mercoledì 26 gennaio 2011

Gruppo Ligresti, stipendi assicurati.

Politici, manager e parenti uniti per salvare Fondiaria (e i loro ricchi compensi). A libro paga ci sono i figli di La Russa, Pisanu, Tabacci e del top manager Marchionni

La famiglia? “E’ straunita”, garantisce Giulia Ligresti, figlia di Salvatore, sorella di Jonella e diPaolo, nonchè presidente della holding Premafin quotata in Borsa. Come dire: tutto resta come prima, anche se i Ligresti, per non alzare bandiera bianca di fronte ai debiti e alle perdite, sono pronti a cedere una fetta del loro impero all’assicurazione francese Groupama. Proprio ieri l’assemblea di Premafin ha dato via libera all’aumento di capitale che aprirà le porte (Consob permettendo) al nuovo importante socio. Mentre oggi tocca agli azionisti di Fondiaria assicurazioni, il cuore del gruppo, mettere ai voti la richiesta di denaro fresco al mercato. “Groupama non entrerà nella gestione”, ha ribadito ieri Giulia Ligresti. E questo, ha detto, “permetterà di mantenere l’italianità dell’azienda”.

D’accordo sull’italianità, ma la famiglia dell’anziano patron Salvatore (79 anni tra due mesi) sembra interessata a difendere anche un modello di gestione che non ha eguali tra le grandi società quotate italiane. Un modello da piccola impresa famigliare in cui le cariche (e i relativi lauti stipendi) sono spartiti tra una pattuglia di parenti, famigli, sodali e una ristrettissima cerchia di manager di provata fedeltà. Molti analisti si domandano se questo stile di governo verrà alla fine accantonato per effetto dell’arrivo dei francesi e della stretta delle banche creditrici, guidate da Mediobanca e Unicredit.

“Niente cambia”, è il messaggio che arriva da casa Ligresti. Sono salvi gli stipendi, allora. Come pure le altre prebende garantite agli amici di famiglia. E non sembra imminente neppure un taglio delle poltrone nei pletorici consigli di amministrazione del gruppo. Premafin, Fondiaria e Milano, le tre società quotate con targa Ligresti, contano in totale ben 48 amministratori. Quasi un record per la Borsa nazionale. Come pure non temono confronti i compensi garantiti ai capiazienda. I tre figli di Ligresti, per dire, tra il 2007 e il 2009 hanno guadagnato circa 12 milioni di euro ciascuno versati da società del gruppo Premafin, compresa Fondiaria. Giulia è presidente della holding, Jonella si occupa delle assicurazioni, mentre Paolo è concentrato soprattutto sul business immobiliare.

Nel 2009, mentre i conti di Fondiaria naufragavano travolti dalle perdite (quasi 400 milioni) sono spariti i bonus, ma la presidente Jonella con i due vice Paolo e Giulia hanno guadagnato quasi 3 milioni ciascuno. Senza contare l’amministratore delegato Fausto Marchionni (prossimo a lasciare l’incarico) gratificato con 3,7 milioni di stipendio, un taglio di 600 mila euro rispetto ai 4,3 milioni dell’anno precedente. Ai piccoli azionisti di Fondiaria è andata decisamente peggio. Tra il 2008 e il 2009 il valore di Borsa della compagnia si è ridotto di oltre il 60 per cento. E adesso sono chiamati ad aprire il portafoglio per tappare le falle nei bilanci del gruppo.

I tre figli di Salvatore Ligresti tengono, a loro volta, famiglia Luca Ortigara De Ambrosis è il marito di Giulia, mentre Jonella ha sposato Omar Bonomelli. Entrambi, De Ambrosis e Bonomelli, hanno trovato posto nel consiglio di amministrazione della Immobiliare Lombarda, che fa parte del gruppo Fondiaria, e di alcune aziende minori. L’avvocato Barbara De Marchi, moglie di Paolo Ligresti, è invece consigliere della Milano assicurazioni quotata in Borsa e di altre controllate come Sopabroker e Siat.

Poi ci sono i parenti dei manager. Antonio Talarico, classe 1942, è da almeno un ventennio il braccio destro del patron Salvatore in campo immobiliare e, di conseguenza, siede in molti consigli di amministrazione del gruppo. Anche sua figlia Alessandra è entrata a bottega. Si occupa di polizze. La troviamo nel board delle due compagnie Milano e Liguria, entrambe controllate da Fondiaria. Il figli di Marchionni, invece, si chiama Fabio, ha 40 anni e di mestiere fa il condirettore generale della Milano, di cui suo padre Fausto è presidente e amministratore delegato.

Un altro legame che sfida l’usura del tempo è quello tra i Ligresti e la famiglia La Russa. Il rapporto nasce con Antonino La Russa, avvocato, deputato missino, anche lui di Paternò come il patron di Fondiaria di cui fu da principio grande sponsor e poi collaboratore. Morto Antonino nel 2004, nel consiglio di Fondiaria troviamo suo figlio Vincenzo, anche lui avvocato, ex democristiano, fratello del ministro Ignazio. Il quale può contare su suo figlio Geronimo, che invece siede tra gli amministratori della holding Premafin e di altre tre società minori: Immobiliare Lombarda, Finadin e International Strategy. Il capitolo dei politici non finisce qui. Tra i consiglieri della Milano compareSimone Tabacci. Suo padre Bruno, parlamentare di lungo corso, è da qualche tempo transitato dall’Udc all’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. Poltrona garantita anche per l’erede di Giuseppe Pisanu, ex ministro e senatore del Pdl. Tra gli amministratori della Immobiliare Lombarda troviamo infatti Luigi Pisanu, figlio del settantaquattrenne politico ex democristiano. Menzione d’onore, infine, per Massimo Pini, 73 anni, l’ex craxiano diventato un fedelissimo di Ligresti. Come dire: poltrona garantita anche nella Fondiaria del futuro. Almeno fino a quando non parlerà francese.


