domenica 14 agosto 2011

Sardegna: occupata Equitalia.


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Lo avrete sentito tutti al TG1, agli altri TG nazionali, sulle pagine dei giornali, nei commenti in giro.

No? Non ne sapete nulla? Beh, non è colpa vostra che ve ne state in spiaggia. E' che se ne è scritto soltanto in un trafiletto della Nuova Sardegna: a Cagliari le partite IVA, gli artigiani, i pastori esasperatihanno occupato la sede Equitalia. A me pare una notizia molto importante, vista la vessazione e l'oppressione che pratica impunemente questo gabelliere medioevale.

Interessi e oneri che arrivano al 50% del dovuto, richiesta di pagamenti per cartelle del 1992, multe già pagate che vengono inviate altre tre o quattro volte, pignoramenti di abitazioni per somme irrisorie, cartelle pazze. Le vittime sono milioni, ed Equitalia si configura già comeulteriore aggravio alle prossime misure governative che colpiranno pensionati, impiegati, autonomi, risparmiatori.

Ieri sera, durante le chiacchiere vacanziere, si stigmatizzavano le rivolte fatte solo per scassare vetrine e ci si chiedeva ancora come mai l'attenzione dei vessati non si rivolgesse ad obiettivi più seri. Forse perché, se anche succede, nessuno lo saprà mai, ho ipotizzato.

E infatti.

Update: preparatevi ad un ulteriore inasprimento di Equitalia. Il governo ha appena tagliato di 9,5 miliardi i trasferimenti agli Enti locali. E si sa: in questi casi, i Comuni si riducono a fare multe anche ai gerani in divieto di sosta. Con quel che ne consegue.

http://crisis.blogosfere.it/2011/08/sardegna-occupata-equitalia.html


Udite, udite... - di Giulietto Chiesa

fed-follia

Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri di tutto il mondo, (cioè i “loro giornali”, cioè tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni delmainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il più importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, sì, ma insieme privati della loro sovranità nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi? Vi sbagliavate, ma non è colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la più grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) è in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo.

E questo è un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo saprà. E questo è un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andrà mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pigì Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni).

Prima di tutto la fonte, perchè non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un “complottista” inveterato. La fonte è più che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo è quello degli Stati Uniti d’America. L’Audit è parola inglese che sta per verifica contabile. L’Audit di cui si parla è il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sull’attività della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia.

Voi direte, stupiti: ma come è possibile? Mai nessuno è andato a guardare dentro quei conti? Risposta esatta, mai nessuno. La Federal Reserve è stata una riserva di caccia al di sopra di ogni controllo. La seconda domanda che vi porrete è: ma perchè proprio adesso? Il fatto è, capirete, che gira il mondo un sacco di gente sospettosa. E costoro sono malfidati: visti i risultati vorrebbero dare un’occhiata alla cassaforte. Così è accaduto un accidente imprevisto. All’inizio quelli che stavano dentro la cassaforte hanno pensato: che guardino pure, intanto non ci capiranno niente. Invece quei temerari hanno capito fin troppo bene. E’ andata così, che Ron Paul e Alan Grayson hanno fatto passare un emendamento alla legge Dodd-Frank che consentiva di fare l’inaudito: controllare i conti della Federal Reserve. Al Senato USA erano distratti in quel momento. Detto fatto, due senatori fuori del comune (cioè con le rotelle non del tutto a posto, come vedremo) hanno fatto la ricerca: la storia meriterebbe che i loro nomi restassero scolpiti come i profili dei presidenti sul Mount Rushmore. Si chiamano Bernie Sanders, indipendente, e Jim DeMint, repubblicano.

Aperto il vaso di Pandora è successo un finimondo. Ma, per così dire, “al chiuso”. Ben Bernanke, attuale portiere della Federal Reserve ha protestato veementemente, seguito a ruota dal predecessore Alan Greenspan, e da altri banchieroni tutti mondiali, e tutti beneficiari, come vedremo, di donazioni varie e gratuite. “Che effetto avrebbero sui mercati del pianeta certe scoperte?”, hanno detto. “Bloccare tutto, fermare, insabbiare!”.

Se queste cose le leggete per la prima volta vuol dire che ci sono riusciti, fino ad ora.

Il fatto è che il senatore Sanders è uno svitato e ha messo tutto, pixel su pixel, sulla sua web page. E la frittata non è più riparabile. Per meglio dire: si ordinerà a tutto il mainstreamdi tacere e nascondere. E magari di pubblicare tutte le storie delle eventuali amanti di Sanders, o di svelare quanti conti in banca ha, e magari se ha sodomizzato il suo cuoco, o ha una collezione di foto pedofile. Cosicchè della faccenda dell’audit della Federal Reserve non ne sentirà parlare nessuno, o quasi. Ma Sanders, DeMint e il buon Dio ci permettono comunque, a noi, che parte del mainstream non siamo, di raccontarvi cosa è venuto fuori. Che è una storia niente male, che, se il mainstream non fosse la cloaca che è, potrebbe perfino metterla in prima pagina. E veniamo al dunque, scusandoci con i lettori se abbiamo fatto in apertura come fece Dostoevskij nel presentare i suoi “ Fratelli Karamazov”, cioè scrivendo un romanzo per introdurne un altro.

Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro è ritornato indietro. Eppure sono stati prestati – pensate o lettori ignari – a tasso zero, cioè gratis et amore dei. Per avere un’idea della cifra, se ancora non avete avuto il capogiro, basti pensare che il prodotto interno lordo annuale degli USA si aggira attorno a 14,2 trilioni e che il debito complessivo degli Stati Uniti viaggia sui 14,5 trilioni.

Dunque, concludendo, un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perchè lo fanno? Perchè il sistema è esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perchè possa continuare a funzionare. E – cosa non meno importante – in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale, che complotta usando denaro fittizio (da dove credete siano usciti quei 16 trilioni se non dalle “stamperie” segrete della Federal Reserve? Tenendo conto anche che quei soldi non occorre stamparli, ma li si può creare dal nulla schiacciando qualche tasto di un computer). Dunque adesso sappiamo che il famoso TARP (Troubled Asset Relief Program), fissato in 800 miliardi di dollari, era una balla al ribasso, buona per i mercati e per non fare esplodere la protesta dei contribuenti americani. Lo chiamarono (libera traduzione mia) “Programma di salvaguardia degli assetti tossici”. E, in effetti fu proprio un programma per salvare quegli assetti.

Li comprarono perchè non si scoprisse che erano velenosi. Valevano zero, ma vennero acquistati in denaro sonante. Salvarono i truffatori. Il pubblico fu indotto a pensare che questo servisse a qualche scopo. L’unico scopo era di finanziare i truffatori. Che sono gli stessi che ora esigono di essere nuovamente pagati per i crediti illegali (tossici appunto) che erogarono. Solo che la cifra fu venti volte più grande.

Dove sono andati e a chi, e quanto? Adesso sappiamo tutto. C’è l’elenco, eccolo:

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)

Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)

Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)

Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)

Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)

Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)

Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)

Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)

JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)

Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)

UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)

Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)

Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)

Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)

BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)

E molte altre banche minori che qui non staremo a citare. Chi volesse sapere i dettagli può andarseli a vedere qui, qui, qui e ancora qui.

Adesso ci è più chiaro chi sono i nove banchieri che si ritrovano, assieme ai loro complici, in qualche ufficio di Wall Street, o a bordo di qualche nave, una volta al mese per complottare contro le nostre vite, il nostro lavoro, il nostro futuro. Sicuramente sono tutti fedeli partecipanti alle riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale. In un mondo bene ordinato bisognerebbe che venissero arrestati, su mandato, per esempio, della Corte Penale Internazionale. Ma chi ha il potere di spiccare un tale mandato, visto che i governi europei sono tutti complici di questi balordi? Ai quali si dovrebbe aggiungere i dirigenti delle agenzie di rating che non potevano non sapere e che sono state e sono parte della macchinazione. Danno i voti a tutti, e decidono chi è fedele e chi non lo è alle loro operazioni da scassinatori; sorvegliano e fanno il palo prima che arrivi l’opinione pubblica. E questa non può arrivare perchè non sa niente. E non sa niente perchè giornali e tv mentono e distraggono milioni e miliardi di spettatori. Da quei pulpiti ci viene l’accusa di avere troppo consumato. Ma quei pulpiti, materialistici per eccellenza, continuano a spingerci a consumare ancora. E’ il delirio dei balordi.

Come difenderci? Organizzarci per rispondere. Il debito che hanno creato se lo paghino loro, se ci riescono. L’attacco alle nostre condizioni di vita dobbiamo respingerlo. Certo che ricorreranno alla forza, come sta facendo il cameriere Cameron dopo i tumulti di Londra. Come Berlusconi e Fassino stanno facendo con i No Tav della Val di Susa. Ma se milioni di europei capiranno che è giunto il momento di difendersi, partendo dalla difesa del proprio territorio (dove per territorio s’intende tutta la nostra vita, a partire dal nostro cervello e dalla nostra salute), li potremo sbalzare di sella. Dove abitiamo noi, loro sono più deboli e noi quasi invincibili. Se ci organizziamo. Tertium non datur: o li sbalziamo di sella o loro ci distruggeranno. Sicuramente molti di noi, insieme ai milioni che non si possono difendere. Ci porteranno via gli ultimi residui di democrazia, ci renderanno schiavi. Vogliono cancellare la storia di 150 anni di diritti conquistati. Sono la peste moderna. Se vogliamo guarire dobbiamo rispondere alla loro dichiarazione di guerra.

http://www.megachipdue.info/tematiche/beni-comuni/6618-udite-udite.html


Manovra, articolo 18 “intatto” ma a rischio. Solo un miliardo dal pacchetto fiscale. - di Stefano Feltri


Nonostante le rassicurazioni del ministro Sacconi, la contrattazione aziendale potrà superare la norma sui licenziamenti. Basso il gettito di contributo di solidarietà e misure antievasione, Tremonti butta lì la revisione degli studi di settore. L'unica certezza è la stangata al ceto medio.

