venerdì 9 luglio 2010

Disegno di Legge Levi-Prodi

Il disegno di Legge Levi-Prodi (o DdL Levi, DdL Levi-Prodi, o giornalisticamente detto anche DdL ammazzablog o DdL antiweb), è una proposta di legge per la riforma dell'editoriaitaliana.

Risalente al 3 agosto 2007, viene approvata dal Consiglio dei ministri il 12 ottobre 2007[1] (XV Legislatura) e prende il nome dal suo principale autore Ricardo Franco Levi e dell'allora presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi.

Il sopraggiunto cambio di governo e le molte critiche, interromperanno l'iter fino alla nuova ripresentazione in parlamento il 9 giugno 2008 da parte dello stesso deputato Ricardo Franco Levi, con piccole modifiche al testo precedente (XVI Legislatura). Pur avendo avuto l'avvallo del consiglio dei ministri e manifestazioni favorevoli da più onorevoli, la proposta di legge non è ancora approvata in forma definitiva. L'iter al 23 marzo 2009 si trova allo stato di "assegnazione alla VII Commissione Cultura"[2].

Il disegno di legge[3] ridefinisce i requisiti che un mezzo di informazione deve possedere per essere ritenuto un "prodotto editoriale", equiparando di fatto le testate giornalistiche informatiche a quelle cartacee. Ridistribuisce di conseguenza anche le modalità per accedere ai finanziamenti pubblici.

  • Definisce il "prodotto editoriale" come: "[..] qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" (art 2, comma 1).
  • Definisce quindi le caratteristiche dell'"attività editoriale": "[...] si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative." (art 5).
  • Qualsiasi prodotto che abbia tali caratteristiche deve iscriversi al registro degli operatori di comunicazione.

Con tali definizioni, evidentemente, l'intero web italiano (blog, forum, siti culturali, e così via), ricadrebbe nell'obbligo di registrarsi al registro degli operatori di comunicazione, di nominare un direttore responsabile di testata, e di essere assoggettabile a più severi oneri legali.


Non appena approvato dal Consiglio dei ministri, le critiche sul DDL esplodono a seguito della denuncia[4] del sito Civile.it ripresa in prima pagina dal quotidiano Punto Informatico[5]. La notizia solleva le forti critiche dei principali giornalisti ed esperti di settore (tra i più noti Luca Spinelli[6], Manlio Cammarata[7], Massimo Mantellini, [8] ed altri) e dell'intera blogsfera, tra cuiBeppe Grillo[9].

A seguito di ciò, due degli stessi ministri che lo avevano approvato si dissociano dal disegno di legge: Antonio di Pietro, Ministro delle Infrastrutture[10][11] e Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni[12][13], ammettendo d'aver votato senza aver letto il provvedimento. Anche Pietro Folena, presidente della Commissione Cultura della Camera, si dichiara contrario alla norma.[14]

Le successive modifiche al DDL che Ricardo Franco Levi promette con una lettera aperta[15], non hanno ripercussioni concrete e non smorzano quindi le polemiche. Che giungono anche dal prestigioso quotidiano britannico The Times che, con un articolo di forte sarcasmo (dal titolo "Un assalto geriatrico ai blogger italiani"), accusa la proposta di legge d'essere figlia di legislatori che non comprendono nulla di innovazione e di internet a causa della loro ignoranza ed eccessiva senilità.[16]

Con la caduta del Governo Prodi II agli inizi del 2008, l'iter della legge si arresta completamente.

Tuttavia nel giugno 2008, pochi mesi dopo l'inizio della XVI Legislatura, lo stesso Levi (rieletto come deputato del Partito Democratico), presenta un disegno di legge sull'editoria analogo al precedente.[17][18] La nuova proposta di legge viene assegnata alla VII Commissione cultura il 6 novembre 2008.

