mercoledì 3 agosto 2011

Crisi, B. alle camere a borse chiuse Punterà sulla necessaria stabilità di governo. - di Davide Vecchi



Mentre il cdm vara il codice anti mafia e il Senato annuncia che "risparmierà" 120 milioni di euro, il premier "ripassa" il testo preparato ieri sera a Palazzo Grazioli nel vertice di maggioranza. Saranno annunciate nuove riforme e l'invito a collaborare all'opposizione. Ma il timore è nella reazione dei mercati. Piazza Affari, già alla rincorsa di record negativi, potrebbe affondare. Il premier rischia di stringersi il cappio al collo da solo.

Sono riusciti a convincerlo solo dopo mezzanotte, al termine di un vertice di maggioranza fiume a Palazzo Grazioli. Così Silvio Berlusconi riferirà alle Camere sulla crisi soltanto dopo la chiusura di Piazza Affari, non più alle 15.30 come annunciato ieri. Parlerà prima a Montecitorio poi a Palazzo Madama. Il premier leggerà un discorso scritto su cui hanno lavorato in venti. Bozza di Paolo Bonaiuti, pesantemente limata da Giulio Tremonti, approvata dai ministri leghisti e infiocchettata daGianni Letta. Il Cavaliere tenterà di rassicurare i mercati, che ancora oggi scavano terreni negativi prima mai raggiunti, elencando i provvedimenti adottati recentemente dal Cipe. Annuncerà la volontà di continuare ad aiutare l’economia sventolando la convocazione delle parti sociali per domani mattina, arrivata dopo un pressing di imprenditori e sindacati durato oltre un mese. E riassumerà i risultati del governo. Sui costi della politica, con i tagli apportati da Camera e Senato ai rami del parlamento, sulla lotta alla criminalità organizzata, con il codice antimafia approvato dal consiglio dei ministri stamani.

Il codice antimafia, che entrerà in vigore dal sette settembre, introduce maggiori responsabilità per i prefetti, più fiducia e meno burocrazia per le imprese inserite nel circuito dell’economia legale, una banca dati nazionale che raccoglie la documentazione contro le organizzazioni criminali. Misure di prevenzione e delle nuove norme in materia di documentazione antimafia, presentato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Si tratta di un decreto legislativo che dà attuazione alle deleghe previste negli articoli 1 e 2 del Piano straordinario antimafia, approvato dal Cdm nella riunione che si svolse a Reggio Calabria il 28 gennaio del 2010.

E stamani, mentre il cdm si riuniva per poi riaggiornarsi a settembre, l’assemblea di palazzo Madama ha approvato a grande maggioranza il bilancio interno 2010 e il preventivo 2011: sono previsti 120 milioni di euro di tagli nei prossimi tre anni. Un ordine del giorno bipartisan ha impegnato gli organismi che gestiscono il Senato a ulteriori risparmi: l’1% per il 2011, l’ 1,5% nel 2012, il 3,5% nel 2013 e il 6% nel 2014. I tagli, ha spiegato il questore Paolo Franco, ammontano a un totale di 126 milioni di euro. Appena due giorni fa anche Montecitorio aveva annunciato un “risparmio” entro il 2013 di 150 milioni.

Tutti argomenti che saranno sfiorati nell’intervento di Berlusconi alle Camere. Per sottolineare l’impegno del governo. E poi puntare il dito contro chi, dentro il Parlamento, mette in discussione la necessaria stabilità facendo della crisi una “scorciatoia” per eventuali ribaltoni e favorendo, fuori dal Palazzo, una pericolosa speculazione. Una crisi di governo, ribadirà il premier, ora sarebbe un regalo per gli speculatori e un danno per il Paese visto che nessun governo tecnico potrà risolvere i problemi dell’Italia; per questo l’opposizione dovrebbe abbandonare inutili scorciatoie per dedicarsi a risolvere i problemi degli italiani.

Nel discorso non mancheranno aperture alle opposizioni. Berlusconi infatti dovrebbe dire di ritenere auspicabile un tono del confronto politico più disteso e meno di parte, concentrato sui problemi del Paese e non sugli interessi dei partiti, nel solco del monito del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.Parte essenziale del discorso sarà spiegare che “crisi e speculazione finanziaria sono sotto gli occhi di tutti ma per quanto riguarda l’Italia ci sono eccessivi allarmismi perché il sistema politico è solido, le banche sono liquide e solide e in generali i fondamentali economici sono altrettanto solidi.