La manovra bis prende forma (vedi in fondo all’articolo), il capo dello Stato ha già promulgato il decreto che contiene la stangata da quasi 50 miliardi (nella notte la cifra è salita, come rivela il ministro Giulio Tremonti). Poi, dal 22 agosto, inizierà la conversione in legge, al Senato. Senza voto di fiducia, sia per consentire all’opposizione di far passare qualche emendamento – visto che il Quirinale auspica condivisione – sia per una forma di comprensibile prudenza: se i mercati martedì decideranno che anche questo intervento non basta ci sarà modo di rafforzarlo ancora.

Anche perché molte delle misure di cui si cominciano a conoscere i dettagli susciteranno parecchie reazioni. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, nella conferenza stampa di Palazzo Chigi ieri mattina, rassicura sul fatto che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti senza giusta causa “non è stato toccato”. Poi, però, precisa che il decreto della manovra incentiva la contrattazione a livello aziendale. E nella singola azienda i rappresentanti sindacali, grazie anche al recente accordo con Confindustria, possono decidere in autonomia come regolare una serie di materie tra le quali i licenziamenti senza giusta causa, “tranne quelli discriminatori”. L’articolo 18 resta, quindi, ma si può decidere di non applicarlo.

Non è l’unica sorpresa. Nella spiegazione che Tremonti fa della manovra si notano almeno altre due cose. Primo: tutto il pacchetto fisco più lotta all’evasione è stimato valere solo un miliardo. Il cosiddetto contributo di solidarietà, pagato dai redditi superiori a 90mila euro, sommato al gettito della lotta all’evasione (tra sanzioni per chi non emette scontrini e spostamento da 5mila a 2500 del divieto di pagamenti in contanti) darebbe quindi pochi spiccioli. Possibile? Soprattutto visto che a questi interventi, butta lì Tremonti come se niente fosse, ci sarà la temuta (dai leghisti soprattutto) revisione degli studi di settore.

Probabilmente questa è una delle voci destinate a gonfiarsi durante il passaggio parlamentare, magari anche per sopperire ad altre che potrebbero ridursi. Tipo il taglio delle Province sotto i 300mila abitanti da cui il ministro Roberto Calderoli ha preso le distanze in tempo reale, mentre lo presentava in conferenza stampa. Per come è congegnato, alle Province a rischio basta sciogliere la giunta entro il 2012 e farsi rieleggere per essere praticamente in salvo. L’unico comparto della manovra che sembra blindato è quello della stangata al ceto medio, tra intervento sugli statali e aumento delle tasse.

I ministeri devono risparmiare 6 miliardi, se a fine anno non ci sono riusciti i loro dipendenti a Natale non vedranno la tredicesima mensilità. Un’eventualità che per Tremonti è “estremamente improbabile” ma non certo impossibile. Come nota la Uil, i lavoratori rischiano di dover pagare per l’incapacità dei dirigenti di centrare gli obiettivi. Altra novità è che arriva subito la stangata sulle agevolazioni fiscali, che vengono tagliate nel caso (questo sì improbabile) che il Parlamento approvi una riforma del fisco nei prossimi tre mesi. Il taglio a tutti i bonus, dalle detrazioni per i figli a carico a quelle per le partite Iva dei giovani, vale anche per il 2011 e durerà almeno tre anni, portando nelle casse dello Stato un gettito aggiuntivo di 4 miliardi circa.

Per le casse pubbliche il beneficio (e il salasso per i contribuenti) si potrà dunque già avvertire fin da novembre, quando arriveranno gli acconti Irpef. Anche l’altro pilastro della manovra, i tagli agli Enti locali (regioni e comuni) è confermato: almeno 6 miliardi nel triennio, con effetto immediato. Certo, Tremonti promette di nuovo che verranno restituiti almeno i soldi tagliati nel 2010 con la precedente manovra, ma ormai gli amministratori locali non ci credono più.

Certo, poi ci sarebbe la crescita: a parte la cancellazione dei ponti festivi, non c’è moltissimo. Le imprese brindano al blocco del Sistri, il costoso sistema di tracciamento dei rifiuti avversato da Confindustria, ma su liberalizzazioni e privatizzazioni il governo sembra ancora avere le idee un po’ vaghe. Più probabile che entro breve usi l’arma segreta, auspicata anche dalle imprese, per fare ancora un po’ di cassa: alzare l’Iva.

Da Il Fatto Quotidiano del 14 agosto 2011

LE MISURE DEL DECRETO

MINISTERI. Previsto un taglio di 6 miliardi di euro nel 2012 e 2,5 nel 2013.

TREDICESIME. I dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero perdere il pagamento della tredicesima mensilità.

TFR. Pagamento con due anni di ritardo dell’indennità di buonuscita dei lavoratori pubblici, per risparmiare cassa.

PENSIONI DONNE. Viene anticipato dal 2020 al 2015 il progressivo innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell’età pensionabile delle donne nel settore privato.

PROVINCE. Dalle prossime elezioni è prevista la soppressione delle province sotto i 300.000 abitanti, fusione dei comuni sotto i mille abitanti.