Intercettazioni, la legge del Bunga. - di Domenico Gallo*



Nel nostro sfortunato paese la realtà supera sempre l'immaginazione. Le indagini accurate che la Procura di Milano coraggiosamente ha portato avanti nell'adempimento della sua funzione costituzionale di controllo di legalità, hanno squarciato il velo che copriva i sollazzi dell'imperatore e la sua corte di nani e ballerine. Ma la porno politica non sta nei rituali del bunga bunga bensì nell'assoggettamento delle istituzioni ai desideri ed ai vizi privati dell'imperatore.
Le ultime vicende confermano la degenerazione del ruolo del Presidente del Consiglio che, tradendo l'obbligo costituzionale di esercitare le sue funzioni con disciplina ed onore, si è trasformato in un satrapo, che si pone al di sopra delle leggi, respinge ogni controllo di legalità, insulta la giustizia, fa un uso privato delle istituzioni e corrompe le funzioni pubbliche, trasformando ministri e parlamentari in soggetti asserviti ai suoi interessi personali.
Da quando il velo è stato squarciato molti sarti si sono messi al lavoro per ripristinare la menzogna e cancellare ogni traccia di verità dalla comunicazione pubblica e dal senso comune.
Si è aperta una vera e propria gara fra i servi dell'Imperatore per restaurare l'aureola e creare nuovamente un'area di invulnerabilità attorno al sovrano, violato ed offeso dal controllo di legalità. E' difficile dare dei giudizi o fare delle graduatorie di merito fra i servitori più attivi. La palma potrebbe essere data ad una Sottosegretaria che si fa esplodere nelle trasmissioni televisive, o ai direttore di quei giornali della famiglia schierati a testuggine nella difesa dell'indecenza. Ma la palma per la prontezza della reazione spetta senz'altro a quel deputato, l'on. Vitali (Pdl) che il 28 ottobre, soltanto due giorni dopo l'esplosione dell'affare “Ruby” ha battuto tutti sul tempo, presentando un disegno di legge avente ad oggetto: "Riparazione di ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e conversazioni." Addirittura l'on. Vitali è riuscito ad interpretare e ad esaudire i desideri del Sovrano prima ancora che questi li esprimesse. Se Berlusconi nel suo video messaggio del 19 gennaio ha annunziato la sua intenzione di punire i magistrati che lo indagano, Vitali ci aveva già pensato tre mesi prima ed ha messo nero su bianco consegnando la sua proposta di legge alla Camera.
Secondo questo virtuoso disegno di legge i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno più autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni 'spiattellate' sui giornali, avranno diritto a un risarcimento fino ad un massimo di 100 mila euro, che sarà sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilità contabile" della Corte dei conti. Potrà infatti chiedere l'applicazione della legge chi è stato assolto con sentenza irrevocabile "perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un'imputazione formulata nell'ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni". Chi verrà prosciolto da ogni accusa, insomma, "avrà diritto a un'equa riparazione per l'intercettazione ingiustamente subita".
Ma la vera "chicca" è la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.
Insomma c'è un insieme di strumenti che consente effettivamente di punire i magistrati che indagano su Berlusconi e di scoraggiare ogni indagine passata futura e presente che possa dar fastidio a qualche potente.
Non c'è dubbio che Berlusconi apprezzerà molto la proposta di questo “suo” deputato e può darsi che l'on. Vitali farà dei passi avanti nell'organigramma dei fedelissimi, scavalcando molti altri postulanti.
Non c'è dubbio che se una simile sconcezza venisse trasformata in legge, si realizzerebbe un ulteriore oltraggio alle istituzioni repubblicane rafforzando la deriva verso una satrapia personale.
In passato una pessima legge elettorale (e tuttavia migliore della legge Calderoli) fu sconfitta dallo sconcerto che aveva suscitato nell'opinione pubblica, essendo passata alla storia come la legge-truffa. Se questa legge passasse alla storia come la legge del Bunga?

* Magistrato

http://www.articolo21.org/2465/notizia/intercettazioni-la-legge-del-bunga.html



I tentacoli di Berlusconi sui media, dal ''Corriere della Sera'' al ''Sole 24 ore''.




La fine del regime autocratico mediatico del Sultano Berlusconi si ripercuote come un terremoto anche nel settore dei grandi giornali: dal Corriere della Sera al Sole 24 ore, passando per i nuovi assetti di potere dentro Confindustria. Al Corriere della Sera si vivono ore di trepidazione. Da una parte la redazione è in attesa di votare nei prossimi giorni il Referendum interno, promosso dal direttore Ferruccio De Bortoli, su un’ipotesi di accordo con l’editore per modificare gli assetti del contratto integrativo di lavoro, proprio con la sua mediazione. Dall’altra, si intensificano i giochi di potere tra gli azionisti di riferimento del gruppo editoriale RCS Mediagroup, in fibrillazione proprio per l’evolversi del quadro politico e di governo: banche, assicurazioni, finanzieri, industriali, tutti contro tutti per cercare di cavalcare i nuovi equilibri.
Il Referendum viene alla fine di una vertenza aziendale nella quale l’editore cercava di eliminare drasticamente antichi “privilegi”, ritenute conquiste invece per il CDR del giornale, in virtù di una drastica rivisitazione del costo del lavoro, della riduzione di spese con prepensionamenti e avvio di nuove assunzioni di giovani, ma con stipendi meno onerosi per il gruppo e, soprattutto, senza alcune “prebende” di prestigio, di cui gli attuali giornalisti possono usufruire (come l’auto aziendale). Saranno le organizzazioni sindacali interne, di Milano e Roma e la stessa FNSI ad analizzare i risvolti di questa iniziativa e di come i giornalisti dovrebbero orientarsi. Certo è che il Referendum, se dovesse passare, come dall’interno del quotidiano più importante d’Italia fanno trapelare autorevoli colleghi, per De Bortoli sarebbe una vittoria molto importante, vista l’attuale situazione critica nella quale si è venuta a trovare la sua direzione, dopo il caso Marchionne-Mirafiori e l’affaire “Bunga Bunga”.
Gli articoli approfonditi sugli stipendi e i bonus dell’amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, usciti dalla penna indagatrice di Massimo Mucchetti (il maggiore esperto di bilanci, editorialista economico, già inviso a Marco Tronchetti Provera, tanto che il suo computer fu “spiato” dai “servizi segreti privati speciali” nell’ambito dell’affaireTelecom Italia) hanno creato vistosi malumori nell’entourage dei “padroni delle ferriere”. Pruriti censori sono fuoriusciti, a quanto sembra, da alcuni ambienti della FIAT e di altri soci “pesanti” che controllano la maggioranza azionaria della RCS. De Bortoli ne è uscito indebolito agli occhi della proprietà. Altra fonte di disagi per il direttore sono stati gli articoli di cronaca puntigliosi sui vizi “privati” del Sultano di Arcore, anche se alle ricostruzioni dettagliate e puntuali, spesso hanno fatto da contraltare commenti, editoriali, pareri, interviste che in qualche modo prendevano le difese del Califfo di Palazzo Grazioli. Il cosiddetto “cerchiobottismo” comunque del Corriere ha perso lo smalto di un tempo ed anche alcuni editorialisti più “equilibristi”, alla luce delle rovine fumose del regime berlusconiano, hanno iniziato a prendere le distanze.
C’è poi il calo delle vendite rispetto a Repubblica e la voglia di un folto gruppo di azionisti pro-Berlusconi di entrare nel pacchetto di controllo e dirigere così il cambiamento di linea politico-editoriale del Corriere. Per ora nel CDA della RCS, stando ai si dice, sono volati scambi duri e perentori tra le opposte fazioni. Ma sta di fatto che alcuni soci come i Ligresti, Pierluigi Toti , Benetton e Giuseppe Rotelli ( patron delle cliniche private e maggiore azionista privato, dopo Mediobanca e prima di FIAT, con bel l’11% delle azioni), oltre a Tronchetti Provera (Toti, Rotelli e Benetton non fanno parte del patto di sindacato, mentre Ligresti sì, rappresentato dalla figlia Jonella) vorrebbero far cambiare aria all’attuale direzione. Insomma, nelle prossime settimane, al di là di come andrà il Referendum proposto da De Bortoli, le fazioni “pro-berlusconi” affileranno le lame per scompaginare l’attuale assetto di potere, in vista anche delle probabili elezioni anticipate, proprio per riportare il quotidiano di Via Solferino nell’alveo della destra berlusconiana. Anche le tiepide posizioni di indipendenza di quanti negli anni passati si fecero “corifei” del regime del Sultano non saranno più tollerate. Il rischio è che si ritorni al Corriere dell’epoca di Bruno Tassan Din , quando a dettare la linea editoriale erano gli uomini della loggia segreta massonica P2 di Licio Gelli.
Sommovimenti carsici tra i poteri forti, dunque, mentre la CONFINDUSTRIA si indebolisce sempre più con l’uscita di Marchionne. Certo, la FIAT, mal vista dai grandi gruppi ex-pubblici gestiti da uomini messi da Berlusconi, come l’ENI e l’ENEL, ora si trova in difficoltà nella spartizione del potere confindustriale e nella decisione della linea politica. La presidente Emma Marcegaglia sta ricercando una sua linea autonoma, fuori dall’accerchiamento berlusconiano, tirando fuori le ultime unghie e lanciando segnali critici al governo, accusato di essere assente nell’affrontare la crisi economica. Parte di Federmeccanica , impensierita per la svolta FIAT, che ha chiesto di uscire dall’associazione di categoria e di disdire di fatto i contratti nazionali collettivi di lavoro, si trova in difficoltà proprio all’interno delle fabbriche per il potere sindacale accresciuto della FIOM.
La crisi economica affrontata senza idee e strategie, come invece hanno fatto nel resto d’Europa i governi conservatori delle maggiori nazioni competitor dell’Italia, specie la Germania che è ripartita alla grande, sta anche distogliendo gli interessi editoriali degli industriali verso la corazzata mediatica del Sole 24 ore. La società editrice si trova per il secondo anno consecutivo in perdita e il Sole non ha più l’appeal di un tempo, come quando lo dirigeva proprio De Bortoli. C’è in vista il cambio di formato editoriale, ma anche dello stesso direttore Gianni Riotta, ormai poco gradito da gran parte della redazione. In periodo di vacche magre, gli imprenditori già devono sobbarcarsi i costi esosi dell’appartenenza al “club lobbistico” della Confindustria, pagando quote territoriali e di categoria non certo lievi, e quindi trovano ancor più dispendiosi abbonamenti al Sole e a tutti i servizi specializzati che la casa editrice offre, sia stampati sia WEB. E così si spiega, da una parte la riduzione dei proventi e l’aumento delle spese, e dall’altra il tentativo di cambiare la linea politica del giornale, per farlo rientrare nei canoni filo-governativi.
Ecco quindi che il panorama potrebbe cambiare a breve ed influenzare la battaglia politica mediatica. Molto importante per Berlusconi, che se ha dalla sua parte quasi tutto il panorama TV, tranne Raitre e TG3, oltre il TG de La7, nella carta stampata non si sente così “amato e venerato” come vorrebbe. Insieme ai magistrati, sono proprio quest’ultimi settori della carta stampata che sfuggono al suo ferreo controllo e, in vista dell’acuirsi della crisi economica, dei suoi guai giudiziari e delle probabili elezioni anticipate, ecco che l’imperativo categorico per la “Real Casa di Arcore” è di impadronirsi del controllo di alcuni quotidiani autorevoli come il Corriere e il Sole, senza indulgere a clemenze alcune, “senza fare prigionieri”, come a suo tempo declamavano i pretoriani del Sultano, quando si impadronirono delle leve di comando della RAI.


