giovedì 7 luglio 2011

Salerno, il Crescent fa acqua, i cittadini pagano un conto da 8 milioni. - di Vincenzo Iurillo




Troppa acqua sotto il mega progetto da 90mila metri cubi, fiore all'occhiello del sindaco Vincenzo De Luca - che per questa vicenda è indagato per abuso d'ufficio - e il Comune è costretto a deliberare uno stanziamento ulteriore di 8 milioni di euro per migliorare l'impermeabilizzazione delle fondamenta. Gli ambientalisti temono una nuova cattedrale nel deserto.


Salerno – La scoperta dell’acqua fresca. Forse non era difficile immaginare la sua presenza nel sottosuolo di un’area davanti al mare. Di più, in quella che sta per di diventare la piazza di mare più grande d’Europa, la nuova piazza della Libertà a Salerno, disegnata dall’archistar Ricardo Bofill, col corredo – contestato duramente da ambientalisti e dalle associazioni di cittadini – del monumentale caseggiato semicircolare da quasi 30 metri altezza e 215 di estensione chiamato ‘Crescent’. Si tratta del serpentone di cemento da 90.000 metri cubi sul quale la Procura di Salerno ha aperto un’inchiesta per abuso d’ufficio che vede indagati il sindaco Vincenzo De Luca e l’ex soprintendenteGiuseppe Zampino.

Un po’ d’acqua in effetti è sfuggita ai sondaggi dei professionisti che hanno redatto i progetti preliminari ed esecutivi della piazza che accoglierà il Crescent, definito da Vittorio Sgarbi “una delle dieci cose più brutte del mondo”. Troppa acqua sotto lo slargo di tante polemiche. E De Luca, che invece è convinto che il Crescent rappresenterà per Salerno l’equivalente del Colosseo per Roma, insieme alla sua giunta ha dovuto metterci una pezza, approvando con la delibera 177 una perizia di variante che farà lievitare di circa 8 milioni di euro i costi dell’intervento. Fondi necessari, si legge nel corpo del provvedimento, “per potenziare le misure di impermeabilizzazione delle strutture interrate, in relazione ai livelli di falda rilevati in corso d’opera, maggiori dei corrispondenti riscontrati all’epoca della progettazione”.

Traduzione: non s’erano accorti di quanta acqua passa lì sotto. Di fronte al mare di Salerno. Una vicenda che irrita il comitato No Crescent, autore dell’esposto che ha dato il via all’inchiesta penale e che ora annuncia di voler spedire tutti gli incartamenti della variante alla Corte dei conti: I gravissimi rischi connessi alla costruzione di piazza della Libertà, e ancor di più dell’enorme caseggiato Crescent, da anni sono stati previsti e puntualmente denunciati da noi e da Italia Nostra – si legge in una nota – si tratta di rischi che nei ricorsi promossi innanzi al Tribunale amministrativo cittadino sono segnalati nelle relazioni tecniche elaborate dai geologi del movimento No Crescent”. Secondo gli esponenti del No Crescent “non è possibile dire che siamo di fronte a eventi imprevedibili. Già nella fase preliminare e in quella definitiva esistevano tutte le evidenze e le prove della presenza di una falda idrica molto superficiale nell’area del cantiere”. Però, affermano dal comitato presieduto dall’avvocato Pierluigi Morena, “non sono bastati i tre milioni di euro spesi in progettazione per considerare quanto già risultava dalle indagini geologiche realizzate: i pericoli gravissimi di dissesto e le difficoltà esecutive per la presenza della falda idrica”.

A proposito del ricorso al Tar promosso da Italia Nostra, la discussione dell’udienza cautelare è prevista a breve. L’obiettivo è quello di ottenere la sospensiva e di impedire così l’inizio dei lavori dell’edificio (quelli della piazza sono già in corso). Il ricorso si fonda su alcune presunte irregolarità nella procedura di vendita dell’area di Santa Teresa alla società Crescent srl. Procedura viziata, secondo gli ambientalisti, perché compiuta senza la completa ”sdemanializzazione” dell’area. Circostanza che per i legali di Italia Nostra non è stata mai confutata dall’ente municipale agli atti del giudizio.

Il ricorso verrà discusso dinanzi alla Prima Sezione del Tar di Salerno, composta dal Presidente Antonio Onorato, relatore il Consigliere Palliggiano. “Abbiamo fiducia nella Giustizia” afferma Raffaella Di Leo, presidente di Italia Nostra, “e crediamo nella opportunità della sospensione dei lavori perché laddove riscontrata successivamente qualche illegittimità saranno a carico dell’Erario i versamenti a favore della Crescent Srl per le opere che intanto verranno realizzate”.

“Inoltre auspichiamo”, continua Raffaella Di Leo, “che questa vicenda non ripercorra la strada del Fuenti, di Punta Perotti e più recentemente dell’ecomostro sulla Mingardina per i quali le istituzioni hanno prima consentito la realizzazione delle opere e poi hanno disposto onerosi abbattimenti per riconosciuto scempio paesaggistico”.




