Si stima che la corruzione in Europa costi circa 120 miliardi di euro l’anno, tanto quanto l’intero budget Ue. Il caso tipico che coinvolge direttamente Bruxelles consiste negli “errori” nell’erogazione e gestione dei fondi europei. Secondo la relazione annuale 2009 della Corte dei conti europea una percentuale tra il 3 e il 5% dei fondi Ue (tra 3,5 e 5,8 miliardi di euro) non dovrebbe nemmeno essere erogata. Tra gli Stati che nel 2009 hanno dovuto restituire a Bruxelles più soldi c’è proprio l’Italia, dove le “correzioni finanziarie” per il 2009 riguardanti i fondi strutturali sono state di 217 milioni di euro (825 milioni con quelle del 2008). Ovviamente la Corte dei conti parla di “errori”, ma è presumibile che comprendano anche frodi e corruzioni non debitamente contrastate e segnalate dalle autorità nazionali. La relazione della Corte infatti metteva in risalto le “debolezze delle verifiche condotte e gli audit” di competenza nazionale. Se a questo aggiungiamo che le Convenzioni penale e civile del Consiglio d’Europa sulla corruzione, siglate a Strasburgo rispettivamente il 27 gennaio e il 4 novembre 1999 (richiamate dalla proposta di legge sulla corruzione de Il Fatto), non sono mai state ratificate dal Parlamento italiano, risulta chiaro come l’iniziativa lanciata ieri dalla Commissione possa scatenare un vero e proprio terremoto nel nostro paese.
Ma fare una legge non basta. Mentre “la maggior parte dei Paesi Ue ha un soddisfacente quadro normativo anti corruzione”, la commissaria Malmstrom denuncia “la scarsa volontà politica e la mancanza d’impegno nel contrastare davvero questo fenomeno” mettendo in pratica le leggi. E dire che “nessun Paese è totalmente libero dalla corruzione, un problema serio per 4 europei su 5”. Secondo la commissaria si tratta di “un’importante sfida sociale, politica ed economica che non possiamo perdere”. Anche se non avrà alcun valore legislativo e vincolante, la Malmstrom spera che “il mettere nero su bianco i maggiori casi di corruzione spinga i governi nazionali a darsi una ripulita”.
Il meccanismo presentato dalla Commissione verrà lanciato nel 2013 e raccoglierà informazioni non solo da istituzioni Ue e autorità nazionali, ma anche da associazioni e Ong. Il rapporto che ne uscirà conterrà oltre ai casi maggiori di corruzione, alcune raccomandazioni ed esempi pratici di come contrastare questo fenomeno. Soddisfatta Transparency International, che invita la Commissione a stabilirne criteri e indicatori di valutazione il più presto possibile, sottolineando tuttavia che “questo meccanismo da solo non risolverà completamente il problema della corruzione”.
Proprio la corruzione e la mala gestione delle risorse pubbliche è stata una delle cause principali del quasi fallimento della Grecia e delle richieste di aiuto a Bruxelles di Lettonia e Ungheria. Sempre la corruzione costituisce l’ostacolo più spinoso all’accesso di Romania e Bulgaria nella zona di libera circolazione di Schengen. Lo scorso dicembre, Francia e Germania si sono fortemente opposte al loro ingresso, divieto al quale hanno recentemente aderito Danimarca, Olanda e Finlandia. La Danimarca, qualche settimana fa, ha addirittura minacciato la riapertura dei controlli alla frontiera per frenare l’ingresso di bulgari e rumeni.
Certo in materia di corruzione Bruxelles non sta dando un ottimo esempio. L’Ufficio anti frode europeo Olaf diretto dall’italiano Giovanni Kessler si vede negare da mesi l’accesso ai locali del Parlamento europeo per investigare sul caso delle bustarelle pagate ad alcuni eurodeputati da giornalisti inglesi spacciatisi per lobbisti.