lunedì 31 ottobre 2011

Unipol: in arrivo sentenza sulla tentata scalata a Bnl. - di Paolo Barbieri



Antonio Fazio
Antonio Fazio

Chieste condanne per Fazio, Consorte, Ricucci, Frasca e Coppola.


MILANO - E' attesa per oggi la sentenza del processo sulla tentata scalata a Bnl da parte di Unipol in cui sono imputati tra gli altri l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, l'ex numero uno della compagnia assicuratrice bolognese Giovanni Consorte, gli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola oltre ad alcuni banchieri.
Le accuse sono di aggiotaggio, ostacolo all'attivita' degli organi di vigilanza e, per il solo Consorte, insider trading. Il 20 aprile scorso, al termine della sua requisitoria il pm Luigi Orsi aveva snocciolato le richieste di condanna: 4 anni e 7 mesi di carcere e un milione e 200mila euro di multa per Consorte, 4 anni e 4 mesi e un milione e 100mila euro di multa per Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri; 3 anni e 6 mesi e 700mila euro per Fazio e 3 anni e 4 mesi per l'allora capo della vigilanza Francesco Frasca.
Considerando che l'ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani ha gia' patteggiato, per Giovanni Berneschi, attuale presidente di Carige, Divo Gronchi e Giovanni Zonin (Popolare Vicenza) e Guido Leoni (Popolare Emilia Romagna) sono stati chiesti 3 anni di reclusione e 600 mila euro di multa. Riguardo ai cosiddetti 'contropattisti' la richiesta e' stata di 4 anni e un milione di multa per Francesco Gaetano Caltagirone, di 3 anni e 600mila euro per gli immobiliaristi Stefano Ricucci, Danilo Coppola, Giuseppe Statuto, i fratelli Lonati, l' europarlamentare del Pdl Vito Bonsignore, fino a scendere ai 2 anni e 400mila euro di multa per Giulio Grazioli. Il pm ha chiesto l'assoluzione per l'attuale presidente di Unipol Pierluigi Stefanini, per il finanziere Emilio Gnutti e per due manager di Deutsche Bank, Filippo de Nicolais e Rafael Gil-Alberdi. Chieste le condanne anche per cinque delle sette societa' imputate, in base alla legge sulla responsabilita' amministrativa degli enti.
Per Unipol e' stata chiesta una sanzione pecuniaria di 975mila euro mentre per Carige, le tre popolari e l'istituto di credito tedesco 600 mila euro di sanzione. Il pm, nella sua dura requisitoria aveva sostenuto che Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri, vertici ''intercambiabili'' di Unipol ai tempi della tentata scalata a Bnl, sono stati i ''motori'' di quell'operazione avvenuta ''sotto la regia'' di Banca d'Italia e del suo governatore Antonio Fazio. Proprio all'ex governatore Orsi ha riservato i giudizi piu' pesanti sostenendo che ''non ha nascosto la visione medievale dei suoi poteri di vigilanza'' volti a difendere l' italianita' del sistema bancario e che, ''come uno che guida la macchina un po' fuori dalle regole, non fa l'arbitro ma il giocatore di una partita'', si serve delle ''capacita' tecniche'' del suo braccio destro, Francesco Frasca, e di alcune banche, la ''guardia pretoriana'', per fermare ''l'assalto'' dello straniero.
Secondo il pm, Antonio Fazio si muove come ''un capo dell'esercito che dice ai suoi uomini di sparare sui cittadini''. Nella requisitoria Orsi ha documentato anche con le telefonate la ''maliziosa reticenza'' di Unipol nelle sue comunicazioni al mercato che ''non corrispondevano alla realta''' e ha definito l'operazione di ''portata sistemica'' perche' ha riguardato ''la politica della vigilanza bancaria in quel momento in Italia''. Gli imputati, aveva concluso, hanno tenuto una condotta di aggiotaggio che ''non si e' mai vista ne' in Italia ne' nel mondo: c'e' gente che si e' messa d'accordo con il governatore'' che con Frasca aveva ''una sinergia letale''.

Appello dell'Ue al G20, Fmi scende in campo.

Christine Lagarde
Christine Lagarde


Eurozona verso Cannes con Spagna e Italia sorvegliate speciali. Tokyo chiude negativa.


