venerdì 11 novembre 2011

La vera storia di Marina Berlusconi, erede al trono pronta alla politica per salvare gli affari di famiglia.




Sono rifatte, ma ha due palle più grosse di quelle del padre le mette in mostra e si depila perfettamente il petto.
Marina è la consigliera preferita dal padre, d’altronde lei è nata e cresciuta nel mondo ambiguo ed oscuro che ha formato la fortuna economica della famiglia, nel senso siciliano mafioso della parola.
Purtroppo la memoria degli italiani, quelli dalla sua parte, è totalmente assente, o complice, nessuno ricorda che è sceso in campo con 7.000 miliardi di lire di debiti e con un piede in galera.
Fonte Fedele Confalonieri e se mettiamo in discussione anche l’amico e socio di una vita non c’è più religione.
Geniale è geniale impossibile negarlo, è riuscito a sfuggire alla giustizia senza darsi alla latitanza, senza nemmeno nascondersi in qualche bunker nelle sue ville e per rendersi invisibile è ricorso alla sovraesposizione mediatica, come quei caroselli che a forza di vederli non li ricordi nemmeno.
Ha fatto eleggere, nel suo partito personale, la schiera di suoi avvocati e molti dei suoi complici o subalterni garantendosi uno zoccolo duro che gli ha permesso di dominare per 18 anni.
Al resto ci hanno pensato le sue televisioni, le varie D’Urso, Zanicchi, De Filippi, Marcuzzi, che hanno inciso con l’oppio della televisione molto più di Emilio e di tutti i direttori dei suoi telegiornali di regime.
Ho sempre considerato la De Filippi la vera corazzata dei berlusconiani inconsapevoli, a induzione, risucchiati dal vortice della stupidità sino al coinvolgimento inconsapevole ed esagerato grazie all’azzeramento totale della cultura, di un minimo di riflessione.
Non per niente le truppe all’esterno del Tribunale di Milano erano sempre le sue e, se consideriamo che la maggioranza erano donne anche se stagionate, se ne ricava che lo spirito critico ed il rispetto per la donna è stato azzerato del tutto da uomini e donne, c’è posta per te ed il  ballo dell’ultimo miglio. Alludo a quella pagliacciata di pensionati over 70, ed oltre, che giocano a fare i galletti con tanto di fiore alla giacca e scenate di gelosia.
Un doloroso esempio di come ci si possa ridurre andando avanti negli anni, dovrò dire a mio figlio che se mi vedesse ridotto in quelle condizioni di chiedere il mio ricovero per incapacità di intendere e di volere.
Tutte le elezioni dal 1992 ad oggi si sono risolte con una differenza di voti, tra uno schieramento e l’altro, inferiore ai due milioni e le corazzate dell’oppio guidate dal generale De Filippi ne coinvolgono molti di più.
Infatti la sua fine, ammesso che sia al capolinea, arriva per motivi economici e per l’impresentabilità ormai accertata in campo internazionale, lo molla persino la Confindustria , la Borsa e gli investitori, ogni giorno in più che passa  al potere costa miliardi di euro.
Il problema vero, che dilata a dismisura questa agonia, è lo stesso che lo ha spinto a scendere in campo il 26 gennaio del 1994, i suoi interessi economici ed il mettersi al riparo dalla Giustizia, dobbiamo fargli i complimenti è riuscito ad azzerare 7.000 miliardi di lire di debiti e diventare uno degli uomini più ricchi, e potenti, del mondo occidentale. Si è fatto depenalizzare il falso in bilancio, come primo ministro si è permesso di elogiare, giustificare, l’evasione fiscale garantendogli l’amicizia eterna di banditi come lui. Ha fatto condoni di tutti i tipi, dal fisco all’edilizia abusiva e ne vediamo i risultati ogni volta che piove.
Non gli è riuscito il condono, una amnistia, per gli amici mafiosi ma sul 41 bis qualcosa è riuscito a fare, pentiti a parte ai quali è stata tolta la protezione così imparano a non comportarsi da eroi come Mangano.
Non so se siamo all’ultimo miglio, la consigliera prediletta lo incita a resistere con una certa insistenza, ha già cominciato la campagna di propaganda del vittimismo di famiglia e di lesa maestà dei traditori e, soprattutto, non dimentichiamo che eticamente e moralmente è peggio di lui. Del resto Marina Berlusconi prova orrore per Roberto Saviano: si, avete capito bene, non prova orrore per la mafia, ma per Roberto Saviano.
Sembra impossibile ma, quello che ha dichiarato sulla sentenza che condanna al risarcimento per la vicenda  della Mondadori è la prova più evidente che Berlusconi non rappresenta il peggio della sua famiglia, la figlia prediletta lo supera, è ancora più spudorata di lui.
Staremo a vedere ma ricordiamoci una cosa, come la morte del duce non ha determinato la fine del fascismo, così la fine di Berlusconi non sarà la fine del berlusconismo e dobbiamo stare vigili che non scenda in campo a prendere il testimone la peggiore di tutti, la figlia Marina.
Non sottovalutiamo questa possibilità.
Abbiamo poche certezze, la prima è che l’Italia ne uscirà con la schiena rotta, massacrata moralmente ed economicamente dai decenni di berlusconismo e al seconda, un po’ più positiva per la famiglia Berlusconi, è che noi siamo democratici non sarà giustiziato e non sarà sepolto in un luogo segreto. Quando verrà il suo momento inaugureremo il mausoleo di Arcore e Marina non avrà bisogno di consegnarsi alla Corte dell’Aja. La Resistenza ci ha regalato la democrazia e la Costituzione, quelle che suo padre ha tentato di demolire per oltre 18 anni.