Nessun allarmismo dunque, il governo si è mostrato stabile e ha dimostrato di avere i numeri per varare in poco meno di una settimana una manovra da 70 miliardi di euro, certamente molto resta da fare per la crescita ascoltando parti sociali e opposizioni (oltre all’inquilino del Colle), ma senza cedere ad inutili allarmismi e soprattutto senza immaginare che esistano alternative in eventuali governi tecnici. Berlusconi annuncerà anche alcune misure: riforma del lavoro, partendo dalla revisione dello Statuto dei lavoratori, che insieme a quella del fisco e al piano Sud dovrebbe aiutare a garantire la crescita. Secondo il Cavaliere, ovviamente.

Insomma qualche annuncio, poche azioni concrete. Camera e Senato chiudono e se ne vanno in ferie. E per quanto Fabrizio Alfano, portavoce di Gianfranco Fini, annunci che “il presidente della Camera è disposto a convocare ad horas la Camera anche a Ferragosto se necessario”, e Ignazio La Russa dica che, sempre “se necessario”, il governo è pronto a riunire il consiglio dei ministri in agosto, nei fatti già oggi Montecitorio e Palazzo Madama sembrano deserti. E c’è chi scommette che ad ascoltare Berlusconi ci sarà il governo e pochi banchi occupati.

Gli investitori invece saranno attenti. Alle parole del premier farà da cartina di tornasole Piazza Affari. E la reazione dei mercati potrebbe affossare definitivamente il Paese. Tremonti è corso a Bruxelles per incassare nuovi messaggi pubblici di solidarietà, così da “distendere” l’attenzione degli speculatori europei sulla piazza di Milano; mentre Umberto Bossi è deluso dal vecchio alleato di Arcore: il Senatùr ha tentato in ogni modo di convincerlo a non parlare, il rischio è troppo alto. Anche Letta ha tentato invano di far desistere il Cavaliere. Niente da fare. E così Berlusconi, oggi alle Camere, rischia di stringersi il cappio al collo da solo.



Gli indignati con la tessera del Pd. - di Luca Telese






Il primo a essere contestato durante un dibattito pubblico è stato D'Alema. Poi è toccato a Bersani, alla Bindi e domenica sera a Latorre. E' la nuova protesta dei militanti che assediano i dirigenti del partito.

Indignandos, contestatori, incazzati, insomma. C’è di nuovo il rischio della bufera per i dirigenti del centrosinistra italiano? La domanda sorge spontanea dopo quello che è successo a Fermo a Nicola Latorre, chiamato a rispondere per sé (e per il Pd) da una platea in cui faceva bella mostra un signore con un cartello: “Sono un elettore di centrosinistra, ma mi vergogno di essere rappresentato da questo Pd”. Un episodio, si potrebbe dire. Eppure ci sono molti segnali che dovrebbero far riflettere i dirigenti dell’opposizione.

Il primo è quello che è successo il 14 luglio alla Festa democratica di Roma, dove Massimo D’Alemaera intervistato dal giornalista di Repubblica Massimo Giannini: un gruppo di ragazzi ha raccontato su Facebook di essere andato alla festa con l’obiettivo di fare una domanda al líder maximo e di essere stati placcati dalla vigilanza del partito. Loro sotto il palco provavano a prendere la parola, e l’ex ministro degli Esteri che indicava Giannini con un sorriso vagamente teso: “Le domande le fa lui!”.

E che dire di quello che è successo a Bersani? Il 5 luglio alla Festa democratica de L’Aquila, il segretario del Pd è stato contestato dai No Tav. Un enorme striscione bianco diceva: “Noi con i territori, voi con gli speculatori”. Bersani aveva provato a interloquire: “Guardate che quella proposta è stata discussa e votata in tutte le sedi… Guardate che si tratta di un tunnel che corre per 50 km sotto la montagna…”. Macché: grida, strepiti e tante domande incalzanti.

Terzo episodio, questa volta al Nord. Alla Festa democratica di Seriate, di nuovo durante un comizio di Massimo D’Alema, di nuovo i No Tav. Un gruppo di giovani, il 28 giugno interviene distribuendo volantini e, dopo aver aperto uno striscione, contesta la linea tenuta dal Pd, che ha sempre ribadito che la Tav è una priorità del centrosinistra. Si sfiora la rissa, un gruppo di sostenitori del Pd che si scaglia contro i contestatori, tentando di strappare lo striscione. Qualcuno tenta di oscurare con le mani la telecamera di chi riprendeva la scena, consapevole che le contestazioni hanno un doppio effetto: uno immediato, sui presenti e uno postumo, sugli utenti della rete.