Fuori onda - Brunetta parla, Tremonti lo demolisce: ''E' un cretino''.



Il luogo è il ministero dell'Economia in via XX Settembre. Il titolare Giulio Tremonti presenta alla stampa la manovra economica appena firmata dal presidente della Repubblica. Al suo fianco, vari colleghi del governo. Tutti seduti allo stesso tavolo. Quando tocca al responsabile della Funzione pubblica, Renato Brunetta, illustrare i correttivi alla spesa del pubblico impiego, Tremonti sembra subito spazientirsi. E, rivolgendosi prima al ragionere generale dello Stato Mario Canzio, poi al capo di gabinetto del suo ministero Vincenzo Fortunato, quindi al ministro del Welfare Maurizio Sacconi, commenta: "E' proprio un cretino", "questo è il tipico intervento suicida". Sussurri taglienti, con una nota di divertita perfidia. I suoi interlocutori non lo contraddicono. Anzi. Intanto allo stesso tavolo, a pochi centimetri di distanza, Brunetta continua a parlare. E, nel parlare dei provvedimenti per il taglio alle auto blu, cita proprio Tremonti. Che sbuffa e si prende la testa fra le mani.


Iraq - Violenza nel campo profughi.



Le forze
di sicurezza con camion e
ruspe contro i dissidenti iraniani




Caso Ruby, La7: un’altra marocchina accusa il premier di violenze


Il tg diretto da Enrico Mentana riporta una notizia pubblicata dal quotidiano Liberation Maroc: una 21enne, di professione porno star, ha denunciato di esser stata violentata da Berlusconi per due settimane

Non solo Ruby. Nelle notti del premier a ritmo di bunga bunga ci sarebbe anche un’altra giovane marocchina. Le nuove accuse a Silvio Berlusconi arrivano dal Marocco: il telegiornale de La7 ha mostrato il sito del quotidiano marocchino Liberation Maroc che riporta la denuncia shock di una ragazza, Mouna Rajli – di professione porno-star con nome d’arte Aurora Barzatta – che riferisce di essere stata violentata nel 2008 dal presidente del Consiglio. Manca al momento ogni tipo di conferma: il telegiornale di Enrico Mentana ha riportato la notizia con grande prudenza sottolineando che mancano riscontri alla denuncia del media marocchino. Anche uno dei difensori del premier, Pietro Longo, ha detto – interpellato dall’emittente – di non sapere assolutamente niente di queste accuse.



Nel sito del giornale si legge che la ragazza accusa il premier di averla “violentata e di aver abusato sessualmente di lei per due settimane”. I fatti risalirebbero al 16 marzo 2008 e Berlusconi avrebbe offerto la somma di 100 mila euro ed un lavoro alla ragazza per farla tacere. La testimonianza è ovviamente tutta da verificare. Tanto che lo stesso autore dell’articolo, intervistato da La7, non negato di conoscere la ragazza sostenendo però che vivrebbe a Milano. Ma dalla procura del capoluogo lombardo il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha fatto sapere che “non risulta nulla. Non abbiamo ricevuto nessuna denuncia”, ha detto.



Costi della politica e corruzione parlamentare.




berlusconi - nuntereggae più.




mercoledì 6 luglio 2011

Un Governo in Subappalto!


Facciamo un brevissimo riepilogo della situation per cercare di capire chi comanda veramente in Italia, che qui si rischia di perdersi in un labirinto di intrallazzi.
La sensazione è che il governo del grande comunicatore sia stato dato in subappalto, visto che chi ha ufficialmente vinto la gara, ormai è evidente, non è assolutamente capace di governare perché qualsiasi cosa tocca la fa fallire neanche fosse affetto dalla maledizione di un Re Mida all’incontrario. Meglio che si dedichi quindi a trombare nel suo patetico casino domestico e a far meno danni possibili. Il gran frullo di passere notturne ad Arcore potrebbe essere un modo, ideato da premurosi amici e amici degli amici, per tenerlo abbastanza rincoglionito di giorno per permettere agli altri, i subappaltatori, di lavorare in pace, visto il disastro in corso. Un giorno magari scopriremo che quella sonnolenza perfino durante le cerimonie di beatificazione dei papi (intesi come pontefici) era dovuta anche a qualche pasticchina di clorpromazina. “Ma cosa hai messo nel caffè?”, diceva una canzoncina degli anni ’60.

Chi ha in mano il timone della baracca, quindi? Non è poi un mistero. Nel corso degli anni le logge invecchiano: P2, P3, P4 e i Gran Maestri imbiancano ma il potere, quello vero, rimane sempre nelle stesse mani. Addirittura, il faccendiere Bisignani, spacciato dalla stampa come l’eminenza grigia del momento, sarebbe un astro sorto all’ombra di Andreotti, ovvero dell’eternità fatta politica, tanto per (non) cambiare.

Per più di quarant’anni un solido potere clerico-mafio-massonico-atlantico aveva tenuto ben salde le redini del comando in Italia.