Ponziellini finanzia i Corallo.Report - Milena Gabanelli.




L'impero dei Corallo filmato qualche mese fa da Sigfrido Ranucci in esclusiva per Report e il ruolo di Laboccetta - Milena Gabanelli






Ieri gli investigatori del nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano hanno condotto una serie di perquisizioni tra Roma Milano e Bologna. Gli investigatori indagano sul finanziamento di 140 milioni che Bpm ha concesso nel 2009 ad Atlantis-Bplus, la più importante concessionaria dello Stato per le slot machine che fa capo a Francesco Corallo figlio di Tano noto per essere stato socio in affari con il Boss Nitto Santapaola. Nel procedimento sono indagati l’ex presidente di Bpm e attuale presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini e il suo uomo di fiducia Antonio Cannarile, in stretti rapporti con Marco Milanese , l’ex braccio destro di Tremonti. La guardia di Finanza ha perquisito anche lo studio Rubbi- Ponzellini di Bologna in via Torreggiani , dove lavora il cugino dell’ex banchiere di Bpm. Gli investigatori secondo indiscrezioni avrebbero trovato documenti rilevanti che riguardano versamenti che alcune concessionarie dei giochi, beneficiarie dei finanziamenti da parte di Bpm, avrebbero effettuato in favore della Gm762 una società riconducibile direttamente a Massimo Ponzellini. Altri documenti importanti sarebbero stati trovati poi anche in una delle sedi di Atlantis –Bplus. La Guardia di Finanza è piombata nello studio che si trova a Roma in piazza San Lorenzo in Lucina, dove da pochi giorni quelli della Bplus, forse confidando di avvalersi dell’immunità diplomatica avevano sostituito la targa riportante il nome della società di giochi con quella della sede permanente dell’ambasciata della Repubblica di Dominica, sperduta isola caraibica. Proprio nei Caraibi, nelle Antille olandesi, c’è l’impero economico di Francesco Corallo.
Il ruolo dell’on. Amedeo Laboccetta nella società di Corallo
Sigfrido Ranucci
E’ normale che un deputato che è un pure componente della commissione antimafia sottragga il suo pc alla perquisizione della guardia di finanza ? Ci pare di no, eppure è quello che ha fatto il parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta durante la perquisizione nella sede di Atlantis –Bplus. Amedeo Laboccetta è stato rappresentante legale per l’Italia di Atlantis fino al 2007. Quale è stato il suo ruolo e la sua attività per le società di Corallo ne avevamo parlato nella puntata di Report dell’8 maggio 2011 dal titolo "I Biscazzieri"


http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/ponzellini-finanzia-corallo/2ec438b8-0c6e-11e1-bdbd-5a54de000101.shtml

Giovanardi minaccia dimissioni di massa di deputati dal parlamento per protesta contro golpe governo tecnico.