Turpi postriboli disgustosi di Andrea Scanzi.




Pensavate che il fondo fosse stato toccato. E invece.
Ricapitolando: giovedì scorso, Daniela Santanché imita Darth Vader che imita Stielike ai Mondiali dell’82. AdAnnozero, sguainando un ammiccante pelo nella narice sinistra e il consueto fascino prognatico, la Pasionaria del Poltronismo rampogna con dovizia gli anti-berlusconiani, ricordandoci che non esiste alcun Rubygate e siamo tutti dei minchioni.
Lo sfogo sembra coincidere con l’acme di un crescendo attraverso cui i pretoriani del Sire intendono smontare le prove, apparentemente inconfutabili, relative alle cene con le ragazze del quartiere dell’Orgettina (non è un refuso). Di lì a poco, si assiste invece a un’ulteriore accelerazione.
La mattina dopo Annozero, Lady Santadeché abbandona Agorà, il pacatissimo spazio di RaiTre condotto da Andrea Vianello, l’uomo più tranquillo del mondo. L’intervento della caricatura di Donna Rachele è così eccessivo da indurre Giampiero Mughini, non esattamente un dipietrista, a gridarle: “Ma in quale angolo di zoo….”. Lady Santadechè, esalando le solite frasi d’ordinanza, tutte rigorosamente senza senso, lascia lo studio. Lasciando un vuoto paragonabile al giorno in cui Lupetto Mannari disse addio al Milan.
Amicone_LuigiPiù o meno contemporaneamente, Paolo Liguori, una delle 712 dimostrazioni viventi su come il Sessantotto abbia lasciato propaggini appena diverse dai desideri iniziali di Mario Capanna, ci ricorda che viviamo in uno Stato di polizia e che i pm di Milano sembrano i comunisti della Germania dell’Est nel film Le vite degli altri. Del suo intervento, pleonastico come tutti gli interventi di Liguori, non colpisce tanto la facilità con cui se ne potrebbero smontare i contenuti, ma il fatto che un capolavoro venga biecamente citato per motivi para-politici. Da persone che, oltretutto, magari quel film neanche l’hanno visto (infatti suole citarlo anche la Santadechè).
In mezzo a siffatto sfoggio di Libertà Intellettuale da Discount, si staglia – come un fagiolo lesso all’orizzonte – il Prode Luigi Amicone. Il direttore di Tempi, l’unica pubblicazione che ha più pagine che lettori, arriva a paragonare Berlusconi alle adultere lapidate in pubblica piazza (da quei cazzoni degli islamici, magari). Amicone, come d’uopo (?), ci stupisce con la sua conclamata profondità afasica. Forte di un bigottismo secondo solo a quello di Casini (l’antiabortista) e memore dei dettami del maestro di aperture mentali Baget Bozzo, Amicone The Man avverte un desiderio tale di arrampicata sugli specchi da tratteggiare un impenitente lussurioso quale novello martire dei moralisti. E’ vero: Amicone che parla di sesso è un’astrazione assoluta. Forse però persino lui, stavolta, ha esagerato. A meno che non valga la regola per cui Hannibal Lecter sia solo una vittima delle diffamazioni dei giornalisti vegani.
vittorio-sgarbi-il-sesso-e-un-coc_asp24711img1Non manca l’ennesimo attacco ischemico di Vittorio Sgarbi; prima tratta la Melandri come una reietta, poi dà del “mafioso” a Peter Gomez. Ah: Sgarbi, quello per cui Caselli era un professionista dell’antimafia, dà del mafioso a Peter Gomez. Come se Nadia Macrì desse della zoccola a Rosy Bindi.
Domenica gira voce che il governo voglia abbassare la soglia della maggiore età, con effetto retroattivo (tripudio tra i pedofili). Sembra una battuta: sembra. Lunedì circola la leggina ad personam per lasciare in mutande i pm. Non sembra una battuta: infatti non lo è.
Nel frattempo, in ogni angolo di mondo, lo zimbellamento è a tappeto. Persino in Uganda, usata ingiustamente come metro di paragone quando qualcuno era ancora comunista, si sentono quasi la versione terrena delle utopie di Thomas More.
In serata, torna Lady Santadechè. Stavolta da Enrico Mentana. In una delle sue molte battute che non fanno ridere, la comica-massaia Littizzetto le aveva consigliato di andare al Tg de La7 a mostrare il dito medio (uuuuuh, qual cipiglio satirico). La Santadechè ci va e lo fa, utilizzando l’escamotage dell’anello: “Non sto mostrando il dito, ma l’anello“. Che mattacchiona. Una trovata scenica già vecchia trent’anni fa. Io la facevo all’asilo, quando mi nascondevo il Pongo nello zebedeo destro e dicevo alla Ravetto: “Toh, guarda qua che piercing che c’ho” (sì, ero maschilista anche da piccolo).
Poco dopo, all’Infedele, c’è l’onorevole Zanicchi (ahahahhahahahahaha). Interviene al telefono Silvio Berlusconi, che con modi garbati dà a Gad Lerner del “ripugnante”, “disgustoso” e “turpe”. Ricorda che “la Nicole Minetti” si è mantenuta gli studi da sola ed è
Fede-escepure madrelingue (sic) inglese. Insulta tutte le “cosiddette donne” presenti in studio, tra cui quella gnoccona di Ilaria D’Amico, che non offenderei neanche se mi calpestasse con tacco 15 (anzi). Quindi, concludendo l’intervento, esorta l’onorevole Zanicchi (ahahahahah) ad abbandonare quello che definisce – con cognizione di causa, visto che li ha sdoganati lui – “incredibile postribolo televisivo”.
La sua propensione all’Offesa Devoto Oli non smetterà mai di affascinarmi: turpe, criminoso, insufflati, grumi eversivi, postriboli televisivi. Berlusconi usa la citazione quasi-colta come Alvaro Vitali le flatulenze: ciliegine odorose per gli affezionati.
In tutto questo, il momento più bello è stato Iva Zanicchi che ha cantato Should I Stay Or Should I Go.

