domenica 22 gennaio 2012

L’Orologio dell’Apocalisse accelera: la fine del mondo si avvicina di un minuto.



Il Doomsday Clock, che scandisce il tempo con cui la Terra corre verso la propria autodistruzione, suona la sveglia simbolica: il pericolo nucleare, i cambiamenti climatici e la necessità di trovare fonti energetiche sicure e sostenibili non fanno ben sperare per la salute del pianeta.



L'Orologio dell'Apocalisse
L’anno nuovo porta cattive notizie per il nostro pianeta: la fine del mondo si avvicina di un minuto. Non stiamo parlano della fantomatica profezia dei Maya, ma dell’orologio che scandisce il tempo con cui la Terra corre verso la propria autodistruzione. Si tratta del cosiddetto Doomsday Clock, letteralmente Orologio dell’Apocalisse. Creato nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago - la rivista fondata nel 1945 dagli studiosi che hanno partecipato al Progetto Manhattan - è un orologio simbolico. Le sue lancette scandiscono il breve intervallo di tempo che ci separa dalla mezzanotte, emblema della fine del mondo provocata da una guerra termonucleare.

Al momento della sua creazione, in piena Guerra fredda, con il mondo diviso in due blocchi contrapposti, le lancette furono impostate a sette minuti dalla mezzanotte. In questi decenni si sono mosse 19 volte, toccando il loro minimo negli anni 50, con appena due minuti di sopravvivenza. L’ultimo spostamento risale a due anni fa. Si trattò allora di un passo indietro e la Terra sembrò sollevare un sospiro di sollievo. Ma da gennaio le lancette hanno ripreso a camminare in avanti e il nostro tempo, secondo gli scienziati del Bulletin, si è di nuovo accorciato: adesso l’Orologio dell’Apocalisse segna mezzanotte meno cinque.

Gli scienziati, con questa decisione, sembrano volerci dare la sveglia, come se non bastasse la complicata crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando. Ma cosa li spinge a essere ancora più pessimisti in questo 2012? “Due anni fa sembrava che i leader mondiali potessero fronteggiare davvero le minacce globali che abbiamo di fronte”, si legge nella nota con cui il Bulletin of the Atomic Scientists ha annunciato la decisione di muovere in avanti le lancette. “In molti casi quel trend positivo si è arrestato o è stato invertito. Per questa ragione – continua il comunicato – il Doomsday Clock è stato spostato un minuto in avanti, tornando a segnare la stessa ora del 2007″.

A rendere i tempi che viviamo ancora più incerti concorrono molteplici fattori. Il primo è lo stesso che ha portato alla nascita dell’Orologio dell’Apocalisse. Il pericolo di saltare tutti in aria, all’ombra di un gigantesco fungo atomico. Il muro di Berlino è caduto ormai da più di vent’anni, ma il mondo non è diventato per questo un luogo più sicuro in cui vivere. Le 22.400 testate nucleari ancora esistenti, capaci da sole di cancellare più volte la vita dalla faccia della Terra, sono ancora tutte lì a ricordarcelo. Le speranze di disarmo bilaterale tra USA e Federazione Russa, ancora custodi della gran parte degli ordigni nucleari del pianeta, suscitate all’inizio della presidenza Obama dalla promessa di un nuovo spirito di cooperazione internazionale – il cosiddetto ‘reset’ sfociato nella firma del nuovo trattato Start - sembrano un lontano, pallido ricordo. I venti di guerra in Iran spirano sempre più minacciosi e l’instabilità geopolitica del Medio Oriente aumenta. Uno scenario che moltiplica i rischi di proliferazione nucleare in tutto il mondo.

Ma altre nubi si addensano sul pianeta, secondo gli scienziati. L’approssimarsi della mezzanotte è motivata anche dalla “inazione su temi chiave come i cambiamenti climatici e la necessità di trovare fonti energetiche sicure e sostenibili, per spingere la crescita economica dei paesi industrializzati e in via di sviluppo senza recare danno al clima”, commenta Lawrence Krauss, fisico teorico e co-presidente del Bulletin. Gli scienziati considerano i cambiamenti climatici “questione ormai vitale per la nostra specie”, soprattutto in assenza di accordi vincolanti per i Paesi – in primo luogo i più inquinanti, Cina e USA su tutti – che prendano il posto del Protocollo di Kyoto, in scadenza proprio alla fine del 2012.