NEW YORK - L'Europa da sola non puo' farcela a risolvere la crisi dei debiti, e oggi viene allo scoperto: in una lettera ai partner del G20, i presidenti di Consiglio e Commissione, Van Rompuy e Barroso, chiedono ''l'aiuto di tutti'' e si appellano al ''senso di comune responsabilita'' per ridare alla Ue la spinta necessaria a rimettersi in piedi. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) intanto annuncia che e' in corso un'operazione di revisione degli strumenti di finanziamento a sua disposizione per aiutare di piu' chi ne avra' bisogno.
Che l'accordo di giovedi' scorso non fosse la soluzione a tutti i problemi in molti lo sospettavano fin da subito, i mercati lo hanno dimostrato venerdi', e il presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet lo conferma oggi: ''La crisi non e' finita, anzi, ci ha fatto vedere per la prima volta la debolezza dell'Europa'', caduta dopo Usa e Giappone nella stessa spirale negativa dell'economia, ha detto Trichet in un'intervista. E anche l'Europa stessa non e' per niente sicura che il complicato meccanismo anti-crisi che ha messo in piedi funzioni davvero, con numeri ancora ballerini nonostante fossero pensati per dare sicurezza ai mercati, e i dubbi sulla capacita' di attrarre investimenti esterni all'Europa.
''Noi abbiamo fatto la nostra parte, ma serve l'aiuto di tutti per assicurare ripresa globale e crescita'', scrivono Barroso e Van Rompuy, assicurando che l'Europa, nel frattempo, non siedera' sugli allori di un accordo non ancora pronto a decollare. ''Applicheremo le misure anti-crisi in fretta e con rigore - promettono i due presidenti - fiduciosi che cio' contribuira' ad una rapida soluzione della crisi''. Ma se cio' non dovesse bastare, come sembra chiaro a tutti, il G20 - leggi Cina e Usa in primis - non puo' abbandonare i suoi partner europei: ''C'e' una continua necessita' di azione comune da parte di tutti i partner del G20, in spirito di comune responsabilita' e identico obiettivo'', spiegano in quello che suona come un vero appello. Per capire se la richiesta di aiuto e il richiamo al senso di responsabilita' sara' sufficiente, bisognera' aspettare Cannes. Ma nel frattempo, tre giorni dopo le decisioni 'epocali' dei leader europei, cresce la sfiducia. Da parte britannica, non e' solo sfiducia ma anche boicottaggio, con Londra che annuncia che non aiutera' in alcun modo il fondo salva-Stati, nemmeno tramite il Fmi.
E anche il contributo Usa, tramite il Fondo monetario, e' tutto da verificare, considerate le difficolta' di Obama gia' con la crisi americana. In campo da subito invece il Fmi che in serata, attraverso una nota, informa che una ''revisione degli strumenti di finanziamento a sua disposizione'', con l'obiettivo di gestire i bisogni degli stati membri e in linea con le riforme in corso per aumentare l'efficiacia e la flessibilita' degli strumenti di prevenzione delle crisi e mitigare i rischi di contagio.
Gli economisti di Washington spiegano che ''l'obiettivo della revisione e' rafforzare la capacita' del Fondo di mitigare il contagio fornendo liquidita' ai paesi che hanno politiche e fondamentali forti e che sono colpiti da stress sui mercati finanziari. Il rafforzamento degli strumenti punta a gestire i bisogni dei paesi membri. Strumenti che non sono mirati a particolari stati''. Il piano europeo non convince il magnate americano George Soros, secondo il quale l'accordo ''dimostra la mancanza di leadership di un continente'', e le da' al massimo tre settimane di vita prima di dimostrare il suo ''completo fallimento''. Gia' sull'apertura dei mercati domani, inizialmente euforici dopo l'accordo, nessuno e' disposto a scommettere.
CRISI:RUSSIA PRONTA AD AIUTARE EUROZONA ATTRAVERSO FMI - La Russia è pronta a fornire aiuto finanziario ai membri dell'eurozona attraverso l'Fmi e a tenere colloqui bilaterali con i singoli Paesi. Lo ha detto l'alto consigliere economico del Cremlino, Arkady Dvorkovich, aggiungendo che Mosca potrebbe investire fino a 10 miliardi di dollari.
CRISI: GIAPPONE; FONTI, NECESSARI DETTAGLI SU FESF - Il Giappone vuole prima conoscere i dettagli sulle mosse del fondo Salva-Stati Ue per poi decidere il "ruolo da avere". Lo apprende l'Ansa da fonti autorevoli che esprimono giudizi più in linea con la prudenza della Cina che con quelli 'netti' del numero uno del Fesf, Klaus Regling, per il quale Tokyo continuerà ad acquistare i bond.
BORSA: ASIA IN CALO CON YEN E IN ATTESA G20 - Borse di Asia e Pacifico in calo in apertura di settimana. L'indice d'area Msci cede attorno al punto percentuale. Pesa sui listini l'intervento per 'raffreddare' lo yen, visto come bene rifugio di fronte alle incertezze delle economie Usa e europea. Il dollaro negli scambi in Oceania ha anche aggiornato i minimi storici sulla divisa nipponica.
I mercati guardano, con particolare interesse, al G20 di Cannes con Spagna e Italia sorvegliate speciali. Il Giappone, intanto, ha comunicato che continuerà ad acquistare i bond emessi dal fondo Salva-Stati europeo (Efsf), mentre la Russia si è detta pronta a fornire aiuto finanziario ai membri dell'eurozona attraverso l'Fmi e a tenere colloqui bilaterali con i singoli Paesi.
Guardando ai mercati asiatici la forza dello yen indebolisce Tokyo con Toshiba (-3,86%), Nomura (-3,8%) ed Honda (-3,68%). Flette anche Sidney con Alumina (-2,63%), Bhp (-2,3%) e Rio Tinto (-1,4%). Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali Borse di Asia e Pacifico: - Tokyo -0,69% - Hong Kong -1,19% (seduta in corso) - Shanghai -0,21% (seduta in corso) - Taiwan -0,37% - Seul -1,06% - Sidney -1,27% - Singapore -0,21% (seduta in corso) - Mumbai -1,19% (seduta in corso) - Kuala Lumpur -0,04% - Bangkok -0,13% - Giakarta -1,36% (seduta in corso).