Le domande, giunti a tal punto dell’abisso annichilente, sono: di questo passo dove arriveremo? (alla canna del gas). Ci sarà una fine? (no). Bersani riuscirà a superare a sinistra almeno Bagnasco? (macché).
E quali saranno le prossime mosse? Ora ve le dico.
1 - Daniele Capezzone, dalla Clerici, modulerà l’Inno di Mameli ruttando.
2 – Sandro Bondi accompagnerà il suo nuovo carme, Silvio Illibato Sire Mio, accennando Quel mazzolin di fiori con le ascelle, come il nonnino della Corrida.
3. Maurizio Lupi ballerà la lap dance vestito di solo perizoma in acrilico incendiabile, togliendoselo durante la sigla finale de Le invasioni barbariche e gridando “Que viva la vulva”.
apicella-berlu4. Il Papa esorterà i giovani a usare i preservativi nel suo status Facebook (e la Binetti cliccherà su “Mi piace“).
5. Barbara D’Urso chiamerà un Luca Fazzo qualsiasi per spiegare alle casalinghe di Voghera che la Bocassini è Mengele e alle feste berlusconiane si parlava solo dei piani sequenza di Kaurismaki (che la casalinga di Voghera non conosce, ma in cuor suo apprezza). Sarà presente anche Mario Adinolfi, per dare l’idea che il programma è bipartisan e l’opposizione oltremodo pugnace.
6. Minzolini paragonerà Craxi a Gesù (ah no, questa è già successa).
7. Ghedini riscriverà la Bibbia, sostituendo le parole “Silvio” a “Dio” e “Noemi” a “Maria Maddalena”.
8. Alessio Vinci intervisterà lo spirito di Madre Teresa di Calcutta, che plaudirà alla moralità di Emilio Fede.
9. Mariano Apicella rivelerà di essere la reincarnazione di Janis Joplin.
10. Lele Mora dimostrerà la propria verginità. Mostrando l’imene intonso.

Buona catrastrofe.

P

.S. In tutto questo, col Pdl a picco, il Pd non guadagna. Anzi perde voti. E Veltroni va in tivù a dare consigli: su come morire per sempre, si presume.

http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/01/25/turpi-postriboli-disgustosi/





Le indagini difensive di Berlusconi ecco le carte consegnate alla Camera.



Ecco il contenuto delle indagini difensive dei legali di Berlusconi consegnato oggi alla giunta per l’autorizzazione a procedere di Montecitorio

Ore 19.11 - I camerieri del premier: “Solo un ricordo vago di Ruby”

Pur essendo stata diverse volte a Villa San Martino, Ruby non deve aver colpito molto il personale di servizio della residenza di Silvio Berlusconi visto che, ascoltati dagli avvocati del presidente del Consiglio, i camerieri raccontano di avere “solo un vago ricordo della giovane”. ”Il nome ‘Ruby’ non mi dice nulla, dovrei vederla per ricordare”, ha risposo Alfredo Pezzotti, in servizio a casa Berlusconi dal 1990. ”No, il nome non mi dice nulla”, ha assicurato anche Michele Durante, cameriere del premier dal 2003, a quanto si legge nei verbali delle indagini difensive inviati alla Camera. ”Mi sembra di sì”, ha invece detto Lorenzo Brunamonti. “Vagamente il nome ma non ricordo il viso”, ha spiegato Dafni di Boni. Tutti, poi, hanno riferito che il premier non è mai rimasto durante le cene solo con i suoi ospiti, alcuni dei quali hanno talvolta passato la notte ad Arcore.

Ore 19.06 - Caposcorta di B.: “Ad Arcore la vigilanza privata non fa un vero controllo all’entrata”
“Non c’è una vera e propria identificazione e controllo” delle persone che entrano ad Arcore per incontrare Silvio Berlusconi. “L’ingresso compete al servizio di vigilanza privato e non alla sicurezza del presidente”. Lo ha detto, nel quadro della documentazione presentata dai difensori del presidente del Consiglio, il signor Antonino Battaglia, che si qualifica come “responsabile di uno dei turni della sicurezza del Presidente, fin dal 1990″. Il caposcorta ricorda che “quando le dimore del presidente erano considerate residenze alternative a Palazzo Chigi, le identificazioni erano effettuate in modo più accurato e secondo un protocollo. Ciò accadde, mi pare, fino a dopo la metà del 2006″. Attualmente, “per quanto a mia conoscenza, l’identificazione avviene all’ingresso con contatti con la segreteria, non con controllo di documenti, ma con una lista di invitati che viene comunicata alla segreteria. Sempre per quanto mi è dato sapere, se vi sono persone sconosciute queste di solito sono sempre accompagnate da persone già note alla segreteria”. Quanto alle serate ad Arcore il caposcorta sottolinea di non aver mai veduto atteggiamenti che andassero oltre “cordialità e correttezza” e che anche nella sala-musica nel seminterrato il presidente “non rimaneva mai solo, perché c’era il personale di servizio addetto al bar e alla musica”. Tra le testimonianze portate dagli avvocati difensori di Berlusconi ce ne sono sette di rappresentanti del personale di servizio, oltre a quella del dj che realizzava la colonna sonora delle serate e del cantante di fiducia del premier, Mariano Apicella.

Ore 19.03 - Santanchè: “Mai conosciuta Ruby”
Dice di conoscere Silvio Berlusconi da “vent’anni circa” e di averlo frequentato “per ragioni politiche molte volte”. Racconta di aver partecipato a pranzi di lavoro con il premier ad Arcore e di essere stata ospite a cena tre volte: “una volta alla presenza di una trentina di imprenditori nell’estate del 2010, la seconda volta con il direttore Feltri, il direttore Sallusti, sempre nel 2010. Ricordo un’altra cena di lavoro nel 2008 con Ghedini, Storace e Berlusconi”. Ai legali del premier Daniela Santanchè spiega tutte le volte che è stata ricevuta a Villa San Martino. A quanto si legge nel verbale delle indagini difensive presentate alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, il sottosegretario all’Attuazione del programma di governo assicura di non sapere chi fosse Ruby: “Non la conosco”. Santanchè nega di aver mai visto un locale adibito a sala musica-discoteca nel seminterrato
della villa di Arcore: “Non l’ho mai vista e non ne conoscevo l’esistenza”. In particolare, il sottosegretario dice di non aver “mai assolutamente” partecipato a riunioni conviviali con la presenza di persone di sesso femminile.