Un altro episodio stupefacente si è verificato a Siena dove Rosy Bindi aveva esordito così: “Vi porto il saluto del Partito democratico…”. Non aveva ancora finito che dalla platea si era levata una selva di fischi: “Parla tu, ma lascia perdere il Pd”. E lei, con la consueta grinta: “Dovreste essere contenti che il Pd sia qui con un suo rappresentante”. Macché.

Cosa unisce e cosa divide questi episodi? Nella storia della sinistra, fino a ieri, la contestazione era guerra di egemonia per il controllo della piazza. Ed era, come nell’ultimo caso, lotta con le ali estreme, di destra o di sinistra, contro formazioni organizzate e antagoniste. Il caso simbolo è la guerriglia a La Sapienza per il comizio del segretario Cgil Luciano Lama in pieno ’77 (il cartello che è passato alla storia: “Non L’ama proprio nessuno”) dove il servizio d’ordine del Pci e della Cgil dovettero lottare fisicamente contro la falange di autonomia.

Oppure resta nella storia la contestazione ghandiana di Marco Pannella davanti a Botteghe oscure, interrotta da questo dialogo con un uomo della vigilanza del Bottegone: “Je dissi: ‘Te ne vai?’ Pannella ha risposto no, e io gli ho dato una pizza…”.

Già molto diverse, e molto più vandeane, nella forma e nella violenza della loro coreografia, furono lemonetine tirate contro i sindacalisti nelle piazze incandescenti del 1993. Sergio D’Antoni finí un comizio in piazza San Giovanni con un labbro spaccato, Sergio Cofferati non volle interrompere il suo discorso e chiese solo di essere riparato da un compagno con un ombrello: “Sono abituato alla pioggia”, ironizzò.

Adesso tutto cambia e a contestarti non è più un esterno, non è più un nemico. Adesso – esattamente come è successo a Zapatero in Spagna – c’è il rischio che a contestarti sia un pezzo del tuo popolo, una parte del mondo che ti gira intorno. A mordere il freno sono giovanissimi, forme di protesta nascono e si organizzano come gruppi di pressione sulla rete. Adesso, a contestarti non è qualcuno che ha idee diverse dalle tue, non è un uomo simbolo, come quello splendido provocatore che è stato Marco Pannella ai tempi in cui girava con il girocollo nero e con il medaglione zen al collo, adesso quello che grida è uno che dice di avere le tue stesse idee e spesso la tua stessa tessera. E pensa che tu stia tradendo la tua parte.

Ecco perché i dirigenti del Pd farebbero meglio a non sottovalutare. E a cominciare a rispondere, ad esempio, sulle grandi scelte e sulla questione morale, prima di essere costretti a farlo in piazza.




martedì 2 agosto 2011

spazzatura norvegia.AVI



Lontani anni luce da quello che succede qui italia, una civiltà impressionante, non avrei mai pensato di vendere in questo modo la mia spazzatura..... enjoy


URLA: Sono Incazzato Nero e Tutto Questo non lo accetterò più !



Attraverso la storia di Howard Beale, il mezzo busto televisivo presente in questo brano del film NETWORK Quinto potere, viene mostrata l'incapacità del popolo di riconoscere ed accettare la propria responsabilità ed il suo bisogno inconfessabile di farsi soggiogare. Il popolo incapace di pensare ed agire con la propria testa e reagendo sull'onda puramente emotiva si comporta esattamente come gli viene chiesto tramite il Network. Per descrivere ciò è emblematico il brano presentato qui!


Intercettazioni, il ministro Nitto Palma: "Si dovrà intervenire su talune anomalie".


Il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma (Adnkronos)

Roma - (Adnkronos) - Il Guardasigilli in un'intervista al Tg5 dichiara di voler arrivare "un corretto bilanciamento tral'uso dello strumento investigativo" e "le esigenze di riservatezza e di privatezza garantite dalla nostra Costituzione''. Per alleviare la tensione tra le toghe e il Palazzo punta al ''massimo del confronto e del dialogo possibile".

Roma, 1 ago. (Adnkronos) - Sulle intercettazioni telefoniche ''si dovrà intervenire''. Lo dice il Guardasigilli Francesco Nitto Palma, in un'intervista al vicedirettore del TG5, Andrea Pucci. ''Io conto, per quello che mi compete -spiega il ministro della Giustizia- di muovere il percorso legislativo delle proposte sulle intercettazioni che attualmente giacciono alla Camera, per cercare di intervenire su talune anomalie tra cui la trascrizione e la successiva pubblicazione di telefonate non particolarmente rilevanti. E tornare quindi a un corretto bilanciamento tra l'uso dello strumento investigativo e le esigenze di riservatezza e di privatezza che vengono garantite dalla nostra Costituzione''. Quanto al protagonismo di certe toghe che vanno a spettacolarizzare le loro inchieste, Nitto Palma sottolinea: ''Il protagonismo non giova alle carriere. Alle carriere giova l'efficienza dell'azione e la riservatezza''.