Ma secondo voi questi Giovanardi, La Russa, Gelmini, Carfagna, Meloni, questi ministri che hanno condotto l'Italia in questi ultimi anni verso il baratro, avranno mai più nella vita qualche incarico più prestigioso dell'amministrazione del loro condominio??
Ecco perchè sono rimasti gli ultimi "giapponesi" impegnati nella difesa del bunker da cui anche Berlusconi sembra essersi tirato fuori: per lui  infatti c'è sempre la megavilla nel paradiso fiscale di Antigua dove troverà il latitante Walter Lavitola ad accoglierlo con l'arrivo per l'occasione di voli charter di prostitute (con la fine di Berlusconi, anche le escort tornano a chiamarsi con il loro vecchio nome).
Ma quei "ministri per caso" non hanno futuro e sono pronti, come ammette stamane Giovanardi, anche a gesti e azioni molto pesanti.
Si dimetteranno per protesta dal parlamento!!!!!!!!!!!! ahahahaha...questa è bella, altrochè le barzellette del Cavaliere.
Aspettiamo fiduciosi questi gesti impavidi.


GIOVANARDI, COLLEGHI PDL PRONTI A LASCIARE PARLAMENTO = PATRIA NON SI SALVA SE L'ESERCITO È SPACCATO, PER ALCUNI TECNICO È COLPO DI STATO Roma, 10 nov. (Adnkronos) - «Ci sono parlamentari che oggi faranno gesti e azioni molto pesanti, che lascio fare a loro, perchè ritengono che il governo tecnico sia un colpo di Stato». Questa la dichiarazione del sottosegretario Carlo Giovanardi che, ai microfoni di '24 Mattinò su Radio 24, non ha però voluto fare nomi. «Qualcuno probabilmente - ha annunciato - oggi si dimetterà dal Parlamento per protesta. Chi lo farà? Quando e se accadranno in giornata queste cose le vedrete». Sull'ipotesi governo tecnico o elezioni Giovanardi ha aggiunto: «La prima cosa da avere in mente in queste ore è la salvezza della Patria. Parafrasando Raimondo Montecuccoli, che scrisse il libro sugli aforismi militari, la prima preoccupazione di un comandante deve essere la salvezza dell'esercito, senza il quale non si salva la Patria. Penso al Pdl. Qualsiasi soluzione, compreso un governo tecnico, funziona se ha una base parlamentare larga. Dunque auspico un Pdl unito che decida una delle due posizioni. Perchè se il governo tecnico ha una Lega all'opposizione, Di Pietro e l'Idv all'opposizione, la sinistra estrema che fa opposizione sociale in Paese e un Pdl spaccato e diviso sarebbe un governo tecnico che ci porta poco lontano», ha riflettuto. Per il sottosegretario il governo tecnico è «un commissariamento della politica. Ma se fallisce? - chiede - Il problema non è convincere Berlusconi ma il Pdl». Infine un giudizio su chi nel Pdl non ha votato il Rendiconto dello Stato. «Non dò del traditore a nessuno - ha detto Giovanardi - ma quegli irresponsabili che hanno sottratto al governo la maggioranza dei voti ma hanno dimostrato che l'Italia non ha un'alternativa hanno causato un incendio di dimensioni pazzesche. Hanno tentato di spegnere l'incendio buttandoci sopra benzina».



http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/11/giovanardi-minaccia-dimissioni-di-massa.html

giovedì 10 novembre 2011

Quindi, ti levi dai coglioni? (Lettera aperta a una testa di cazzo). - di Rita Pani.




Lustrissima testa di cazzo, permettimi di chiamarti così come ti chiamano anche i piciotti che ti hanno tradito, leggo sui giornali che finalmente sabato ti leverai dai coglioni, e sento l’esigenza di scriverti queste poche righe minatorie, spinta dalla repulsione che ho sempre provato per la tua ridicola figura.

Ricordo il giorno in cui, nata mia figlia, attesi il passaggio dell’omino dei giornali nella corsia dell’ospedale, per acquistare un quotidiano da conservarle ad imperitura memoria. C’era la tua lustrissima faccia di cazzo in prima pagina, e io tra un dolore e un conato lo lessi tutto. Ricordo che c’era un articolo sul tuo capofamigghia: dell’utri. Lo lessi, già si sapeva dei suoi rapporti con la mafia, tenuti sotto controllo dalla Criminalpol e si parlava di lui come mago della pubblicità, colui che avrebbe potuto portare il tuo neonato forza italia esattamente là dove stava: al governo.

