 450 avrebbero fatto ritorno. Dopo la guerra fu condannato a morte in contumacia da un tribunale cecoslovacco. Ma Csatary sarebbe riuscito a farsi una nuova esistenza in Canada. La sua attività di commerciante d'arte fu interrotta nel 1997, quando la sua vera identità fu scoperta e la cittadinanza canadese gli venne revocata. Ma Csatary non si perse d'animo e di nuovo fece perdere le proprie tracce.

L'informazione decisiva. Solo nel 2011 il Centro Wiesenthal avrebbe ricevuto (pagando 25 mila dollari) l'informazione decisiva: Csatary, «il criminale nazista più ricercato», viveva agiatamente a Budapest. Nel suo rione, spiega ora il Sun, era noto come "Papà Csatary" e sul campanello di casa aveva scritto "Smith-Csatary". «Adesso ci attendiamo che sia preso in custodia dalla giustizia - ha concluso Zuroff - E' un dovere verso la nostra generazione, quella che è venuta dopo l'Olocausto».

Scioglimento dell'Arma dei Carabinieri e insediamento di un corpo militare sovranazionale immune a qualsiasi legge



Sul sito dell'U.N.A.C. (Unione Nazionale Arma Carabinieri) leggiamo una breaking news inquietante: "L’Arma verso lo scioglimento. L’Unione Europea impone la smilitarizzazione della quarta Forza Armata e l’accorpamento dei carabinieri alla Polizia di Stato ... L’Arma dei carabinieri in un futuro più o meno prossimo, ma certamente non remoto, è destinata ad un inevitabile scioglimento". Poco meno di due anni fa la Camera dei Deputati ratificava ad unanumità l'accordo europeo per la costituzione di una forza armata speciale, chiamata EGF.

La Forza di gendarmeria europea (Eurogendfor o EGF) è il primo Corpo militare dell'Unione Europea a carattere sovranazionale. La EGF è composta da forze di polizia ad ordinamento militare dell'UE in grado di intervenire in aree di crisi, sotto egida NATO, ONU, UE o di coalizioni costituite "ad hoc" fra diversi Paesi.

Eurogendfor può contare su una forza di 800 "gendarmi"mobilitabile in 30 giorni, più una riserva di altri 1.500; il tutto gestito da due organi centrali, uno politico e uno tecnico. Il primo è il comitato interdipartimentale di alto livello, chiamato CIMIN, acronimo di Comité InterMInistériel de haut Niveau, composto dai rappresentanti dei ministeri degli Esteri e della Difesa aderenti al trattato. L’altro è il Quartier generale permanente (PHQ), composto da 16 ufficiali e 14 sottufficiali (di cui rispettivamente 6 e 5 italiani). I sei incarichi principali (comandante, vicecomandante, capo di stato maggiore e sottocapi per operazioni, pianificazione e logistica) sono ripartiti a rotazione biennale tra le varie nazionalità, secondo gli usuali criteri per la composizione delle forze multinazionali.


Non si tratta quindi di un vero corpo armato europeo, un inizio di esercito unico europeo, nel qual caso si collocherebbe alle dipendenze di Commissione e Parlamento Europeo, ma di un semplice corpo armato sovra-nazionale che, in quanto tale, gode di piena autonomiaInfatti, la EGF non è sottoposta al controllo dei Parlamenti nazionali o del Parlamento europeo, ma risponde direttamente ai Governi, attraverso il citato interministeriale (CIMIN) 
  • L'articolo 21 del trattato di Velsen, con cui viene istituito questo corpo d'armata sovranazionale, prevede l'inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi di Eurogendfor
  • L'articolo 22 immunizza le proprietà ed i capitali di Eurogendfor da provvedimenti esecutivi dell'autorità giudiziaria dei singoli stati nazionali. 
  • L'articolo 23 prevede che tutte le comunicazioni degli ufficiali di Eurogendfor non possano essere intercettate.
  • L'articolo 28 prevede che i Paesi firmatari rinuncino a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni
  • L'articolo 29 prevede infine che gli appartenenti ad Eurogendfor non potranno subire procedimenti a loro carico a seguito di una sentenza emanata contro di loro, sia nello Stato ospitante che nel ricevente, in tutti quei casi collegati all’adempimento del loro servizio.
Nel trattato di Velsen c'è un'intera sezione intitolata "Missions and tasks", in cui si apprende che Eurogendfor potrà operare "anche in sostituzione delle forze di polizia aventi status civile", in tutte le fasi di gestione di una crisi e che il proprio personale potrà essere sottoposto all'autorità civile o sotto comando militare.

