martedì 28 settembre 2010

lunedì 27 settembre 2010

L’impero off shore di Berlusconi. - Antonella Mascali





Fini ha ragione: grazie ai conti nei paradisi fiscali il premier ha pagato mazzette ed evaso il fisco.

La falsa campagna moralizzatrice dei “berluscones” contro le società off shore, per colpire Gianfranco Fini, non poteva che provocare una facile risposta del presidente della Camera, dopo la rottura con il cavaliere: “Sia ben chiaro: personalmente non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse”. Sottinteso, naturalmente, il nome di Silvio Berlusconi, il re dei fondi neri all’estero. Lo hanno accertato sentenze definitive. Come quella per il corrotto e prescritto avvocato David Mills, il mago delle off shore del premier. O la sentenza del processi All Iberian 2, che ha accertato una colossale evasione fiscale, 1500 miliardi di lire, ma non ha potuto decretare la condanna di Berlusconi. Come? Grazie a una delle sue leggi, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, “ il fatto non costituisce più reato”.

Ville, barche e soldi
Fini ha parlato anche di ville e barche. Si riferiva ad almeno sei ville che il suo ex alleato possiede tra
Antigua e le Bermuda, intestate a off shore. Berlusconi è proprietario anche di una barca di 48 metri, valore all’incirca 13 milioni di euro. È intestata alla società Morning Glory Yachting Limited, neanche a dirlo, con sede alle Bermuda.
Il salto verso i fondi neri, il Cavaliere l’ha compiuto a metà anni ’90 servendosi di Mills, soprannominato l’architetto delle off shore. Le società occulte all’estero hanno permesso a Berlusconi di accantonare centinaia di miliardi di lire, di evadere il fisco, di pagare mazzette, come i 21 miliardi a
Bettino Craxi, di eludere la legge Mammì, che all’epoca impediva a un editore di avere più di 3 televisioni. Il cavaliere, invece, era anche l’azionista di maggioranza, segreto, di Tele più. La sentenza di primo grado del processo Fininvest- Gdf del ’96 ha stabilito che alcuni militari delle fiamme gialle si sono fatti corrompere proprio per non indagare sulle off shore del biscione. In appello e in Cassazione le prove per condannare il premier non sono state ritenute sufficienti. In secondo grado ha contribuito alla sua salvezza, la falsa testimonianza di Mills del novembre ’97. Sappiamo adesso che per quella, come per un’altra deposizione reticente, al processo All Iberian, gennaio ’98, il legale ha avuto 600 mila dollari. E per queste dichiarazioni taroccate in suo favore, Berlusconi è ancora sotto processo. Sospeso, come gli altri procedimenti, grazie ai vari scudi.
Ai giudici milanesi di All Iberian, Mills ha nascosto tra l’altro anche i reali beneficiari di “
Century One” ed “Universal one”, le due off shore nell’isola di Guarnsey, intestate a Marina e Piersilvio Berlusconi, per decisione del padre. Un fatto che scopriranno nel 2004 i pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo. Mentre i difensori di Berlusconi fino ad allora avevano ripetuto che erano “ società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset”.

I falsi in bilancio
I falsi in bilancio, conseguenza del vizietto delle off shore, hanno portato a un altro processo: quello per la
compravendita dei diritti tv di Mediaset. Ma grazie a un’altra delle leggi ad personam, la ex Cirielli, che ha accorciato la prescrizione, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Restano in piedi quelle fino al 2003. C’è poi una costola di questa indagine, denominata “Mediatrade-Rti”, in fase di udienza preliminare, bloccata sempre per il legittimo impedimento. Berlusconi è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale. Mentre il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri di frode fiscale, fino al settembre 2009. Secondo la procura di Milano, Mediaset avrebbe nuovamente falsificato i bilanci e gonfiato i costi per l’acquisto di diritti tv da major americane. I soldi, 100 milioni di dollari, sarebbero transitati su banche estere e, in gran parte, confluiti su conti riconducili a Berlusconi e ad alcuni suoi manager. A Silvio Berlusconi, sono contestate operazioni tra il 2002 e il 2005. Anni, come per l’inchiesta madre, in cui era sempre presidente del Consiglio.

Dal Fatto Quotidiano del 26/ 09 / 2010



sabato 25 settembre 2010

Le 10 Strategie di Manipolazione Mediatica. - Noam Chomsky




1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.

Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità.