A seguito di un'indagine[18] del giornalista Luca Spinelli che denuncia la nuova legge e ne descrive i possibili effetti, il 10 novembre 2008 scoppia una polemica nazionale con le vibranti polemiche[19] da parte di associazioni (Assoprovider, Altroconsumo...) e di noti giornalisti, tra i quali lo stesso Spinelli che definirà la norma «passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa»[18], approfondendo la situazione in un successivo editoriale[20] a cui si allineeranno le critiche di altri opinionisti e politici come Vincenzo Vita, Giuseppe Giulietti, Gad Lerner, Pino Scaccia, Beppe Grillo, Mina Welby, ed altri.[21][22][23][19]

Dopo lo scoppio delle polemiche e a seguito delle notevoli proteste dalla Rete, il deputato Ricardo Franco Levi dichiara con un comunicato stampa[24] e in un intervento alla Camera[25]l'intento di «cancellare dal testo il breve capitolo su internet». Ricevendo, tuttavia, ulteriori critiche per la presa di posizione poco chiara e non seguita da fatti.[25]

La norma si trova allo stato in fase di "assegnazione alla VII Commissione Cultura" [2].

(wikipedia)


Dissesto finanziario 'Agile-Eutelia', otto arresti e perquisizioni GdF in tutta Italia




ultimo aggiornamento: 09 luglio, ore 12:00
Roma (Adnkronos) - Secondo la procura di Roma, che coordina le indagini, sarebbe stato un articolato sistema di frode a portare il gruppo alla grave situazione di insolvenza per milioni di euro anche nei confronti di migliaia di lavoratori.

Roma, 9 lug. - (Adnkronos) - Sono piu' di sessanta i finanzieri impegnati, dall'alba di oggi, nell'esecuzione di8 misure cautelari in carcere e 22 perquisizioni in numerose citta' italiane in merito alla complessa ricostruzione di un articolato sistema di frode che ha portato l'importante gruppo societario 'Agile-Eutelia', operante nel settore delle telecomunicazioni e dell'information technology, ad una situazione di gravissimo dissesto economico finanziario e di insolvenza per milioni di euro anche nei confronti di migliaia di lavoratori. L'attivita' odierna e' coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.

giovedì 8 luglio 2010

Su Berlusconi e Milano4 lo avevamo anticipato - Paolo Berdini


L’Unità di oggi apre la prima pagina con la vicenda di Milano 4
, e cioè il nuovo quartiere residenziale che una società della casa vorrebbe costruire su terreni di Berlusconi ad Arcore.Quanto affermato dunque sul blog de Il Fatto quotidiano 4 giorni, è tutto vero e confermato. Si acquistano terreni agricoli e con la “politica” (quella vergognosa che va tanto di moda) si cambia destinazione d’uso lucrando decine di milioni di rendita fondiaria parassitaria. Senza creare un solo posto di lavoro, con il solo cambio di categoria urbanistica si guadagna quanto un artigiano imprenditore di se stesso o una piccola azienda non guadagnerà in tutta una vita di lavoro.

Il paese è sempre più diviso nella categoria dei furbi, quelli per intenderci che frequentano le sale d’aspetto della politica, pagano mazzette e ottengono in cambio varianti urbanistiche ad hoc, e il restante 99% che vive di lavoro, da quello stabile, a quello precario, a quello delle partite iva.

E’ una situazione intollerabile perché fino a quando non verrà cancellato questo scandaloso modo di guadagnare fortune, saranno sempre meno coloro che avranno voglia di rischiare di fare impresa, di investire soldi nel futuro di una produzione o di una azienda. E’ questo il motivo profondo del declino italiano. Viene lasciata aperta, anzi incentivata da tutte le leggi approvate bipartisan negli ultimi venti anni, la comoda – per qualcuno – strada dell’urbanistica contrattata e ciò rappresenta oggettivamente un’anomalia del mercato economico. E’ infatti evidente che in questo modo si corrompe l’intero sistema produttivo.

Da sottolineare che siamo l’unico paese d’Europa in cui la speculazione edilizia è ancora tollerata e aiutata legislativamente. Negli altri paesi la pianificazione urbanistica viene rispettata e nessuno si sogna di fare speculazione come il caso del re di Arcore. L’urbanistica contrattata, e cioè il sistema discrezionale che permette a questa classe di politici di poter decidere qualsiasi cosa e in qualunque luogo, non esiste. Siamo un paese anomalo.