PONTI. Le festività infrasettimanali laiche verranno spostate al lunedì.

SCONTRINI. Tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro. È inoltre previsto l’inasprimento delle sanzioni, fino alla sospensione dell’attività, per la mancata emissione di fatture o scontrini fiscali.

PENSIONI ANZIANITA’. Sono previsti interventi disincentivanti per le pensioni di anzianità, con anticipo al 2012 del requisito di 97 anni tra età anagrafica e anni di contribuzione.

CONTRIBUTO SOLIDARIETA’. Viene esteso ai dipendenti privati la misura già in vigore per i dipendenti pubblici e per i pensionati: prelievo del 5% della parte di reddito eccedente i 90.000 euro e del 10% della parte eccedente i 150.000.

ENTI LOCALI. Verranno ridotti 6 miliardi di trasferimenti nel 2012 e 3,5 nel 2013.

PERDITE. Riduzione per le società al 62,5% della possibilità di abbattimento delle perdite.

SERVIZI PUBBLICI LOCALI. Si punta alla liberalizzazione e verranno incentivate le privatizzazioni.

RENDITE AL 20%. La misura riguarda i proventi finanziari e vale circa 2 miliardi di euro. Esclusi i titoli di Stato che restano tassati al 12,5%.

GIOCHI E TABACCHI. Un aumento della tassazione dovrebbe portare allo Stato almeno un miliardo di euro.

VOLI BLU. Parlamentari e alti burocrati potranno volare soltanto in classe economica.



I nababbi dell’agenzia del demanio. - di Daniele Martini ed Elisabetta Reguitti


Dirigenti con super stipendi da 300mila euro, auto di lusso e mensa riservata a 7,50 euro.

Audi, Bmw e Volvo nel garage della sede, al 38 di piazza Barberini a Roma

Li chiamano “i magnifici 6″ facendo il verso al titolo di un famoso western anni Sessanta, “I magnifici 7“, con Steve McQueen e Charles Bronson. Li chiamano così non perché sono valorosi e audaci come gli eroi del film, ma per via dei tanti benefici extralusso di cui godono. Sono i 6 direttori centrali del Demanio, alti papaveri dello Stato trattati non con i guanti bianchi, ma qualcosa di più, dal ministero del Tesoro, cioè da Giulio Tremonti. Lo stesso Tremonti che sta chiedendo lacrime e sangue agli italiani. I loro nomi sono sconosciuti ai più, eccoli: Carlo Bertagna, vice direttore, Paolo Maranca, capo dell’area operativa, Antonio Ronza, direttore delle risorse umane, Edoardo Maggini, direttore della pianificazione, Bruno Finmanò, responsabile degli affari finanziari, Marco Cima, direttore finanziario. Sopra ai 6 c’è un settimo, il direttore Maurizio Prato, un manager nominato proprio alcuni giorni fa anche presidente e amministratore del Poligrafico dello Stato, che però nella nomenklatura pubblica è un caso a sé. Secondo le versioni ufficiali, il suo incarico al Demanio sarebbe addirittura a costo zero per le casse pubbliche, cioè svolto in “spirito di servizio”, come si diceva un tempo.

A differenza dei loro pari grado delle altre agenzie fiscali, che pure non sono lasciati nell’indigenza come il poverello d’Assisi, i 6 del Demanio godono di stipendi che gli altri si sognano, gratifiche, gettoni di presenza, premi annuali, mensa riservata e a “prezzo politico”, cioè a pochi spiccioli, auto di lusso sempre a disposizione. Macchinone belle grandi con un leasing rinnovato proprio alcune settimane fa, Audi, Bmw e Volvo di grossa cilindrata e così ingombranti che per farle agevolmente entrare nel garage della sede, al numero 38 di piazza Barberini a Roma, all’inizio di luglio hanno dovuto chiamare i muratori per allargare l’ingresso. E nonostante il cortile della rimessa sia tutto per loro, non basta, perché secondo quanto risulta a fonti interne e qualificate, quando i 6 sono fuori dall’ufficio e si beccano una multa, magari per divieto di sosta, non devono sobbarcarsi la fatica di sbrigare la faccenda da soli.

A quel punto in soccorso arriva l’ufficio risorse umane che prende in carica la pratica. Per le auto dei 6, del resto, il Demanio paga pure premurosamente quegli invidiabili permessi comunali con il contrassegno “X” che consentono di percorrere le strade del centro a traffico limitato. Costo: un po’ meno di 600 euro l’uno. Insomma,i magnifici 6 sono una minicasta incistata nella casta. Un drappello di Paperoncini statali che ha attirato l’attenzione anche di un senatore della Lega nord,Piergiorgio Stiffoni, il quale ha rivolto un’interrogazione piuttosto ruvida al ministro Tremonti e ora parlando con Il Fatto Quotidiano invoca il classico “Basta!”. Secondo Stiffoni ai 6 vengono regalati perfino i bonus benzina. Il più alto in grado, Bertagna, è al Demanio da 10 anni e si sente così a suo agio, ben pagato e coccolato, che quando un po’ di tempo fa gli hanno proposto di diventare amministrare delegato di Sviluppo turismo, cioè un salto di carriera, ha rifiutato perché gli offrivano “solo” 220mila euro. Tutti quanti veleggiano con stipendi intorno ai 300mila euro all’anno, quasi un terzo in più dei pari grado delle altre agenzie fiscali. Che infatti li vedono come il fumo negli occhi. Per non parlare dei giovani quadri, bloccati nella carriera e fermi al palo di stipendi che non arrivano ai 60mila euro.