Non era tempo di Internet, per quanto fosse già stato inventato, e l’italiano si faceva italiota confidando nelle tue televisioni, quelle dalle quali con la tua lustrissima faccia di culo, cavalcando l’onda di tangentopoli – che ti sfiorava ma non ti toccava, falciando via tutti i tuoi complici – annunciasti la lieta novella. La tua discesa in campo. Mi fece così senso quel giornale, che me ne feci comprare un altro da mio papà; e che sorpresa! Anche nell’altro, in prima pagina, c’era la tua lustrissima faccia di cazzo. C’era qualcosa di più, però, c’era la storia dello stalliere di Arcore, l’eroe Vittorio Mangano e molte altre informazioni sui tuoi trascorsi, da Craxi alla Banca Rasini, nella quale tuo padre aprì il sentiero per la tua ascesa alla malavita, quella seria.

È stato il giorno in cui ho consegnato una creatura al mondo, mia figlia. Non me lo posso scordare, perché tenendola in braccio, bianca, profumata e bella non avrei potuto avere cattivi pensieri. Era naturale augurarle un mondo perfetto nel quale imparare a muoversi, a vivere ed essere libera di esistere per ciò che la natura, e io, avremmo potuto donarle. Per questo, arresa dinnanzi alla tua faccia di cazzo, pensai che prima o poi avresti fatto la fine degli altri, ladro tra i ladri, in esilio o in galera.

Ma l’italiano imparò in fretta quanta comodità ci fosse nell’essere italiota, quanto fosse più semplice credere che ci si potesse fare da soli, quanto fosse più facile non credere che pensare. Poi, non hai mai avuto una faccia di cazzo troppo intelligente, e persino il tuo senso del ridicolo in quei troppi denti, in quella battaglia strenue per l’estetica del pelo, nella tua abissale ignoranza, lasciarono credere all’italiota che, se ce l’avevi fatta tu – stronzo com’eri – ce l’avrebbe potuta fare chiunque.
Il resto venne a devastare le nostre vite. Il resto si fece la storia triste, di un popolo rincoglionito dalle gambe delle veline inquadrate dal basso verso l’alto, per farle sembrare più lunghe. Da una stampa con la mordacchia che millantava la possibilità di essere libera di deridere il padrone che la manteneva – Ricci ne è l’esempio più sublime. Il resto si fece nella storia di quasi un ventennio di angherie, di privazione del pensiero, di decadimento culturale nell’abominio che si è fatto della morale e del diritto. Nell’impoverimento massivo e costante, anche questo nascosto da un falso benessere teso a fare dell’italiota il tuo primo finanziatore, educato allo spreco e al consumo, al sogno da fare ad occhi aperti, in modo tale che non fosse poi così traumatico il risveglio. Il resto è la storia che finisce, ma non a modo mio.

Finalmente ti levi dai coglioni, lasciando le macerie, passeggiandoci sopra a cuor leggere proprio come hai fatto a L’Aquila, o in ogni altro luogo devastato dal malaffare di cui hai fatto sistema (‘o sistema). Sparirai pian piano, purtroppo, e noi subiremo ancora per mesi la tua presenza martirizzata, dell’uomo tradito, non compreso. Ancora e ancora un orchitica propaganda proverà a dire quanto tu sia stato magnanimo e di quanto oro tu abbia sprecato per ricoprire le nostre vite. Tenterai ancora di conservarti, e di rivivere clonato in quella cosa strana che è tua figlia.

Sarebbe meglio, invece, che tu ti togliessi dai coglioni in fretta e senza soffrire. Promettesti di sconfiggere il cancro in tre anni, ma il miracolo non ti riuscì. Fai ammenda, ora! Mantieni almeno questa promessa. Sconfiggiti. Sparati in bocca. Prova il piacere di avere la dignità. Sarebbe un orgasmo che anche tu – pene leso – potresti provare.

Rita Pani (APOLIDE)

