giovedì 8 luglio 2010

Arrestato Cola, ex consulente Finmeccanica I pm: "Ha riciclato denaro del gruppo Mokbel"



Il manager fermato a Roma poche ore prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti. La procura lo accusa di riciclaggio di sette milioni e mezzo per l'acquisto del 51% della Digint srl

di MARIA ELENA VINCENZI ed ELSA VINCI

Svolta nell'indagine su Finmeccanica. Alle tre di oggi pomeriggio i carabinieri del Ros hanno arrestato Lorenzo Cola, 44 anni, ex consulente di Finmeccanica, con l'accusa di concorso in riciclaggio aggravato. A Cola è stato notificato un provvedimento di fermo firmato alle 2.30 della notte tra mercoledì e giovedì dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Rodolfo Sabelli, Giovanni Bombardieri, Francesca Passaniti. Al manager ed ex consulente personale del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, e della moglie e amministratore delegato di Selex, Marina Grossi, la procura contesta il riciclaggio di sette milioni e mezzo di euro versati dal gruppo di Gennaro Mokbel (coinvolto nella megafrode da due miliardi di euro Fastweb e Telecom Italia Sparkle) per l'acquisto del 51 per cento della società Digint srl. Questa somma, secondo quanto ricostruito con rogatorie a Hong Kong, San Marino e Svizzera, faceva parte di un versamento complessivo di otto milioni e 300 mila euro nominalmente utilizzati per l'acquisizione societaria. In realtà, quei sette milioni e mezzo sarebbero stati il prezzo illecito preteso da Cola per chiudere l'affare Digint Finmeccanica.

Cola è stato fermato a Roma, nella centrale piazza San Lorenzo in Lucina, poche ore prima di imbarcarsi sul volo che, via Parigi, lo avrebbe dovuto portare stanotte negli Stati Uniti. Il manager era arrivato in Italia nei giorni scorsi, a Milano, proveniente dalla Svezia dove sua moglie aveva appena partorito. A renderenecessario il fermo, secondo la Procura, ''il concreto e fondato pericolo di fuga'', dimostrato dalla ''consapevolezza dell'indagato di un'indagine a suo carico e dall'imminente allontanamento per l'estero''.

Cola è stato trasferito nel carcere di Rebibbia dove ha nominato quali suoi avvocati il professor Franco Coppi e Ottavio Marotta. La perquisizione della sua abitazione a Roma, nel quartiere Parioli, è proseguita per tutto il pomeriggio. Entro 48 ore il gip dovrà interrogarlo e decidere se convalidare o meno il suo fermo.


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/08/news/finmeccanica_8_luglio-5483457/?ref=HREC1-1






Carboni in cella, spunta la massoneria nelle indagini sull’eolico




Secondo la magistratura gli arrestati cercavano di influire sulle decisioni istituzionali, compresa la decisione della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano

L’imprenditore Flavio Carboni, coinvolto nell’inchiesta sugli impianti eolici da costruire in Sardegna, è stato arrestato a Roma dai carabinieri. In cella sono finiti anche altri due degli indagati, il geometra Pasquale Lombardi e l’imprenditore napoletano Arcangelo Martino. Ai tre arrestati viene contestata anche la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete: nelle inchieste spunta quindi per la prima volta l’ombra della massoneria.

L’inchiesta che ha determinato l’arresto di
Martino, Carboni e Lombardi, rappresenta uno stralcio dell’inchiesta principale sull’eolico già in corso da due anni in cui sono coinvolti anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini e l’attuale presidente della regione Sardegna, Cappellacci. A firmare gli ordini di custodia cautelare è stato il gip Giovanni De Donato su richiesta del pubblico ministero Rodolfo Sabelli. Si tratta di un’ordinanza di una sessantina di pagine in cui sono contestati i reati di associazione per delinquere semplice e violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi che riguarda le associazioni segrete. L’accusa, in sostanza, è quella di avere costituito una vera e propria associazione segreta, finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine di cariche istituzionali di rilievo.

Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi avrebbero tentato, nella primavera del 2009, di avvicinare i giudici della
Corte Costituzionale per influire sull’esito del giudizio relativo al cosiddetto Lodo Alfano che aveva introdotto la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. E’ una delle contestazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni De Donato. Ma ai tre indagati il giudice attribuisce altri tentativi di intervento, a cominciare dalle pressioni esercitate tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 per cercare di candidare alla presidenza della Regione Campania Nicola Cosentino e di recuperare la candidatura dello stesso, dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti, avvicinando il presidente della Corte di Cassazione. Non solo, ma dopo che il partito aveva deciso di puntare su Stefano Caldoro, il gruppo si sarebbe attivato per screditare il nuovo candidato, tentando di diffondere notizie diffamatorie sul suo conto. Tra gli altri episodi che la magistratura attribuisce ai tre, ci sono anche il progetto per la produzione di energia eolica in Sardegna, con la nomina di soggetti favorevoli al progetto, alcune pressioni su componenti del Csm per la nomina a cariche direttive di alcuni magistrati graditi (tra i quali, secondo il gip, Alfonso Marra, aspirante alla carica di presidente della corte di appello di Milano), diversi tentativi di influenzare l’esito del ricorso per la riammissione della lista del presidente della Lombardia Roberto Formigonie ripetute pressioni su rappresentanti del ministero della Giustizia affinche’ venisse avviata unaispezione sui magistrati milanesi che, facendo parte del collegio, esclusero la stessa lista Formigoni.

Chi è Flavio Carboni?

Una condanna definitiva a 8 anni e 6 mesi per la vicenda del fallimento del Banco Ambrosiano e una serie di assoluzioni: dall’accusa di concorso nell’omicidio di Roberto Calvi dopo che il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo; dall’accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, vice di Calvi all’ Ambrosiano, dall’accusa di falso e truffa ai danni del Banco di Napoli, dall’accusa della ricettazione della borsa di Calvi.

Dal suo primo arresto, avvenuto in Svizzera nell’estate del 1982, la vita di Carboni è stato un continuo andirivieni tra aule di tribunale e arresti. L’ improvviso successo economico comincia negli anni ’70 con una serie di società immobiliari e finanziarie. Carboni si muove anche nel mondo dell’editoria. Diventa proprietario del 35% del pacchetto azionario della “Nuova Sardegna” ed editore di “Tuttoquotidiano”, per il fallimento del quale era stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.

Stretto – secondo i pm – il legame che Carboni avrebbe avuto con esponenti della banda della Magliana e della mafia. Il suo nome è però legato soprattutto alla storia del Banco Ambrosiano e della morte di Calvi, per la quale, oltre alla recente assoluzione dall’accusa di concorso in omicidio, era stato già chiamato in causa per la falsificazione del passaporto e l’espatrio clandestino del banchiere e per concorso in esportazione di capitali. Durante il sequestro Moro, invece, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l’intervento della mafia per la sua liberazione. Qualche giorno dopo riferì però che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti.

Carboni ha avuto rapporti anche con Francesco Pazienza, con Licio Gelli e con l’ex gran maestro della Massoneria Armando Corona. Il suo nome compare anche nel falso dossier di Demarcus pubblicato sull’Avanti, (per il quale recentemente è stato indagato anche Cesare Previti) che sosteneva un legame tra Stefania Ariosto e i servizi segreti. Il dossier parlava anche di un incontro tra la Ariosto e Carboni. Infine, il nome del faccendiere sardo entra anche nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi per cui è stato ascoltato in Procura a Roma, come testimone, il 4 febbraio scorso.

Leggi la storia dell’inchiesta sugli impianti eolici in Sardegna. Gli inquirenti ipotizzano un intreccio tra, politica, mafia e massoneria.