A disposizione i 6 hanno anche una foresteria riservata con tavolo in cristallo, al quinto piano del palazzo e una stupenda terrazza completa di gazebo per il relax dopo i pasti. I cibi sono forniti da una cucina annessa che secondo alcuni non avrebbe i necessari permessi di legge. Il costo del pranzo è da fast food: 7 euro e 50. Tutti e 6 fanno anche parte del Comitato di gestione e a ogni riunione ritirano un gettone di presenza. E in più alla fine dell’anno incassano un premio speciale, altri 50mila euro, per aver fatto il lavoro previsto, cioè per aver rispettato il contratto di servizio con il Tesoro. La fortuna dei 6 si chiama Elisabetta Spitz, la ex moglie di Marco Follini, lanciata daGianni Letta al vertice del Demanio come direttrice. Fu lei a volere nel 2005 i 6 direttori e fu lei, che incassava uno stipendio di oltre 500mila euro, a volerli ricoprire d’oro e di benefit. Quando nel 2008 alla Spitz succedette Prato, sembra che quest’ultimo abbia timidamente tentato di interrompere la fiera. Ma Letta disse no e Prato si adeguò.


Questo è un post internazionale. - by ilsimplicissimus


Alberto Capece.

Ho deciso di farmi un regalo di compleanno e di regalare a me stesso questo piccola, grande speranza proprio nel momento in cui sembra che tutto precipiti. Il video che ho messo insieme è stato concepito su una colonna sonora particolare una versione de L’internazionale concepita qualche anno fa per la campagna del leader socialdemocratico Werner Faymann. Con pochissime variazioni rispetto al testo originale, questo arrangiamento di proponeva di “modernizzare” in qualche modo il vecchio inno che dalla Comune di Parigi ai nostri giorni è stato quello di tutte le sinistre.

Sappiamo che fine hanno fato queste modernizzazioni, il loro significato, la loro resa al tempo e al pensiero unico… e tuttavia è l’ideale per il filo di storia che scorre nei fotogrammi per ritornare poi alla fine all’antico.


'Avvenire', poliziotti e province. Nel Paese rivolta contro la manovra.


Dure reazioni al provvedimento varato ieri dal governo. Il quotidiano dei vescovi: "Pagheranno tutti, tranne gli evasori". I giornali di centrodestra: "Stangata delle libertà". Critiche le opposizioni. Fiom pronta alla mobilitazione. Sul piede di guerra le province. E Mastella: "Via Benevento? Creiamo il Molisannio". Nove deputati Pdl annunciano emendamenti.


ROMA - Opposizione, sindacati, presidenti delle province. Il giorno dopo l'approvazione della dura manovra di correzione 1 si leva un fronte di reazioni durissime al testo presentato oggi dai ministri del governo. Tra gli interventi più critici quello di Avvenire, che in un editoriale a firma del direttore Marco Tarquinio scrive: "Troppi e decisivi dettagli attendono di essere chiariti", e non si può ancora formulare un "giudizio articolato", ma si può certo osservare che "tutti, poveri, ceto medio e (veri o presunti) ricchi, pagheranno qualcosa. Politici compresi. Tutti, meno gli evasori. Gli unici - rimarca il quotidiano della Cei - che non hanno legge, che non subiscono tagli, che dribblano i sacrifici. Chi ci governa e chi siede in Parlamento ricordi che, da oggi, tutto ciò che verrà scontato e addirittura condonato o perdonato a quest'altra 'casta' peserà 45 miliardi di volte in più nel giudizio degli italiani onesti".

Province in trincea. Compatto anche il fronte delle province, dopo la annuncio del governo di voler sopprime quelle sotto i 300mila abitanti. "Non credo che il presidente della Repubblica possa permettere che si calpesti la Costituzione", commenta il presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti. " Servono soluzioni vere. Sopprimere 37 piccole Province porta un risparmio minimo e rende meno tutelate le periferie", il pensiero di Massimo Nobili, presidente Pdl della provincia di Verbano Cusio Ossola. Scherza invece il presidente della provincia di Isernia Luigi Mazzuto (Pdl)," Il solleone di Ferragosto dà alla testa e gioca brutti scherzi".