Gli scienziati del Bulletin restano, tuttavia, ottimisti e, “incoraggiati dalla Primavera Araba, dai movimenti Occupy, dalle proteste politiche in Russia e dei cittadini comuni in Giappone” dopo l’incidente di Fukushima, lanciano un appello “a tutti gli scienziati ed esperti a unirsi ai comuni cittadini per chiedere, insieme, ai decisori politici e ai leader industriali risposte e azione”. Possibilmente entro la mezzanotte.

di Davide Patitucci

Rideva del Terremoto e ora vuota il sacco: "Ecco i politici che ho pagato per gli appalti!"







Francesco Maria De Vito Piscicelli è noto all'Italia per essere il costruttore intercettato mentre rideva in diretta del terremoto dell'Aquila, per le grandi occasioni di guadagno che si aprivano per imprenditori "spregiudicati" come lui...


Ora, messo alle strette dai magistrati vuota il sacco. E accusa i politici!
Nell'interrogatorio di ieri davanti al pm Alberto Caperna, il costruttore ha affermato: "Sono qui perchè sono stufo di prendere plasil per il mal di stomaco...".
Le vicende raccontate partono dal 2004 e riguardano almeno tre tranche di tangenti e appalti.


Quindici i nomi fatti da Piscicelli e tra essi 6 già iscritti sul registro degli indagati. 


L'imprenditore sostiene che avrebbe pagato solo "per mantenere appalti che avevo vinto regolarmente...", ma il pubblico ministero indaga su diversi di questi appalti, come le Gare per le caserme della Guardia di Finanza, i lavori assegnati dall'Unità di missione della Presidenza del Consiglio per i 150 anni dell'Unità d'Italia, e quelli per il Provveditorato per i lavori pubblici del Lazio.
Sono in tanti a tremare, anche se per il momento i nomi restano secretati dall'inchiesta. Di sicuro le sue dichiarazioni hanno già portato alle dimissioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio  Carlo Malinconico. Tra i nomi degli indagati c'è anche quello di Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti.
Piscicelli ha anche parlato di una presunta intimidazione subita fuori dalla sua casa, all'Argentario, quando si sarebbero presentati tre uomini di cui due armati di pistola parabellum.
Infine singolare la spiegazione sull'intercettazione che ha indignato l'Italia: "non ridevo del terremoto, ma per il nervoso, perchè mi si muoveva il letto...".


http://isegretidellacasta.blogspot.com/2012/01/rideva-del-terremoto-e-ora-vuota-il.html

Modelli di Pensiero Impulsivi e Superficiali. - di Marco Canestrari

mano


· LA MASSA E’ PRIMITIVA - Il comportamento della massa è guidato dall'istinto e dall'emotività piuttosto che dalla logica e dalla ragione. La folla agisce sulla base dei sentimenti più primitivi, quelli che dal punto di vista dell'evoluzione costituiscono le prime tappe dello sviluppo dell'umanità, come la paurala rabbia,l’esaltazione e l’appartenenza ad un gruppo. Istinti molto semplici da controllare e manipolare, mentre in questi raggruppamenti ciò che va smarrita è la più grande conquista degli uomini moderni, ovvero la razionalità e l'uso delle superiori capacità intellettive.
· STIMOLARE MODELLI ISTINTIVI - Per favorire quindi le dinamiche primitive delle masse e poterle controllare, è indispensabile proporre e stimolare il più possibile, modelli di pensiero, elementari eimpulsivicome quelli che vediamo nelle grida in TV. Crisi isteriche e pianti. Una vetrina dove tutti sono contro tutti nell’esprimere la parte più bassa dell’emotività umana, come la rabbia, l’aggressività e l’invidia, con i metodi del branco, dell’arena o del linciaggio in diretta. Con il passare degli anni questi modelli vengono appresi come bagaglio di esperienza collettiva e diventano delle vere e proprie forme mentali accettate come “normali”.
· RIDURRE IL LIVELLO DI INDAGINE - Ridurre tutte le indagini al battibecco personale e al gossip, abbassando la discussione all’attacco personale. Si sposta l’attenzione sull’immagine pubblica della persona piuttosto che sui contenuti delle sue idee.
· ABBASSARE IL LIVELLO INTELLETTIVO GENERALE – Viene trascurato o limitato lo sviluppo e l’immagine dell’istruzione pubblica libera da interessi di parte, riducendo il livello intellettivo e culturale del paese. Si favorisce la scuola privata, più facilmente controllabile. 