Flavio Carboni e i misteri italiani Dai "Frati Neri" alle pale eoliche

Il suo nome rientra nelle inchieste più scottanti degli ultimin trent'anni, dall'assassinio di Roberto Calvi al sequestro Moro alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Con una sola condanna per il crack del Banco Ambrosiano

ROMA - Flavio Carboni, arrestato nell'ambito dell'inchiesta 1 sull'eolico in Sardegna, sembra il comune denominatore di quasi tutti i grandi misteri italiani degli ultimi trent'anni. Il passepartout con cui aprire e addentrarsi in qualsiasi dossier, dalla banda della Magliana all'omicidio di Roberto Calvi, al sequestro Moro, ai piani sovversivi di Licio Gelli, al caso Orlandi. E alla fine ritrovarsi ancora con quella chiave in mano, lucida e pronta a un nuovo utilizzo.

Perché ad oggi, Flavio Carboni è stato riconosciuto colpevole solo una volta: 8 anni e sei mesi di reclusione per il fallimento del Banco Ambrosiano, insieme a Umberto Ortolani e Gelli, ai quali sono stati inflitti 12 anni, e a Francesco Pazienza, condannato a otto anni. Poi, una collezione di assoluzioni. Dall'accusa di concorso nell'omicidio del banchiere Calvi, ritrovato il 17 giugno 1982 impiccato a Londra sotto Blackfriars Bridge, il ponte dei frati neri, nella messinscena di un suicidio. Per Carboni il pm aveva chiesto l'ergastolo.

Assolto dall'accusa della ricettazione della borsa di Calvi con tutto il suo compromettente contenuto: Carboni era accusato di aver venduto il materiale a monsignor Pavel Hnilicaad, alto prelato dello Ior, che dichiarò di voler proteggere il buon nome della Chiesa e di Papa Giovanni Paolo II. Assolto dall'accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, il vice di Calvi all'Ambrosiano. E ancora, assolto dall'imputazione per falso e truffa ai danni del Banco di Napoli.

Carboni crocevia di trattative segrete e inconfessabili, Carboni mediatore tra i poteri occulti, referente per politici, imprenditori e criminali per qualsiasi "faccenda". Un ruolo che Carboni si guadagna con la potenza del denaro e i tanti modi in cui lo si può utilizzare. L'improvviso successo economico di Carboni comincia negli anni '70, con una serie di società immobiliari e finanziarie. In quegli anni si muove anche nel mondo dell'editoria: proprietario del 35% del pacchetto azionario della "Nuova Sardegna" ed editore di "Tuttoquotidiano", per il fallimento del quale era stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.

Nell'estate del 1982 il primo arresto, in Svizzera. Da quel momento inizia per Flavio Carboni la lunga e assidua frequentazione di inchieste e tribunali. Provato il suo stretto legame con esponenti della banda della Magliana e della mafia. Banda della Magliana implicata a sua volta nell'assassinio di Roberto Calvi. Carboni è chiamato in causa, ma assolto, oltre che per l'omicidio, anche per la falsificazione del passaporto e l'espatrio clandestino del banchiere e per concorso in esportazione di capitali.

Nel 1978, durante il sequestro di Aldo Moro, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l'intervento della mafia per la liberazione del presidente della Democrazia Cristiana. Qualche giorno dopo Carboni riferì che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti.

Il nome di Carboni compare anche nel falso dossier di Demarcus pubblicato sull'Avanti, per il quale recentemente è stato indagato anche Cesare Previti. Il documento sosteneva un legame tra Stefania Ariosto, implacabile accusatrice di Previti, e i servizi segreti. Tra le pieghe spuntava anche un incontro tra la Ariosto e Carboni.

Infine, il nome di Flavio Carboni entra anche nell'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e solo il 4 febbraio scorso si registra la sua testimonianza sul caso in procura a Roma. I magistrati gli hanno chiesto se fosse a conoscenza di particolari sulla vicenda, soprattutto alla luce dei rapporti che Carboni ha avuto con esponenti del Vaticano e, nell'ambito della sua attività di uomo d'affari, con soggetti legati in qualche modo alla Banda della Magliana. Rapporti con il gruppo criminale capitolino che Carboni ha sempre negato, affermando che si trattava di rapporti con persone di cui ignorava l'appartenenza alla banda.

(08 luglio 2010)


SOLO L’INIZIO - Federico D'Orazio



Difficile non sentirsi in un day-after stamattina. Il giorno dopo, sì.

