La bionda pure non é male, ma sinceramente non ha il fisico della mora. Foto via TGcom.it
Al presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Giuliano Amato, più volte ministro e presidente del Consiglio, politico della Prima e della Seconda Repubblica (probabilmente anche della terza), è venuta in mente la Sardegna per indicare la vacuità e la dissolutezza dei costumi della ricca e irresponsabile classe politica che governa il Paese.
Quella che appartiene alla “Casta Smeralda”, come è stata definita da Sardegna 24 qualche settimana fa, e che frequenta il territorio gestito da una insolita organizzazione senza scopo di lucro: il Consorzio Costa Smeralda con sede a Porto Cervo.
Nel sito (www.consorziocostasmeralda. com) è indicato proprio come “onlus”, dobbiamo quindi dedurne che beneficia delle agevolazioni fiscali previste per questo tipo di organizzazioni: di questi tempi è una notizia curiosa! Sappiamo bene che in quell’angolo della Sardegna sacrificato al teatro dell’opulenza si ritrova ogni estate il peggio dei personaggi più in vista della politica e della televisione nostrana, insieme non certo al meglio del resto dell’umanità (tant’è che noi ci teniamo accuratamente alla larga), ma forse non ci era mai capitato di fare i conti con questo tipo didannoche la nostra sofisticata Disneyland, e i suoi pittoreschi frequentatori e frequentatrici, procura all’immagine della Sardegna.
Se il “dottor Sottile”, come è statoacutamente soprannominato da Eugenio Scalfari, parlando al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini (che peraltro la Sardegna ha contribuito a finanziare) ha dichiarato che «c’è troppa Sardegna nella politica italiana», alludendo alle attitudini vacanziere e ai costumi licenziosi dei nostri governanti, era certo di essere compreso dalla vasta platea e dall’opinione pubblica a cui tutti gli ospiti di quell’ambìto palco si rivolgono.
Ciò significa che nell’immaginario politico nazionale la nostra isola è diventata sinonimononsolo di mare e spiagge (che è già una semplificazione pesante), ma di vacanze frivole, scandali e veline, foto e bugie, fughe poco responsabili dai doveri istituzionali.
È del tutto evidente che il danneggiatore finale della nostra immagine è il premier, come se non bastassero i danni - pesantissimi - che ha procurato alle nostre scuole e università, al lavoro, all’economia, ma anche i danni meno visibili e altrettanto pesanti che ha inferto alla fiducia nella politica e nelle istituzioni, al senso dello Stato e della comunità nazionale, fino all’autorappresentazione di genere di questo Paese: il paese - e la regione - delle veline, appunto.
A questi danneggiamenti si aggiungono quelli da attribuire al suo delfino locale, diventato il presidente della giunta regionale – che per varie assonanze potremmo chiamare Ulrich,comeil protagonista del capolavoro di Musil, L’uomo senza qualità – che ha umiliato questa regione ben al di là, quasi certamente, delle sue stesse intenzioni.
La frase usata da Giuliano Amato - «c’è troppa Sardegna nella politica italiana»- ci colpisce, ma non può sorprendere in tempi di semplificazione estrema, perfino violenta, in cui qualsiasi questione complessa e seria è ridotta a pochi tratti semplici, quasi caricaturali: i giovani non trovano lavoro e non se ne vanno di casa perché sono scansafatiche, la pubblica amministrazione è inefficiente perché i dipendenti pubblici sono nullafacenti, gli immigrati sono clandestini e quindi delinquenti, le donne devono essere belle altrimenti non sono neppure intelligenti, l’economia deve crescere (a questo proposito suggerisco la lettura del “Manifesto degli economisti sgomenti”, pubblicato a luglio sul sito www.sbilanciamoci.info).
A noi che viviamo qui e che qui abbiamo attraversato questi ultimi anni difficili di impoverimento e di insicurezze, perfino di sgomento di fronte a industrie con centinaia di operai che hanno cessato la produzione quasi all’improvviso; di fronte alle povertà che dilagano e ai diritti di cittadinanza indeboliti e svuotati, la Sardegna non appare come l’isola delle vacanze. Ma se volessimo vederla così, dovremmo porci almeno una domanda (io me la faccio da tempo): quanti sono i bambini sardi che possono andare al mare?
http://www.sardegna24.net/dialoghi/lilli-pruna/la-regione-delle-veline-1.17089