Critici i giornali di centrodestra. Non risparmiano critiche al provvedimento anche i giornali vicini alla maggioranza di centrodestra. "Il Giornale" parla di "brutta botta per il ceto medio" e si scaglia contro il cosiddetto 'contributo di solidarietà'. " Solidarietà verso chi? Verso chi ha amministrato male l'Italia per 40 anni e spendendo più di quanto fosse lecito, ha riempito di buchi il bilancio pubblico?", scrive Vittorio Feltri, che rincara: "Chi sono i geni che ci hanno ridotto così? Guardiamoli in faccia, guardiamoli in faccia e rifiliamo loro un calcio nel sedere. Gente del genere in Ungheria finirebbe in galera". Sulla stessa linea "Libero" che apre con il titolo a tutta pagina "La stangata delle libertà".

Di Pietro: "Possibile discussione ma no a polpette avvelenate". Sul fronte delle opposizioni Antonio di Pietro mette in guardia la maggioranza e si dice pronto a discutere sulla manovra approvata dal governo, ma si dichiara indisponibile "ad ingoiare qualsiasi polpetta avvelenata, in nome dell'emergenza". "A pagare sono i soliti noti e da questo punto di vista la manovra è di insopportabile iniquità", ha detto il leader Idv. "Da dove vengono i soldi veri, gli incassi significativi? dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, dalla quadruplicazione dei tempi di pagamento dei tfr per i lavoratori della pubblica amministrazione. Verranno soprattutto dai tagli agli enti locali che sono né più né meno che tagli alla spesa sociale, al welfare e ai servizi essenziali. Ci vuole la faccia tosta di questi governanti per dire che non hanno toccato istruzione e sanità. Cosa credono che affonderà grazie ai loro tagli?"

Finocchiaro (Pd): "Manovra squilibrata, ma porteremo nostre proposte". Timidi segnali di apertura, nonostante il forte dissenso, anche dal partito democratico. "Siamo molto critici con questa manovra che è squilibrata, non aiuta la crescita, e non fa pagare chi ha di più", spiega il capogruppo Pd in Senato Anna Finocchiaro. "Si colpiscono i redditi dichiarati e non le ricchezze. Noi porteremo le nostre proposte in Senato, e ci auguriamo che la maggioranza e il governo accettino i nostri suggerimenti. Ieri il presidente del Consiglio ha detto di non prevedere la fiducia. Sarebbe un gesto importante e responsabile.

Casini: "Opposizioni rispondano con serietà". Un richiamo alla responsabilità arriva da Pier Ferdinando Casini: "Con la manovra il governo chiama il Paese ad un "sacrificio immenso". A questo "le forze di opposizione devono corrispondere con grande serietà e senso dello Stato", dice il leader Udc. Poi l'attacco: "Dopo tre anni di inutili perdite di tempo e di patetiche rassicurazioni sulla condizione dell'italia, nel pieno di una tempesta finanziaria mondiale, il governo si è finalmente svegliato. Ma lo ha fatto tartassando i soliti noti che non evadono le tasse, il ceto medio e le famiglie, ed evitando quegli interventi strutturali di cui invece il Paese ha bisogno".

Briguglio (Fli): "Evidenti responsabilità di Berlusconi se arrivati a questo punto". Lascia una porta aperta anche il 'falco' di Futuro e Libetrtà Camerlo Briguglio: "Il Terzo Polo in parlamento metterà in campo un arsenale di idee e proposte per migliorare la manovra del governo, molte avanzate in tempi non sospetti dal presidente Baldassarri per conto di Fli, ma sia chiaro che le responsabilità di Berlusconi e del suo governo di averci portato a questo punto sono evidenti e sotto gli occhi degli italiani".

Vendola: "Atto di guerra contro l'Italia". A sinistra, parole di fuoco arrivano dal governatore pugliese Nichi Vendola che parla di "atto di guerra contro l'italia" puntando il dito contro le "misure punitive per gli enti locali". la "devastante riduzione di servizi sociali e di diritti, un colpo alla civiltà del lavoro. E nessuna scelta per la crescita e lo sviluppo". Per questo, secondo il leader di SeL, occorre "una reazione durissima". Ancora più pesante il giudizio di Oliviero Diliberto, segretario del Fdci-Federazione della Sinistra, secondo cui "siamo alla dismissione dello Stato".

Fiom e Cgil: "Subito mobilitazione". Sul fronte sindacale bocciatura senza se e senza ma dalla Fiom che annuncia una mobilitazione fino ad arrivare ad uno sciopero generale contro l'estensione "erga omnes" degli effetti dell'accordo siglato a fine giugno tra confindustria e sindacati sui contratti aziendali. L'intervento per legge sulla contrattazione "è un attacco senza precedenti al contratto collettivo nazionale del lavoro e apre alla libertà di licenziare - dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom - non serve per uscire dalla crisi anzi, si usa la crisi per cancellare i diritti e fare una legge 'ad aziendam', pro Fiat. Si tratta di una norma incostituzionale - sottolinea il leader delle tute blu - che va contro la carta europea dei diritti dell'uomo. Cosa inaccettabile, contro la storia sindacale del nostro Paese". Stesso invito arriva dal segretario della Cgil Susanna Camusso: "Abbiamo presentato la nostra proposta e sicuramente continueremo a presentarla alle commissioni parlamentari. Mi pare evidente che, per cambiare il segno di iniquità che c'è, ricorreremo alla mobilitazione".