Variante di valico, c’è un paese che frana. La Procura indaga per disastro colposo (video)




E' una delle grandi opere sulle spalle della quale il governo Berlusconi vorrebbe salvare la faccia. Ma rischia di diventare un boomerang. Gli smottamenti non si fermano, alcune case sono state evacuate. E i magistrati potrebbero mettere i sigilli ai cantieri.

Disastro colposo contro ignoti. È questo il reato ipotizzato dalla Procura di Bologna, che indaga sugli scavi per realizzare la Variante di valicodella Bologna e Firenze che stanno facendo franare il paesino di Ripoli-Santa Maria Maddalena, frazione di San Benedetto Val di Sambro. I residenti avevano presentato un esposto per i danni alle case, causati dagli smottamenti del terreno per i lavori della doppia galleria e ora, dopo che nelle ultime settimane i movimenti si sono fatti più consistenti, la magistratura si muove spedita. Il fascicolo, aperto ai primi giorni di maggio, era solo conoscitivo. Poi, dieci giorni fa, la svolta: per la Procura il reato è un altro.

Non si tratta quindi di danneggiamento, reato perseguibile solo a titolo di dolo, né di attentato alla sicurezza dei trasporti, come era trapelato la scorsa settimana. Il pubblico ministero Morena Plazzi e i carabinieri hanno già sentito alcune persone e stanno acquisendo la documentazione per valutare i profili tecnici dell’opera. Questo probabilmente porterà poi all’affidamento di una perizia che dovrà accertare le cause della frana, e di conseguenza trovare le eventuali soluzioni e, se ci saranno, i possibili rimedi.
Questo paese di 400 abitanti, che da decenni convive anche con i disagi di avere l’Autostrada del sole a monte e la Direttissima ferroviaria a valle, da qualche mese è costretto a sopportare anche gli sgomberi delle case e lo spauracchio di una frana da 2 milioni di metri cubi di terra. Per ora di abitazioni ne sono state sgomberate sette, ma si teme, ogni giorno che passa, che nuove famiglie saranno costrette a lasciare la casa dove magari da decenni hanno vissuto i loro padri o forse anche i loro nonni.

Mano mano che gli scavi delle due gallerie gemelle vengono avanti, infatti, è come se venisse tolta alla frana la terra sotto i piedi, e lei piano piano scivola giù proprio verso la ferrovia che passa lì sotto. La scorsa settimana il consigliere regionale Andrea Defranceschi del Movimento 5 stelle, aveva per primo dato voce alle paure dei cittadini. “Nelle settimane precedenti la frana si muoveva di un centimetro al mese. Ora invece, secondo le rilevazioni degli inclinometri, un centimetro è stato lo spostamento negli ultimi 12 giorni”, aveva detto il consigliere grillino.

