lunedì 19 settembre 2011

Con Tarantini è sempre festa. Anche in Cina.




Berlusconi avrebbe portato a Pechino l'imprenditore pugliese, che racconta: "Mi ha detto che si rompe i coglioni a fare le cose ufficiali". A una ragazza che confessa di non avere fatto sesso da due mesi il premier dice: "Cribbio, ma chiodo scaccia chiodo. C'è qui il Presidentissimo"
Nelle mani di un lenone. Silvio Berlusconi, capo del governo italiano, appare un uomo completamente soggiogato da Gianpi Tarantini. È lui che gli fornisce la materia prima, le donne per i suoi deprimenti baccanali. È la sua personalissima droga e di lui non può fare a meno. Neppure quando ha impegni internazionali importantissimi. Come il viaggio in Cina del 22 ottobre 2008. Gianpi Tarantini, cocainomane dal 2003, imprenditore di protesi sanitarie alla perenne ricerca di appoggi politici a destra e a sinistra per i suoi affari nella sanità pubblica, ha partecipato a quel viaggio. Era anche lui nella delegazione a rappresentare l’Italia. Gianpi ne parla il 17 ottobre 2008 con Enrico Intini, imprenditore pugliese molto vicino a Massimo D’Alema. “Ma tu hai qualcuno che conosci a Pechino?”. Intini: “Ma per che cosa?”. Tarantini: “Io vado la settimana prossima con lui (Berlusconi, ndr), perché lui ha il G7, 14, non so che cazzo ha e mi vuole portare. Volevo qualcuno introdotto per organizzare una cena, una serata, perché lui mi ha detto che si rompe i coglioni a fare le cose ufficiali”. Enrico Intini capisce al volo e suggerisce: “Bisogna vedere qualcuno nel mondo della moda”.

Del suo viaggio in Cina Berlusconi parla anche con un’altra “esperta” di problemi internazionali,Patrizia D’Addario, escort barese (cachet dai 200 euro in su), pochi giorni prima. “Perché vado a Pechino? Vado a Pechino per la riunione Europa-Asia, ma io a partire dal primo di gennaio sono il responsabile dell’Organismo Internazionale che governerà l’economia del mondo”. Sedute al tavolo della solita cena innocente, ci sono altre donne, che, ammirate, emettono un corale “eehh” di meraviglia. Alla cena c’è l’immancabile Gianpi che cambia discorso: “Andiamo di là?” Andiamo. “Allora, signore, seguitemi”. Ma Tarantini è andato davvero in Cina? Sembra di sì a giudicare da una telefonata del 17 ottobre, quando Berlusconi gli dice che gli farà sapere se potrà “aggregarlo alla squadra per Pechino”. E poi in un altro colloquio. “Presidente! … Buonasera! La volevo ringraziare perché Marinella è stata superlativa, praticamente oggi siamo riusciti ad avere il visto in 5 ore …”. Impegni internazionali con un pensiero fisso nella mente, sempre quello, “la patonza”, come la chiama il presidentissimo.

Diciotto febbraio 2009, la giornata politica è stata faticosa, Berlusconi però trova il tempo per la quotidiana telefonata (erano venti al giorno) con Tarantini. C’è una amica, Chiara che è a Roma. “Certo – dice il Cavaliere – mi ha già telefonato, è anche molto caruccia”. In quello stesso giorno il Presidente è atteso in Vaticano per ricordare i Patti Lateranensi. Incontra i cardinali Bagnasco eBertone e la Chiesa si inchina a quell’uomo probo.

Le due donne
Due giorni dopo, il 20, Chiara racconta i dettagli del suo incontro col Cavaliere a Gianpi Tarantini. “Ma tu sei mai andata con un’altra donna, no? Dai la prossima volta…a me piacciono queste cose”. I giochi a tre, roba forte. La ragazza ha da poco interrotto una relazione, è triste, ma Berlusconi la rincuora. Le insegna le “cinque regole dell’amore” che però non vanno divulgate, le impone Tarantini. E poi, stando sempre al racconto della ragazza, la ricopre di complimenti affettuosi. “Chiara sei bella, vera, una bella scoperta, sei una ragazza intelligente, sei bellissima”. Ma all’acme del romanticismo, il Cavaliere non si tiene: “È molto bello anche il tuo culo”. Berlusconi latin-lover, ma anche profondo conoscitore dell’animo femminile. “Tu non fai all’amore da molto tempo”, le chiede. La ragazza ammette: “Da almeno due mesi”. A questo punti Silvio sbotta: “Cribbio, ma chiodo schiaccia chiodo. C’è qui il Presidentissimo”.

