sabato 14 maggio 2011

Lombardia, 80 milioni ai comuni che minacciano la secessione. - di Claudia Campese


Il lago d'Idro potrebbe iniziare a parlare trentino. Così come altri 125 comuni delle province di Brescia e Sondrio che lamentano la disparità con i municipi pochi distanti, ma autonomi o a statuto speciale. E così Formigoni li paga per restare

La Lombardia perde pezzi. E il governatoreRoberto Formigoni ha già trovato il collante: 80 milioni di euro. Per convincere i comuni secessionisti a non abbandonare la regione. Le amministrazioni ribelli sono più di cento e minacciano una lotta all’arma bianca: ilreferendum. Per passare con tutti i crismi della legge dove l’erba è più verde, cioè nel giardino del vicino. Soprattutto verso la provincia autonoma di Trento, dove gli asili non si pagano e gli incentivi alle imprese sono almeno doppi rispetto a quelli lombardi. Così, il presidente Formigoni rischia di perdere impianti sciistici e persino il lago d’Idro, che potrebbe iniziare a parlare trentino. Troppo per una regione nota proprio come ‘la terra dei laghi’. La soluzione? Ricoprirli di denaro sonante, per attenuare le differenze tra i comuni di confine e le regioni a statuto speciale o la Svizzera.

Sono 125 i comuni lombardi delle province di Brescia e di Sondrio consociati all’Ass. Comi. Conf., associazione dei comuni di confine che raggruppa 454 municipi secessionisti diLombardia, Piemonte e Veneto che sostengono di essere penalizzati. A volte poche centinaia di metri li dividono da un paradiso di possibilità offerte dalle province autonome di Trento e Bolzano, dalle regioni a statuto speciale come Valle d’Aosta e Friuli o dalla civilissima Svizzera.

“Noi ci sentiamo un po’ libici, per restare attuali. Di qua la Libia, di là l’Italia”, scherza, ma non troppo, il presidente Marco Scalvini. Così, dal 2001, ventisette comuni hanno approvato con un referendum la secessione. E altri venti hanno presentato richiesta tra novembre e dicembre dello scorso anno. Anche dove la popolazione si è già espressa, manca ancora il sigillo della Camera, così i comuni restano nel limbo. “Beh, capisco che il Veneto non voglia perdere Cortina d’Ampezzo…”, commenta Scalvini. E il vicino Formigoni è così corso ai ripari, per evitare che i suoi di impianti sciistici passino in altre mani. Oppure Bagolino, in provincia di Brescia, con il suo carnevale tra i più attrattivi dell’arco alpino. Per non dire delle eccellenze gastronomiche delle valli lombarde. Una questione di orgoglio, ma anche di business. Che coinvolge innanzitutto i 13 comuni associati direttamente confinanti con la provincia autonoma di Trento. Per arrivare al numero di 125, vanno poi aggiunti i comuni di seconda fascia: i vicini dei confinanti, coinvolti di riflesso.

Così il governatore ha deciso di aggiungere 80 milioni di euro agli altrettanti messi a disposizione dalle province autonome di Trento e Bolzano, 40 ciascuno. “Questo fondo – ha dichiarato Formigoni – rappresenta un segnale di grande importanza nei confronti di una parte così rilevante del territorio italiano e lombardo così ricca di eccellenze naturali e ambientali”. Le risorse sono rivolte a quei comuni che vedranno approvati i propri progetti, da presentare entro il 30 giugno. Progetti però “strutturali”, precisano dall’associazione. Una definizione ambigua che per i secessionisti potrebbe cambiare tutto. E lasciarli ugualmente scontenti.