Tra le altre cose, rientra nei compiti dell'Eurogendfor:
  • garantire la pubblica sicurezza e l’ordine pubblico
  • eseguire compiti di polizia giudiziaria (anche se non si capisce per conto di quale Autorità Giudiziaria)
  • controllo, consulenza e supervisione della polizia locale, compreso il lavoro di indagine penale
  • dirigere la pubblica sorveglianza
  • operare come polizia di frontiera
  • acquisire informazioni e svolgere operazioni di intelligence
Il 14 maggio 2010 la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ratifica l’accordo. Presenti 443, votanti 442, astenuti 1. Hanno votato sì 442: tutti, nessuno escluso. Poco dopo anche il Senato dà il via libera, anche qui all’unanimità. Il 12 giugno 2010 il Trattato di Velsen entra in vigore in Italia. La legge di ratifica n° 84 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Allo stesso tempo, l'art.4 della medesima legge introduce i compiti dell'Eurogendfor, tra cui: 
a) condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico
c)  assolvere  a  compiti  di  sorveglianza  pubblica,  gestione  del traffico,   controllo   delle   frontiere   e   attivita' generale d'intelligence;
e) proteggere le persone e i beni e mantenere  l'ordine  in  caso  di disordini pubblici.

In pratica, significa che avremo per le strade poliziotti veri e propri, che non rispondono direttamente delle loro azioni nè allo Stato italiano, nè all'Unione Europea.

Forse non è a rischio solo lo scioglimento della Beneamata Arma ,potrebbe essere a rischio la sovranità nazionale

Il sito ufficiale è http://www.eurogendfor.eu/


domenica 15 luglio 2012

Siria: impazzano i massacri e la moglie di Assad fa shopping a Londra per 300mila euro.


Uno dei mobili comprati da Asma Assad (dal Mail on Sunday)

Uno dei mobili comprati da Asma Assad (dal Mail on Sunday)

Il «Mail on Sunday» rivela gli ordini per pezzi pregiati di arredamento della sposa del dittatore siriano.

E' sempre tempo di shopping. Anche quando nel tuo Paese è in atto una guerra civile che sta provocando migliaia di morti. Mentre in Siria le cronache svelano continuamente nuovi massacri, lei, Asma, la moglie del dittatore siriano Bashar Al Assad, fa shopping nel quartiere più chic di Londra, spendendo l'equivalente di oltre 300mila euro in mobili di lusso.
ACQUISTI - A rivelarlo è il quotidiano britannico «Mail on Sunday», che mostra in esclusiva una serie di mail di Wikileaks con gli ordini per 270mila sterline di Asma Assad. Tavoli, divani, tappeti, candelabri e pouf, tutti in stile «ottomano», acquistati in uno dei più esclusivi negozi di design di Chelsea, per arredare la sua residenza estiva, a 200 miglia da Damasco. Alternando le drammatiche foto dei massacri a quelle dei lussuosi mobili, il giornale britannico, sul sito online, indica il prezzo di ciascun «pezzo» scelto dalla trentaseienne moglie di Assad, dai candelabri da oltre 8mila sterline, al tavolo da 10mila fino al tappeto costato 11 mila sterline per arredare la residenza in un paese nel quale si stima che da marzo - data dell'ordine inviato da Asma Assad - siano state uccise, ricorda il giornale, 16 mila persone, tra le quali donne e bambine. Un indifferenza non da poco per la donna che Vogue aveva definito «una rosa nel deserto».
Uno dei mobili comprati da Asma Assad (dal Mail on Sunday) Uno dei mobili comprati da Asma Assad (dal Mail on Sunday)
BOMBARDAMENTI - Intanto è di almeno altri nove morti il bilancio odierno delle violenze che proseguono in tutta la Siria, malgrado i moniti lanciati al regime di Bashar al-Assad da gran parte della comunità internazionale dopo il massacro di tre giorni fa nel villaggio sunnita di Tremseh, dove oltre duecento persone sono state trucidate (ma il regime sostiene siano «solo» 39). Il ministro degli Esteri siriano ha però negato che negli scontri a Tremseh si sia fatto uso di artiglieria, carri armati ed elicotteri come sostenuto dall'inviato speciale per la Siria Kofi Annan.

Grilli, ora vendiamo i beni pubblici "Incasseremo 15-20 miliardi l'anno".