La scorsa settimana era arrivata al sindaco di San Benedetto Val di Sambro, Gianluca Stefanini, la lettera dell’assessorato alla Protezione Civile della Regione Emilia Romagna che si diceva molto preoccupata riguardo alle ultime rilevazioni sulla stabilità della valle. “L’analisi dei monitoraggi evidenzia una stretta dipendenza tra l’avanzamento della galleria e gli spostamenti. Nel periodo di agosto la sospensione dei lavori ha prodotto un rallentamento degli spostamenti significativo misurato in molti punti di monitoraggio. Con la ripresa dei lavori – scriveva ancora la nota dei tecnici della Protezione civile regionale – la velocità degli spostamenti è ripresa con entità simile al periodo pre-Agosto”. Il ragionamento poi terminava con una frase raggelante: “Le incognite sul comportamento complessivo della massa mobilizzata restano alte”. E anche se nei giorni successivi a quella lettera la Regione ha cercato di tranquillizzare, dicendo che è tutto “sotto controllo”, quella missiva di dieci giorni fa ha segnalato che qualcosa di grosso sta succedendo.

Intanto, alle accuse di immobilismo rivoltegli dai cittadini, il sindaco Gianluca Stefanini ribatte: “Da gennaio, appena la prima casa era stata lesionata, chiesi e ottenni l’utilizzo di sistemi di scavo diversi. Da allora sono riuscito a mettere il paese sotto controllo praticamente al 100 %”. Già, ma di questo passo con l’avanzamento dei lavori si potrebbe arrivare a svuotare per precauzione il paese? “I lavori della Variante io non li posso bloccare, ci vuole un motivo forte e anche la lettera della Regione non mi chiedeva il blocco. Senza un motivazione forte fare un’ordinanza è inutile, i lavori riprenderebbero dopo poco. Peraltro al momento i lavori nella canna nord del tunnel sono fermi per accertamenti”, spiega Stefanini.

I rapporti tra il primo cittadino e i residenti della piccola frazione, guidati dal combattivo Dino Ricci(un geometra in pensione che costruiva strade), si sono deteriorati. Venerdì sera, durante un fuori-onda di una diretta con l’emittente locale è-tv, il sindaco aveva apostrofato i suoi concittadini: “Se io blocco i lavori, vi mandano a vivere nei container e poi magari viene la polizia a manganellarvi come in Val di Susa”. Il sindaco spiega questa sua reazione. “Devo stare calmo, non devo perdere le staffe, perché devo tutelare queste persone, anche se il peso per lo stress che stanno subendo e per l’abbandono delle case si sente e si trasmette anche a noi”. I cittadini dal canto loro non ci stanno a passare per un fronte del No,per i “No Tav” dell’appennino: “Noi la variante non vogliamo bloccarla, vogliamo solo cambiare il tragitto di questo tunnel di 4 chilometri”.

Intanto, come riportato dalla pagina bolognese de la Repubblica, anche il prefetto di Bologna,Angelo Tranfaglia, chiederà chiarimenti ad Autostrade, Anas e a tutti i soggetti interessati. Insomma tutti sembrano muoversi, finalmente. Speriamo che, al contrario, la frana, si fermi un po’.

di David Marceddu e  Nicola Lillo.

Un'azienda del premier nel poker online Mondadori, conflitto di interessi.

L'azienda (privata) presieduta da Aldo Ricci che rappresenta la Sogei (pubblica) in un'altra società.