Ore 18.59 - Il Dj: “Berlusconi mai da solo con gli ospiti”
Alle cene ad Arcore, Silvio Berlusconi non è mai rimasto solo con gli ospiti. Lo ha raccontato ai legali del premier Danilo Mariani, il dj di villa San Martino, a quanto si legge nei verbali delle indagini difensive trasmessi alla Giunta per le autorizzazioni della Camera. Il premier restava da solo con i suoi ospiti in discoteca?, hanno chiesto Niccolò Ghedini e Piero Longo. “No, sempre insieme a me, al personale di servizio e agli ospiti”, ha risposto Mariani. Il dj ha poi assicurato di non avere mai assistito a spogliarelli o scene di sesso, che in discoteca si beveva moderatamente: “Il drink più alcolico era a base di champagne”, ha detto. Quanto a Ruby, ha poi spiegato, “associo questo nome a una ragazza mora, alta, di età intorno ai 20-23 anni”.

Ore 18.59 - La show-girl Loddo: “B. non sapeva che Ruby fosse minorenne”
Silvio Berlusconi non sapeva che Ruby fosse minorenne, “fino a quando non fu sollecitato a intervenire in suo favore la notte in cui la ragazza fu fermata in questura lo scorso maggio”. Lo ha detto agli avvocati difensori del premier Miriam Loddo. In un interrogatorio compiuto dall’avvocato Piero Longo il 2 novembre scorso, Loddo racconta la sua telefonata al premier quando Ruby fu fermata dalla polizia: “Io fui contattata da Michelle – racconta – che mi narrò la situazione in cui si trovava la ragazza e mi chiese di informare l’on. Silvio Berlusconi di quanto era avvenuto. Io riuscii a parlare telefonicamente con il premier rappresentandogli l’accaduto e che, evidentemente, Ruby era minorenne perché la polizia chiedeva dei genitori”. Alla domanda su come reagì Berlusconi, Loddo risponde: “Rimase molto sorpreso dicendomi: ‘Ma come? In Italia si è maggiorenni a 18 anni e lei ne ha 24?”. In un altro interrogatorio svolto sempre dall’avvocato Longo il 26 ottobre, Miriam Loddo racconta di conoscere Berlusconi “da circa quattro anni” e di essere stata ospite nella villa di Arcore in “varie cene e dopocene”, compreso il periodo 2009-10. Tre gli ospiti ricorda anche Ruby, e risponde con un “assolutamente no” alla domanda se ci fossero altri ragazze che “all’evidenza” mostrassero meno di 18 anni. Quanto ai dopocena, Loddo nega che ci siano mai stati “spogliarelli parziali o integrali”, che non si è mai fatto uso di stupefacenti e, quanto agli alcolici, veniva offerto al più “un amaro o un calice di vino”. Infine l’atteggiamento del premier verso gli ospiti femminili: esso era “cordiale, educato e rispettoso”. E anche da parte di Ruby non c’è stato mai un atteggiamento “sconveniente dal punto di vista sessuale”.

Ore 18.42 - Carlo Rossella: “Mai sesso ad Arcore”
Mai sesso. Mai spogliarelli. Mai viste ragazze minorenni né, tantomeno, mai sentito parlare di una Ruby. Questo quanto riferito da Carlo Rossella il 28 ottobre scorso ai legali del premier Silvio Berlusconi, Piero Longo e Niccolò Ghedini, a quanto emerge dalla memoria difensiva presentata in giunta per le autorizzazioni della Camera.Rossella racconta che agli incontri di Arcore c’erano Emilio Fede, Lele Mora e una ventina di ragazze e, citando la sua lunga esperienza nel mondo del cinema e della tv, esclude tra queste vi potessero essere delle minorenni: “Ho un occhio esperto nel giudicare l’età delle donne”, ha spiegato Rossella ai legali del premier.

Ore 18.35 - Medico e architetto di B.: “Minorenni alle feste? Mai”
Alberto Zangrillo conosce Silvio Berlusconi dal 2002. Gianni Gamondi invece da 25 o 30 anni. L’uno è il medico curante del premier, l’altro il suo architetto. Entrambi sono tra le persone ascoltate dai legali di Berlusconi nell’ambito delle indagini difensive sul caso Ruby. Entrambi hanno dichiarato di non aver mai visto “figure femminili che all’evidenza potessero essere di età inferiore agli anni 18″, così come recita la domanda che viene loro posta da Niccolò Ghedini e Piero Longo. Come medico curante, il clinico conferma di aver preso parte più volte a cene e pranzi con il presidente, suoi familiari e collaboratori: “Di certo – racconta Zangrillo – non c’erano minori”. In sostanza, il responsabile della terapia intensiva del San Raffaele non avrebbe visto nulla di diverso da riunioni improntate a “corretto divertimento e festosità”. L’architetto Gamondi, che ne ha arredato le residenze, ricorda di aver una costante frequentazione con Berlusconi da anni e di aver più spesso partecipato a incontri conviviali, pranzi o cene a Villa Certosa che non a Arcore. C’erano, spiega, pochi collaboratori del Presidente (indica tra questi Carteri) e anche ospiti femminili, così come ragazzi e ragazze dei club a favore di Berlusconi. Un secco no è la risposta alla domanda sull’eventuale presenza di minorenni. Le cene a Villa Certosa, e quindi in Sardegna, avvenivano nei fine settimana, in occasione delle visite al cantiere di Berlusconi, insieme a collaboratori locali e suoi familiari e amici. A volte, c’erano anche ospiti femminili in quella che l’architetto sintetizza come un’atmosfera particolarmente cordiale e informale, con un padrone di casa affabile ed ospitale con tutti.

Ore 18.35 - I legali avviarono indagini difensive prima che scoppiasse il caso
Gli avvocati del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo iniziarono a raccogliere le dichiarazioni degli ospiti delle cene di Silvio Berlusconi ad Arcore quando ancora il caso Ruby non era scoppiato sui giornali. E’ quanto emerge dai verbali trasmessi alla Giunta delle autorizzazioni della Camera. Le prime richieste di colloquio per le indagini difensive risalgono al 21 ottobre del 2010. Il Fatto Quotidiano scrisse per primo delle dichiarazioni sulle serate ad Arcore il 27 ottobre. A quella data, gli avvocati avevano già sentito 25 delle 29 persone le cui dichiarazioni sono state inviate a Montecitorio.

Ore 18.32 - Rossi (Pdl): “Nei dopo cena B. era molto stanco”
“Debbo ricordare che comunque nei dopocena il presidente era sempre molto stanco dalla lunga giornata di lavoro”. Così la deputata del Pdl Mariarosaria Rossi, nella testimonianza raccolta dai legali del premier a palazzo Grazioli il 28 ottobre 2010 e riportata nella memoria difensiva depositata oggi alla Camera. Rossi racconta che l’atteggiamento di Silvio Berlusconi nei confronti delle sue ospiti nei dopocena ad Arcore era “rispettoso, gentile”. E nega di ricordare Ruby. Nelle parole dell’onorevole del Pdl, i dopocena si svolgevano in “una sala musica e una sala teatro” di Arcore. “C’era un piccolo bar con bevande alcoliche, ma per lo più drink leggeri. L’uso di sostanze stupefacenti lo escludo categoricamente. Non si fumava nemmeno”. Berlusconi “non rimaneva mai solo con i suoi ospiti – racconta Rossi – perchè c’era sempre il tastierista Danilo, sempre un cameriere addetto al bar. D’altra parte continuavano a portargli documenti, agenzie, messaggi ed elenchi di telefonate”. Niente spogliarelli? “No mai!!”. Attività sessuali? “No”.

