martedì 1 novembre 2011

Computer di Montecitorio a società schermate. “Così c’è il rischio di infiltrazioni”




Assegnato l'appalto da 15 milioni di euro alla Tecnoindex spa, società con sede a Roma, schermata al 94% da una fiduciaria lombarda. La società ravennate Business-e, che ha perso l'appalto, ha fatto ricorso: "Una palese violazione del codice degli appalti pubblici".

I computer della Camera dei deputati potrebbero essere affidati a una società di cui non si conoscono i reali proprietari. L’anno scorso, infatti, Montecitorio, col placet del collegio dei questori (capeggiati dall’ex Psi e attuale Pdl, Maurizio Colucci) ha assegnato un appalto da 15 milioni di euro per la gestione dei propri servizi informatici alla Tecnoindex spa. Si tratta di una società con sede a Roma, schermata al 94% da una fiduciaria lombarda (che a sua volta è controllata al 61% dalla lussemburghese De Vlaminck sa, n.d.r.): un’architettura che di fatto consente di nascondere l’identità dei soci. Sulla carta, dunque, i pc della Camera, con tutti i loro contenuti, potrebbero essere messi nella mani di una società dietro cui potrebbe nascondersi chiunque.

Eppure, nel codice degli appalti pubblici è previsto il “divieto di intestazione fiduciaria”: una norma che ha proprio lo scopo di evitare che le amministrazioni appaltanti non abbiano il controllo del reale soggetto che si aggiudica l’appalto, e di contrastare il rischio di infiltrazioni occulte e mafiose. Proprio a questo divieto si sono aggrappati i legali della società che è arrivata seconda alla gara, la ravennate Business-e, per presentare ricorso al Consiglio di giurisdizione della Camera. “L’appalto è stato aggiudicato a una società la cui effettiva gestione e direzione è affidata a un’altra società, la De Vlaminck sa, di cui non è possibile conoscere gli effettivi soci, con palese violazione dell’articolo 38 del codice degli appalti pubblici”, sostengono gli avvocati.

Inizialmente, il ricorso è stato accolto dal Consiglio presieduto dal finiano Giuseppe Consolo, che ha provveduto così ad annullare l’aggiudicazione. Ma successivamente, l’amministrazione della Camera ha presentato appello contro questa stessa sentenza, con l’obiettivo di assegnare definitivamente l’appalto (15 milioni di euro per tre anni) al raggruppamento Intersistemi-Tecnoindex.

Secondo lo staff di Montecitorio, non c’è nessun mistero dietro la società vincitrice: il 29 novembre 2010 (cioè solo dopo che e-Business ha presentato ricorso), la Brianza fiduciaria, infatti, avrebbe svelato l’identità dei soci nascosti. Si tratterebbe della Nous Informatica, una società “tutta italiana” che nulla ha a che vedere col Granducato. Resta il fatto che, secondo gli avvocati di Business-e, “la società lusemburghese ‘De Vlaminck’ è socia di maggioranza dellaBrianza fiduciaria, che a sua volta è azionista al 94% proprio della Tecnoindex spa”, come scrivono i legali nel contro-appello presentato lo scorso 28 luglio.

La disputa ora dovrà essere risolta dal collegio d’appello della Camera, dove, oltre a Paniz (Pdl), siedono Donato Bruno (Pdl), Pierluigi Mantini (Udc), Renato Zaccaria (Pd), e Alessandro Ruben (Fli). Il verdetto è atteso proprio in questi giorni.

di Elena Boromeo



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Dall’Isola dei Famosi al manifesto politico di Renzi: il nuovo reality di Giorgio Gori.



A scoprire chi c'è dietro i 100 punti del documento griffato dal sindaco di Firenze è stato Gianluca Morganti, che smanettando sul file Pdf ha visto comparire il nome del noto imprenditore televisivo.



Giorgio Gori, fondatore della casa di produzione Magnolia
Chi ha scritto i 100 punti del manifesto politico diMatteo Renzi? Chi ha inventato il reality L’isola dei famosi in Italia? La stessa persona: Giorgio Gori. Già la sua presenza alla convention del sindaco di Firenze alla Leopolda aveva fatto scalpore, ma ora si scopre la summa politica di Renzi è stata scritta dal computer di Gori, l’enfant prodige della televisione berlusconiana degli anni Ottanta.