Grilli, ora vendiamo i beni pubblici Incasseremo 15-20 miliardi lanno
(AGI) - Roma, 15 lug. - Per ridurre il debito pubblico, "la strada praticabile e' quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi di euro l'anno pari all'1% del Pil". Lo propone il neoministro dell'Economia, Vittorio Grilli in un'intervista al Correre della Sera. Secondo Grilli in tal modo sarebbe possibile ridurre il debito di venti punti in 5 anni.
Il ministro critica Moody's e le agenzie di rating: "Davano la tripla A ad autentici pericoli pubblici" ricorda. "Si sono mosse sempre in ritardo finendo per ampliare gli effetti dei fenomeni, invece di anticiparli" ha detto ancora Grilli, "e il dialogo si e' interrotto. Oggi ci avvertono quando ormai tutto e' deciso, non accettano spiegazioni".
Grilli e' comunque ottimista sul collocamento dei nostri titoli, anche se riconosce che: "ancora non vengono riconosciuti i nostri sforzi. Dalla lotta all'evasione otterremo piu' dei 10 miliardi previsti". Il ministro confida di evitare l'aumento dell'Iva anche nel 2013. "Il rialzo al 23% era gia' previsto per legge". E' stato solo rinviato al luglio 2013. "E cercheremo di creare le condizioni perche' non aumenti del tutto".
"La spendig review - aggiunge - consente risparmi al di la' delle cifre di cui si parla in questi giorni. Si possono ancora ridurre le agevolazioni fiscali e assistenziali, intervenire sui trasferimenti alle imprese, le ipotesi sono tante". Le imposte sul lavoro scenderanno? "Io me lo auguro e la lotta all'evasione fiscale dovrebbe creare le condizioni per renderlo possibile". Sull'andamento dell'economia, Grilli prevede per quest'anno una caduta del Pil di "un po' meno del 2%". E sulla Cassa Depositi e Prestiti assicura che non sara' una nuova Iri.

Berlusconi in campo, stampa tedesca scatenata: «Silvio, Padrino parte IV». - Walter Rauhe



BERLINO - «Un incubo», «Una catastrofe per l'Italia», «La definitiva condanna a morte del Belpaese». Sono queste in sintesi le reazioni della stampa tedescaall'annuncio di Silvio Berlusconi di volersi ricandidare alla Presidenza del Consiglio. Non è certo un mistero che in Germania il Cavaliere non abbia mai goduto di grandi simpatie da parte dell'intero arco politico e sia sempre stato considerato come un personaggio anomalo e curioso, tollerato solo per rispettare le convenzioni diplomatiche.

Ed ora questo. Nel pieno della crisi dei debiti sovrani e della moneta unica, l'ex primo ministro del cù-cù, dello scandalo Ruby e delle battute facili sule fondo schiena della cancelliera Angela Merkel annuncia il suo ritorno sulla scena politica italiana ai vertici del Pdl. 
«Il Padrino, quarta parte» ha titolato così ieri in prima pagina l'autorevole quotidiano Die Welt, testata leader della casa editrice ultra conservatrice e pro Merkel Springer. Non un quotidiano qualsiasi, ma il think tank della destra liberale tedesca, alla quale la parentesi di Silvio Berlusconi è sempre apparsa come una grottesca stonatura per un paese illuminato e acculturato come l'Italia. 

Die Welt torna sui «molti scandali» che hanno travolto l'ex premier, fra cui i processi fondati sull'ipotesi che abbia avuto «rapporti sessuali con prostitute minorenni». Solo la pressione dell'Ue ha a un certo punto avuto l'effetto di fare spazio al governo tecnico attuale. «Il fatto che Berlusconi possa ancor oggi presentarsi come il leader naturale del centrodestra - scrive il giornale ampliando l'orizzonte delle sue critiche - dimostra quanto poco la classe politica abbia utilizzato questi mesi per rinnovarsi». Secondo la testata del gruppo Springer, il Cavaliere avrebbe infatti buone possibilitá di essere rieletto vista l'assenza di personaggi di spicco in grado di competere con lui e vista anche l'attuale impopolarità di Mario Monti, l'unico uomo politico che ha avuto il coraggio di portare avanti riforme indispensabili per la salvezza del Belpaese.