Ecco le professioniste
Brave ragazze, ma anche escort di progressione. Come Lucia Rossini, ragazza barese assidua frequentatrice dei festini berlusconiani. Il 6 novembre del 2008, Gianpi (che nei momenti di libertà che gli concede Berlusconi arrotonda servendo altri clienti) la chiama per proporgli un incontro. “Con un mio amico che viene dall’Inghilterra e che ha due problemi. Ce l’ha grosso e gli piace solo da dietro”. La Rossini non si scompone: “Ah ecco, però il cristiano deve pagare”. Cose da poco, dalle donne Berlusconi è ossessionato. Lo invitano ad una festa a Milano e lui racconta a Gianpi che “mi hanno offerto tutto, champagne a go-go.,. il proprietario è diventato matto e c’è stata una roba, ma una cosa di brasiliane, russe, italiane … c’ho qui otto numeri di donne nuove! Purtroppo non c’è il tempo, perché … adesso andare in giro”. Impegni di governo, che lo distolgono dalla sua attività principale: “accudire le bambine”. “Le bambine poi le ho accudite…il mio senso dell’ospitalità prevale su tutto!”. Le bimbe sono Barbara Grazioli e Ioanna Visan, ospiti il 16 ottobre 2008 a Palazzo Grazioli per una “cena elegante”.

Began: “Porta le ragazze”
Altro che “io non c’entro”. L’Ape regina organizzava, gestiva reclutava. “Gianpi, amore, pago tutto io,portami ragazze, ti prego (…) tre, quattro o cinque” dice la Began a Tarantini. C’è una cena in programma il 5 settembre 2008 a Palazzo Grazioli. “Sto organizzando domani sera… praticamente organizzo un incontro tra lui e George Clooney…e io gli ho detto ‘c’è anche una sorpresa per te’”. La sorpresa sono due nuove ragazze. La mattina precedente la cena Tarantini si mette al telefono. Chiama Sonia Carpentone Vanessa di Meglio per organizzare la serata. Quest’ultima dice che è fidanzata e dunque non fa più “stronzate” ma Gianpi non si perde d’animo e le invia una serie di sms: è un’occasione da non perdere: “vivrai in un film…regalo pazzesco…B”. Vanessa cede: “Mi tenti”. Alle 15 iniziano una serie di telefonate tra i due in cui Sabina si informa su come stanno andando le cose e sulle caratteristiche delle ragazze.
S: Come è fatta?”
G: Non molto alta, magra, due tettone… fighissima… capelli lunghi biondi…occhi chiari.
Si risentono 20 minuti dopo: “Senti ascolta…devi trovarne assolutamente un’altra…” si agita l’ape regina. “L’ho già trovata! stai tranquilla”. Alle 19 c’è la terza telefonata: “Senti però, tu mi devi capire – dice la Began – se non vanno bene, non faccio, non posso fare…perchè siccome è una cosa molto intima”. Tarantini la rassicura: “Ma vedrai che andrà sicuramente bene”. Alle 20 arriva la conferma che la cena si farà: Sabina ha infatti avuto l’ok dal premier. “Amore è confermato, ci vuole una terza!”. “Una qualunque però eh”. E la Began: “No qualunque, carina”. Arriva il giorno della cena e la favorita è tesa: “Amore ascolta confermami tutto, anche la quarta, la quinta, ti prego…”. E Gianpi: “Va bene, va bene…ma sai quanto mi è costato il biglietto? 1.800 euro”. Sabina non si fa scrupoli: “Ma ti do io i soldi…amore ti prego, pago io i biglietti, faccio tutto io…cioè, portami ragazze, ti prego”. Il 6 settembre, il giorno dopo la cena, Vanessa parla al telefono con Tarantini. “Si tutto a posto, le ragazze sono andate via alle sei, più o meno, qualcosa così. Hanno fatto un bordello…”.

L’equivoco
Ma come è iniziata questa storia? Con un equivoco, Berlusconi telefonò a Gianpi convinto di chiamare un altro Gianpaolo: Gianpaolo Traversi. Lo stesso che nella versione di Lele Morapresentò Ruby al Cavaliere. Quando si dice la sfortuna.

