giovedì 8 luglio 2010

SOLO L’INIZIO - Federico D'Orazio



Difficile non sentirsi in un day-after stamattina. Il giorno dopo, sì.

Ma dopo cosa?

Dopo le manganellate, questo è certo. Ma non era questo lo scopo che perseguivamo; masochisti sì, al punto di pagarci 15€ per un passaggio in autobus e riversarci nel torrido caldo romano per un’intera giornata di protesta. Ma non abbastanza per farci spaccare le teste dalla celere comandata da Manganelli. Un nome un programma.

Bastonate ai terremotati, non serve altro.

Racconteranno che fantomatici “centri sociali” erano lì ad aizzare la celere. Lo stanno già dicendo. Voi sappiate che non è vero. Ero lì, in seconda fila, a due metri da quelli picchiati selvaggiamente, ed erano aquilani come me. gente normale, civile, inerme ed indifesa.

Nessuno di noi ha mai fatto guerriglia urbana, e lo abbiamo dimostrato nostro malgrado: c’hanno picchiato come hanno voluto e creduto, e da noi nulla. Manco uno sputo in faccia, che comunque si sarebbero abbondantemente meritati.

E ve lo dice uno che le sue prime manifestazioni se l’è fatte da dopo il terremoto. Non certo una testa calda.

Questo dovete farlo sapere a tutti. Ho visto indignarsi anziani che conosco per essere gente posata, e i nostri gonfaloni correre per mettersi davanti a ripararci. Invano credevano che le nostre insegne, almeno quelle le avrebbero rispettate. Hanno menato pure a quelli.

Dobbiamo poter ribattere all’infamia con cui cercano di giustificarsi delle loro azioni. Alla scuola Diaz pure, dovevano esserci pericolosi delinquenti, e ricordiamo tutti le immagini donne, ragazzi e adulti che hanno macchiato col sangue le stanze di una scuola divenuta mattatoio.

Sono i fascisti di sempre. Squadracce.

Oggi, allora, è il giorno dopo.

Il giorno dopo le offese di Giovanardi, che invita il Sindaco dell’Aquila (che le ha pure prese ieri, in un raro momento di “attivismo al fianco della popolazione” ) a, letteralmente, <<>>

Il giorno dopo le dichiarazioni di tale Stracquadanio, deputato PDL alla camera che ha avuto l’ardire di sostenere che <<> (la maggioranza) a venire a protestare da noi a L’Aquila, e non il contrario>> Intervento applaudito dai beoti che ci governano.

Il giorno dopo.

Dopo una promessa, l’ennesima, che ci stringe ulteriormente lo spazio di manovra.

Chiedevamo 10 anni per la restituzione delle tasse non pagate, e nella misura del 40% del dovuto.

Come tutti gli altri terremoti, e comunque chiedendo meno di quanto dato per l’alluvione di Alessandria. Loro pagarono il 10% in dieci anni. Ma la Padania è storia a parte. Siamo cafoni, e da cafoni siamo trattati.

Sarà ancora più difficile far capire che non ci basta. Che ci spetta, il 40%.

E che vogliamo soprattutto una legge speciale per il terremoto, organica, nella quale sia spiegato tutto, per filo e per segno, su ricostruzione, occupazione, sostegno all’economia, riconversione sostenibile degli edifici, con direttive chiare e di lungo termine. Non si va avanti con ordinanze pasticciate di sei mesi in sei mesi.

Un lavoro complesso, che noi abbiamo già fatto portando a Roma una piattaforma sottoscritta da tutti:

Comune dell’Aquila e tutti i 59 comuni del “cratere”, Provincia (centro-dx), Regione (anch’essa centro-dx)

Ci lavoriamo da un anno ormai. E’ stato difficile, e portavamo quelle carte nelle nostre mani.

Dall’altra parte nelle mani avevano manganelli. E li hanno usati.

Ecco, oggi è il giorno dopo tutto questo.

Fatelo sapere, loro non lo diranno. E fate sapere anche che questo è solo l’inizio. Non diranno nemmeno questo.


http://stazionemir.wordpress.com/2010/07/08/solo-linizio/


Cosa rimane indosso al Re - Peter Gomez



La sconvolgente immagine di migliaia di terremotati che cingono d’assedio la residenza privata del Presidente del Consiglio, dopo essere stati manganellati dalla polizia, in altri Paesi rappresenterebbe il fotogramma finale di qualunque esecutivo. Anche perché Silvio Berlusconi, mentre fuori la folla protestava (pacificamente) perché il governo aveva deciso di far pagare con gli arretrati le tasse a chi non ha ancora una casa e un lavoro, era semplicemente a pranzo con i suoi ministri e discuteva cosa fare sulla legge bavaglio.