Un solo ultimo esempio dell’intreccio tra speculazione immobiliare e vita economica. Si sta concludendo come noto in questi giorni la trattativa economica tra le banche creditrici e la famiglia
Sensi, proprietaria della Roma. Qualche mese fa era stato annunciato che su terreni a destinazione agricola si sarebbe costruita una gigantesca quantità di cemento. Case, ipermercati e lo stadio della Roma che rappresentava lo specchietto per le allodole. Il caso è identico a quello di Arcore ed è uguale alle centinaia che avvengono in ogni parte d’Italia nel silenzio degli organi di informazione.

La trattativa con le banche è ferma proprio sulla valutazione del valore dei terreni su cui sorgerà la nuova città della Roma. Oggi sono classificati agricoli e non valgono nulla. Ma con un aiutino della politica potrebbero aumentare il valore di cento volte. L’Italia è soffocata dalla speculazione edilizia
.


Arrestato Cola, ex consulente Finmeccanica I pm: "Ha riciclato denaro del gruppo Mokbel"



Il manager fermato a Roma poche ore prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti. La procura lo accusa di riciclaggio di sette milioni e mezzo per l'acquisto del 51% della Digint srl

di MARIA ELENA VINCENZI ed ELSA VINCI

Svolta nell'indagine su Finmeccanica. Alle tre di oggi pomeriggio i carabinieri del Ros hanno arrestato Lorenzo Cola, 44 anni, ex consulente di Finmeccanica, con l'accusa di concorso in riciclaggio aggravato. A Cola è stato notificato un provvedimento di fermo firmato alle 2.30 della notte tra mercoledì e giovedì dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Rodolfo Sabelli, Giovanni Bombardieri, Francesca Passaniti. Al manager ed ex consulente personale del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, e della moglie e amministratore delegato di Selex, Marina Grossi, la procura contesta il riciclaggio di sette milioni e mezzo di euro versati dal gruppo di Gennaro Mokbel (coinvolto nella megafrode da due miliardi di euro Fastweb e Telecom Italia Sparkle) per l'acquisto del 51 per cento della società Digint srl. Questa somma, secondo quanto ricostruito con rogatorie a Hong Kong, San Marino e Svizzera, faceva parte di un versamento complessivo di otto milioni e 300 mila euro nominalmente utilizzati per l'acquisizione societaria. In realtà, quei sette milioni e mezzo sarebbero stati il prezzo illecito preteso da Cola per chiudere l'affare Digint Finmeccanica.

Cola è stato fermato a Roma, nella centrale piazza San Lorenzo in Lucina, poche ore prima di imbarcarsi sul volo che, via Parigi, lo avrebbe dovuto portare stanotte negli Stati Uniti. Il manager era arrivato in Italia nei giorni scorsi, a Milano, proveniente dalla Svezia dove sua moglie aveva appena partorito. A renderenecessario il fermo, secondo la Procura, ''il concreto e fondato pericolo di fuga'', dimostrato dalla ''consapevolezza dell'indagato di un'indagine a suo carico e dall'imminente allontanamento per l'estero''.

Cola è stato trasferito nel carcere di Rebibbia dove ha nominato quali suoi avvocati il professor Franco Coppi e Ottavio Marotta. La perquisizione della sua abitazione a Roma, nel quartiere Parioli, è proseguita per tutto il pomeriggio. Entro 48 ore il gip dovrà interrogarlo e decidere se convalidare o meno il suo fermo.


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/08/news/finmeccanica_8_luglio-5483457/?ref=HREC1-1






Carboni in cella, spunta la massoneria nelle indagini sull’eolico




Secondo la magistratura gli arrestati cercavano di influire sulle decisioni istituzionali, compresa la decisione della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano

L’imprenditore Flavio Carboni, coinvolto nell’inchiesta sugli impianti eolici da costruire in Sardegna, è stato arrestato a Roma dai carabinieri. In cella sono finiti anche altri due degli indagati, il geometra Pasquale Lombardi e l’imprenditore napoletano Arcangelo Martino. Ai tre arrestati viene contestata anche la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete: nelle inchieste spunta quindi per la prima volta l’ombra della massoneria.