La Arcuri è volgare
“Cancellata”, “cassata”. Bollata. Da sogno erotico a donna da mettere fuori la porta perché fonte di imbarazzo. È la settimana di fuoco di Manuela Arcuri tra il 12 e il 18 febbraio del 2009, quando Gianpaolo Tarantini decide di stuzzicare Silvio Berlusconi con l’idea di offrirgli una nottata con la stessa showgirl e l’amica Francesca Lana. Quest’ultima è d’accordo, è la complice di Gianpi. È lei che inizia una trattativa fatta di proposte, richieste, rifiuti e rilanci. “La Lana spiega che è necessario fare la cena entro martedì in quanto l’attrice si dovrà sottoporre a un intervento chirurgico”, quindi la rassicura sull’assoluta riservatezza (“Andiamo io e te da sole, non ci sta il musicista, non ci stanno le amiche di Gianpaolo… non c’è nessuno che ti riconosce e che domani può dire che la Arcuri stava la…”). Poi le indicazioni: “Dai, baciamoci, pensiamo che è un film, pomiciamo un attimo… che cazzo ti frega è un film, domani ti svegli tuo fratello lavora e io lavoro, pensa che bello li prendi i soldi che è una fiction qui invece realizzi i tuoi sogni”.

In un’altra chiacchierata del 12 dicembre 2008, Tarantini dice alla Arcuri: “Amo’, questa sera ti voglio proprio zoccola, tette di fuori, minigonna inguinale, stasera lo dobbiamo fare impazzire”. E lei: “Ma certo amore mio”. La showgirl, però, crea problemi, vuole stare tranquilla, vuole prima vedere: “Fin quando non ho una certezza che quello che voglio accada, non faccio niente per lui”. Quindi le Iene. Il 18 febbraio va in onda un‘intervista del Trio Medusa in cui in modo anonimo si chiede di flirt veri o presunti con voti e giudizi. Il risultato è una telefonata tra Berlusconi e Tarantini, nel quale il primo dice: “Meno male che non è stata qui, perché sennò mi sarei sentito imbarazzato di essere andato con una troia. Vabbè cancellata”. Gianpi: “Vabbé, ce ne sono tante”.

di Enrico Fierro e Antonio Massari


Le donne di mr. B. Mara Carfagna



Ministro per le pari opportunità nel governo Berlusconi

Le donne di mr. B. Nicole Minetti



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Ma....
http://aralda.ilcannocchiale.it/2010/11/01/nicole_minetti.html


Consigliere regionale lombardo - con lista bloccata

Le donne di mr. B. Licia Ronzulli



Licia Ronzulli (Milano14 settembre 1975) è una politica italianadeputata europea dal 7 giugno 2009 per il Popolo della Libertà.

Scandalo di villa Certosa


Nel 2009, al cronista del settimanale L'Espresso che le chiedeva della sua eventuale presenza a villa Certosa, il 14 agosto 2008, durante la festa organizzata da Silvio Berlusconi, Licia Ronzulli rispondeva: «Sbaglia, non ci sono io. Ci sono tante ragazze more. Mai stata a villa Certosa. Cado dalle nuvole».[5] Fu in seguito smentita da Barbara Montereale, una delle tante ragazze ingaggiate per allietare le feste del Cavaliere da Gianpaolo Tarantini, e in seguito indagato per induzione alla prostituzione per le ragazze offerte ad esponenti del Partito Democratico in Puglia in cambio di favori nel settore della sanità. In un'intervista al quotidiano la Repubblica Barbara Montereale disse di essere stata accolta nella villa di Berlusconi a metà gennaio 2009 proprio da Licia Ronzulli, la quale - secondo la Montereale - «organizza[va] la logistica dei viaggi delle ragazze. [Era] lei che decide[va] chi arriva[va] e chi part[iva] e smista[va] nelle varie stanze».[5] In un comunicato, in cui annunciava di aver sporto querela, Licia Ronzulli rinnegò quanto dichiarato precedentemente, riconoscendo di essere stata ospite di villa Certosa più volte, ma affermando di essere sempre stata in compagnia del marito[6].
(wikipedia)

Le donne di mr. B. Elvira Savino.




Elvira Savino (Castellana Grotte6 giugno 1977) è una politica italiana, deputata dal 2008.