ROMA - Alla ricerca di nuovi business con un mercato editoriale sempre più asfittico, la Mondadori si è gettata dunque a capofitto nel lussureggiante mondo dei giochi via internet: poker online, casinò virtuali...
La notizia non è nuova. Era contenuta in un comunicato stampa della casa editrice del 28 giugno scorso. Titolo dell' Ansa di quel giorno: «Mondadori: nasce Glaming, nuova società per giochi online». La cosa però, in quell'occasione, non ha avuto il risalto che invece sarebbe stato logico aspettarsi per tutta una serie di circostanze che questa sera svela un servizio di Sigfrido Ranucci per Report , la trasmissione di inchieste televisive di Milena Gabanelli che va in onda la domenica su Rai Tre.
Glaming è controllata al 70% dalla Mondadori e al 30% da un altro soggetto, la Fun Gaming, il cui capitale è a sua volta custodito in due scatole: Buel srl (51%) e Entertainment and gaming invest (49%). Per quanto riguarda la seconda, è inutile affannarsi a cercare di scoprire il proprietario. Le quote sono infatti custodite in una fiduciaria. La Buel è invece di proprietà di una vecchia conoscenza del mondo della televisione come Marco Bassetti. Il quale, incidentalmente consorte del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, si ritrova ora in società con il premier Silvio Berlusconi, ossia il proprietario della Mondadori, in un business molto appetitoso, a giudicare dal bombardamento di spot che pubblicizzano sul piccolo schermo questo genere di divertimento.
E fin qui, in questa Italia, non ci sarebbe forse niente di strano. A meno di non voler passare per moralisti sollevando una questione di opportunità per un presidente del Consiglio nel ritrovarsi azionista di una società che opera nel settore dei giochi d'azzardo, sia pure virtuali. Del resto, perché mai scandalizzarsi se perfino le Poste italiane sono in quel business? Il fatto è, tuttavia, che per entrare in questa attività è necessaria una concessione. E quella concessione la può dare soltanto l'amministrazione dei Monopoli di Stato. Ovvero un organismo, affidato all'ex capo dell'agenzia delle entrate Raffaele Ferrara, che dipende dal governo presieduto dal Cavaliere. In qualunque altro Paese al mondo questo sarebbe un classico episodio di conflitto d'interessi. Ma qui chi ci fa caso?
La Glaming viene costituita il 21 aprile del 2011 sulla base di un progetto che il consiglio di amministrazione della Mondadori discute il 25 novembre del 2010: a quella riunione, dettaglio, è presente in videoconferenza anche un consigliere che ha un ruolo importante nel governo Berlusconi. Cioè il direttore generale del ministero dei Beni culturali Mario Resca.
Dallo scorso mese di settembre la Gamling è finalmente nell'elenco dei soggetti aggiudicatari dei giochi online pubblicato sul sito dei Monopoli. Il servizio di Report non manca di far notare come a luglio proprio la Mondadori di Berlusconi abbia dovuto pagare a Carlo De Benedetti un risarcimento danni di 564 milioni di euro, sottolineando pure la forte crescita dell'indebitamento della casa editrice. «La ciambella di salvataggio», conclude Ranucci, «potrebbe venire proprio dai giochi».
Ma in questa storia l'ombra del conflitto d'interessi è dietro ogni angolo e assume aspetti molteplici e imprevedibili. Si scopre, per esempio, che il presidente della Glaming risponde al nome di Aldo Ricci. Chi è costui? Per due volte è stato l'amministratore delegato della Sogei, la società pubblica che gestisce l'anagrafe tributaria: già protagonista di un doppio giro di valzer ai vertici di quella struttura (nominato da Giulio Tremonti, rimosso con liquidazione milionaria da Vincenzo Visco e rinominato da Tremonti) che ha coinvolto anche altri soggetti ed è costato all'erario, come ha segnalato la Corte dei conti in un suo rapporto, più di 11 milioni di euro. Rapporto, in seguito finito all'attenzione dei magistrati, nel quale erano contenuti anche alcuni particolari riguardanti la prima gestione Ricci.
Una inchiesta interna voluta da Visco aveva infatti rivelato che il 90% degli appalti della Sogei erano stati frazionati sotto i 200 mila euro, e che le gare europee erano limitate al 15%.
Un paio d'anni fa Ricci, il cui ritorno alla Sogei era stato sponsorizzato da Marco Milanese (l'ex braccio destro di Tremonti messo sotto inchiesta dalla magistratura che ne aveva perfino richiesto l'arresto) viene sostituito con soddisfazione del direttore dell'Agenzia delle entrate Attilio Befera. Ma riesce a rimanere ancora nell'orbita della Sogei. Attualmente figura ancora come consigliere di amministrazione di Geo Web, società controllata dal consiglio dei geometri di cui la Sogei ha il 40%.
Riassumiamo. Ex responsabile di un pezzo cruciale dell'amministrazione finanziaria, Ricci è ora presidente di una società privata (di cui sono azionisti il premier e il marito del sottosegretario agli Esteri) titolare di una concessione per gestire giochi online rilasciata dalla stessa amministrazione finanziaria che Ricci continua a rappresentare in un'altra società. E tutto questo può essere considerato normale?
Sergio Rizzo

