Il codice antimafia, che entrerà in vigore dal sette settembre, introduce maggiori responsabilità per i prefetti, più fiducia e meno burocrazia per le imprese inserite nel circuito dell’economia legale, una banca dati nazionale che raccoglie la documentazione contro le organizzazioni criminali. Misure di prevenzione e delle nuove norme in materia di documentazione antimafia, presentato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Si tratta di un decreto legislativo che dà attuazione alle deleghe previste negli articoli 1 e 2 del Piano straordinario antimafia, approvato dal Cdm nella riunione che si svolse a Reggio Calabria il 28 gennaio del 2010.
E stamani, mentre il cdm si riuniva per poi riaggiornarsi a settembre, l’assemblea di palazzo Madama ha approvato a grande maggioranza il bilancio interno 2010 e il preventivo 2011: sono previsti 120 milioni di euro di tagli nei prossimi tre anni. Un ordine del giorno bipartisan ha impegnato gli organismi che gestiscono il Senato a ulteriori risparmi: l’1% per il 2011, l’ 1,5% nel 2012, il 3,5% nel 2013 e il 6% nel 2014. I tagli, ha spiegato il questore Paolo Franco, ammontano a un totale di 126 milioni di euro. Appena due giorni fa anche Montecitorio aveva annunciato un “risparmio” entro il 2013 di 150 milioni.
Tutti argomenti che saranno sfiorati nell’intervento di Berlusconi alle Camere. Per sottolineare l’impegno del governo. E poi puntare il dito contro chi, dentro il Parlamento, mette in discussione la necessaria stabilità facendo della crisi una “scorciatoia” per eventuali ribaltoni e favorendo, fuori dal Palazzo, una pericolosa speculazione. Una crisi di governo, ribadirà il premier, ora sarebbe un regalo per gli speculatori e un danno per il Paese visto che nessun governo tecnico potrà risolvere i problemi dell’Italia; per questo l’opposizione dovrebbe abbandonare inutili scorciatoie per dedicarsi a risolvere i problemi degli italiani.
Nel discorso non mancheranno aperture alle opposizioni. Berlusconi infatti dovrebbe dire di ritenere auspicabile un tono del confronto politico più disteso e meno di parte, concentrato sui problemi del Paese e non sugli interessi dei partiti, nel solco del monito del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.Parte essenziale del discorso sarà spiegare che “crisi e speculazione finanziaria sono sotto gli occhi di tutti ma per quanto riguarda l’Italia ci sono eccessivi allarmismi perché il sistema politico è solido, le banche sono liquide e solide e in generali i fondamentali economici sono altrettanto solidi.
Nessun allarmismo dunque, il governo si è mostrato stabile e ha dimostrato di avere i numeri per varare in poco meno di una settimana una manovra da 70 miliardi di euro, certamente molto resta da fare per la crescita ascoltando parti sociali e opposizioni (oltre all’inquilino del Colle), ma senza cedere ad inutili allarmismi e soprattutto senza immaginare che esistano alternative in eventuali governi tecnici. Berlusconi annuncerà anche alcune misure: riforma del lavoro, partendo dalla revisione dello Statuto dei lavoratori, che insieme a quella del fisco e al piano Sud dovrebbe aiutare a garantire la crescita. Secondo il Cavaliere, ovviamente.
Insomma qualche annuncio, poche azioni concrete. Camera e Senato chiudono e se ne vanno in ferie. E per quanto Fabrizio Alfano, portavoce di Gianfranco Fini, annunci che “il presidente della Camera è disposto a convocare ad horas la Camera anche a Ferragosto se necessario”, e Ignazio La Russa dica che, sempre “se necessario”, il governo è pronto a riunire il consiglio dei ministri in agosto, nei fatti già oggi Montecitorio e Palazzo Madama sembrano deserti. E c’è chi scommette che ad ascoltare Berlusconi ci sarà il governo e pochi banchi occupati.
Gli investitori invece saranno attenti. Alle parole del premier farà da cartina di tornasole Piazza Affari. E la reazione dei mercati potrebbe affossare definitivamente il Paese. Tremonti è corso a Bruxelles per incassare nuovi messaggi pubblici di solidarietà, così da “distendere” l’attenzione degli speculatori europei sulla piazza di Milano; mentre Umberto Bossi è deluso dal vecchio alleato di Arcore: il Senatùr ha tentato in ogni modo di convincerlo a non parlare, il rischio è troppo alto. Anche Letta ha tentato invano di far desistere il Cavaliere. Niente da fare. E così Berlusconi, oggi alle Camere, rischia di stringersi il cappio al collo da solo.