Ragionava cioè su una norma illiberale che il Parlamento dei nominati ha votato, su sua richiesta, all’esclusivo scopo di impedire ai cittadini di essere messi al corrente delle innumerevoli ruberie di cui si è resa protagonista questa classe dirigente. Una legge su cui tutti (o quasi) avevano consigliato al premier di non insistere. E che, come era perfettamente prevedibile, si è alla fine rivelata una pericolosissima mina per l’esistenza stessa del governo.

Un capriccio, insomma. Al pari dei capricci di Maria Antonietta che quando il popolo chiedeva pane rispondeva “se è finito, mangino brioche”.

Ora, è del tutto ovvio che nessuno si augura che il Cavaliere faccia la stessa fine della regina poi ghigliottinata. Ed è altrettanto ovvio che in democrazia le uniche rivoluzioni devono essere non violente ed esercitate tramite il voto e il Parlamento.

Ma è altrettanto chiaro che, arrivati a questo punto, un qualunque tipo di capovolgimento politico s’impone per il bene del Paese. Nonostante in 100 deputati in più rispetto all’opposizione, il governo si è dimostrato assolutamente incapace di fronteggiare la crisi economica. Due anni sono stati persi per cercare di risolvere le questioni personali di Berlusconi con la giustizia. E anche se, tra gli elettori del Pdl ve ne sono ancora molti convinti (secondo noi a torto) che il premier sia un perseguitato, le persone di buon senso non possono che arrivare a una conclusione: Berlusconi non conviene.

L’Italia non ha più un minuto da perdere. Deve essere governata da qualcuno che non trascorre i suoi fine settimana ad Arcore o in Sardegna circondato da simpatiche fanciulle. Ci vuole un esecutivo fatto di persone responsabili, grandi lavoratrici e possibilmente giovani (o più giovani) perché chi è arrivato a 74 anni di età ha tutto il diritto (e anzi, in questo caso, il dovere) di mettersi in pensione.

Prima che ciò accada, però, occorrerà ancora del tempo. Il motivo per cui le immagini dei terremotati manganellati, dopo essere stati ingannati e offesi, non sono ancora sufficienti per arrivare a una caduta, è semplice. Chi doveva diffonderle nell’immediato (il Tg1 delle 13,30) non lo fa come dovrebbe. E cosi ai cittadini - ma in questo vi è pure una grossa responsabilità dell’opposizione – non viene nemmeno ricordato che il braccio sinistro del premier sotto assedio,
Cesare Previti, è un corruttore di giudici, mentre quello destro, Marcello Dell’Utri, è un uomo dai rapporti talmente forti con Cosa Nostra da essere stato per due volte condannato per fatti di mafia.

Eppure ricordarlo sarebbe utile per capire come sia falsa pure l’immagine del Berlusconi imprenditore di successo. Come sia fasulla la favola dell’uomo in grado di trasformare in oro tutto quello che tocca (e quindi anche l’Italia).

L’origine delle fortune del Cavaliere è in parte oscura e in parte (purtroppo) chiarissima. Berlusconi si è fatto strada nella vita grazie a rapporti con la politica basati su scambi di denaro (21 miliardi di lire a
Craxi, 70 milioni versati da Gianni Letta al segretario Psi, Antonio Cariglia, 300 milioni dati da Aldo Brancher al ministro della sanità De Lorenzo) e grazie alla compravendita di magistrati che gli hanno così regalato sentenze e aziende (la Mondadori).

La sua abilità in campo economico non ha nulla di grandioso. È solo quella del più furbo e del più spregiudicato. Non per niente tutte le soluzioni fin qui adottate dal suo esecutivo per far cassa s’inseriscono in questo filone: condoni fiscali ed edilizi, denaro in nero fatto rientrare dall’estero.

Ora però i nodi stanno venendo al pettine. E nonostante l’informazione di regime, anche grazie al sacrificio dei terremotati aquilani, il re, se pure non è ancora nudo, è almeno un po’ meno vestito di prima.