“Tu governatore non puoi dire a me, sindaco, dove devo mettere i soldi”. E’ indignato, Scavini, per come sono state fatte le cose. Ai comuni non interessano strade e ponti – interventi strutturali appunto – ma fondi per far sentire meno penalizzati nella vita quotidiana i propri cittadini. “Poniamo che un abitante di Bagolino voglia costruire, che so, un hotel e abbia 250 mila euro. – fa un esempio pratico il presidente dell’Ass. Comi. Conf. – In Lombardia può realizzare al massimo una struttura da 350 mila euro, a Trento un bell’albergo da 1 milione di euro, perché gli si garantisce il 75 per cento a fondo perduto per iniziative alberghiere o commerciali”. Per non parlare della pressione fiscale, i trasporti pubblici e le scuole. E’ questo che i sindaci dei comuni secessionisti mettono sul piatto per restare. Un fondo autogestito. Formigoni non dev’essere stato abbastanza attento: altro che investimenti ‘strutturali’.

Che alla regione Lombardia abbiano fatto male i conti? “Secondo me sanno già cosa ci devono fare con questi soldi, dove metterli” è l’idea di Scavini. Se per il governatore lombardo gli 80 milioni di euro sono il prezzo delle “zone di alto pregio ambientale”, come le ha definite, per le province autonome sono un investimento. Come la strada statale 45 bis del bresciano. “Potrebbe collegare le province di Brescia a Madonna di Campiglio, ma si è fermata 25 chilometri prima del confine con il Trentino. – spiega Scavini – Adesso loro vorrebbero prolungarla, ma a noi non interessa”. Per Formigoni, quindi, secessione non ancora scampata.




ABOLIZIONE DEI VITALIZI PARLAMENTARI, LA CAMERA SI OPPONE - DIFFONDETE!!!!!



il 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto, affermava, tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate come è andata a finire...:

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261

Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498 !!!!!!!!!!!!!




A proposito di amici di terroristi: Ghedini era amico dei Nar sospettati di strage.


Giuliano Pisapia era amico degli estremisti? Se anche fosse, l’avvocato milanese candidato al Comune era in buona compagnia. E a ricordarlo è il Fatto Quotidiano, che rimembra le frequentazioni di Niccolò Ghedini, oggi rappresentante legale di Berlusconi e a Padova amico di gente poi sospettata di aver lavorato all’organizzazione di stragi. Ecco l’articolo:

Se il metro di giudizio è quello che usa il Pdl nella sua chiassosa campagna elettorale milanese, allora si può dire tutto. Se anche con sentenze che ne garantiscono l’innocenza passate in giudicato, il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia deve essere additato come un nemico della democrazia cresciuto in un brodo di cultura di estremismo rosso, allora si può anche dire che l’avvoca – to del premier, Niccolò Ghedini, onorevole al di sopra di ogni sospetto, visse la sua gioventù nel brodo di cultura dell’estremismo nero. Interrogato in questura, a Bologna, il 27 settembre 1980, il ventunenne che pochi anni dopo sarebbe diventato il cavallo di razza dello studio legale di Piero Longo, era uno degli iscritti del Fronte della Gioventù nella tumultuosa sede del Movimento Sociale del quartiere Arcella di Padova.

E chi era il segretario di sezione?

Dall’autunno ‘76 al dicembre ‘77 il segretario di sezione era Roberto Rinani soprannominato “Ammira glio”, più volte denunciato per atti di violenza politica e sospettato, anni dopo, di aver avuto un ruolo anche nella strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Proprio per questo, poco più di un mese dopo quella deflagrazione, lo studente in Legge Ghedini fu chiamato dalla polizia a raccontare le sue frequentazioni. Quelle parole le confermò in aula il primo febbraio del 1988, testimone nel primo processo sulla bomba alla stazione. Parlò del gruppo di Rinani che esercitava violenza politica (“era personaggio di spicco tra quelli che conosce vo”), ma non aveva contezza che detenesse esplosivi. E parlò di Franco Giomo (“siamo usciti assieme un paio di volte”) vicino ai Nar. Vatti a fidare degli anni ‘70.

http://www.giornalettismo.com/archives/125134/a-proposito-di-amici-di-terroristi-ghedini-era-amico-dei-nar-sospettati-di-strage/