Per alleviare la tensione tra le toghe e il Palazzo, l'intenzione del Guardasigilli "è quella di avere il massimo del confronto e del dialogo possibile. Disponibile fin d'ora a cambiare idea se verrò convinto che sul piano tecnico le mie iniziative sono sbagliate. Il dialogo è però reciproco: io non sono sordo e non vorrei incontrarmi con dei sordi''. ''Al Presidente della Repubblica'' nell'incontro avuto oggi, ''ho chiesto il suo conforto -rimarca il ministro della Giustizia- per un'azione di governo che'' in una fase come questa ''non è certamente tra le più facili''.

In merito allo sciopero della fame e della sete del leader radicale Marco Pannella, per denunciare il degrado in cui versano le carceri italiane, il Guardasigilli, Francesco Nitto Palma commenta: ''Anche in questa occasione, Pannella indica alla responsabilità della politica un problema vero e importante''. E poi anticipa: ''Mi auguro che da qui a settembre -rimarca il titolare del dicastero di via Arenula- riusciremo a mettere in campo un pacchetto'' di misure ''che ci possa consentire per un verso di diminuire la popolazione carceraria e per altro verso di rendere realmente umane le condizioni di chi deve stare in carcere''.


lunedì 1 agosto 2011

Il punto su: Palermo e la baraccopoli di via Messina Montagne. - di Giusy Chiello

Dal maggio 2010 su Facebook esiste una pagina: Insieme alla Petyx per le famiglie dei containers. Si tratta di una pagina dedicata ai baraccati palermitani che vivono nei containers di via Messina Montagne. Questo spazio, da quanto si legge, è stato creato per aggiornare costantemente la situazione delle famiglie che vivono in condizioni da “terzo mondo”. Purtroppo, però, su questa pagina a loro dedicata, le notizie terminano il 14 dicembre 2010.

Ma cosa è successo?

Noi più volte abbiamo avuto un occhio di riguardo per queste persone abbandonate nel “villaggio delle baracche” e per la loro tragica situazione. Abbiamo iniziato la nostra analisi della situazione, realizzando un reportage da dove si evinceva la loro degradante situazione. Abbiamo verificato, in quell’occasione, che questa gente che, per diversi motivi, quali sfratto e perdita del lavoro, è stata cacciata dalla loro casa per poi essere catapultata in una realtà crudele e per niente dignitosa per un essere umano. Questo lo scenario quotidiano: fogne a cielo aperto, insetti velenosi, zecche e ratti che passeggiano nei vialetti dove giocano i bambini. L’acqua delle fogne stracolme, che va a finire sotto i containers e arriva dentro le case, creando umidità e muffa, causa di malattie continue per anziani e bambini. Le promesse dall’amministrazione comunale fino ad ora sono state tante: gli abitanti delle case-containers avrebbero dovuto avere il loro alloggio già da tempo. Per questo motivo, a fine febbraio abbiamo seguito i nostri “amici baraccati” durante uno sciopero da loro organizzato per chiedere il diritto della casa popolare, da tempo promessa. Gli amministratori allora avevano risposto alla loro protesta dicendo che in un paio di mesi tutto si sarebbe risolto, ma siamo già ai primi di maggio e ancora tutto tace e le famiglie sono ancora lì in attesa di una casa.

Segnaliamo a voi lettori questa pagina di Facebook in modo da dare un contributo anche morale per sostenere gli animi di queste persone. Anche la nostra redazione è pronta ad accogliere i vostri commenti, le vostre idee o le info che vorrete darci o ricevere sull’argomento.

Speriamo di essere davvero di sostegno a questa gente che sembra ormai abbandonata dal mondo.

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Esclusiva: Palermo, il Terzo Mondo è ancora dietro l’angolo e riceve l’ennesima beffa

Palermo: il Terzo Mondo dietro l’angolo…..

http://www.ilmiogiornale.org/il-punto-su-palermo-e-la-baraccopoli-di-via-messina-montagne/

Campania, il Pdl prepara il blitz per aumentare il numero di assessori regionali. - di Vincenzo Iurillo.