I poliziotti: "Manovra penalizza la sicurezza". Sul piede di guerra anche il Sap, il sindacato dei poliziotti, che parla di manovra "penalizzante" per le forze dell'ordine, che vedono a rischio tredicesime, buonuscite e festività. "Se il cuore del presidente Berlusconi gronda sangue per aver messo le mani nelle tasche degli italiani - rileva Nicola Tanzi, segretario generale del Sap - figuriamoci in che condizioni sono gli appartenenti alle forze dell'ordine che, dopo i tagli degli ultimi tre anni, si ritrovano con una ennesima manovra finanziaria penalizzante per il comparto sicurezza, che promette di bloccare le buonuscite per due anni, che rischia di compromettere le nostre tredicesime se l'Amministrazione di p.s. non rispetterà i vincoli di bilancio e che accorpa nella giornata di domenica alcune festività come il primo maggio o il 2 giugno, quindi niente recupero riposo per chi lavora e niente pagamento della festività stessa". Pertanto, annuncia Tanzi, "la battaglia del sindacato non si fermerà neppure a ferragosto e concerteremo presto con le altre organizzazioni dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico azioni comuni per tentare, responsabilmente, di salvare il salvabile e, soprattutto, di garantire i diritti acquisiti agli appartenenti alle forze di polizia".

Cisal: "Evasori continueranno a farla franca". Insoddisfatto delle misure anche Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, la Confederazione Italiana sindacati Autonomi Lavoratori: "Sui tagli della politica si può fare ancora molto di più. E anche per il fisco, siamo ancora ai pannicelli caldi che consentono agli evasori incalliti di farla franca e a far pagare ancora ai soliti noti mettendo le mani sulle pensioni e con iniziative astruse come il blocco del Tfr e la messa in discussione delle tredicesime per il pubblico impiego".

Reteimprese: "Difficile equilibrio conti senza crescita".
Forti perplessità arrivano anche da Rete Imprese Italia, l'associazione che raggruppa Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, secondo cui il pareggio di bilancio è "un obiettivo fondamentale per il nostro paese ma, senza la crescita, rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici". Per il presidente Ivan Malvasi per la crescita "sono necessari interventi mirati e accompagnati da un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese appesantimenti del prelievo rendono meno competitive le aziende e più debole il paese. Non può essere dimenticato - ha sottolineato - Malvasi che le piccole imprese oggi sono sotto sforzo nei cambiamenti organizzativi, nella realizzazione di nuovi prodotti, nella ricerca di nuovi mercati. L'aumento della pressione fiscale rischia di compromettere questo impegno".

Marcegaglia: "Riforma pensioni per detassare il lavoro".
Ma il presidente degli industriali Emma Marcegaglia, in un'intervista al Sole24ore rilancia: "Faccio una proposta a maggioranza e opposizione, il decreto verrà discusso in Parlamento, si sfrutti questo passaggio per modificare il punto essenziale di questa manovra unendo insieme rigore e sviluppo: si riformino le pensioni di anzianità. In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto dare una spinta allo sviluppo, a partire dalle infrastrutture". "Si può fare anche di più - avverte poi la presidente di Confindustria - con un piccolo aumento dell'Iva, anche un solo punto, che può valere fino a 6,5 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani. Bastano, come vede - dice rivolgendosi a Roberto Napoletano - pochi aggiustamenti per cambiare la faccia di questa manovra".

La provocazione di Mastella. "Creiamo il Molisannio". E per Benevento, candidata ad essere eliminata dal provvedimento del governo, Clemente Mastella avanza una proposta: "Riscrivere la geografia", annettendo, ad esempio, "le confinanti Valle Caudina e Valle Alifana" e "superare, così, la soglia dei 300mila abitanti evitando di rientrare tra quelle istituzioni sottoposte a cancellazione". Questa la 'ricetta' avanzata dal segretario nazionale dei Popolari per il Sud, che suggerisce anche un nome per il nuovo territorio il "Molisannio".

Censore (Pd): "Escamotage per salvare alcune province del nord". E sul taglio delle province, il consigliere regionale Pd in Calabria Bruno Censore denuncia: "Il testo predisposto dal ministro Tremonti non contempla il solo dato demografico quale elemento decisivo per la soppressione delle Province. Il testo, infatti, esenta da sforbiciate le Province con più di 3.000 km quadri di superficie. Il tutto, se consideriamo anche il silenzio della Lega sempre contraria all'abolizione degli Enti intermedi, mi lascia pensare che l'estensione territoriale rappresenta un espediente per salvare le piccole Province del Nord". Un 'trucco' che permetterebbe, secondo il consigliere di salvare province come Belluno, Grosseto e Sondrio (patria del ministro Tremonti), inferiori ai 300mila abitanti.

Nove deputati Pdl annunciano emendamenti. Si allarga intanto il fronte dei 'dissidenti' della maggioranza che si opporranno al testo appena approvato dal governo. Da quattro 2 sono diventati nove i depuati che prennunciano emendamenti al decreto che contiene la manovra aggiuntiva. Si tratta di Antonio Martino, Guido Crosetto, Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Giuseppe Moles, Giancarlo Mazzuca, Santo Versace, Alessio Bonciani, Deborah Bergamini. I nove parlamentari giudicano la manovra "poco convincente".