L’inchiesta che ha determinato l’arresto di
Martino, Carboni e Lombardi, rappresenta uno stralcio dell’inchiesta principale sull’eolico già in corso da due anni in cui sono coinvolti anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini e l’attuale presidente della regione Sardegna, Cappellacci. A firmare gli ordini di custodia cautelare è stato il gip Giovanni De Donato su richiesta del pubblico ministero Rodolfo Sabelli. Si tratta di un’ordinanza di una sessantina di pagine in cui sono contestati i reati di associazione per delinquere semplice e violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi che riguarda le associazioni segrete. L’accusa, in sostanza, è quella di avere costituito una vera e propria associazione segreta, finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine di cariche istituzionali di rilievo.

Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi avrebbero tentato, nella primavera del 2009, di avvicinare i giudici della
Corte Costituzionale per influire sull’esito del giudizio relativo al cosiddetto Lodo Alfano che aveva introdotto la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. E’ una delle contestazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni De Donato. Ma ai tre indagati il giudice attribuisce altri tentativi di intervento, a cominciare dalle pressioni esercitate tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 per cercare di candidare alla presidenza della Regione Campania Nicola Cosentino e di recuperare la candidatura dello stesso, dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti, avvicinando il presidente della Corte di Cassazione. Non solo, ma dopo che il partito aveva deciso di puntare su Stefano Caldoro, il gruppo si sarebbe attivato per screditare il nuovo candidato, tentando di diffondere notizie diffamatorie sul suo conto. Tra gli altri episodi che la magistratura attribuisce ai tre, ci sono anche il progetto per la produzione di energia eolica in Sardegna, con la nomina di soggetti favorevoli al progetto, alcune pressioni su componenti del Csm per la nomina a cariche direttive di alcuni magistrati graditi (tra i quali, secondo il gip, Alfonso Marra, aspirante alla carica di presidente della corte di appello di Milano), diversi tentativi di influenzare l’esito del ricorso per la riammissione della lista del presidente della Lombardia Roberto Formigonie ripetute pressioni su rappresentanti del ministero della Giustizia affinche’ venisse avviata unaispezione sui magistrati milanesi che, facendo parte del collegio, esclusero la stessa lista Formigoni.

Chi è Flavio Carboni?

Una condanna definitiva a 8 anni e 6 mesi per la vicenda del fallimento del Banco Ambrosiano e una serie di assoluzioni: dall’accusa di concorso nell’omicidio di Roberto Calvi dopo che il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo; dall’accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, vice di Calvi all’ Ambrosiano, dall’accusa di falso e truffa ai danni del Banco di Napoli, dall’accusa della ricettazione della borsa di Calvi.

Dal suo primo arresto, avvenuto in Svizzera nell’estate del 1982, la vita di Carboni è stato un continuo andirivieni tra aule di tribunale e arresti. L’ improvviso successo economico comincia negli anni ’70 con una serie di società immobiliari e finanziarie. Carboni si muove anche nel mondo dell’editoria. Diventa proprietario del 35% del pacchetto azionario della “Nuova Sardegna” ed editore di “Tuttoquotidiano”, per il fallimento del quale era stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.

Stretto – secondo i pm – il legame che Carboni avrebbe avuto con esponenti della banda della Magliana e della mafia. Il suo nome è però legato soprattutto alla storia del Banco Ambrosiano e della morte di Calvi, per la quale, oltre alla recente assoluzione dall’accusa di concorso in omicidio, era stato già chiamato in causa per la falsificazione del passaporto e l’espatrio clandestino del banchiere e per concorso in esportazione di capitali. Durante il sequestro Moro, invece, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l’intervento della mafia per la sua liberazione. Qualche giorno dopo riferì però che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti.

Carboni ha avuto rapporti anche con Francesco Pazienza, con Licio Gelli e con l’ex gran maestro della Massoneria Armando Corona. Il suo nome compare anche nel falso dossier di Demarcus pubblicato sull’Avanti, (per il quale recentemente è stato indagato anche Cesare Previti) che sosteneva un legame tra Stefania Ariosto e i servizi segreti. Il dossier parlava anche di un incontro tra la Ariosto e Carboni. Infine, il nome del faccendiere sardo entra anche nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi per cui è stato ascoltato in Procura a Roma, come testimone, il 4 febbraio scorso.

Leggi la storia dell’inchiesta sugli impianti eolici in Sardegna. Gli inquirenti ipotizzano un intreccio tra, politica, mafia e massoneria.