Nei primi anni novanta, sotto i colpi di Tangentopoli e delle monetine degli italiani imbufaliti dall’altissimo tasso di ladrocinio della politica, crolla la prima repubblica. Ce ne vuole subito una seconda che si fondi sull’apparenza del cambiamento ma che in realtà risponda al sacro principio del Gattopardo: “Cambiare tutto perché nulla cambi”.
La seconda repubblica sceglie come uomo immagine e frontman l’imbonitore ideale per dare l’illusione del nuovo, il megaimprenditore rampante milanese con amicizie palermitane che contano sia nel clerico, che nel mafioso e nel massonico. A posteriori si deve proprio ammettere che Silvio era l’ideale. Quel mix di volgarità ed ignoranza poi che agli italiani fa tanto sangue.
Si liquidano i vecchi garanti del patto di stabilità tra poteri palesi ed occulti, si siglano patti più o meno scellerati con i nuovi e, tolti di mezzo i più pericolosi giudici guastafeste, si chiude la prima repubblica ed inizia l’era berlusconiana, il vecchio che avanza vestito da nuovo, con Licio che benedice l’iniziativa.

B. è come la serva, serve. Serve perché ha le televisioni, l’unica sua salvezza ed assicurazione sulla vita, visto che come imprenditore ha sempre bisogno della legge o leggina ad hoc e ad personam per non fare fallimento. Citofonare Craxi per conferma. Le televisioni servono a creare consenso, sono fondamentali strumenti di propaganda. Ufficialmente per B. e la sua presunta bravura nel governare, in realtà per mantenere il potere nelle mani dei manovratori occulti.
A questo punto è inevitabile rigirare il coltello nella piaga e ricordare come i collaborazionisti dell’opposizione giurarono, fin dal primo momento, di non toccargliele e gioverebbe chieder loro in cambio di quale innominabile contropartita.

Secondo le ultime inchieste giudiziarie su quella evoluzione della P2 che è la P4, oltre a scoprire che ci sono forti indizi dell’esistenza del contratto di subappalto del governo, come ad esempio la carta intestata di Palazzo Chigi nell’ufficio di Bisignani, si ha l’impressione che qualcuno voglia liquidare la serva perché divenuta ingestibile e troppo pretenziosa, visto che pensa solo a sé stessa ed ai suoi affari privati.

Molte cose sono cambiate infatti dai primi anni novanta. Il frontman non ha perso il vizio di mandare a puttane (non è una battuta) tutto ciò che gli passa per le mani, solo che qui non si sta parlando di un’azienda come la Fininvest ma di un intero paese e ci sono molti, tra i suoi amici imprenditori, che cominciano a preoccuparsi per le proprie terga. Il tizio, per giunta, sta invecchiando a rotta di collo come un vampiro che ha preso la luce del giorno e come comunicatore innesca solo l’effetto boomerang di far cambiare canale alla gente. Le televisioni, quindi, cominciano a non contare più un cazzo ed ecco Veltroni che ammette, chissà perché solo ora, che è stato un errore non togliergliele a suo tempo.

Una cricca di predoni al seguito del B. sta spadroneggiando in un paese che ha i conti sull’orlo della bancarotta. Il popolo, della libertà o meno, si sta sempre di più incazzando e sentendo imbrogliato dal venditore di aspirapolvere. All’estero ci considerano un circo itinerante di buffoni e fenomeni da baraccone. Il governo A, quello di facciata, è in ostaggio dei deliri di due vecchi cadaveri ambulanti, il vampiro e il vampirla. Tra un vaneggiamento e l’altro, il ragioniere tenta disperatamente di far quadrare i conti ma intanto è evidente che cerchi disperatamente nuove alleanze per salvare il salvabile.

Andare avanti così è impensabile anche se l’uscita dal tunnel non si vede ancora, in questo incubo italiano. Non è facile liquidare la serva B. perché gli è stato concesso troppo potere e vuole l’impunità a tutti i costi, a costo di distruggere un paese intero e il suo sistema giudiziario e per giunta ha portato al governo e concesso loro un potere eccessivo ai barbari della Lega, portatori di altrettanto nefaste richieste di distruzione dello Stato.
Se fossi il nostro, viste le schiere dei nemici che aumentano di numero ogni giorno che passa, accetterei il dorato esilio in un paese che non ammette estradizione, come gli suggerì senza scherzare tempo fa il sindaco di Napoli De Magistris, ma dubito che lo farà.
Se la situazione continuerà a peggiorare, tra un ministro che dice A e quell’altro che gli risponde B e la barca che intanto va a fondo, con le leggi ad personam nascoste dentro le manovre finanziarie, i poteri che finora si erano sentiti rappresentati e al sicuro da B., ovvero i subappaltatori, potrebbero decidere di cambiare il cavallo in corsa. Con le buone o con le cattive. Temo sempre di più con le cattive. Sempre che i subappaltatori, invece di ripristinare un’andreottiana continuità con il passato non siano interessati a far fallire l’Italia in combutta con gli speculatori internazionali. In quel caso, che Dio ci protegga e stramaledica B.

ARTICOLO DI LAMEDUCK