martedì 1 novembre 2011

«Incarico al Copasir per creare il dossier contro Woodcock».




La rivelazione dello 007 in una registrazione.

ROMA - Allo 007 che preparava i finti dossier contro il pubblico ministero Henry John Woodcock fu promessa una consulenza al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. È lui stesso a raccontarlo in una conversazione registrata e allegata agli atti dell'inchiesta sull'associazione segreta che sarebbe stata guidata da alti magistrati in servizio a Potenza. Nicola Cervone, 54 anni, l'ex agente del Sisde assunto come cancelliere presso il Tribunale di Melfi, è accusato di essere il «terminale» del gruppo che avrebbe fatto capo al sostituto procuratore generale Gaetano Bonomi e al suo collega Modestino Roca e per questo nei mesi scorsi è stato arrestato per calunnia. Nell'elenco ci sono anche carabinieri e finanzieri, tutti indagati nel fascicolo affidato al procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli.
Il pm Henry John Woodcock (Ansa/Abbate)
Il pm Henry John Woodcock (Ansa/Abbate)
Per mesi Woodcock sarebbe stato spiato insieme ad altri colleghi e alla giornalista Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l'ha visto?. I dati sui loro tabulati telefonici e contatti sono finiti in alcuni esposti anonimi spediti alla Procura locale e ai giornali con l'obiettivo di delegittimarli e di farli finire sotto procedimento disciplinare in modo che fossero trasferiti in altra sede. Denunce preparate proprio da Cervone, che per le spedizioni si affidò a un poliziotto, Leonardo Campagna. Ed è stato proprio quest'ultimo, quando ha capito di essere coinvolto in una trappola che avrebbe potuto portarlo in carcere, a decidere di collaborare con gli inquirenti consegnando loro le registrazioni delle conversazioni con Cervone, che lui stesso aveva effettuato durante alcuni appuntamenti.
In particolare agli atti dell'inchiesta è allegata una cassetta audio che dà conto di un colloquio tra i due del 30 gennaio 2010. Campagna è preoccupato perché dopo essere stato individuato come «mittente» degli anonimi grazie alle telecamere piazzate davanti all'ufficio postale teme per gli esiti dell'indagine. E dunque afferma: «Sono sottoposto a procedimento e per le vostre stronzate devo passare i guai...». Cervone cerca di rassicurarlo e così rivela i suoi obiettivi futuri: «Io a breve, molto a breve sono chiamato come consulente al Copasir e vieni pure tu», ma non fa riferimento a quale sia il suo referente nell'organismo guidato da D'Alema.
In realtà dopo poco l'ex 007 finisce sotto inchiesta e questo blocca ogni possibilità di ottenere nuovi incarichi. Ma quanto afferma subito dopo fa ben comprendere quale fosse lo scenario nel quale si muoveva ed è su questo che si continuano a concentrare gli accertamenti nei confronti dei magistrati che vengono ritenuti dall'accusa i «mandanti» dell'operazione. Dice Cervone: «Là c'era tutto un giro di magistrati che s'erano accordati fra loro per poter fare diversi casini e tutta una cosa, ti dovrei, dovremmo sederci e parlarci ore, capito! Era tutto un bordello che avevano fatto tra loro, non è che c'era accanimento ma quello sembrava il paladino senza macchia e non era così». Evidenzia il giudice nel provvedimento che ha disposto l'arresto dell'ex agente del Sisde: «In buona sostanza nella spiegazione di Cervone le motivazioni della spedizione dell'esposto risiedono nel rancore nutrito da alcuni magistrati "che s'erano accordati tra loro per poter fare diversi casini" nei confronti del dottor Woodcock che "sembrava il paladino ma non era così"».
Di tutto questo risponderà domani Bonomi, convocato per l'interrogatorio come indagato di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, calunnia e rivelazione di segreto. L'alto magistrato ha sempre respinto le accuse, ma di fronte ai pubblici ministeri dovrà spiegare il contenuto di decine e decine di intercettazione telefoniche che invece mostrano la sua volontà di delegittimare i colleghi e i suoi rapporti con numerosi politici e imprenditori lucani, oltre alla sua ricerca di sponsor a livello nazionale per ottenere un incarico all'ispettorato del ministero della Giustizia oppure per diventare procuratore di Potenza.

Computer di Montecitorio a società schermate. “Così c’è il rischio di infiltrazioni”




Assegnato l'appalto da 15 milioni di euro alla Tecnoindex spa, società con sede a Roma, schermata al 94% da una fiduciaria lombarda. La società ravennate Business-e, che ha perso l'appalto, ha fatto ricorso: "Una palese violazione del codice degli appalti pubblici".