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire.

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.

Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.

* “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com .

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/30751/78/



venerdì 24 settembre 2010

Kossiga e Cossiga: da Gladio al 9/11. Quello che i media evitano di diffondere.





Si sa che i bambini non hanno molti peli sulla lingua, e a volte sono di una sincerità disarmante. Allo stesso modo i vecchi a volte perdono ogni inibizione e dicono la verità.
Ricordiamo quanto appena due anni fa il defunto Francesco Cossiga (ormai già vecchio e non più saldo in salute) disse, in occasione delle manifestazioni di protesta di alunni e docenti contro la riforma Gelmini (quasi beatificato dai media in occasione dei suoi funerali):

Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Gli universitari? Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì“.

Ecco quindi Cossiga che candidamente ammette di avere ordinato delle azioni che si possono benissimo definire terroristiche e suggerisce ad un ministro di fare altrettanto; d’altronde egli apparteneva a Gladio(stay behind), una struttura militare segreta coinvolta in tantissimi episodi di terrorismo di stato (strategia della tensione).
Se egli può dire queste cose in tutta tranquillità senza che nessuno indaghi, ciò vuol dire che la magistratura è al servizio dei potenti, in quanto la pubblicazione di simili dichiarazioni dovrebbe essere a ragion di legge considerata
notitia criminis, dovrebbe forzare la magistratura ad aprire un’indagine quanto meno per istigazione a delinquere (se i reati del passato sono già caduti in prescrizione).
Come se non bastasse in un recente libro/intervista realizzato col giornalista Andrea Cangini, dal titolo e dal contenuto assolutamente incredibile, “
Fotti il potere“, possiamo leggere queste parole (a pagina 256):


E’ chiaro che si può essere grandi mascalzoni e al tempo stesso grandi statisti. Pietro il grande modernizzò la Russia, ma strangolò il figlio con le sue stesse mani. Per non parlare di Stalin e Hitler… La grandezza politica dell’uomo non è necessariamente legata alla sua statura morale. Anzi, una certa predisposizione al male sono convinto che aiuti… Un grande leader non può che essere un attento conoscitore della natura umana e deve pertanto avere una certa familiarità con il lato oscuro che ciascun uomo tende solitamente a lasciare avvolto nella tenebra. Conoscere il male per averlo frequentato: è questa la caratteristica dei grandi leader politici così come dei santi.”
Come scrive Fabio Chiusi ecco alcune “
strabilianti” (ma non per noi) affermazioni fatta da Cossiga nel libro “Fotti il potere“:

“FOTTI IL POTERE”
di Francesco Cossiga con Andrea Cangini

Le regole non scritte, i meccanismi profondi, le dinamiche eterne del gioco: per la prima volta un protagonista indiscusso della vita pubblica italiana racconta senza pudore né ipocrisia cos’è e come funziona la politica:
- La bomba di piazza Fontana fu opera degli americani.
- La politica è una droga che non prevede disintossicazioni.
- Governare è far credere.
- Per il Vaticano contano solo i soldi.
- Politici incoerenti? Certo, embè?
- I politici sono marionette nelle mani dei banchieri.
- Non c’è leader politico che non possa essere arrestato per tangenti.
- La politica è un’arte, cultura e ragione non contano.
- La mafia ci appartiene, tanto vale accettarla.
- I politici si convincono intimamente di quel che gli conviene.
- Le grandi potenze ammazzano e torturano.
- Oltre all’Fbi, fu il mondo economico a mettere in piedi Mani Pulite.
- … è per questo che Berlusconi finirà male.
- La politica ha bisogno di silenzi e zone d’ombra.
- Esistono tradimenti doverosi e persino morali.

Insomma, dopo avere accennato al fatto che a questo mondo le banche detengono il vero potere e che mani pulite fu un’operazione attentamente studiata e diretta da poteri occulti per dei fini non certo moralizzatori, ci mancava solo che Cossiga confessasse che gli attentati dell’undici settembre 2001 sono stati realizzati dal governo statunitense, vero?
Ebbene Cossiga ha ammesso anche questo, dichiarando persino che i parlamentari ormai sono praticamente tutti a conoscenza, di questa storia, solo che per ovvi motivi non lo affermano in pubblico.
Leggiamo a tale proposito sul
corriere.it un comunicato di Francesco Cossiga che recita testualmente:


«
A quanto mi è stato detto domani o dopo domani la più potente catena quotidiani-periodici del nostro Paese dovrebbe dare le prove, con uno scoop eccezionale, che il video (in realtà un audio, ndr) nel quale riappare Osama Bin Laden, leader del ‘Grande e potente movimento di Rinvicita Islamica Al Qaeda’, che Allah lo benedica!, nel quale sono formulate minacce anche all’ex premier Silvio Berlusconi, sarebbe nient’altro che un videomontaggio realizzato negli studi di Mediaset a Milano e fatto giungere alla rete televisiva islamista Al Jazira che lo ha ampiamente diffuso.
La ‘trappola’ sarebbe stata montata, secondo la sopra citata catena di stampa, per sollevare una ondata di solidarietà verso Berlusconi, nel momento nel quale si trova in difficoltà anche a causa di un altro scoop della stessa catena giornalistica sugli intrecci tra la Rai e Mediaset. Da ambienti vicini a Palazzo Chigi, centro nevralgico di direzione dell’intelligence italiana, si fa notare che la non autenticità del video è testimoniata dal fatto che Osama Bin Laden in esso ‘confessa’ che Al Qaeda sarebbe stato l’autore dell’attentato dell’11 settembre alle due torri in New York, mentre tutti gli ambienti democratici d’America e d’Europa, con in prima linea quelli del centrosinistra italiano, sanno ormai bene che il disastroso attentato è stato pianificato e realizzato dalla Cia americana e dal Mossad con l’aiuto del mondo sionista per mettere sotto accusa i Paesi arabi e per indurre le potenze occidentali ad intervenire sia in Iraq sia in Afghanistan. Per questo nessuna parola di solidarietà è giunta a Silvio Berlusconi, che sarebbe l’ideatore della geniale falsificazione, né dal Quirinale, né da Palazzo Chigi né da esponenti del centrosinistra!».


Se così stanno le cose ci vuole poco ad ipotizzare che anche rispetto ad altre questioni i nostri deputati siano costretti a tacere pur sapendo perché poteri molto più forti glielo impongono. Ciò spiegherebbe bene come mai un’operazione criminale di portata internazionale come quella del rilascio di scie chimiche venga sostanzialmente tenuta fuori dalle discussioni del parlamento (fa eccezione qualche sporadica interrogazione parlamentare, che però non lascia il segno).
I parlamentari insomma, secondo la dichiarazione di Cossiga sono poco più che delle marionette, hanno ben poca libertà di movimento, e più che combattersi tra di loro collaborano nel tenere la popolazione all’oscuro delle questioni più importanti: cosa direbbe la popolazione se fosse tutta realmente informata su quanto realmente avvenuto quel fatidico 11 settembre 2001?
Per dirla con Camilleri il parlamento sembra proprio un bel teatrino dei pupi.
Ma veniamo ad un altro vegliardo della politica italiana, Giorgio Napolitano, ufficialmente ex comunista (per quanto appartenente già ai tempi del PCI alla corrente più moderata).

Come viene riportato dalla stampa e dalle televisioni (un esempio per tutti un articolo de Il Tempo) egli ha affermato, uscendo dalla camera ardente:
“È stato un omaggio a un grande uomo di Stato, ho salutato un amico” .
Ah già, quello che apparentemente è un avversario politico di lunga data con alle spalle un passato non certo limpido che inneggia alla violenza poliziesca viene ricordato come un amico da un presidente che vorrebbe farsi credere “
di sinistra“.
Forse sono parole che vanno messe in relazione con la compartecipazione di Gianfranco Fini e Massimo D’Alema alla stessa organizzazione, il CFR europeo.
Ma visto che siamo in tema di omaggi funebri al cosiddetto “
presidente emerito” (oh che bel neolinguaggio orwelliano!) vediamo come anche la chiesa si è espressa per “santificare” una persona che non era certo uno stinco di santo.
Su un articolo pubblicato sul
corriere.it possiamo leggere quanto segue:


Conversando con i figli del presidente, monsignor Bertone ha definito Cossiga «uno statista di spiritualità cristiana». «Ieri insieme al Papa abbiamo celebrato una messa in suffragio di Francesco. Il Papa lo ricorda come un amico caro» ha detto il cardinale Tarcisio Bertone uscendo dalla camera ardente del Policlinico Gemelli . «Era un fervente cattolico, ha raggiunto traguardi religiosi e spirituali importanti, come la beatificazione di Rosmini a cui Cossiga era particolarmente legato, quella di Newmann e la proclamazione di San Tommaso Moro proclamato patrono dei politici. Il Papa lo conosceva bene – ha aggiunto Bertone – discutevano spesso e lo ricorda come un amico caro». Bertone ha poi ripetuto la frase che Cossiga ha scritto nelle lettere lasciate alle massime autorità: «Come lui ha auspicato, “Dio protegga l’Italia”».