Laureata in economia e commercio all'Università di Bari nel 2003, ha ottenuto un master in marketing e ha lavorato nell'ufficio stampa dell'UDC. Nell'aprile 2008 è stata eletta alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà.
Si è sposata nel settembre 2008[1], avendo come testimone di nozze Silvio Berlusconi.[2]
È nota per aver fatto conoscere a Berlusconi l'imprenditore Giampaolo Tarantini.[3]
Nel novembre 2009 Elvira Savino è stata messa sotto indagine dalla Procura di Bari per la "sua sospetta pressione verso il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell'Istruzione per favorire progetti gestiti dalla mafia" e per "aver fatto da prestanome per un conto corrente di" un imprenditore i cui investimenti provenivano "da canali di approvvigionamento illecito"[4]. Da prestanome per lo stesso imprenditore aveva fatto ancheSabina Began, amica della deputata[4].
(wikipedia)

domenica 18 settembre 2011

E’ tempo che i cammelli passino dalla cruna dell’ago. - di Lameduck




Mentre il governo di occupazione del satiro perseguitato e dei suoi addetti/e alla pompetta vara la manovra rinsecchita che tartassa il popolo, scontenta i padroni e fa pure incazzare i poliziotti, gli altri paesi che stanno combattendo un po’ più seriamente la crisi globale provano a farne pagare le conseguenze prima ai furbi che ai soliti fessi, adottando misure di una certa serietà contro la piaga dell’evasione fiscale.
Non sono notizie facili da trovare sui media distratti dal lato B di Pippa; bisogna scavare un poco in rete ma alla fine le notizie si trovano. Come i tartufi.
Nel mese di agosto è stato sottoscritto in via preliminare e sarà definitivamente siglato entro settembre unaccordo di pace fiscale tra  la Confederazione Elvetica e la Germania al fine di combattere l’esportazione illegale di capitali tedeschi tra monti e valli d’or e costringere gli evasori a pagarci su le relative tasse.
E’ il cosiddetto “piano Rubik”ideato dagli svizzeri e da loro proposto a numerosi stati europei. L’accordo è prossimo alla firma anche con la Gran Bretagna e vi sono già interessamenti concreti da parte di  Austria e Grecia.
Le banche svizzere che detengono capitali di cittadini stranieri provenienti dai paesi che sigleranno l’accordo del “piano Rubik”, chiederanno ai loro clienti la prova che già pagano le tasse nel loro paese. In caso contrario, fermo restando il mantenimento del segreto bancario, le banche si impegnano a farsi sostituti d’imposta per conto di quei paesi e ad applicare una ritenuta del 26% sui capitali, che poi sarà girato al fisco del paese di origine dei clienti.
Qualcuno potrebbe pensare che d’ora in avanti, se il piano Rubik avrà successo e sarà approvato da altri paesi, converrà esportare capitali in altri paradisi fiscali piuttosto che in Svizzera.
Gli gnomi non sono impazziti, sono stati in un certo senso costretti a concepire un accordo del genere per sopravvivere ai sempre più frequenti attacchi, anche di provenienza americana – vedi il caso UBS – al loro preziosissimo principio del segreto bancario. In cambio della salvaguardia dei loro altarini, le banche svizzere offrono una contropartita in denaro – a carico dei loro clienti – agli stati colpiti dal fenomeno dell’esportazione illegale di capitali e ottengono in cambio un’apertura agevolata all’accesso di banche e società svizzere ai mercati europei dei servizi finanziari. Do ut des, Clarice.
Dai bei propositi passiamo alla crudezza dei conti. Quanto prevede di incassare il fisco tedesco dall’accordo con la Confederazione Elvetica?  4 miliardi di euro, 1,5 dei quali verrebbe anticipato dalle banche elvetiche entro trenta giorni dalla stipula del contratto a titolo di garanzia e come segno di buona volontà.
Mentre la Svizzera gli stana gli evasori preservandone la privacy, dal canto suo la Germania applicherà una  sorta di scudo fiscale per sanare il passato, una liberatoria con aliquote che variano dal 19% al 34%, a tener conto del patrimonio accumulato in base agli anni di detenzione dei capitali in Svizzera.
Pagata la liberatoria, dal  1° gennaio 2013 i tedeschi con capitali in Svizzera potranno scegliere – ob torto collo– se portare i capitali allo scoperto e pagare le relative tasse in Germania o accettare la tassazione alla fonte applicata dalle banche svizzere.
Finito di parlare delle persone serie, ci tocca a questo punto parlare dei simpatici italiani. La Svizzera, che conta una clientela italiana di tutto rispetto nel settore esportazione di capitali all’estero, del valore stimato tra i 130 e i 230 miliardi di euro, aveva proposto l’accordo anche a noi cialtroni, ricevendo una mappata di picche come risposta.