Ma dopo cosa?

Dopo le manganellate, questo è certo. Ma non era questo lo scopo che perseguivamo; masochisti sì, al punto di pagarci 15€ per un passaggio in autobus e riversarci nel torrido caldo romano per un’intera giornata di protesta. Ma non abbastanza per farci spaccare le teste dalla celere comandata da Manganelli. Un nome un programma.

Bastonate ai terremotati, non serve altro.

Racconteranno che fantomatici “centri sociali” erano lì ad aizzare la celere. Lo stanno già dicendo. Voi sappiate che non è vero. Ero lì, in seconda fila, a due metri da quelli picchiati selvaggiamente, ed erano aquilani come me. gente normale, civile, inerme ed indifesa.

Nessuno di noi ha mai fatto guerriglia urbana, e lo abbiamo dimostrato nostro malgrado: c’hanno picchiato come hanno voluto e creduto, e da noi nulla. Manco uno sputo in faccia, che comunque si sarebbero abbondantemente meritati.

E ve lo dice uno che le sue prime manifestazioni se l’è fatte da dopo il terremoto. Non certo una testa calda.

Questo dovete farlo sapere a tutti. Ho visto indignarsi anziani che conosco per essere gente posata, e i nostri gonfaloni correre per mettersi davanti a ripararci. Invano credevano che le nostre insegne, almeno quelle le avrebbero rispettate. Hanno menato pure a quelli.

Dobbiamo poter ribattere all’infamia con cui cercano di giustificarsi delle loro azioni. Alla scuola Diaz pure, dovevano esserci pericolosi delinquenti, e ricordiamo tutti le immagini donne, ragazzi e adulti che hanno macchiato col sangue le stanze di una scuola divenuta mattatoio.

Sono i fascisti di sempre. Squadracce.

Oggi, allora, è il giorno dopo.

Il giorno dopo le offese di Giovanardi, che invita il Sindaco dell’Aquila (che le ha pure prese ieri, in un raro momento di “attivismo al fianco della popolazione” ) a, letteralmente, <<>>

Il giorno dopo le dichiarazioni di tale Stracquadanio, deputato PDL alla camera che ha avuto l’ardire di sostenere che <<> (la maggioranza) a venire a protestare da noi a L’Aquila, e non il contrario>> Intervento applaudito dai beoti che ci governano.

Il giorno dopo.

Dopo una promessa, l’ennesima, che ci stringe ulteriormente lo spazio di manovra.

Chiedevamo 10 anni per la restituzione delle tasse non pagate, e nella misura del 40% del dovuto.

Come tutti gli altri terremoti, e comunque chiedendo meno di quanto dato per l’alluvione di Alessandria. Loro pagarono il 10% in dieci anni. Ma la Padania è storia a parte. Siamo cafoni, e da cafoni siamo trattati.

Sarà ancora più difficile far capire che non ci basta. Che ci spetta, il 40%.

E che vogliamo soprattutto una legge speciale per il terremoto, organica, nella quale sia spiegato tutto, per filo e per segno, su ricostruzione, occupazione, sostegno all’economia, riconversione sostenibile degli edifici, con direttive chiare e di lungo termine. Non si va avanti con ordinanze pasticciate di sei mesi in sei mesi.

Un lavoro complesso, che noi abbiamo già fatto portando a Roma una piattaforma sottoscritta da tutti:

Comune dell’Aquila e tutti i 59 comuni del “cratere”, Provincia (centro-dx), Regione (anch’essa centro-dx)

Ci lavoriamo da un anno ormai. E’ stato difficile, e portavamo quelle carte nelle nostre mani.

Dall’altra parte nelle mani avevano manganelli. E li hanno usati.

Ecco, oggi è il giorno dopo tutto questo.