Insomma sono tutti amici e fratelli, dal momento che il presente papa ricorda Francesco Cossiga come un caro amico; del resto Benedetto XVI non fa mistero di essere amico anche di Henry Kissinger, mandante del colpo di stato fascista in Cile e dei sanguinari bombardamenti in Cambogia: saranno forse queste per il Papa Ratzinger delle “manifestazioni di spiritualità cristiana“?

http://www.stampalibera.com/?p=15241



mercoledì 22 settembre 2010

La Camera ha ufficialmente siglato il suo patto con la camorra.





Oggi, 22 settembre 2010, la Camera dei deputati ha votato no all'uso delle intercettazioni nei confronti del l'ex sottosegretario Cosentino con 308 voti.

Hanno votato a favore 285 deputati dei 297 previsti (201 del PD, 24 dell'Idv, 34 di Fli, 31 dell'UDC, e 7 dell'Api) e poichè il voto, su richiesta del PdL, si è svolto a scrutinio segreto, c'è da sospettare che all'interno dell'opposizione, estesa anche ai finiani, esistano i franchi tiratori.

Ma tornando all'oggetto della votazione viene spontaneo chiedersi come mai la Camera ha negato l'uso delle intercettazioni a carico di Cosentino indagato per associazione camorristica?

E non è la prima volta che la Camera protegge l'ex sottosegretario.

A suo tempo, respinse l'autorizzazione a procedere per l'esecuzione della custodia cautelare, chiesta dai magistrati e confermata dalla Corte di Cassazione, per il reato di concorso in associazione camorristica.

Sorge spontaneo, pertanto, sospettare che Cosentino sia stato imposto alla politica dalla camorra e che la politica sia sotto il ricatto della camorra.

Voti di scambio? Scambio di favori? Tutto è possibile, ormai, in politica.

Noi possiamo solo prendere atto del fatto che oggi la politica ha suggellato il suo patto ufficiale con la camorra ubbidendo all'ordine: Cosentino non si tocca!

Siamo autorizzati anche ad pensare che da oggi il Governo si sia sottomesso alla Lega che, con questo regalo, o "voto di scambio", se preferite, risulta l'unica vincitrice della bagarre.

Che si aspetta a sfiduciare questo governo che dall'insediamento ad oggi poco ha fatto per i cittadini, ma molto per proteggere delinquenti ed evasori fiscali?


martedì 21 settembre 2010

Report: "Il banco vince sempre" - prima parte



Where is Silvio?





Questa settimana, in occasione dell'apertura dei lavori della 65esima sessione dell'Assemblea Generale dell'Onu, a New York si apre anche il summit del Millenium Development Goals (MDGs Summit), gli obiettivi di sviluppo mondiali prefissati nel 2000 e che, alla scadenza del 2015, dovrebbero ridurre della metà il numero degli abitanti della terra che soffrono la fame, le malattie, espandere e proteggere i diritti delle donne e dei bambini, favorire lo sviluppo nei paesi più poveri e arrestare la degradazione ambientale.


Con il Presidente Usa Barack Obama, come ha annunciato il Segretario generale dell'Onu Ban ki Moon, almeno altri 140 tra capi di stato e di governo assicureranno la loro presenza.


Praticamente tutta la leadership mondiale si concentrata nell'isola di Manhattan, eppure tra le limousine con presidenti, primi ministri e dittatori dirette verso il Palazzo di Vetro ancora in fase di restauro, non ci sarà quella con il capo del governo italiano Silvio Berlusconi.


Si vedrà un'auto nera con la bandierina tricolore, ma trasporterà il ministro degli Esteri Franco Frattini e le ministre Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, ma non saranno in compagnia del loro capo.


Come mai accanto ad Obama vedremo Sarkozy o Merkel e magari anche il capo del governo di una sperduta isola del pacifico, ma non il nostro Berlusconi? Barack esclamerà "Where is Silvio?" quando non lo vedrà spintonare per stargli accanto nella foto ufficiale?