Ore 18.26: La show-girl Faggioli: “Ruby ci disse che era stata maltrattata”
“Si. mi ricordo che l’ho vista certamente durante una cena ad Arcore, era un’occasione particolare perché era una riunione di tipo politico, c’era senz’altro anche Nicole Minetti ed Emilio Fede e, forse, un’altra volta sempre nello stesso luogo – ha raccontato Barbara Faggioli, parlando di Ruby, in un interrogatorio condotto dai legali del premier Silvio Berlusconi – La ragazza ci aveva impietositi narrando le sue vicende personali, che era d’origine giziana, che la madre era una cantante famosa di cui ci fece vedere anche un video nella stessa serata tramite un computer. Ci disse poi che era stata maltratta dal padre, che era scappata di casa e che aveva perso i documenti. In quell’occasione ci disse anche che aveva, se non ricordo male, 24 o 25 anni. Non l’ho più rivista”.

Ore 18.19 - Polanco: “Ad Arcore niente sesso in discoteca”
Ricorda la presenza di Ruby nelle serate ad Arcore, ma assicura che quando c’era la minorenne “assolutamente non” ci sono stati “avvenimenti particolari o di natura sessuale”. Questa la testimonianza di Maria Esther Garcia Polanco, raccolta dagli avvocati di Silvio Berlusconi Piero Longo e Niccolò Ghedini e riportata nella memoria difensiva depositata oggi alla Camera. “Ruby è una ragazza molto alta, che ha detto che sua mamma era una cantante famosa egiziana e suo papà era brasiliano e che in Egitto lei stessa faceva la danzatrice del ventre – racconta Garcia Polanco – Diceva che aveva 24 anni e di essere laureata in estetica, che voleva aprire un centro estetico. L’ho vista ad Arcore una o due volte insieme ad altre persone”.
Quanto a lei, la donna dominicana dice di conoscere Berlusconi “da quasi tre anni” e di aver partecipato a serate con “Barbara Guerra, Barbara Faggioli, Emilio Fede, Puricelli, un chirurgo di cui non ricordo il nome e altre ragazze”. Nega di aver mai pensato che fossero presenti minorenni e spiega che nelle serate nella discoteca di Arcore “si canta con il karaoke, qualcuno balla e si ascolta musica”. Niente spogliarelli, niente atti sessuali o “atteggiamenti con implicazioni di natura sessuale” (“assolutamente no”). “Io sono astemia – aggiunge – Si beveva comunque poco alcool e droghe non ne ho mai viste nè sentito parlare”. L’atteggiamento di Berlusconi? “Gentile e interessato ai problemi di tutti”.

Ore 18.14 - Minetti: “Ho saputo che Ruby era minorenne solo in Questura”
“Quando sono andata in questura hoappreso con grande stupore che Ruby, la quale aveva detto a noi che aveva 24 anni, e che li dimostrava, in realtà era ancora minorenne per qualche mese”. Lo dice Nicole Minetti rispondendo ai legali del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini nelle controindagini difensive che sono state depositate oggi in giunta per le Autorizzazioni della Camera. La Minetti racconta di aver consigliato a Ruby di recarsi in questura per sporgere denuncia a farsi dare un duplicato dei documenti che la ragazza sosteneva le evesse sottratto il padre. “Che cosa è accaduto quando è andata in questura” le domandano gli avvocati. “Mi dissero che trattandosi di minorenne avrebbero potuto rilasciarla a me come affidataria temporanea. Pur perplessa perchè la ragazza mi aveva mentito, essendo notte inoltrata e facendomi pena acconsentii alla richiesta” risponde la Minetti.

Ore 18.09 - Apicella: “Ad Arcore cene normalissime, Ricordo il nome di Ruby, ma non il volto”
“Io suonavo per cene normalissime con familiari, imprenditori e politici, e a volte anche amici”. Ad assicurarlo è il musicista napoletano Mariano Apicella, ascoltato dai difensori di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo in un colloquio avuto il 21 ottobre 2010 a palazzo Grazioli, a quanto si legge nel verbale delle indagini difensive sul caso Ruby presentate alla giunta per le autorizzazioni alla Camera. Il cantante partenopeo (all’attivo ha scritto a quattro mani con il premier i testi delle canzoni contenute in 4 cd), dice di essere stato a villa San Martino, ad Arcore, “non sempre, alcune volte”, durante pranzi e cene organizzati dal Cavaliere nel periodo 2009-2010: “credo di esserci stato 5 o 6 volte”. A questi incontri conviviali, conferma, partecipavano anche donne, ma la composizione degli invitati non era prevalentemente femminile. Il numero dei partecipanti, dice, rispondendo alle domande dei legali, era di 10-15 persone. Quando gli chiedono se c’erano figure femminili che a suo parere dall’evidenza potessero essere di età inferiore agli anni 18, Apicella replica: “No, a parte nelle colazioni e le cene di famiglia dove c’erano i nipoti”. Apicella dice di ricordare solo “vagamente” il nome ma non il viso di una donna di nome Ruby”. Apicella ricorda alcuni ospiti: Emilio Fede, Giorgio Puricelli, Danilo Mariani “e alcune volte anche Renato Cerioli e sua moglia Licia Ronzulli”. Tra le presenze femminili ricorda “Maria Rosaria Rossi, Nicole Minetti, Barbara Guerra”. Il musicista esclude che durante questi incontri c’erano implicazioni di natura sessuale. Poi spiega di avere assistito a riunioni nella sala discoteca della villa di Arcore “in qualità di musicista”. Apicella assicura di non aver “mai” assistito a spogliarelli parziali o integrali e scene di attività etero o omosessuale nel corso del dopo cena in discoteca. Qual era l’atteggiamento di Berlusconi nei confronti delle ospiti donne, soprattutto nel dopo cena?, chiedono Longo e Ghedini. “Normale, socievole, di dialogo”, assicura Apicella.

Ore 18.03 - Guardia giurata: “Accompagnai io Ruby ad Arcore”
“Era una bella ragazza mora, con gli occhi scuri, capelli lunghi e lisci, diceva di essere di origine mista marocchina e brasiliana”. Il vigilantes privato che come guardia giurata presta servizio per la famiglia Berlusconi dal 2006, Angelo Reccia, ricorda così Karima el Marouhg, in arte Ruby, nel contro interrogatorio reso ai difensori del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini. Nella sua versione dei fatti che ora è depositata in Giunta per le utorizzazioni della Camera, Reccia dice anche che la ragazza dimostrava circa una “ventina d’anni” e che raccontava di fare “la danza del ventre, di essere incinta, e che doveva recarsi in Brasile”. Il vigilantes esclude di avere mai consegnato a Ruby buste di denaro.