E così, cercando di non restare senza pantaloni, Berlusconi corre sempre più veloce lungo la discesa. Ma la strada è ripida. E tutti sanno, anche nel suo governo, che tra poco inciamperà.



mercoledì 7 luglio 2010

Diretta - ultimi aggiornamenti dalla manifestazione degli aquilani a Roma. Scontri con la polizia




La manifestazione dei terremotati de L’Aquila a Roma si è arrestata in piazza Venezia. La polizia ha impedito ai manifestanti di raggiungere Montecitorio con due blindati a bloccare l’accesso e numerosi agenti in tenuta antisommossa. Si sono verificati degli scontri, con gli aquilani che hanno cercato di forzare il blocco e i poliziotti che hanno risposto sferzando violente manganellate.
ore 12:00 – Il corteo riesce ad arrivare nei pressi di Montecitorio ma viene tenuto dietro le transenne.
Alle 11:35 circa le forze dell’ordine hanno caricato i manifestanti: finora si contano due feriti. Raggiunti da colpi di manganelli anche il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente e il deputato del Pd Giovanni Lolli.

ore 11:35 – Nuovo blocco delle forze dell’ordine prima di Montecitorio. I manifestanti tentano di passare comunque. nascono tensioni e partono delle manganellate alle persone in testa al corteo!

ore 11:30 – Il corteo riesce ad entrare in Via Del Corso e si dirige verso Montecitorio.

Roma, ore 11:00 – Il corteo dei manifestanti aquilani è stato bloccato dalle forze dell’ordine all’ingresso di Via del Corso. Ci sono stati tentativi di forzare il blocco ma si è rivelato impossibile, anche a causa dei mezzi blindati parcheggiati di traverso.

Il sindaco Cialente e l’assessore Lolli stanno portando i gonfaloni con le insegne cittadine in testa al corteo. L’auspicio è che verrà aperto un varco per lasciar passare i manifestanti, con in testa i rappresentanti comunali.

***

L’Assemblea cittadina stringe i tempi per l’organizzazione della manifestazione del 7 luglio a Roma: continuano a pervenire adesioni: sono ormai 40 sui 57 del cratere i Comuni, l’Università dell’Aquila e molte associazioni ed enti culturali (si sono aggiunte alle tante adesioni già rese note anche quelle di : Comitato Provinciale ARCI L’Aquila, Circolo arci Querencia, Arci Servizio Civile L’Aquila, Associazione I Solisti Aquilani – Ente morale, Artisti Aquilani onlus, Associazione Brucaliffo, Associazione culturale Teatrabile).

Varie sollecitazioni e proposte sono emerse nel corso dell’assemblea. Qualcuno ha suggerito di chiedere un incontro ai presidenti dei due rami del parlamento, nel corso della giornata romana, e il deputato Giovanni Lolli si è impegnato, per parte sua, a chiederlo al Presidente della Camera.

A proposito delle annunciate agevolazioni sui mutui, i tecnici del Tavolo economia e tasse precisano come le misure annunciate dal Commissario Chiodi sulla base dell’accordo con l’ABI, rappresentino una nuova presa in giro, per l’assoluta inadeguatezza di fronte alle necessità. Anche sui pagamenti INPS nessuna reale novità è emersa nei recenti annunci (vedi scheda allegata).

La giornata del 7 luglio sarà pertanto un momento importantissimo, ma non certo l’ultimo della mobilitazione cittadina che proseguirà dopo quella data per continuare a perseguire gli obiettivi prefissati: si è parlato di varie forme di disobbedienza civile, a partire dal pagamento delle tasse.

Una serie di altri problemi impellenti sono state portati all’attenzione dell’Assemblea:

1. L’emergenza abitativa con il paventato sgombro della Caserma Campomizzi per far posto agli studenti universitari. L’assemblea ritiene inaccettabile che gli aquilani continuino a essere trasferiti fuori città; chiede al contrario che siano fatti rientrare al più presto tutti gli aquilani ancora fuori. Soprattutto è assolutamente da rifiutare ogni tipo di divisione tra persone egualmente disagiate: divisione tra Aquilani residenti in città e fuori, o tra cittadini e studenti fuori sede.

E’ stata inoltre riproposta un’indagine da parte del Comune sugli appartamenti sfitti, da mettere a disposizione di coloro che sono ancora ospiti di caserme e alberghi.

2. L’emergenza lavoro, con l’intervento di un lavoratore Tecnolabs. Su questo e sulle tante altre emergenze cittadine, continuerà il lavoro dei tavoli e dell’assemblea tutta, col proposito di arrivare a una serie di proposte concrete e iniziative da attuare.