Quando abbiamo chiesto all'Ambasciatore Cesare Ragaglini perché il Premier italiano non sarà questa settimana a New York, il serio ed esperto diplomatico a capo della missione d'Italia all'Onu ha risposto: "Il presidente del Consiglio ha tenuto il discorso all'Assemblea generale l'anno scorso.


Quest'anno, come in passato, l'Italia è altamente rappresentata dal Ministro degli Esteri, e anche dal sottosegretario Scotti e da una importante delegazione di ministri, senatori e deputati".


Quando abbiamo insistito sui motivi dell'assenza, dato che quest'anno c'era non solo l'apertura dei lavori dell'Assemblea Generale dell'Onu, ma il vertice MDGs i cui obiettivi lo stesso segretario generale Ban ki Moon ha ribadito essere fondamentali per il rafforzamento della stabilità e la sicurezza nel mondo, il capo missione italiano all'Onu, con una espressione nel viso che appariva sempre più crucciata, ha chiuso l'argomento così: "Questa è una domanda che andrebbe posta a Palazzo Chigi".


Già, perché Berlusconi non sarà a New York proprio nella settimana in cui ci saranno tutti i leader che contano?


Colui che più e meglio di altri soppesa e sa sfruttare ogni occasione mediatica, come può "bucare" l'appuntamento tra gli "statisti indispensabili" per la sicurezza e il benessere globale?


Come può non sfruttare l'occasione per rianimare, magari grazie ad un servizio ben confezionato dal Tg1 di Minzolini, certi sondaggi afflosciati?


Forse ha qualche impegno irrevocabile?


E cosa ci può essere di più importante di sedersi a tavola con i leader di Usa, Russia, Cina per decidere delle sorti del mondo e di quanti altri milioni di dollari l'Italia dovrà sganciare per non sentirsi poi accusare di non aver mantenuto le promesse?


Le agenzie di stampa riferiscono che il presidente del Consiglio la prossima settimana sarà impegnato nel mettere a punto il discorso che terrà a fine mese alla Camera dei deputati sui programmi fondamentali del suo governo, intervento che andrà ai voti e che determinerà quindi la continuazione o meno della fiducia della maggioranza parlamentare all'esecutivo.


Cioè Berlusconi sarebbe impegnato nella sopravvivenza del suo governo, rinchiuso giorno e notte a Palazzo Grazioli non potrà essere disturbato con gli affari del mondo?


Ma se fosse solo così, un paio di giorni a New York, in tempo per partecipare al vertice del MDGs, non avrebbero potuto compromettere il suo discorso che terrà tra dieci giorni.


Allora?


Che i servizi segreti lo avessero avvertito di un piano di attentato terroristico a Manhattan che con un colpo solo decapiterebbe la leadership mondiale?


E che farebbe Silvio, salverebbe lui senza avvertire Barack e gli altri?


E con chi li farebbe poi vertici mondiali, con Osama bin Laden?


No, ci deve essere qualche altra ragione che tiene lontano il Premier italiano da New York.


Forse l'animale mediatico Berlusconi pensa che il suo passaggio in questo momento all'Onu non gli sarebbe utile, o addirittura sarebbe controproducente.


Chissà.


Comunque, se qualche leader straniero nello scorgere la lista dei colleghi partecipanti al MDGs dovesse mai chiedersi, come mai l'onnipresente Berlusconi questa volta non ci sarà, nel tentativo di trovare una delle interpretazioni potrebbe leggere l'articolo appena pubblicato in inglese dalla rivista Foreign Policy, scritto dal Prof. James Walston e intitolato "The Bordello State".


E se poi qualcuno, incuriosito, volesse questa settimana comunque approfondire a New York l'Italia di Berlusconi, potrebbe recarsi lunedì 20 settembre alla Columbia University dove il giornalista e Prof. Alexander Stille terrà un dibattito sui rapporti tra il potere e i media in Italia con ospiti i giornalisti d'inchiesta Marco Travaglio e Peter Gomez e l'ex magistrato di Mani Pulite Pier Camillo Davigo. Il titolo dell'incontro: "Free Press vs. Government Control: How Journalists Confront Political Corruption in Berlusconi's Italy".


Già, anche se non verrà, questa settimana a New York Berlusconi sarà comunque tra i protagonisti.


http://www.americaoggi.info/2010/09/19/20661-where-silvio