Ore 18.00 - Tesoriere di B.: “Consegnai 8500 euro”
Berlusconi un giorno, “mi pare fosse fine primavera-inizio estate di quest’anno, mi ha avvisato che mi avrebbe cercato una ragazza di nome Ruby e che potevo riceverla perché avevo bisogno di essere aiutata”, spiega Spinelli, il tesoriere di Berlusconi. Il premier, aggiunge, “spesso mi invia delle persone bisognose, da lui conosciute anche in tempi remoti” per ascoltarle e “nel caso” aiutarle “anche economicamente”. ”Ricevetti la ragazza per la prima volta nel mio ufficio sito in Milano Due e poi la vidi altre 4-5 volte”, riferisce ancora. In quell’occasione “mi chiese 5.000 euro, ma io ne avevo disponibili in cassa 3.000 e tanto le diedi”. La settimana successiva “Ruby si ripresentò e io, avendo parlato con il presidente e spiegato la necessità che mi erano state rappresentate, fui autorizzato a consegnarle ulteriori 2.000 euro”. Ruby si ripresentò un mese dopo e raccontò a Spinelli la sua “triste storia”. Disse di essere “stata cacciata di casa dalla coinquilina” e di avere avuto un litigio con lei. “In volto si notava un vistoso ematoma provocato da questa sua coinquilina”, spiega. In quel caso, anche se Ruby era arrivata senza preavviso, Spinelli si sentì “sempre autorizzato dalle precedenti indicazioni del presidente” e le diede 3.500 euro. La giovane marocchina si presentò almeno altre due volte agli uffici di Spinelli. La prima volta lui non c’era e un suo collega le diede 100 euro “per liberarsi” di lei. Ruby andò da Spinelli ancora. “Verso metà ottobre di quest’anno Rubi si è recata presso il mio ufficio senza preavviso nonostante le avessi detto di non venire”. In quell’occasione Spinelli le diede “300 euro purché si allontanasse”.

Ore 17.54 - Ruby negli atti: “Mai avuti rapporti sessuali con B.”
”Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con Silvio Berlusconi”. Lo ha sostenuto Karima el Marough, ormai nota come Ruby, rispondendo ai legali del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini nelle contro indagini difensive che sono state depositate oggi in Giunta per le autorizzazioni della Camera

Ore 17.46 - Yespica: “Per me B. è figura paterna”
“Per me una figura paterna”. Così Aida Yespica ha definito il premier Silvio Berlusconi, nel verbale delle indagini difensive condotte dagli avvocati del premier e depositate alla Giunta delle autorizzazioni della Camera che dovrà decidere sulla richiesta di perquisizione degli ufficio di Giuseppe Spinelli. Nel suo racconto, Yespica assicura di non avere mai assistito, durante le serate ad Arcore, né a spogliarelli, né ad attività sessuali. La show-girl ha assicurato di non conoscere Ruby, ma ha aggiunto: ”potrebbe essere una ragazza di circa 25 anni che mi ha chiesto il permesso di farmi una foto con il suo telefonino”.

Ore 17.43 - Alfano (Pdl): Anch’io alle serate di Arcore, niente di male”
“Anche io ho partecipato a incontri, serate e cene varie a casa del presidente del Consiglio e posso dire che non è mai capitato nulla di particolare o di male”. Queste le parole del ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso della registrazione del programma ‘Matrix’ che andrà in onda questa sera su Canale 5 che ha come tema lo scontro tra politica e magistratura.

Ore 17.42 - La Russa (Pdl): “La fidanzata di B. è giovane e maggiorenne”
“Giovane, largamente maggiorenne,italiana, alta come lui”: è questo l’identikit della presunta fidanzata di Silvio Berlusconi fatto dal ministro della Difesa Ignazio La Russa oggi ai microfoni del programma di Radio2 “Un Giorno da Pecora”. Incalzato dalle domande dei conduttori, il coordinatore nazionale del Pdl ha svelato qualche indizio sulla donna: “L’ho incontrata, sì, l’ho vista”. Com’è? “E’ bella”. Italiana o straniera? “Italiana”. E quanti anni ha? “Non le ho chiesto la carta d’identità, è giovane”. Minorenne? “Non è minorenne, anzi è largamente non minorenne”. Santanchè, Rossi, Minetti, Manna, Pavlova, Gagliardi: per caso è una tra queste? “Ma va, ma va, non è nessuna di queste”. E fisicamente com’è? “E’ alta come lui”. E ha belle gambe? “Penso di sì”.

Ore 17.39 - I legali del premier sentono 29 persone, anche la Yespica
Carlo Rossella, Mariano Apicella, Maria Rosaria Rossi, Licia Ronzulli, Daniela Santanchè. E naturalmente lei, Ruby. Sono solo alcuni dei 29 potenziali testimoni nella vicenda Ruby ascoltati dai legali di Silvio Berlusconi. I loro racconti sono stati trasmessi alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che dovrà decidere sulla richiesta di perquisizione degli uffici di Giuseppe Spinelli. Lungo dunque l’elenco dei famosi. Scontata la presenza di Lele Mora. Non c’è invece Emilio Fede. Tra le bellissime ospiti del premier sentite da Piero Longo e Niccolò Ghedini, anche Ayda Yespica, Barbara Faggioli e Nicole Minetti.

Ore 17.34 - Ruby: “Fui io a dire che ero la nipote di Mubarak”
“Quando ho conosciuto Berlusconi gli ho detto di essere figlia di una nota cantante egiziana e nipote del presidente Mubarak, che pure non avrebbe avuto buoni rapporti con mia madre”. A confermare questa versione è Karima el Marough, ormai nota come Ruby, controinterrogata dai legali del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini.

Ore 17.33 - Mora ai legali di B.: “Conobbi Ruby ad Arcore nel 2009″
Lele Mora ha conosciuto la giovane Ruby ad Arcore nel 2009. A riferirlo è stato lo stesso agente dello spettacolo agli avvocati del premier Silvio Berlusconi che lo hanno sentito nel corso delle indagini difensive nel corso della vicenda. Mora, a quanto riferisce chi ha letto i verbali, racconta di avere visto per la prima volta la giovane a Villa San Martino nel 2009 anche se non ricorda in che mese. Una settimana dopo la giovane si presentò nel suo ufficio e gli chiese di lanciarlo nello spettacolo. Raccontò di essere egiziani e di avere 24 anni. Mora riferì poi di averla incontrata diverse volte ad Arcore e in un’occasione ha racconto di averle dovuto pagare 350 euro per un taxi. Solo in primavera di quest’anno, riferisce ancora lui stesso, Mora venne a sapere che Ruby era minorenne si arrabbiò moltissimo. La sera del fermo della giovane marocchina, un’amica gli telefonò dicendo che Ruby aveva bisogno di un avvocato. Mora allora gli spedì uno dei legali della sua agenzia. Ruby poi raccontò a Mora di essere stata ascoltata moltissime volte in procura, forse più di venti, da un magistrato che le faceva domande intime. Mora poi ha di nuovo negato che a Villa San Martino si tenessero festivi trasgressivi. “La cosa più oscena che si faceva era cantare”, ha assicurato.




A Milano arriva il cohousing, il nuovo modo di vivere in comunità. - di Eleonora Bianchini.


Il capoluogo lombardo è la prima città in cui sbarca la modalità abitativa volta a condividere spazi e servizi pur mantenendo la propria abitazione privata: dall'orto collettivo alla baby sitter in comune fino al car sharing

Pannelli fotovoltaici per risparmiare sulle bollette di luce e gas, banca del tempo per garantirsi la baby sitter gratis e palestra con bagno turco inclusi nel prezzo d’acquisto dell’immobile. Ma anche un orto per far crescere le verdure bio, la possibilità di organizzarsi con il car sharing e soprattutto la certezza di potersi fidare dei propri vicini di casa. Tutto questo e molto di più è il cohousing, la modalità abitativa volta a condividere spazi e servizi pur mantenendo la propria abitazione privata. In Italia, sebbene sia ancora agli albori, èCohousing.it la community che ha l’ha tradotta in realtà. Nata a Milano, attraverso la società di servizi Cohousing Ventures, ha curato i nuclei abitativi partecipati di Urban Village Bovisa 01e Cosycoh in città, e TerraCielo, complesso di 60 appartamenti a Rodano, pronto per l’estate 2011.