Infine, l’assemblea aderisce alla fiaccolata proposta come di consueto dal Comitato familiari vittime casa dello studente, in memoria di tutte le vittime del sisma. Appuntamento martedì 6 luglio alle ore 18.00 alla villa comunale.

http://www.agoravox.it/Diretta-ultimi-aggiornamenti-dalla.html


Perché mister B. è molto nervoso - Alessandro Giglioli



Per fortuna esiste l’onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio: uno che – chissà se per grandi doti caratteriali o per scarse doti intellettuali – dice quasi sempre quello che gli altri berlusconiani pensano ma non osano dire.

Sicché ieri Giorgio Clelio ha spiegato che il nuovo Super Lodo Alfano costituzionale è «la legge più importante della legislatura», con ciò palesando che al suo partito non frega assolutamente nulla degli italiani perché il suo impegno prioritario è salvare le chiappe al premier sotto processo.

Ora, vista la centralità della legge, vale la pena di riordinare le cose in un piccolo bigino che ci potrà essere utile di qui ai prossimi 15 mesi.

1. Al momento il premier scansa i processi con il Legittimo impedimento, che però dura solo fino all’ottobre dell’anno prossimo, poi scade.

2. E’ quindi indispensabile che il Super Lodo Alfano diventi legge costituzionale prima dell’ottobre dell’anno prossimo.

3. E’ tuttavia probabile che il Legittimo impedimento vada al vaglio della Consulta entro il luglio dell’anno prossimo e lì venga bocciato,

4. Per essere sicuri di salvare le suddette al premier, sarebbe quindi meglio (per loro) che il Super Lodo Alfano diventasse legge costituzionale entro il luglio del 2011.

5. Per arrivare a questo risultato, bisogna correre come dei pazzi, perché come noto tra la votazione di un ramo del Parlamento e l’altro devono passare almeno tre mesi (la discussione è appena iniziata in Commissione al Senato).

6. Sul tutto però pende l’incubo del referendum: basta un quinto dei membri di una Camera perché il Super Lodo Alfano diventi oggetto di referendum, dato che con ogni probabilità la modifica della Costituzione non passerà con la maggioranza qualificata.

7. Trattandosi di referendum costituzionale, non c’è bisogno di quorum.

8. Se quindi il Super Lodo Alfano viene fatto passare entro luglio 2011 (per evitare il rischio che il premier si trovi senza scudo nel caso la Consulta faccia cascare il Legittimo impedimento) c’è la non remota probabilità che venga abrogato già nell’ottobre del 2011, cioè tra 15 mesi.

9. Nell’ottobre del 2011, il Legittimo impedimento (anche se la Consulta lo passasse) è comunque appena scaduto.

10. Il risultato è che tra quindici mesi il premier rischia di trovarsi senza uno straccio di scudo e con (almeno) tre processi penali pendenti.

Chiaro adesso perché è così nervoso?


Piovono rane di Alessandro Giglioli.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/07/07/perche-mister-b-e-molto-nervoso/


martedì 6 luglio 2010

Mangano eroe, Dell'Utri supereroe - Marco Travaglio



Passaparola del 5 luglio 2010





Hannover, morto anche il secondo italiano

L'uomo era stato ferito gravemente con colpi di arma da fuoco dopo una discussione sui mondiali. La polizia della città tedesca ha diffuso via Internet alcune immagini del sospetto omicida



E' morto durante la notte in ospedale anche l'altro italiano che ieri mattina era stato ferito gravemente con colpi di arma da fuoco in un bar di Hannover, mentre si trovava in compagnia di un suo connazionale, che era deceduto poco dopo in ospedale. Lo ha annunciato la polizia di Hannover in un comunicato.

La seconda vittima aveva 49 anni e le sue condizioni erano apparse subito "gravissime", come ha detto la polizia. "L'uomo è deceduto durante la notte a causa delle ferite riportate", si legge nel comunicato diffuso questa mattina dalla polizia di Hannover. Nella nota, la polizia spiega inoltre che il sospetto omicida - Holger B., un cittadino tedesco di 42 anni residente ad Hannover - è ancora ricercato. Ieri sera sono state
diffuse via Internet alcune sue immagini mentre ritira del contante dallo sportello automatico di una banca vicino al bar in cui e' stato commesso il duplice omicidio. La prima vittima della sparatoria, che aveva 47 anni, era morta in ospedale ieri mattina, poco dopo il ricovero. Entrambi gli italiani erano stati colpiti alla testa dopo una lite sulle coppe del mondo delle nazionali italiana e tedesca.