Per manipolare le masse è indispensabile stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Si deve spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari, aggressivi, egocentrici ed ignoranti

Non si piacchiano gli angeli, chi lo fa deve pagare.


E' giusto che al mondo esista gente che fa questo? 
E' giusto che simili vigliacchi possano prendersela con simili esserini indifesi?
Il suo visetto chiede solo amore e pietà.
Non si picchiano gli angeli
-Chi lo fà deve Pagare.



E' giusto che esistano queste differenze?






Io dico di no, dico che è una vergogna!

Equità?



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Milano, Lega in corteo tra le tensioni “Monti deve andare fuori dai coglioni”. - di Davide Vecchi



Se continua così si va a elezioni. “E la Lega andrà da sola, perché da sola può vincere”.Umberto Bossi cerca di scaldare la folla leghista, riunita questa mattina nel corteo che da piazza Castello si è snodato fino a piazza Duomo a Milano. “Io – dice dal palco cercando di rassicurare – non avrei mai fatto niente controMaroni, chi lo ha fatto sono i giornali di regime”. E poi via al repertorio contro Monti – “stai attento” – sulle banche, sul governo “infame”.  Appena Bossi prende la parola, in realtà, partono gli slogan contro Reguzzoni. E quando il capo si augura che i due “si stringano la mano scendendo dal palco”, dai militanti parte il coro “Reguzzoni fuori dai coglioni”. E fischi, insulti all’ormai ex capogruppo della Lega. Il coro “Maroni Maroni” sovrasta la voce del senatur, ma Bobo, dal palco accanto a Bossi, con sorriso in viso e un passo avanti a tutti gli altri, scandisce “Bossi Bossi”. Piovono fischi anche quando il capo cita “il buon Berlusconi”. Io, rassicura, “ho un’idea: non può parlare con noi e tenere in piedi il governo. Gli suggerisco: Berlusconi la Lega ti chiede di far cadere questo governo infame”. Altrimenti “io non ci riuscirò a tenere in piedi il governo della regione Lombardia: li stanno arrestando tutti”. Oh, grida, a Formigoni: “Presidente i soldi sono nostri”.

Dopo quattro anni di assenza la Lega Nord torna in piazza a Milano. Ma lo fa nel momento più difficile della propria esistenza. Un partito dilaniato dai conflitti interni, da vere e proprie faide che rischiano di affossare il sogno padano. Oggi è la giornata della ritrovata unità. O almeno ci provano a mostrarla i secessionisti di via Bellerio. Gia di prima mattina piazza Castello è verde. Dalla segreteria, che gestisce la manifestazione milanese del Carroccio e distribuisce magliette e bandiere, hanno infilato all’ultimo momento delle piccole bandiere con la scritta in rosso ‘Bossi’. Ma le pettorine dei “bobo boys” sono un po’ ovunque, come le sciarpe “barbari sognanti”. E poi quelle bandiere della Tanzania. Una trentina, non di più, che vengono srotolate quando parla il capo. E che pure bastano, per ricordare che non tutto nel Carroccio è stato sanato.