Elezioni, il giallo delle matite copiative "Si possono cancellare con una gomma"



di BRUNO PERSANO

ROMA - Era successo l'anno scorso alla politiche; si è ripetuto quest'anno alle europee. In almeno tre casi i segni lasciati dalle matite consegnate agli elettori non sono indelebili. Al Viminale giurano che siano copiative ma alcuni elettori sardi hanno riscontrato che così non è: "La croce si cancella con una normale gomma". L'esposto l'anno scorso era partito da Genova e Milano: altre matite ma lo stesso risultato. E stamane la conferma che poco è cambiato dall'aprile 2008. "Sono andato a votare al seggio 101 presso la scuola elementare di Li Punti, frazione di Sassari", racconta aRepubblica.it Paolo Cocco. "Ricordavo quello che era successo alle politiche scorse a Genova. Così mi sono messo una gomma in tasca e sono entrato in cabina. Prima ho fatto un segno su un normale pezzo di carta che avevo recuperato dalla scrivania di casa. Ho fatto una croce e ho provato a cancellare. Tutto vero: il segno se n'è andato senza lasciare traccia. Ho denunciato la cosa al presidente del seggio che mi ha convinto a rifare l'esperimento su un angolo della scheda, tanto per capire se la matita era copiativa solo sulla carta del ministero. Ma anche sulla scheda il risultato non è cambiato: i segni della matita possono essere cancellati. E' scritto tutto nel verbale che ho sottoscritto davanti al presidente del seggio". E' successo anche in altri due seggi sardi, nelle sezioni elettorali 420 di Cagliari e nella numero 25 di Quartu Sant'Elena. Paola Lebbiu, 70enne di Cagliari, ha redatto un dettagliato verbale insieme al presidente del seggio allestito nella scuola elementare Foscolo del capoluogo: "E' tutto scritto lì: il segno che ho fatto su un pezzo di carta, la gomma portata da casa per l'esperimento e la scomparsa dellla croce. E' stato avvertito anche l'ufficio elettorale del comune e domani presenterò un esposto in Procura. Identica storia è capitata ai miei parenti che hanno votato a Quartu. A loro hanno detto che le matite sono state sostituite".

Data per scontata la buona fede dei presidenti dei seggi e degli scrutatori, con matite del genere è evidente la possibilità di modificare i voti sulle schede. Per questo, da che l'Italia 60 anni fa è diventata Repubblica, le matite sono, o dovrebbero essere, copiative, lasciare segni durevoli nel tempo. Invece... L'anno scorso la questione fu sollevata dalla segretaria del seggio 295 di Genova: "Non credevo ai miei occhi - disse Flavia Scaletta - ma i segni con quelle matite si potevano cancellare". Allora fu interessato anche il Prefetto della città, Annamaria Cancellieri, che dopo aver verificato con il Viminale, concluse convinta che "le matite sono state testate dal Provveditorato generale dello Stato, collaudate dai laboratori scientifici e sono tutte incancellabili". Eppure segnalazioni di simili disguidi giunsero anche da un seggio a Milano 2. Di fronte all'ultimo caso, l'ufficio stampa del ministero dell'Interno assicura: "Controlleremo". Sarà necessario. Le matite contestate a Genova un anno fa erano siglate 2005; quella consegnata all'elettore di Sassari 1981, e alla pensionata di Cagliari 1999. Anni diversi ma difetto uguale.



Milano Vecchioni Pisapia: un mare di gente !!!



Piazza piena di gente che non va ad un appuntamento politico per un panino e 20 €, gente che crede in ciò che fa.
Una folla che fa ben sperare che, stavolta, ce la facciamo a mandare a casa la classe politica più sporca e opportunista che abbiamo mai avuto al governo.


Le urla della contestatrice.





Ragazzo di Mozzo (Bergamo) sputtana Sindaco della Lega in piazza. Base leghista inizia a reagire