A differenza delle imprese immobiliari non chiede una percentuale sulla vendita, ma il pagamento di una quota associativa (2.500 euro per l’acquisto, 500 per l’affitto) per retribuire gli stipendi di impiegati e psicologi che seguono gli acquirenti dalla prima riunione di programmazione partecipata. E’ l’unica impresa italiana, per ora, che prima presenta il progetto di cohousing e poi raccoglie le adesioni. Il contrario di quanto fanno i gruppi spontanei, nuclei di famiglie che si conoscono ma che raramente arrivano all’obiettivo. “Dalla presentazione alle chiavi in mano passano circa due anni”, spiega Nadia Simionato di Cohousing.it. “Chi è interessato ci contatta via web e con la newsletter teniamo aggiornati sulle abitazioni in vendita o in affitto”. E le adesioni negli ultimi anni sono in aumento. “Nel 2006 abbiamo lanciato una ricerca su Internet, da cui è emerso che le esigenze di socialità e le buone pratiche della convivenza oggi sono prioritarie. In 3 settimane oltre 3500 persone hanno manifestato interesse per il cohousing”.

Un boom che riproduce modelli collaborativi del passato, attraverso la relazione con il vicino di casa con cui oggi, specie nelle grandi città, non si interagisce. “I più resistenti al cohousing sono gli over 50, che hanno già una vita stabile, figli adolescenti e non sono disposti a cambiare quartiere”, prosegue Simionato. “Le giovani coppie e i single invece cercano un grado maggiore di interazione da cui possono ricavare beneficio: tra i residenti qualcuno è disposto a fare da babysitter o a gestire un piccolo asilo nido interno e per ripagare il servizio, ad esempio, ci si organizza per fare la spesa”.

E i vantaggi della vita comune portano anche a risparmi importanti: “Nel nuovo complesso di Rodano saranno costruite anche sauna e palestra e i residenti risparmieranno sull’abbonamento. Potranno disporre di un’area verde da coltivare e per 20 anni, grazie ai pannelli fotovoltaici, dovranno pagare solo la bolletta elettrica”, aggiunge Michele Bonelli di Cohousing Ventures. “Visto che tutti si conoscono e si fidano reciprocamente non sarà necessario chiudere la porta di casa. Di solito per andare al lavoro si organizzano spontaneamente con il car-sharing e aderiscono ai gas (gruppi di acquisto solidale, ndr) per comprare biologico e accorciare la filiera distributiva”. Una vita basata su etica e sostenibilità che anche l’imprenditore che avanza il progetto deve condividere visto che non sposa la speculazione. “Le proposte che arrivano dai privati o dalle aziende sono numerose”, puntualizza Bonelli, “perché l’idea del cohousing risponde a un bisogno di fare comunità che sul mercato oggi ha più possibilità di incontrare acquirenti”.

Tuttavia i committenti possono anche essere amministrazioni pubbliche. Ma gli ostacoli sono tanti: “Alcune si sono ispirate a noi per modelli di social housing, quello che un tempo erano le ‘case popolari’ – prosegue Bonelli – Ci chiedono assistenza per progetti che prima o poi partiranno. Al momento a bloccare l’avvio sono i cavilli burocratici. E anche i grandi speculatori, dal Gruppo Ligresti al comparto edile coinvolto nell’Expo 2015, godono di un mondo di relazioni a cui non abbiamo accesso”.

E il cohousing, nonostante le economie di scala, non è sostenibile per tutti: “Qui a Rodano costa 3000 euro al metro quadro – sottolinea Bonelli – anche se i pannelli solari permettono di risparmiare 1000 euro l’anno di riscaldamento per un appartamento di 100 mq”.

Ma la strada è ancora lunga: “Il nostro sogno”, conclude, “è fare accedere i giovani e creare abitazioni in affitto con l’opzione di riscatto. Proprio come se fosse un mutuo sociale”.


Berlusconi, Freud e la strategia del bue. - Andrea Pomella.




È la sera del 24 gennaio. Berlusconi interviene a L’Infedele e definisce la trasmissione di Gad Lerner “un postribolo ripugnante”. Musil diceva che un uomo lo si comprende assai meglio dagli occhi che non dalle parole. Ma nel nostro caso, trattandosi di una telefonata, ci tocca soffermarci sulle parole (gli occhi dell’uomo, del resto, li conosciamo da un pezzo).


L’uso di alcune specifiche parole piuttosto che altre, nella fattispecie, ha una rilevanza sostanziale. Cominciamo col definire il termine postribolo. La voce deriva dal latino prostibulum, da prostare, essere esposto al pubblico, in vendita. Da cui discende il termine che indica il luogo di prostituzione, il lupanare, cosiddetto dall’antica e sempre attuale usanza delle meretrici di bassa condizione di sedere sull’uscio dei fornici per eccitare i passanti, tanto che le meretrici stesse venivano appellate come pro-stibulae. L’aggettivo ripugnante invece, come ben sappiamo, si riferisce a qualcosa che suscita un moto di ripulsa, un senso di disgusto.

Dunque, immagino che nelle case degli italiani, ieri sera, in molti avranno riso (molti altri, al contrario, avranno avuto un travaso di bile) nel sentire il premier, indagato dalla Procura di Milano per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, usare i termini postribolo eripugnante, non per riferirsi ai presunti giochi di sesso e denaro che a detta degli investigatori si consumavano nella regia dimora di Arcore, bensì per definire una trasmissione televisiva a mio avviso tra le più serie nel desolante panorama televisivo nazionale.

In realtà non è la prima volta che il premier usa la strategia del bue (quello che se la prende con le presunte corna dell’asino) per attaccare giornalisti e avversari politici e distogliere da sé le accuse che gli sono mosse. Sono nella memoria di tutti frasi come “l’opposizione è antidemocratica” e “in Italia giornali e Tv sono in mano alla sinistra”. È qualcosa di più di un semplice negare l’evidenza, è una precisa tecnica di comunicazione – grossolana, ma a quanto pare efficace – che consiste nel rigettare le accuse in faccia agli stessi che le formulano, e farlo con una tale veemenza (diciamo pure spudoratezza) da persuadere una volta di più l’elettorato più fedele della propria assoluta buona fede. Lo stesso definire, poi, “cosiddette signore” le ospiti presenti nello studio di Lerner, rientra perfettamente nei termini di questa tecnica del rovesciamento di cui il cavaliere è maestro.

Tuttavia, che la strategia del bue non rientri in realtà in un preciso disegno o in un metodo di comunicazione, è pur sempre una possibilità (in questo senso solo gli spin doctor del premier sono a conoscenza della verità). In tal caso dovremmo chiamare in causa Freud e la “teoria dei lapsus”. La teoria freudiana dei lapsus è uno degli aspetti della teoria della rimozione, se non addirittura “la parte essenziale”. Secondo il padre della psicanalisi il lapsus non solo sarebbe la manifestazione di un desiderio inconscio, ma costituirebbe anche un canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri e ammissioni che, altrimenti, resterebbero rimossi dalla censura.

I motivi profondi, dunque, per cui Berlusconi la sera del 24 gennaio ha definito la trasmissione di Lerner “un postribolo ripugnante”, nonostante le supposizioni sulla loro natura strategica o psicanalitica, ci rimangono sconosciuti. Quello che è certo, invece, è la tragedia di un paese che scivola ogni giorno più in basso, dal filone della commedia casareccia, alla pornografia conclamata, al trash, un abisso di cui non si intravede, nostro malgrado, ancora la fine.