Glaming, la Mondadori di Berlusconi entra nel business del gioco d’azzardo




Una nuova concessionaria per il gioco d’azzardo online. Ma non una concessionaria qualunque, nella torta del ricco mercato del gioco in Internet ora c’è anche la Mondadori di Marina Berlusconi con la sua Glaming. Questo il tema della puntata di Report, in onda questa sera su Rai Tre. Nell’inchiesta di Sigfrido Ranucci la ricostruzione dell’ennesimo caso di conflitto di interessi nella vicenda politica e imprenditoriale del premier. Già perché per operare nel mercato dei giochi, che in Italia a fine 2011 varrà circa 70 miliardi di euro, serve una concessione. E a dare le concessioni sono i Monopoli dello Stato, che a loro volta dipendono dal governo.

Insomma, l’esecutivo del presidente del Consiglio, attraverso l’amministrazione dei Monopoli, concede l’autorizzazione ad operare ad una società che di fatto appartiene al 70% al premier stesso. L’altro 30%, racconta Report, è controllato dalla Fun Gaming. Quest’ultima, a sua volta è per 49% inserita in una fiduciaria, mentre il restante 51% appartiene a Marco Bassetti, marito diStefania Craxi, che al governo siede come sottosegretario agli Esteri.

Ma i profili del conflitto di interessi non finiscono qui. Quando il cda di Mondadori discute la nascita di Gamling, nel novembre del 2010, tra i consiglieri presenti – in videoconferenza – c’è ancheMario Resca, ex numero uno di McDonald’s e attuale direttore generale del ministero dei beni culturali. Per non dire di Aldo Ricci, che di Glaming è presidente. Ricci è già stato, per due volte, amministratore delegato della Sogei, società pubblica che gestisce l’anagrafe tributaria. Voluto daTremonti è stato rimosso da Visco e poi richiamato dallo stesso Tremonti.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/30/glaming-la-mondadori-di-berlusconi-entra-nel-business-del-gioco-dazzardo/167433/

domenica 30 ottobre 2011

Complotto contro Woodcock, alti magistrati sotto inchiesta. - di Massimo Martinelli

John Henry Woodcock



Per l'accusa il pm napoletano spiato per poterlo diffamare
La procura di Catanzaro interrogherà quattro toghe di Potenza.


ROMA - C’è un’altra inchiesta che potrebbe appestare l’aria nel palazzo di giustizia di Napoli, dove stanno per arrivare gli ispettore del ministero della Giustizia per verificare il rispetto delle procedure nell’indagine sulla P4. E il nuovo caso potrebbe persino convincere il Guardasigilli a modificare la composizione della task force inviata all’ombra del Vesuvio per fare le pulci ai pm Woodcock e Curcio. Il motivo è ben spiegato nell’invito a comparire che ieri la procura di Catanzaro ha mandato a quattro alti magistrati di Potenza, indagati per aver cercato di architettare una campagna denigratoria nei confronti di Henry John Woodcock, ai tempi in cui era pm a Potenza. E adesso, a distanza di anni, l’inchiesta di Catanzaro ha evidenziato che alcuni di quei personaggi avevano rapporti con esponenti di spicco dello steso ispettorato di via Arenula che sta per accendere i riflettori sull’ufficio del pm Woodcock a Napoli. 

I quattro indagati sfileranno in procura, a Catanzaro, già nei prossimi giorni. Proprio mentre gli ispettori del Guardasigilli arrivano a Napoli e il gip partenopeo si prepara a restituire la libertà a Luigi Bisignani, imputato di spicco nell’indagine sulla presunta loggia P4 condotta da Curcio e Woodcock. E’ una settimana delicatissima, dunque, quella che sta per cominciare nel quadrilatero giudiziario di Roma, Napoli, Catanzaro e Potenza. Soprattutto dopo che procuratore aggiunto del capoluogo calabrese, Giuseppe Borrelli, ed il suo sostituto Simona Rossi hanno inviato gli avvisi a comparire per l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (che è ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l’ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio nella stessa procura di Napoli). Sono loro, secondo l’ipotesi accusatoria, i quattro magistrati che avrebbero ottenuto e utilizzato illecitamente i tabulati del telefonino di Woodcock per veicolare la falsa informazione che il magistrato fornisse informazioni riservate alla conduttrice della trasmissione Rai «Chi l’ha visto?», Federica Sciarelli. I contatti tra i due, inevitabilnmente, c’erano; ma solo perchè il magistrato e la giornalista erano compagni nella vita. 