Matteo Salvini, maroniano con pettorina “bobo boys”, ha il compito di scandire slogan e guidare il corteo che da piazza Castello arriverà in piazza del Duomo. “Tutti i parlamentari, presidenti e sindaci si mettano insieme davanti al corteo” grida più volte dal megafono. Lo striscione che apre il corteo invoca “un popolo, un destino: Padania libera”. A fare da apripista undici trattori, niente mucche, pochi elmetti sulla testa.
Ad attenderli in piazza Duomo c’è un gruppo di militanti, per lo più maroniani, appostati dalla mattina: sono andati direttamente sotto il palco per occupare le prime file. La consigliera regionaleMonica Rizzi non si vede, in compenso alcuni giovani padani si sono travestiti con parrucche bionde e una bacchetta magica in mano. Insomma, il folklore leghista non manca nemmeno stavolta, anche se paradossalmente indirizzato al proprio interno. I big del partito, al contrario, si affannano dal primo mattino per mostrare unità. “Ci sono state delle discussioni, ma l’unitarietà del movimento attorno al segretario federale e’ assoluta”. Così Roberto Calderoli cerca di archiviare le tensioni. Parlando con i giornalisti l’ex ministro dice che il cambio del capogruppo alla Camera era “programmato”. Il mandato di Marco Reguzzoni, spiega, “è scaduto a dicembre ed era programmato che a gennaio si procedesse con la sostituzione che aveva già previsto Bossi”. Attorno a Calderoli cartelli con la foto di Mario Monti accostata a quella di Fantozzi. “Stesse capacità”, recitano i cartelli, distribuiti ai militanti. E poi ancora: “Il governo è avvisato, il padano s’e’ inc…”, “Per i tecnici il Paese è carne da macello”, “Padania terra di schiavitu’” e “Macelleria Monti”, con il presidente del Consiglio ritratto come un macellaio che ‘affetta’ un pensionato.
Gli occhi però sono tutti per Maroni. Lui arriva e dice “tutto ok”. Con Umberto Bossi è “tutto a posto”. “Siamo un partito vivo, vivace, non di cartapesta” aggiunge l’ex titolare del Viminale. “Mercoledì si è scatenata una grande passione ed è quella la Lega che mi piace”. Anche Rosi Mauro arriva e cerca lui, il nemico ora da rispettare. Si stringono la mano a favore di telecamere e macchine fotografiche. I due si abbracciano, qualcuno grida “bacio, bacio”. Lei si butta verso Maroni che ridendo dice: “No ragazzi, non esageriamo”. Quando il corteo parte, alla testa ci sono Bossi, Maroni e Rosi Mauro. L’immagine della pace ritrovata. Apparente. Perché ci sono cartelli “cerchio tragico” che il servizio d’ordine cerca di far abbassare, senza risultato. E ci sono slogan contro Reguzzoni, “fuori dai coglioni”, che lo speaker Salvini, pur controvoglia, zittisce. Mercoledì a Varese, del resto, anche lui, maroniano doc, si era dilettato nei coretti contro il cerchio magico. Uno su tutti: “Rosi puttana lo hai fatto per la grana”. Ma oggi l’ordine del fortino di via Bellerio è tenere bassi i toni, evitare scontri. Cosi Salvini grida nel megafono: “Monti, Passera, Fornero vi facciamo il culo nero”.

Il corteo sfila fino a piazza del Duomo. Gli undici trattori che aprono la strada passano davanti alla Scala, a quel Palazzo Marino da cui Pisapia ha ideato la contestata Area C che in una settimana ha ridotto del 40 per cento il traffico e di oltre il dieci l’inquinamento. Il sindaco si sarà chiesto come sono alimentati i trattori. Sicuro non sono elettrici. I leghisti ce l’hanno anche con lui: “Pisapia C tassa”. In piazza Duomo ad attendere Bossi alcuni cartelli che gli ricordano la promessa fatta: “Congressi subito”. E parecchi adesivi e bandiere e volantini di barbari sognanti, i maroniani che hanno chiesto e ottenuto la testa di Reguzzoni.

Il senatur, intanto, cerca di dare una svolta al partito che reclama pulizia. “Se lo scandalo in Lombardia andrà avanti che farete?”, chiedono i giornalisti. Lui risponde: “Andremo alle elezioni e ci presenteremo da soli, abbiamo la forza per vincere”. Quanto al partito, dice Bossi, “la Lega non è mai stata divisa, siete voi a sperare”. Ma ad attenderlo davanti al palco c’è la beffa: la statua di Vittorio Emanuele a cavallo. Il ponteggio che la copre ha i manifesti tricolore che celebrano i 150 di unità d’Italia. “La nostra storia insieme compie 150 anni”. E’ rivolto proprio verso il gotha leghista. Molto più vicino dello striscione “Umberto Bossi la lega sei tu” e “Padania libera”. Per quanto grideranno alla secessione i ponteggi ricordano la realtà. Così come non basta un abbraccio di Rosi Mauro per segnare la pace nella Lega.

(video di Alessandro Madron, Franz Baraggino, Francesca Martelli)




http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/22/milano-corteo-della-lega-tensioni-archiviare-contestazioni-monti/185690/