Trenitalia, indagine su appalti truccati


Due ex dirigenti delle Ferrovie sono stati arrestati con l'accusa di aver pilotato lavori per la manutenzione di vagoni e locomotive in cambio di tangenti. Indagati altre sei dirigenti della società.


In cambio del pagamento di tangenti da parte delle società appaltatrici, "pilotavano" le gare e l'affidamento ad imprese private (per lo più della zona di Napoli) di appalti e commesse relative alla manutenzione, alla rottamazione e, in generale, a tutti i lavori riguardanti carri e locomotive di Trenitalia spa. Questo il sistema di corruzione delineato dai pm partenopei Francesco Curcio e Henry John Woodcock, che hanno coordinato l'inchiesta su una presunta associazione per delinquere che coinvolge ex dirigenti della società e imprenditori.

Secondo l'accusa, al centro dei "fatti criminosi" vi sarebbero la società 'Fd Costruzioni srl' di Napoli, dei fratelli Giovanni e Antonio De Luca, che operano proprio nel settore ferroviario, ed altre aziende alle quali i due dirigenti di Trenitalia destinatari delle misure cautelari - Raffaele Arena e Fiorenzo Carassai - avrebbero indebitamente affidato gli appalti. Ad avviso dei pubblici ministeri ciò sarebbe avvenuto "a fronte del pagamento di tangenti in denaro ovvero in cambio di altre utilità", come ad esempio l'affidamento delle commesse a società controllate e gestite di fatto in particolare da Arena tramite dei parenti.

Arena e Carassai sono accusati, sia nel periodo in cui erano titolari delle loro rispettive posizioni di vertice all'interno di Trenitalia, sia dopo il venir meno del rapporto di lavoro con la società, di aver "costantemente esercitato una pervicace, quanto insidiosa attività, sistematicamente diretta a turbare e 'pilotare' le commesse conferite da Trenitalia", per anni e con un volume d'affari di milioni di euro, anche con la complicità di altri dirigenti attualmente ancora in servizio.

Secondo l'accusa si tratta di un vero e proprio "sistema criminale" ben strutturato e "ancora a tutt'oggi operativo", in cui "più che la libera concorrenza viene in rilievo un mercato manipolato ed egemonizzato da un cartello di imprese amiche". E' una vicenda in cui tutto viene gestito "al di là di parecchio del Codice Penale", come ammettono due dei protagonisti in una delle tante intercettazioni riportate negli atti dell'inchiesta. Sempre secondo l'accusa, Arena - attraverso assegni e bonifici intestati alla moglie - avrebbe ricevuto denaro in cambio degli appalti, mentre in alcuni casi le stesse società aggiudicatrici sarebbero a lui riconducibili. Carassai, invece, per il tramite del figlio Leonardo, anch'egli indagato, avrebbe ottenuto un'ingente somma di denaro per finanziare un'iniziativa industriale e altre somme erogate nel tempo.

Oltre ad Arena e Carassai sono indagati nell'inchiesta altri sei dirigenti della società del gruppo Ferrovie dello Stato. Sono Ferdinando Gambardella, in qualità di direttore regionale per la Campania di Trenitalia; Sabrina De Filippis, direttore regionale per la Puglia; Federica Di Pomponio, funzionario di una sezione di manutenzione; Vincenzo Salvucci, responsabile del settore ingegneria manutenzione corrente regionale; Alessandro Verni e Domenico Longaretti, entrambi dirigenti in servizio presso la Direzione passeggeri regionale di Trenitalia (alcuni degli indagati ricoprono oggi altri incarichi rispetto a quelli per i quali sono sottoposti a indagini).

Nei loro riguardi - come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare notificata agli arrestati - è ipotizzato il reato di concorso esterno nell'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alle turbative d'asta. Secondo i pm Curcio e Woodcock, in momenti e con ruoli diversi, gli indagati avrebbero fatto avere a Fabrizio Carassai (uscito da Trenitalia lo scorso 31 dicembre) notizie sugli appalti; avrebbero fornito supporto all'ex dirigente di Trenitalia per pilotare appalti in favore della Fd Costruzioni dei fratelli De Luca; e, infine, avrebbero fornito a Carassai informazioni sulle indagini in corso da parte della magistratura partenopea.