Recentemente, in occasione del complicato travaglio per il parto della manovra finanziaria, il capogruppo dei Democratici in commissione Bilancio, Pier Paolo Baretta, aveva proposto un emendamento che avrebbe introdotto il piano Rubik anche in Italia, con un recupero per l’erario calcolato tra i 5 e i 9 miliardi di euro. La proposta era stata apprezzata dal Presidente della Commissione, il leghista maroniano Giancarlo Giorgetti che però non si era preso la responsabilità di presentarlo personalmente in aula, lasciando al PD l’onore e l’onere di farlo. Mossa che è stata interpretata con il timore di dispiacere a qualcuno all’interno della Lega e della coalizione di governo.
Il piano Rubik infatti, indovinate un po’, non piace a Tremonti e i motivi del suo rifiuto ad introdurlo in Italia sono considerati inspiegabili dagli esperti. Del resto questo è il governo che ha concepito quel ridicolo ed insultante 5% di liberatoria sui capitali rientrati in Italia. E’ il governo di un Presidente del Consiglio che considera legittima l’evasione fiscale e che si forgia leggi ad personam per risparmiare sulle tasse delle proprie aziende. E’ il governo infine che preferisce attingere sempre ed ogni volta alle sicure ma sempre più magre buste paghe piuttosto che toccare le vacche sacre dell’evasione come quegli imprenditori che prosperano sul lavoro nero, quei professionisti con l’allergia per la fattura, quei commercianti dallo scontrino recalcitrante, quegli artigiani con gli Hummer intestati alla nonna con la pensione sociale e tutta quella immensa e variegata platea di gente dal tenore di vita altissimo che risulta però nullatenente e che vanno, tutti assieme, a costarci circa 300 miliardi di euro all’annoPer non parlare degli introiti della criminalità organizzata, calcolati in 135 miliardi di euro nel 2010
Solo volendolo quindi si potrebbero raggranellare molti dei soldi necessari alla manovra economica e soprattutto alla ripresa economica, scegliendo di tartassare i disonesti
al posto degli onesti.
Evidentemente però, i partiti di questo centrodestra berlusconiano considerano gli evasori fiscali- nel senso il più generale possibile del termine – la punta di diamante del loro elettorato di riferimento e sono disposti a tutto pur di difenderne il comportamento truffaldino. Chissà cosa ne pensano gli elettori onesti che li hanno comunque votati? E’ questo il motivo per cui notizie come quella sul “piano Rubik” sono così difficili da sentire per televisione?La crisi sta minando ovunque i privilegi delle Caste e i governi seri sanno che non si possono pretendere i sacrifici dalla gente comune che lavora e stenta a campare, mentre queste gozzovigliano alla faccia loro.
Negli Stati Uniti, paese notoriamente restìo al discorso più tasse per i ricchi, il presidente Obama tenta di far capire ai Repubblicani che anche i ricchi devono cominciare a pagare di più, dopo la politica di sconti outlet per gli alti redditi inaugurata con il reaganismo. I paesi europei prendono provvedimenti seri contro l’evasione, scegliendo la serietà di chi .
Solo noi facciamo finta di non capire che, seppure i ricchi continueranno a non entrare nel Regno dei Cieli, qualche cammello, per amore o per forza, dalla cruna dell’ago bisognerà cominciare a farcelo passare.





Intercettazioni Berlusconi. Che ne dicono le Donne? di Daniela Tuscano









“Noi siamo messi così, come uomini. Tu, io, poi Carlo Rossella, presidente di Medusa e Fabrizio Del Noce, direttore di Rai1 e responsabile di tutta la fiction Rai. Sono persone che possono far lavorare chi vogliono. Quindi le ragazze hanno l’idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino”.
Lo stralcio della conversazione tra Silvio Berlusconi “premier a tempo perso” e il prosseneta Gianpaolo Tarantini, con cui si spartisce le “patonze” come merce-premio, è rivelatore di quanto da tempo affermiamo: non è questione di sesso, ma di politica. E, ancor prima, di potere.
La prosa berlusconide è d’abitudine sfilacciata, miseranda, greve e pneumaticamente vuota, il vuoto asettico del piazzismo televisivo. Negli ultimi tempi s’è trasformata in gergo e il vuoto asettico ha assunto un odore mefitico e pestoso. E, tuttavia, mantiene intatta la sua espressività, staremmo per dire il suo espressionismo. Nella comunicazione, nulla avviene per caso.