Ancora più perentorio il giudizio della testata liberale di Monaco di Baviera Sueddeutsche Zeitung, che in un commento pubblicato ieri definisce il ritorno del settantacinquenne Silvio Berlusconi come un vero e proprio «incubo» per l'Italia e per l'Europa. La sua vittoria rappresenterebbe un dramma europeo e farebbe definitivamente sprofondare il paese catapultandolo al di fuori della zona euro. Sempre secondo il quotidiano monacense «sarebbe necessario far capire agli italiani e a Roma che Berlusconi rappresenterebbe di fatto la loro fine».

Nessun commento invece dagli ambienti vicini alla cancelliera, che con Berlusconi è sempre stata freddissima ed imbarazzata. Angela Merkel gradisce il suo nuovo interlocutore romano Mario Monti, che nonostante le non certo poche divergenze in materia di Eurobond e ricette per uscire dall'attuale crisi, ha sempre lodato e apprezzato.

Incendio a Palermo, brucia Monte Cuccio


incendio palermo
Monte Cuccio desertificato dalle fiamme. Nel corso della notte il monte che sovrasta Palermo è stato invaso da un rogo che ha richiesto l’impegno di decine di vigili del fuoco, oltre che di mezzi aerei.
L’incendio ha lambito anche Borgo Nuovo e San Martino delle Scale.
Ieri, sempre a Palermo, un incendio si era sviluppato nella notte nel quartiere di Borgo Nuovo, non lontano dal centro commerciale La Torre.
In azione i vigili del fuoco che sono entrati in azione e hanno dovuto lottare non poco per potere sedare le fiamme.
Nella notte fiamme anche in provincia di Palermo, in particolare nella Madonie, a Petralia, e nella zona di Camporeale.
GLI INTERVENTI LA NOTTE SCORSA IN PROVINCIA DI PALERMO.
Numerosi incendi hanno lambito nella notte la provincia di Palermo oltre che alcuni quartieri.
In particolare i vigili del fuoco sono state impegnate a SOLUNTO tra Aspra e Bagheria per incendio alberi adiacente il residence al numero 35 della provinciale Aspra-Mongerbino.
Rifiuti e sterpaglie a SANT’ONOFRIO nei pressi del residence Carrubbo, a SAN MARTINO DELLE SCALE, sotto la pineta, alle spalle di via Ruffo di Calabria ha bruciato circa 200 metri di conifera.
Incendi di rifiuti a BAGHERIA in via Maggiore Toselli e nella contrada Incorvino.
Squadre in azione anche a POGGIO RIDENTE, sulla via Maddalena per l’incendio di alcune sterpaglie.
A CASTRONOVO DI SICILIA, in contrada Riena un incendio di grano ha minacciato una azienda che ha dei capannoni adibiti a stalle, l’intervento dei vigili del fuoco è stato risolutivo e ha riportare alla normalità l’intera area. Incendi di rifiuti nella via Pezzingoli, a MONREALE, nei pressi dell’Acquapark, dove due squadre vigili del sono state impegnate per due ore circa.

La Francia tassa i ricchi, abbassa età pensionabile e aumenta i salari. Alla faccia della Fornero.




Ha aumentato il salario minimo del 2%. Ha abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni. Ha annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%. Ha assicurato che aumenterà i contributi – già altissimi – e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale. Infine, ha promesso 65mila assunzioni nel settore pubblico. Insomma, per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, François Hollande è un incubo. Se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.

Eppure, tutto tace. Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli continuano a somigliarsi tutti (tra i più gettonati: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco»), sui mercati finanziari l’incantesimo regge. Anzi. Non più tardi di lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi. Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna. Segno che la “rossa” Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi “falchi” guidati da austeri conservatori à la Merkel che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali.

Certo, anche Hollande si è impegnato sul rigore. I numeri però sono numeri. Nel primo trimestre dell’anno il debito è salito all’89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%. Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l’anno prossimo e di azzerarlo quello dopo. Ma anche le stime sul Pil sono state riviste allo 0,4% quest’anno e all’1-1,3% per l’anno prossimo. E Hollande non ci pensa neanche, per dire, a rimandarsi le assunzioni nel pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti come gli chiedono in molti.

Gli analisti, ovvio, avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine. E che nei prossimi mesi sono destinati a risentire dell’«effetto Hollande», se non farà anche riforme strutturali. Però lo spread francese, intanto, è inchiodato a 110 punti, a distanze siderali dal nostro. Con tutto che in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco. E con tutto che una settimana fa i maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell’economia oltralpe. I mercati, per ora, se ne infischiano.



http://www.free-italy.info/2012/07/la-francia-tassa-i-ricchi-abbassa-eta.html