Flavio Carboni e i misteri italiani Dai "Frati Neri" alle pale eoliche

Il suo nome rientra nelle inchieste più scottanti degli ultimin trent'anni, dall'assassinio di Roberto Calvi al sequestro Moro alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Con una sola condanna per il crack del Banco Ambrosiano

ROMA - Flavio Carboni, arrestato nell'ambito dell'inchiesta 1 sull'eolico in Sardegna, sembra il comune denominatore di quasi tutti i grandi misteri italiani degli ultimi trent'anni. Il passepartout con cui aprire e addentrarsi in qualsiasi dossier, dalla banda della Magliana all'omicidio di Roberto Calvi, al sequestro Moro, ai piani sovversivi di Licio Gelli, al caso Orlandi. E alla fine ritrovarsi ancora con quella chiave in mano, lucida e pronta a un nuovo utilizzo.

Perché ad oggi, Flavio Carboni è stato riconosciuto colpevole solo una volta: 8 anni e sei mesi di reclusione per il fallimento del Banco Ambrosiano, insieme a Umberto Ortolani e Gelli, ai quali sono stati inflitti 12 anni, e a Francesco Pazienza, condannato a otto anni. Poi, una collezione di assoluzioni. Dall'accusa di concorso nell'omicidio del banchiere Calvi, ritrovato il 17 giugno 1982 impiccato a Londra sotto Blackfriars Bridge, il ponte dei frati neri, nella messinscena di un suicidio. Per Carboni il pm aveva chiesto l'ergastolo.

Assolto dall'accusa della ricettazione della borsa di Calvi con tutto il suo compromettente contenuto: Carboni era accusato di aver venduto il materiale a monsignor Pavel Hnilicaad, alto prelato dello Ior, che dichiarò di voler proteggere il buon nome della Chiesa e di Papa Giovanni Paolo II. Assolto dall'accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, il vice di Calvi all'Ambrosiano. E ancora, assolto dall'imputazione per falso e truffa ai danni del Banco di Napoli.

Carboni crocevia di trattative segrete e inconfessabili, Carboni mediatore tra i poteri occulti, referente per politici, imprenditori e criminali per qualsiasi "faccenda". Un ruolo che Carboni si guadagna con la potenza del denaro e i tanti modi in cui lo si può utilizzare. L'improvviso successo economico di Carboni comincia negli anni '70, con una serie di società immobiliari e finanziarie. In quegli anni si muove anche nel mondo dell'editoria: proprietario del 35% del pacchetto azionario della "Nuova Sardegna" ed editore di "Tuttoquotidiano", per il fallimento del quale era stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.

Nell'estate del 1982 il primo arresto, in Svizzera. Da quel momento inizia per Flavio Carboni la lunga e assidua frequentazione di inchieste e tribunali. Provato il suo stretto legame con esponenti della banda della Magliana e della mafia. Banda della Magliana implicata a sua volta nell'assassinio di Roberto Calvi. Carboni è chiamato in causa, ma assolto, oltre che per l'omicidio, anche per la falsificazione del passaporto e l'espatrio clandestino del banchiere e per concorso in esportazione di capitali.

Nel 1978, durante il sequestro di Aldo Moro, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l'intervento della mafia per la liberazione del presidente della Democrazia Cristiana. Qualche giorno dopo Carboni riferì che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti.

Il nome di Carboni compare anche nel falso dossier di Demarcus pubblicato sull'Avanti, per il quale recentemente è stato indagato anche Cesare Previti. Il documento sosteneva un legame tra Stefania Ariosto, implacabile accusatrice di Previti, e i servizi segreti. Tra le pieghe spuntava anche un incontro tra la Ariosto e Carboni.

Infine, il nome di Flavio Carboni entra anche nell'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e solo il 4 febbraio scorso si registra la sua testimonianza sul caso in procura a Roma. I magistrati gli hanno chiesto se fosse a conoscenza di particolari sulla vicenda, soprattutto alla luce dei rapporti che Carboni ha avuto con esponenti del Vaticano e, nell'ambito della sua attività di uomo d'affari, con soggetti legati in qualche modo alla Banda della Magliana. Rapporti con il gruppo criminale capitolino che Carboni ha sempre negato, affermando che si trattava di rapporti con persone di cui ignorava l'appartenenza alla banda.

(08 luglio 2010)