Fatelo sapere, loro non lo diranno. E fate sapere anche che questo è solo l’inizio. Non diranno nemmeno questo.


http://stazionemir.wordpress.com/2010/07/08/solo-linizio/


Cosa rimane indosso al Re - Peter Gomez



La sconvolgente immagine di migliaia di terremotati che cingono d’assedio la residenza privata del Presidente del Consiglio, dopo essere stati manganellati dalla polizia, in altri Paesi rappresenterebbe il fotogramma finale di qualunque esecutivo. Anche perché Silvio Berlusconi, mentre fuori la folla protestava (pacificamente) perché il governo aveva deciso di far pagare con gli arretrati le tasse a chi non ha ancora una casa e un lavoro, era semplicemente a pranzo con i suoi ministri e discuteva cosa fare sulla legge bavaglio.

Ragionava cioè su una norma illiberale che il Parlamento dei nominati ha votato, su sua richiesta, all’esclusivo scopo di impedire ai cittadini di essere messi al corrente delle innumerevoli ruberie di cui si è resa protagonista questa classe dirigente. Una legge su cui tutti (o quasi) avevano consigliato al premier di non insistere. E che, come era perfettamente prevedibile, si è alla fine rivelata una pericolosissima mina per l’esistenza stessa del governo.

Un capriccio, insomma. Al pari dei capricci di Maria Antonietta che quando il popolo chiedeva pane rispondeva “se è finito, mangino brioche”.

Ora, è del tutto ovvio che nessuno si augura che il Cavaliere faccia la stessa fine della regina poi ghigliottinata. Ed è altrettanto ovvio che in democrazia le uniche rivoluzioni devono essere non violente ed esercitate tramite il voto e il Parlamento.

Ma è altrettanto chiaro che, arrivati a questo punto, un qualunque tipo di capovolgimento politico s’impone per il bene del Paese. Nonostante in 100 deputati in più rispetto all’opposizione, il governo si è dimostrato assolutamente incapace di fronteggiare la crisi economica. Due anni sono stati persi per cercare di risolvere le questioni personali di Berlusconi con la giustizia. E anche se, tra gli elettori del Pdl ve ne sono ancora molti convinti (secondo noi a torto) che il premier sia un perseguitato, le persone di buon senso non possono che arrivare a una conclusione: Berlusconi non conviene.

L’Italia non ha più un minuto da perdere. Deve essere governata da qualcuno che non trascorre i suoi fine settimana ad Arcore o in Sardegna circondato da simpatiche fanciulle. Ci vuole un esecutivo fatto di persone responsabili, grandi lavoratrici e possibilmente giovani (o più giovani) perché chi è arrivato a 74 anni di età ha tutto il diritto (e anzi, in questo caso, il dovere) di mettersi in pensione.

Prima che ciò accada, però, occorrerà ancora del tempo. Il motivo per cui le immagini dei terremotati manganellati, dopo essere stati ingannati e offesi, non sono ancora sufficienti per arrivare a una caduta, è semplice. Chi doveva diffonderle nell’immediato (il Tg1 delle 13,30) non lo fa come dovrebbe. E cosi ai cittadini - ma in questo vi è pure una grossa responsabilità dell’opposizione – non viene nemmeno ricordato che il braccio sinistro del premier sotto assedio,
Cesare Previti, è un corruttore di giudici, mentre quello destro, Marcello Dell’Utri, è un uomo dai rapporti talmente forti con Cosa Nostra da essere stato per due volte condannato per fatti di mafia.

Eppure ricordarlo sarebbe utile per capire come sia falsa pure l’immagine del Berlusconi imprenditore di successo. Come sia fasulla la favola dell’uomo in grado di trasformare in oro tutto quello che tocca (e quindi anche l’Italia).

L’origine delle fortune del Cavaliere è in parte oscura e in parte (purtroppo) chiarissima. Berlusconi si è fatto strada nella vita grazie a rapporti con la politica basati su scambi di denaro (21 miliardi di lire a
Craxi, 70 milioni versati da Gianni Letta al segretario Psi, Antonio Cariglia, 300 milioni dati da Aldo Brancher al ministro della sanità De Lorenzo) e grazie alla compravendita di magistrati che gli hanno così regalato sentenze e aziende (la Mondadori).