Domenica è sempre domenica … - di Claudia Petrazzuolo


… e la luna, bassa sul mare, sbiadisce mentre sale il sole dietro le spalle …

Cinquanta miliardi è la cifra totale che campeggia alla fine del decreto legge in calce al quale il Presidente della Repubblica Onorevole Senatore S.E. Giorgio Napolitano ha posto ieri la firma. Stamane lo troverete pubblicato sulla gazzetta ufficiale ed avrà per i prossimi 90 giorni valore di legge. Avete notato?, in questo paese quando delle proposte diventano imposte per poi trasformarsi in supposte ai cittadini, queste ultime vengono sempre accompagnate da alcune parole chiavi quali: ufficiale, necessario, solidarietà, indispensabile ..., tanto che alla fine il beota di turno si convince del fatto che comunque lo fanno per il suo bene e quasi si sente in colpa per aver maledetto il medico che in quel momento gli sta propinando l’amara medicina. Dunque pagheremo caro, pagheremo tutto, pagheremo tutti!. Beh!, dire tutti è esagerare un tantino, diciamo quasi tutti, meglio ancora sarebbe dire, pagheremo in tantissimi, la precisione vorrebbe dicessimo che pagheremo la maggioranza, l’esattezza è dire che pagheremo i soliti: quelli del ceto medio, del pubblico impiego, del lavoro dipendente e i pensionati. I soldi verranno presi lì dove si è sicuri di rastrellarli, ma soprattutto lì dove si è sicuri non si andrà incontro a nessuna reazione. Si è fatto così da sempre, perché cambiare proprio ora che c’è un bisogno reale, urgente, improrogabile?
In Italia è periodo di ferie, siamo al quattordici di agosto e tutti attendono, riflettono, qualcuno agisce … : alle falde del suo vulcanetto privato, in quel di Sardegna, Berlusconi, intento a farsi fare il contropelo da una majorette prossimamente maggiorenne, gongola pensando a quanto poco costi, in sacrifici ed oboli, questa stangata a lui ed ai suoi amici; Tremonti si organizza per versare in nero duemila euro ogni due settimane a chi per competenza; La Russa manda veline affinché ogni eventuale brutta notizia dai fronti di guerra venga edulcorata a dovere; Milanese, Bisignani, Verdini, Dell’utri, Tedesco ed indagati vari, progettano le prossime mosse ed i corrispondenti incassi; Gasparri chiede che gli si ripeta la spiegazione; Bersani davanti ad uno specchio ripassa il nuovo refrain: “ oh! Compagni!, non siamo mica qui a concludere qualcosa …!”; D’Alema veleggia baffi al vento; Vendola si chiede dove poteva sbagliare di più; Di Pietro è tra quelli che “meglio 28 province che niente”; Casini e Fini sono fuoriporta assieme mentre Rutelli spiega alla moglie il suo ennesimo nulla di fatto; il Presidente ritorna alle bocce di Pantelleria; al ristorante del parlamento aumentano di 5 centesimi il prezzo della spigola in agrodolce; un pensionato a seicento euro al mese ne paga 34 di ticket per una visita specialistica. In Italia in ogni momento qualcuno fa qualcosa! ... : un operaio svita la moka maledicendo sé stesso per non avere studiato; uno studente capovolge il portafogli maledicendo sé stesso per non essere andato a lavorare; una massaia fruga nella dispensa per evitare di fare la spesa e suo marito fruga nei cassetti alla ricerca di un paio di calzini non rovinati alla punta; un cassintegrato ringrazia la divina provvidenza per non essere stato licenziato; un licenziato ringrazia la divina provvidenza per non essere ancora alla fame; la fame ringrazia il governo perché vede davanti a sé un prospero futuro emulata dalla depressione che maledice le case farmaceutiche per l’invenzione delle benzodiazepine mentre la disperazione si appresta ad una nuova giornata di lavoro maledicendo un carico di lavoro crescente in progressione geometrica; La speranza commossa saluta tutti e vola verso paesi tropicali; la tranquillità è in trasferta sulla collina degli stivali; la gioia di vivere è protagonista di una puntata di “chi l’ha visto”; la fede lascia le chiese e ritorna dal Cristo che, finalmente, si chiede dove poteva far meglio mentre suo Padre raduna nuvole cariche di pioggia; da qualche parte nel paese qualcuno appresta la prossima Arca. Tutti aspettiamo che passi ferragosto!.

… all’orizzonte la luna è oramai un fantasma sbiadito e si perde nell’azzurro brillante del cielo mentre dinnanzi si allunga la sagoma dell’ombrellone sul bagnasciuga; alziamoci e tuffiamoci in mare sperando che l’acqua raffreddi le tempie e ci dia un minimo di refrigerio. Domani è un altro giorno … .
Sunto per Manu Parti : questo è un paese di merda, governato da gente di merda, abitato da cittadini di …, sorry!, remissivi, pazienti, educati e speranzosi.