Fra trolley e valigie per il mare già pronti, il Consiglio regionale ha infilato nell’ordine del giorno dell’ultima seduta prima della chiusura estiva, il disegno di legge a iniziativa del gruppo Pdl per far lievitare la giunta sino a 14 componenti. Nel ddl prevista la possibilità per il governatore di nominare anche due sottosegretari.


La sede della Regione Campania

Napoli. Agosto, mese di delibere impopolari da far passare in sordina. E cosa c’è di più impopolare di un provvedimento che ingrassa la Casta? Nonostante siano settimane di frenetico dibattito su come ridurre i costi della politica e i privilegi dei politici, la Campania va in controtendenza e prepara un bliz per domani, lunedì 1 agosto per aumentare il numero degli assessori regionali. Fra trolley e valigie per il mare già pronti, il Consiglio regionale ha infilato nell’ordine del giorno dell’ultima seduta prima della chiusura estiva, il disegno di legge a iniziativa del gruppo Pdl per far lievitare la giunta sino a 14 componenti. Prima firmataria l’azzurra Daniela Nugnes.

Insaziabile, la Casta campana. Gli attuali dodici assessori al fianco del governatore berlusconianoStefano Caldoro non sono sufficienti. Ne vogliono quattordici. E come se non bastasse, il ddl prevede l’introduzione di una figura sconosciuta a tutti gli Statuti regionali del Paese: i sottosegretari. Il governatore potrà nominarne due: con la facoltà di partecipare ai lavori della giunta.

Nella proposta è scritto che le indennità di funzione e le forme di previdenza dei nuovi membri dell’esecutivo “non comportano oneri di spesi aggiuntivi da sono dedotti dalle indennità degli attuali componenti della giunta regionale”. Traduzione: secondo i proponenti, il monte stipendi e contributi riservato a dodici assessori, retribuiti con 11.200 euro mensili e destinatari anche essi di una pensione a fine carriera grazie a una riforma dell’ex governatore Pd Antonio Bassolino, verrebbe ‘spalmato’ su quattordici assessori. E la legge risulterebbe a costo zero per la collettività. Ovviamente non è così. A dirlo è l’assessore regionale al Bilancio, Gaetano Giancane, che a marzo ha inviato in commissione consiliare un’integrazione alla proposta del Pdl con la quale rileva che la crescita della giunta potrebbe “comportare nuove spese”. Secondo Giancane, l’eventuale approvazione del ddl Nugnes “comporterà sicuramente un aumento dei costi di funzionamento della struttura (segreteria, auto di servizio)” e necessiterà di una ulteriore copertura finanziaria.

Il voto potrebbe arrivare a un anno esatto dalla presentazione della proposta, protocollata il 28 luglio 2010. Da allora, il testo ha fatto avanti e indietro tra le commissioni consiliari, in attesa del momento propizio, e non senza qualche mal di pancia all’interno della stessa maggioranza. Tra i contrari, infatti, si è schierato a sorpresa anche il presidente del consiglio regionale, il Pdl Paolo Romano.

Se l’assemblea legislativa campana darà l’ok all’allargamento dell’esecutivo, Caldoro utilizzerà questa facoltà per rimpolpare la giunta di presenze femminili. Pochi giorni fa infatti il Consiglio di Stato ha ‘censurato’ la composizione della squadra di governo, quasi tutta al maschile, confermando l’illegittimità dell’ultima nomina di assessore, quella di Vito Amendolara, con delega all’Agricoltura, al posto del dimissionario Ernesto Sica. Per il massimo organo di giustizia amministrativa, Caldoro non ha pienamente rispettato l’articolo 46 comma 3 dello statuto regionale sulla “equilibrata presenza di donne e uomini”.

E l’opposizione di centrosinistra annuncia barricate contro l’aumento degli assessori. Parla di “risvolti paradossali” e di “scelta vergognosa” il segretario campano del Pd Enzo Amendola: “Caldoro presenta decisioni su sanità e trasporti usando lo slogan del rigore e dei tagli e poi prepara la nomina di due assessori in più e si inventa la figura dei sottosegretari. Uno schiaffo ai cittadini campani colpiti dalla crisi economica, a chi soffre quotidianamente la inazione della destra al governo”. Per il vice capogruppo Pd Umberto del Basso de Caro “l’allargamento della giunta offende la dignità dei cittadini campani”. E il segretario campano di Idv, Nello Formisano, aggiunge: “Una cosa del genere non farebbe altro che aumentare la distanza tra i cittadini e le istituzioni, determinando ulteriore sfiducia della gente verso certa politica, attenta piu’ ai propri interessi che a quelli della collettività”.