A scoprirlo è stato tale Gianluca Morganti, che ‘smanettando’ sul file Pdf del manifesto, andando sulle ‘proprietà’ non poteva credere ai propri occhi quando sulla finestra ‘autore’ è comparso il nome di Gori. Lo scoop di questa scoperta casuale è arrivata lunedì dal sito web Termometro politico. Subito è arrivata la risposta via Facebook di Gori: “Che il mio Mac sia servito ieri sera per impaginare i testi delle proposte emerse nei tre giorni della Leopolda non mi pare una gran notizia! Ovviamente – ha scritto l’imprenditore televisivo – (come sa chiunque ci sia stato) le proposte sono invece venute da molte fonti diverse, e sono on line sul sito di Big bang perché chiunque le possa commentare e integrare. Ciao!”.

Giorgio Gori, marito della anchor woman del Tg5 Cristina Parodi, dal 1989 al 2001 è stato uno dei massimi dirigenti del Biscione (è stato a capo di Italia 1, Canale 5). Gori, dopo aver iniziato nella Rete 4 dei Mondadori, con l’acquisizione dell’emittente da parte del Cavaliere, diventa responsabile dei più grandi successi televisivi negli anni del boom della tv privata. Poi, nel 1994 è direttore di Canale 5 al momento della discesa in campo e della nascita di Forza Italia. Nel 2001 il 40enne Gori fonda la casa di produzione televisiva Magnolia, che tra i suoi successi maggiori ha avuto l’Isola dei famosi. Del resto, che gli piacessero i reality lo si era capito già nel 2000, quando, da direttore di Canale 5 aveva portato in Italia il format del Grande Fratello.  Ora arriva la possibile discesa in campo con il rottamatore Renzi. Di certo, oggi un reality sul Pd e le sue lotte interne, farebbe successo. Ve lo immaginate il confessionale?

Mondadori querela report: la risposta di milena gabanelli - 31 10 11



Berlusconi aiutato da tremonti si fa un'altra leggina per sfruttare l'enorme fatturato dei giochi on line che sarebbe servito per buona parte a finanziare la ricostruzione dell'abruzzo. napolitano dove sei?

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lunedì 31 ottobre 2011

"Rivendico il diritto ad esprimermi per difendere la Costituzione". - di Giuseppe Pipitone

Dopo gli attacchi di Cicchitto e Gasparri, le censure del segretario dell'Anm e addirittura gl'inviti a smettere la toga da parte del consigliere laico del Csm Bartolomeo Romano,  il procuratore aggiunto della Dda di Palermo difende il suo diritto all'espressione e alla difesa della Costituzione. Diritto condiviso dal collega Di Matteo:"Ingroia ha ragione, abbiamo il diritto - dovere di difendere la Costituzione".

Nelle ultime dodici ore è stato travolto da una pletora di attacchi di ogni tipo. Un polemico fuoco incrociato  orchestrato da esponenti politici del centro destra e membri laici del Csm, fino a rapide censure del segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Dda di Palermo, è finito sotto accusa per essersi definito un "partigiano della Costituzione" al congresso nazionale del Pdci di Oliviero Diliberto. I colonnelli del Pdl si sono attivati immediatamente. A partire dal presidente dei senatori del partito di maggioranza , Maurizio Gasparri che ha definito le parole di Ingroia addirittura come "gravi e inquietanti". A ruota si sono uniti subito Fabrizio Cicchitto - che è arrivato a teorizzare un'improbabile violazione della Costituzione dello stesso Ingroia - e il direttore de Il GiornaleAlessandro Sallustisecondo il quale le dichiarazioni del giudice palermitano permettono addirittura "di rileggere, e riscrivere, la recente storia dei rapporti tra politica e giustizia". Al leit motiv si sono subito aggiunti i membri non togati del Csm come Bartolomeo Romano che ha subito alzato il tiro proponendo che "se un magistrato vuole fare politica, si tolga la toga, magari per sempre".