I computer della Camera dei deputati potrebbero essere affidati a una società di cui non si conoscono i reali proprietari. L’anno scorso, infatti, Montecitorio, col placet del collegio dei questori (capeggiati dall’ex Psi e attuale Pdl, Maurizio Colucci) ha assegnato un appalto da 15 milioni di euro per la gestione dei propri servizi informatici alla Tecnoindex spa. Si tratta di una società con sede a Roma, schermata al 94% da una fiduciaria lombarda (che a sua volta è controllata al 61% dalla lussemburghese De Vlaminck sa, n.d.r.): un’architettura che di fatto consente di nascondere l’identità dei soci. Sulla carta, dunque, i pc della Camera, con tutti i loro contenuti, potrebbero essere messi nella mani di una società dietro cui potrebbe nascondersi chiunque.

Eppure, nel codice degli appalti pubblici è previsto il “divieto di intestazione fiduciaria”: una norma che ha proprio lo scopo di evitare che le amministrazioni appaltanti non abbiano il controllo del reale soggetto che si aggiudica l’appalto, e di contrastare il rischio di infiltrazioni occulte e mafiose. Proprio a questo divieto si sono aggrappati i legali della società che è arrivata seconda alla gara, la ravennate Business-e, per presentare ricorso al Consiglio di giurisdizione della Camera. “L’appalto è stato aggiudicato a una società la cui effettiva gestione e direzione è affidata a un’altra società, la De Vlaminck sa, di cui non è possibile conoscere gli effettivi soci, con palese violazione dell’articolo 38 del codice degli appalti pubblici”, sostengono gli avvocati.

Inizialmente, il ricorso è stato accolto dal Consiglio presieduto dal finiano Giuseppe Consolo, che ha provveduto così ad annullare l’aggiudicazione. Ma successivamente, l’amministrazione della Camera ha presentato appello contro questa stessa sentenza, con l’obiettivo di assegnare definitivamente l’appalto (15 milioni di euro per tre anni) al raggruppamento Intersistemi-Tecnoindex.

Secondo lo staff di Montecitorio, non c’è nessun mistero dietro la società vincitrice: il 29 novembre 2010 (cioè solo dopo che e-Business ha presentato ricorso), la Brianza fiduciaria, infatti, avrebbe svelato l’identità dei soci nascosti. Si tratterebbe della Nous Informatica, una società “tutta italiana” che nulla ha a che vedere col Granducato. Resta il fatto che, secondo gli avvocati di Business-e, “la società lusemburghese ‘De Vlaminck’ è socia di maggioranza dellaBrianza fiduciaria, che a sua volta è azionista al 94% proprio della Tecnoindex spa”, come scrivono i legali nel contro-appello presentato lo scorso 28 luglio.

La disputa ora dovrà essere risolta dal collegio d’appello della Camera, dove, oltre a Paniz (Pdl), siedono Donato Bruno (Pdl), Pierluigi Mantini (Udc), Renato Zaccaria (Pd), e Alessandro Ruben (Fli). Il verdetto è atteso proprio in questi giorni.

di Elena Boromeo



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=275831065789779&set=a.219696121403274.59057.217374504968769&type=1&theater

Dall’Isola dei Famosi al manifesto politico di Renzi: il nuovo reality di Giorgio Gori.



A scoprire chi c'è dietro i 100 punti del documento griffato dal sindaco di Firenze è stato Gianluca Morganti, che smanettando sul file Pdf ha visto comparire il nome del noto imprenditore televisivo.



Giorgio Gori, fondatore della casa di produzione Magnolia
Chi ha scritto i 100 punti del manifesto politico diMatteo Renzi? Chi ha inventato il reality L’isola dei famosi in Italia? La stessa persona: Giorgio Gori. Già la sua presenza alla convention del sindaco di Firenze alla Leopolda aveva fatto scalpore, ma ora si scopre la summa politica di Renzi è stata scritta dal computer di Gori, l’enfant prodige della televisione berlusconiana degli anni Ottanta.

A scoprirlo è stato tale Gianluca Morganti, che ‘smanettando’ sul file Pdf del manifesto, andando sulle ‘proprietà’ non poteva credere ai propri occhi quando sulla finestra ‘autore’ è comparso il nome di Gori. Lo scoop di questa scoperta casuale è arrivata lunedì dal sito web Termometro politico. Subito è arrivata la risposta via Facebook di Gori: “Che il mio Mac sia servito ieri sera per impaginare i testi delle proposte emerse nei tre giorni della Leopolda non mi pare una gran notizia! Ovviamente – ha scritto l’imprenditore televisivo – (come sa chiunque ci sia stato) le proposte sono invece venute da molte fonti diverse, e sono on line sul sito di Big bang perché chiunque le possa commentare e integrare. Ciao!”.

Giorgio Gori, marito della anchor woman del Tg5 Cristina Parodi, dal 1989 al 2001 è stato uno dei massimi dirigenti del Biscione (è stato a capo di Italia 1, Canale 5). Gori, dopo aver iniziato nella Rete 4 dei Mondadori, con l’acquisizione dell’emittente da parte del Cavaliere, diventa responsabile dei più grandi successi televisivi negli anni del boom della tv privata. Poi, nel 1994 è direttore di Canale 5 al momento della discesa in campo e della nascita di Forza Italia. Nel 2001 il 40enne Gori fonda la casa di produzione televisiva Magnolia, che tra i suoi successi maggiori ha avuto l’Isola dei famosi. Del resto, che gli piacessero i reality lo si era capito già nel 2000, quando, da direttore di Canale 5 aveva portato in Italia il format del Grande Fratello.  Ora arriva la possibile discesa in campo con il rottamatore Renzi. Di certo, oggi un reality sul Pd e le sue lotte interne, farebbe successo. Ve lo immaginate il confessionale?