La sua abilità in campo economico non ha nulla di grandioso. È solo quella del più furbo e del più spregiudicato. Non per niente tutte le soluzioni fin qui adottate dal suo esecutivo per far cassa s’inseriscono in questo filone: condoni fiscali ed edilizi, denaro in nero fatto rientrare dall’estero.

Ora però i nodi stanno venendo al pettine. E nonostante l’informazione di regime, anche grazie al sacrificio dei terremotati aquilani, il re, se pure non è ancora nudo, è almeno un po’ meno vestito di prima.

E così, cercando di non restare senza pantaloni, Berlusconi corre sempre più veloce lungo la discesa. Ma la strada è ripida. E tutti sanno, anche nel suo governo, che tra poco inciamperà.



mercoledì 7 luglio 2010

Diretta - ultimi aggiornamenti dalla manifestazione degli aquilani a Roma. Scontri con la polizia




La manifestazione dei terremotati de L’Aquila a Roma si è arrestata in piazza Venezia. La polizia ha impedito ai manifestanti di raggiungere Montecitorio con due blindati a bloccare l’accesso e numerosi agenti in tenuta antisommossa. Si sono verificati degli scontri, con gli aquilani che hanno cercato di forzare il blocco e i poliziotti che hanno risposto sferzando violente manganellate.
ore 12:00 – Il corteo riesce ad arrivare nei pressi di Montecitorio ma viene tenuto dietro le transenne.
Alle 11:35 circa le forze dell’ordine hanno caricato i manifestanti: finora si contano due feriti. Raggiunti da colpi di manganelli anche il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente e il deputato del Pd Giovanni Lolli.

ore 11:35 – Nuovo blocco delle forze dell’ordine prima di Montecitorio. I manifestanti tentano di passare comunque. nascono tensioni e partono delle manganellate alle persone in testa al corteo!

ore 11:30 – Il corteo riesce ad entrare in Via Del Corso e si dirige verso Montecitorio.

Roma, ore 11:00 – Il corteo dei manifestanti aquilani è stato bloccato dalle forze dell’ordine all’ingresso di Via del Corso. Ci sono stati tentativi di forzare il blocco ma si è rivelato impossibile, anche a causa dei mezzi blindati parcheggiati di traverso.

Il sindaco Cialente e l’assessore Lolli stanno portando i gonfaloni con le insegne cittadine in testa al corteo. L’auspicio è che verrà aperto un varco per lasciar passare i manifestanti, con in testa i rappresentanti comunali.

***

L’Assemblea cittadina stringe i tempi per l’organizzazione della manifestazione del 7 luglio a Roma: continuano a pervenire adesioni: sono ormai 40 sui 57 del cratere i Comuni, l’Università dell’Aquila e molte associazioni ed enti culturali (si sono aggiunte alle tante adesioni già rese note anche quelle di : Comitato Provinciale ARCI L’Aquila, Circolo arci Querencia, Arci Servizio Civile L’Aquila, Associazione I Solisti Aquilani – Ente morale, Artisti Aquilani onlus, Associazione Brucaliffo, Associazione culturale Teatrabile).

Varie sollecitazioni e proposte sono emerse nel corso dell’assemblea. Qualcuno ha suggerito di chiedere un incontro ai presidenti dei due rami del parlamento, nel corso della giornata romana, e il deputato Giovanni Lolli si è impegnato, per parte sua, a chiederlo al Presidente della Camera.

A proposito delle annunciate agevolazioni sui mutui, i tecnici del Tavolo economia e tasse precisano come le misure annunciate dal Commissario Chiodi sulla base dell’accordo con l’ABI, rappresentino una nuova presa in giro, per l’assoluta inadeguatezza di fronte alle necessità. Anche sui pagamenti INPS nessuna reale novità è emersa nei recenti annunci (vedi scheda allegata).

La giornata del 7 luglio sarà pertanto un momento importantissimo, ma non certo l’ultimo della mobilitazione cittadina che proseguirà dopo quella data per continuare a perseguire gli obiettivi prefissati: si è parlato di varie forme di disobbedienza civile, a partire dal pagamento delle tasse.