Una vera e propria "sparatoria mediatica" a cui il procuratore aggiunto era però preparato. "Immaginavo che si sarebbe scatenato tutto questo. Sapevo che intervenendo al congresso di Diliberto per difendere la Costituzione suonava come una provocazione, ma io rivendico nonostante tutto il mio legittimo diritto all'espressione".

Dottore Ingroia, negli anni 70 e 80 capitava spesso che i magistrati intervenissero a convegni di partito - come quelli della Democrazia Cristiana per esempio - senza che scoppiasse alcuna polemica. Oggi succede che  esponenti politici siano presenti alle inaugurazioni dell'anno giudiziario e nessuno ha niente da ridire. Perchè invece appena lei interviene e congressi o manifestazioni e osa parlare di Costituzione scoppia un putiferio?

"Immagino che derivi tutto dall'imbarbarimento dello scontro politico. Un arretramento del dibattito complessivo che blocca il diritto ad esprimersi su temi assolutamenti normali per un magistrato, come d'altra parte è il rispetto della Costituzione. Sapevo che sarebbe successo, ma io ho giurato sulla Costituzione democratica, la difendo e sempre la difenderò anche a costo di essere investito dalle polemiche”.

Sapeva che sarebbe successo questo putiferio. Perchè lo ha provocato?

"Appunto per rivendicare il mio diritto ad esprimermi su temi politici che devono essere cari a tutti noi. E' con questo spirito che sono intervenuto, e con questo spirito che interverrò. E' un diritto legittimo quello che rivendico:quello didifendere la Costituzione, il che equivale a difendere la legalità."

Anche a costo da essere investito da questa sequela di polemiche?
"Si, certo che si. Continuerò a rivendicare il mio diritto all'espressione, il mio diritto e dovere ad onorare la Costituzione,  augurandomi che si sviluppi in futuro un dibattito politico legittimo e serio."

Andrebbe a parlare di Costituzione ad un congresso del Pdl?

"Certo che ci andrei, solo che loro non mi hanno mai invitato. Ed è un errore pensare che io vada ai convegni di una sola parte politica. Sono stato anche ospite di  Futuro e Libertà per ben due volte, parlando degli stessi argomenti di ieri - Fabio Granata lo ricordava in un suo comunicato - senza che nessuno avesse niente da ridire".



http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=703

Marina Berlusconi: Italia la peggiore d’Europa. - di Guido Scorza



Nel 2010 “il ritmo della crescita è andato rallentando nel corso dell’anno, attestandosi al +0,1% nel quarto trimestre (il Pil era aumentato dello 0,3% e dello 0,5% nei trimestri precedenti), al di sotto del risultato medio registrato nell’area Euro (0,3%).”.

Nel complesso la produzione industriale è tornata a salire in confronto all’anno precedente, anche se con minor vigore rispetto alle altre economie dell’area.”

E’ questo il giudizio sull’economia italiana nel 2010 che Marina Berlusconi è costretta a mettere nero su bianco nella relazione al Bilancio Mondadori (cfr. pag. 44, “L’economia italiana”).

Nessuna novità o scoperta sensazionale e, anzi, solo la conferma di una situazione sfortunatamente ormai sotto gli occhi di tutti, ma leggere certe prese d’atto da parte della figlia prediletta del premier che per mesi ha continuato a ripetere che la situazione italiana non era peggiore di quella degli altri grandi d’Europa, fa un certo effetto.

Ma non basta.

Lady B. non nutre grandi speranze neppure per i prossimi anni, nei quali l’economia del Paese è, a suo giudizio – e purtroppo non solo suo – destinata a crescere meno che nel resto d’Europa.

Si legge, infatti, nella stessa relazione al Bilancio della Mondadori, a firma di Marina Berlusconi che “in termini prospettici è atteso il mantenimento di un ritmo di crescita contenuto attorno all’1% per il 2011 e il 2012, al di sotto dei valori medi Ue.”.

Se persino la figlia più vicina al Cavaliere ha ormai perso ogni speranza nella possibilità che il padre realizzi i miracoli dei quali continua a parlare ed è costretta ad ammettere che resteremo la cenerentola nell’economia europea, evidentemente la situazione è davvero disperata.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/31/lady-berlusconi-l%E2%80%99italia-peggio-che-il-resto-deuropa/167526/