Ritorniamo su quelle sciagurate parole. Colpisce la prima differenza tra il “noi uomini” e le “ragazze”. Non si tratta solo dell’ennesima rivelazione sulle manie d’un satiro settantacinquenne, che giunge a considerare “vecchietta” una donna di ventinove. No, questo è solo il primo livello di lettura. “Uomo” designa, come sappiamo, l’essere umano integrale; per millenni, anche sui vocabolari, l’essere umano per eccellenza. È “il” sostantivo. “Ragazza” (e il suo corrispettivo maschile) lo è molto meno, per la valenza sminuente attribuitagli nella chiacchiera. E accantoniamo pure le discussioni sull’origine araba del termine (portalettere o schiavo, anche sessuale): ma qualcosa di quell’antico significato permane, a livello inconscio, e riaffiora, qua e là, specialmente se pronunciato dai potenti.
Ebbene: secondo le intercettazioni, il premier a tempo perso non ricorre mai al vocabolo “donne”, bensì appunto a “ragazze”, non di rado a “bambine” – a mano a mano che l’età avanza, le desidera sempre più giovani e fresche – ma ancor più alla sineddoche: cioè la parte per il tutto. La donna, cioè la ragazza, cioè la femmina, si riduce a “patonza”. La sua disumanizzazione diventa così totale.
C’è, in quelle parole, la cultura dell’harem nel significato primo, di separazione. La tronfia fierezza del “Noi Uomini” da una parte; l’ammucchiata di “ragazze” sottomesse e consenzienti, dall’altra. Infatti: “Devono avere l’idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino”. La storia ha ampiamente dimostrato quali nefandezze e crimini si siano perpetrati ai danni non solo delle “femmine”, ma di qualsiasi altro essere umano considerato inferiore (per etnia, cultura, religione, orientamento sessuale…) quando gli Uomini (maschi) hanno “deciso del loro destino”.
Scrissi già alla vigilia del 13 febbraio che la questione da risolvere è tutta qui: squisitamente politica; e antica. Dal disprezzo dell’uomo-maschio verso la donna-femmina sorgono infatti tutte le incomprensioni, violenze, guerre, razzismi, intolleranze ecc. ecc.
Adesso scrivo ancora. Ma per cosa, e per chi?
Per esortare le donne a mobilitarsi, come è già accaduto? Forse, anche. Ma non sono loro, stavolta, le mie principali interlocutrici.
Spetterebbe agli uomini, infatti, se hanno anch’essi coscienza della propria, autentica dignità, se tengono a esser considerati, e a sentirsi, uomini e non semplici maschi, indignarsi di fronte a un individuo di potere che dà del loro genere un’immagine così degradante, primitiva e violenta.
Ma non accade. Non mi risulta abbiano intenzione di organizzare una protesta di massa. Erano in tanti il 13 febbraio, d’accordo. Ma con noi, con le donne. Ci seguivano a ruota. Sembravano sinceramente solidali, molti provavano disgusto quanto noi. Grazie, ma non basta. Non basta più.
Occorre un segnale forte, che non arriva. Mentre càpita ancora molto, troppo spesso di leggere e udire, a mezza bocca o in modo aperto, apprezzamenti compiaciuti nei confronti del vecchio maschio che se la gode e sa, finalmente, “come trattare le donne”.
Non è più tempo di maschere. Se il desiderio profondo, recondito degli uomini italiani (e non solo) è il maschio delle caverne, con tutto ciò ch’esso comporta a livello storico, sociale e politico, se ne assumano le responsabilità e lo proclamino apertamente. E altrettanto apertamente, tutte le persone d’ogni sesso che hanno a cuore la libertà, la democrazia e il rispetto reciproco, lo combatteranno senza tregua.
N.d.R. Su questo sito si è espressa chiaramente una posizione in merito. Vedasi “Lo squallore del chiavare” articolo nel quale si esprime una posizione direttamente proporzionale all’intensità del titolo.