Per mettere in piedi la manovra che doveva delegittimare Woodcock,
 i quattro magistrati - sostiene la procura di Catanzaro - si sarebbero avvalsi della collaborazione di un ex agente del Sisde, Nicola Cervone; di tre ufficiali di polizia giudiziaria, di un imprenditore e di un autista della Procura generale di Potenza. Ai quali, a vario titolo, vengono contestati i reati di associazione a delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d’ufficio.

Sulla vicenda è intervenuto anche Luigi de Magistris,
 sindaco di Napoli ed ex pm a Catanzaro: «E’ incredibile che ancora una volta compaiano le stesse persone che hanno contribuito a togliermi le funzioni di pm e a trasferirmi da Catanzaro. Mi auguro - ha aggiunto - che sia venuto il momento di ricostruire il grumo di interessi che, in particolare a Roma, è fatto da pezzi di politica, magistratura e istituzioni».


Ponte sullo Stretto, 400 milioni e neanche una pietra. - di Giuseppe Cordasco



Il progetto del Ponte sullo stretto di Messina (Credits: ANSA)
Il progetto del Ponte sullo stretto di Messina (Credits: ANSA)



Ci risiamo. Il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà più. O forse si farà ma più in là. Insomma, ancora non è chiaro. Quello che è certo, però, è che ieri è stata approvata una mozione parlamentare proposta dall’Idv e sostenuta dal governo che impegna l’esecutivo stesso a stanziare fondi a favore del trasporto pubblico locale, sottraendoli anche dai finanziamenti per il ponte.
Di quanto stiamo parlando? “Circa 1,8 miliardi di euro” spiega l’economista Guido Signorino dell’Università di Messina. “La disponibilità reale però dovrebbe essere inferiore, perché gli ultimi 470 milioni erano stati stanziati nel 2009, ma saranno disponibili solo nel 2012. Quindi in definitiva al momento parliamo di un fondo pari a circa 1,3 miliardi di euro”.
Più complicato invece è sapere quanto è stato finora realmente speso, e pesa già sulle tasche dei cittadini. “Alcune fonti hanno parlato di più di 400 milioni di euro” spiega Signorino. “La Società Stretto di Messina però, che è la concessionaria del Ponte, si è affrettata a precisare che al momento risultano spesi circa 270 milioni. Probabilmente la verità sta nel mezzo”.
Come questi soldi siano stati spesi (o sprecati), è ancora più curioso. E qui la storia ci viene in aiuto.
All’inizio degli anni ’90 viene presentato il progetto da parte della Società Stretto di Messina,  nata nel lontano 1971 e che tra i propri soci ha tutti enti pubblici: l’Anas, che controlla il pacchetto di maggioranza, e poi Ferrovie, la Regione Sicilia e la Regione Calabria. Alla fine degli anni ‘90 un consulente esterno esprime dubbi sulla fattibilità, così il progetto preliminare viene rivisto e ripresentato nel 2002.
Nel 2003 il Governo l’approva e lancia una gara d’appalto che nel 2005 si conclude con la vittoria di un raggruppamento guidato da Impregilo a capo del Consorzio Eurolink che ne realizza la progettazione definitiva e sarà chiamato all’esecuzione dell’opera. “I soldi spesi” spiega Signorino “sono serviti dunque per la progettazione preliminare, per la gara d’appalto, per tutte le consulenze tecniche, per la progettazione definitiva e naturalmente per tenere in vita la Società Stretto di Messina, che al momento occupa una cinquantina di dipendenti”.
Tutto, quindi, tranne posare una pietra. In vent’anni. Ora tutto si blocca di nuovo e per i fondi stanziati Signorino immagina nuove interessanti utilizzi: “L’economia insegna che le grandi infrastrutture non sono mai un volano per la crescita. Meglio investire quei soldi in piccole opere che di solito hanno effetti occupazionali maggiori. In questo senso è un bene volerli destinare al trasporto pubblico locale, ma si potrebbe spenderli anche per progetti di prevenzione territoriale, visto che le zone di Messina e Reggio Calabria sono a grande rischio idrogeologico e sismico” conclude Signorino.