Mondadori querela report: la risposta di milena gabanelli - 31 10 11



Berlusconi aiutato da tremonti si fa un'altra leggina per sfruttare l'enorme fatturato dei giochi on line che sarebbe servito per buona parte a finanziare la ricostruzione dell'abruzzo. napolitano dove sei?

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=270822336289305&set=a.143072752397598.15452.139696202735253&type=1&theater

lunedì 31 ottobre 2011

"Rivendico il diritto ad esprimermi per difendere la Costituzione". - di Giuseppe Pipitone

Dopo gli attacchi di Cicchitto e Gasparri, le censure del segretario dell'Anm e addirittura gl'inviti a smettere la toga da parte del consigliere laico del Csm Bartolomeo Romano,  il procuratore aggiunto della Dda di Palermo difende il suo diritto all'espressione e alla difesa della Costituzione. Diritto condiviso dal collega Di Matteo:"Ingroia ha ragione, abbiamo il diritto - dovere di difendere la Costituzione".

Nelle ultime dodici ore è stato travolto da una pletora di attacchi di ogni tipo. Un polemico fuoco incrociato  orchestrato da esponenti politici del centro destra e membri laici del Csm, fino a rapide censure del segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Dda di Palermo, è finito sotto accusa per essersi definito un "partigiano della Costituzione" al congresso nazionale del Pdci di Oliviero Diliberto. I colonnelli del Pdl si sono attivati immediatamente. A partire dal presidente dei senatori del partito di maggioranza , Maurizio Gasparri che ha definito le parole di Ingroia addirittura come "gravi e inquietanti". A ruota si sono uniti subito Fabrizio Cicchitto - che è arrivato a teorizzare un'improbabile violazione della Costituzione dello stesso Ingroia - e il direttore de Il GiornaleAlessandro Sallustisecondo il quale le dichiarazioni del giudice palermitano permettono addirittura "di rileggere, e riscrivere, la recente storia dei rapporti tra politica e giustizia". Al leit motiv si sono subito aggiunti i membri non togati del Csm come Bartolomeo Romano che ha subito alzato il tiro proponendo che "se un magistrato vuole fare politica, si tolga la toga, magari per sempre".

Una vera e propria "sparatoria mediatica" a cui il procuratore aggiunto era però preparato. "Immaginavo che si sarebbe scatenato tutto questo. Sapevo che intervenendo al congresso di Diliberto per difendere la Costituzione suonava come una provocazione, ma io rivendico nonostante tutto il mio legittimo diritto all'espressione".

Dottore Ingroia, negli anni 70 e 80 capitava spesso che i magistrati intervenissero a convegni di partito - come quelli della Democrazia Cristiana per esempio - senza che scoppiasse alcuna polemica. Oggi succede che  esponenti politici siano presenti alle inaugurazioni dell'anno giudiziario e nessuno ha niente da ridire. Perchè invece appena lei interviene e congressi o manifestazioni e osa parlare di Costituzione scoppia un putiferio?

"Immagino che derivi tutto dall'imbarbarimento dello scontro politico. Un arretramento del dibattito complessivo che blocca il diritto ad esprimersi su temi assolutamenti normali per un magistrato, come d'altra parte è il rispetto della Costituzione. Sapevo che sarebbe successo, ma io ho giurato sulla Costituzione democratica, la difendo e sempre la difenderò anche a costo di essere investito dalle polemiche”.

Sapeva che sarebbe successo questo putiferio. Perchè lo ha provocato?

"Appunto per rivendicare il mio diritto ad esprimermi su temi politici che devono essere cari a tutti noi. E' con questo spirito che sono intervenuto, e con questo spirito che interverrò. E' un diritto legittimo quello che rivendico:quello didifendere la Costituzione, il che equivale a difendere la legalità."

Anche a costo da essere investito da questa sequela di polemiche?
"Si, certo che si. Continuerò a rivendicare il mio diritto all'espressione, il mio diritto e dovere ad onorare la Costituzione,  augurandomi che si sviluppi in futuro un dibattito politico legittimo e serio."

Andrebbe a parlare di Costituzione ad un congresso del Pdl?

"Certo che ci andrei, solo che loro non mi hanno mai invitato. Ed è un errore pensare che io vada ai convegni di una sola parte politica. Sono stato anche ospite di  Futuro e Libertà per ben due volte, parlando degli stessi argomenti di ieri - Fabio Granata lo ricordava in un suo comunicato - senza che nessuno avesse niente da ridire".



http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=703