Una serie di altri problemi impellenti sono state portati all’attenzione dell’Assemblea:

1. L’emergenza abitativa con il paventato sgombro della Caserma Campomizzi per far posto agli studenti universitari. L’assemblea ritiene inaccettabile che gli aquilani continuino a essere trasferiti fuori città; chiede al contrario che siano fatti rientrare al più presto tutti gli aquilani ancora fuori. Soprattutto è assolutamente da rifiutare ogni tipo di divisione tra persone egualmente disagiate: divisione tra Aquilani residenti in città e fuori, o tra cittadini e studenti fuori sede.

E’ stata inoltre riproposta un’indagine da parte del Comune sugli appartamenti sfitti, da mettere a disposizione di coloro che sono ancora ospiti di caserme e alberghi.

2. L’emergenza lavoro, con l’intervento di un lavoratore Tecnolabs. Su questo e sulle tante altre emergenze cittadine, continuerà il lavoro dei tavoli e dell’assemblea tutta, col proposito di arrivare a una serie di proposte concrete e iniziative da attuare.

Infine, l’assemblea aderisce alla fiaccolata proposta come di consueto dal Comitato familiari vittime casa dello studente, in memoria di tutte le vittime del sisma. Appuntamento martedì 6 luglio alle ore 18.00 alla villa comunale.

http://www.agoravox.it/Diretta-ultimi-aggiornamenti-dalla.html


Perché mister B. è molto nervoso - Alessandro Giglioli



Per fortuna esiste l’onorevole Giorgio Clelio Stracquadanio: uno che – chissà se per grandi doti caratteriali o per scarse doti intellettuali – dice quasi sempre quello che gli altri berlusconiani pensano ma non osano dire.

Sicché ieri Giorgio Clelio ha spiegato che il nuovo Super Lodo Alfano costituzionale è «la legge più importante della legislatura», con ciò palesando che al suo partito non frega assolutamente nulla degli italiani perché il suo impegno prioritario è salvare le chiappe al premier sotto processo.

Ora, vista la centralità della legge, vale la pena di riordinare le cose in un piccolo bigino che ci potrà essere utile di qui ai prossimi 15 mesi.

1. Al momento il premier scansa i processi con il Legittimo impedimento, che però dura solo fino all’ottobre dell’anno prossimo, poi scade.

2. E’ quindi indispensabile che il Super Lodo Alfano diventi legge costituzionale prima dell’ottobre dell’anno prossimo.

3. E’ tuttavia probabile che il Legittimo impedimento vada al vaglio della Consulta entro il luglio dell’anno prossimo e lì venga bocciato,

4. Per essere sicuri di salvare le suddette al premier, sarebbe quindi meglio (per loro) che il Super Lodo Alfano diventasse legge costituzionale entro il luglio del 2011.

5. Per arrivare a questo risultato, bisogna correre come dei pazzi, perché come noto tra la votazione di un ramo del Parlamento e l’altro devono passare almeno tre mesi (la discussione è appena iniziata in Commissione al Senato).

6. Sul tutto però pende l’incubo del referendum: basta un quinto dei membri di una Camera perché il Super Lodo Alfano diventi oggetto di referendum, dato che con ogni probabilità la modifica della Costituzione non passerà con la maggioranza qualificata.

7. Trattandosi di referendum costituzionale, non c’è bisogno di quorum.

8. Se quindi il Super Lodo Alfano viene fatto passare entro luglio 2011 (per evitare il rischio che il premier si trovi senza scudo nel caso la Consulta faccia cascare il Legittimo impedimento) c’è la non remota probabilità che venga abrogato già nell’ottobre del 2011, cioè tra 15 mesi.

9. Nell’ottobre del 2011, il Legittimo impedimento (anche se la Consulta lo passasse) è comunque appena scaduto.

10. Il risultato è che tra quindici mesi il premier rischia di trovarsi senza uno straccio di scudo e con (almeno) tre processi penali pendenti.

Chiaro adesso perché è così nervoso?


Piovono rane di Alessandro Giglioli.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/07/07/perche-mister-b-e-molto-nervoso/