Sì al governo Monti, ripartendo dalla legalità. - di Sandra Bonsanti







In queste ore che si susseguono ancora all’insegna dell’incertezza ma appena toccate da un po’ di speranza, nessuno sa se davvero Mario Monti ce la può fare, se l’incubo del fallimento è superato.
L’incertezza è comprensibile in un Paese come l’Italia provato dagli anni di un presidente del consiglio votato all’ inganno: se ne va davvero e cosa chiede o chiederà in cambio, magari all’ultimo momento?
Difficile dunque sottrarsi a questo sentimento di timore. Ma fatta questa premessa, confesso di non capire coloro che comunque si oppongono a questo governo di emergenza e chiedono elezioni anticipate subito.
Cerco, dopo questi terribili 17 anni, di fare il conto delle cose positive che le dimissioni di Berlusconi comportano.
Lui, intanto, se ne va. Dove non ci interessa: a curare gli affari delle sue aziende, oppure soltanto a curare le sue piante esotiche in qualche villa in qualche isola dell’oceano.
Lui non ci sarà più e non ci saranno più leggi contro l’autonomia della magistratura o manovre contro l’informazione. Inoltre sarà stato fatto un passo avanti per cercare di risalire la china del disastro economico.
Non dovremo più preoccuparci di un capo del governo che va in giro raccontando barzellette e pagando giovani donne.
Forse avremo meno dibattiti televisivi fatti di urla e voci stridule e false, di parte berlusconiana che hanno mortificato purtropp0o anche coloro che opponendosi cercavano di tener testa. Non se ne può più, vorremmo più cultura e una politica seria e non gridata e più inchieste.
Forse avremo anche meno intrighi e meno corruzione, meno piduisti in giro e più verità che possono finalmente venire alla luce.
Forse avremo anche meno attacchi alla Costituzione e più rispetto per la nostra Storia.
Forse i giovani potranno cominciare a sperare che i privilegi e le ingiustizie avranno fine.
Forse…. Certo, c’è da attendersi di tutto e lo sappiamo: Letta alla vicepresidenza? Alfano o Nitto Palma o chi per loro alla Giustizia?
E qui, chi fa le trattative e le consultazioni, per primi Mario Monti e il presidente Napolitano, sanno che molto si può chiedere, nel nome di un recupero di credibilità e dunque di un salvataggio in extremis. Ma non di rinunciare a un recupero della legalità perduta. Cominciamo a ricostruire da questo principio fondamentale perché è stato proprio per averlo calpestato ed abbandonato che siamo arrivati nel precipizio.
Vale dunque la pena di imboccare la strada del governo Monti, per difficile che sia. E bisogna crederci, senza retro pensieri. Bisogna aver fiducia che taglierà i privilegi. E che ci porterà alle urne, fra un anno e mezzo, con una legge elettorale giusta e rispettosa della volontà dei cittadini. Lo dico anche a quella sinistra e agli amici dell’Italia dei Valori con i quali in questi anni ci siamo trovati fianco a fianco nelle proteste e nella richiesta di dimissioni.
È una partita difficilissima. Ricordiamoci di quando, prima ancora che finisse del tutto la guerra, gli italiani furono chiamati a darsi governi e organizzazione dello Stato per cominciare a ricostruire: nell’emergenza più drammatica seppero trovare i motivi per collaborare per un breve periodo, sapendo che dopo avrebbero avuto gli strumenti per dividersi ancora e combattersi politicamente  e democraticamente.
Salvato il Paese, le elezioni ci faranno uscire davvero per sempre dagli anni di Berlusconi.

Napoli: Manifesti educativi per la raccolta differenziata.



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E le tangenti diventano "zucchine" così Finmeccanica pagava i politici. - di CARLO BONINI e MARIA ELENA VINCENZI




I verbali del super-consulente Cola: "Guarguaglini sapeva tutto". "Portai a Borgogni 250 mila euro in contanti ricevuti da Selex. Servivano a pagare gli esponenti dei partiti che avevano nominato i vertici di Enav. Quando parlavo con  il presidente l'attività di sovraffatturare per creare fondi neri e versare le mazzette veniva anche definita 'fare i compiti'.


ROMA - La Finmeccanica di Pierfrancesco Guarguaglini è stata la "tasca" della Politica. Dal nero creato da alcune delle società controllate dalla holding sono state ritagliate in questi anni le provviste - "le zucchine" - per sedare gli appetiti del Palazzo. "Guarguaglini sapeva". Ma quel termine volgare - tangenti - "era bandito dalle discussioni". Quando si pagava e si truccavano i bilanci, si preferiva dirlo con un più morbido "abbiamo fatto bene i compiti". 

Il 19 novembre e il 22 dicembre del 2010, detenuto nel carcere di Regina Coeli, Lorenzo Cola, consulente personale e "speciale" del presidente e ad di Finmeccanica apre uno squarcio sul verminaio che i vertici della holding hanno disperatamente tentato di negare prima, di dissimulare, poi.

Svela i retroscena della trattativa tra il nostro Governo e i fondi sovrani della Libia di Muhammar Gheddafi. L'impegno per sostenere l'Ansaldo in un "progetto di centrale" in Iran. Ecco dunque il suo racconto, per come lo documentano i verbali di interrogatorio con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, ora depositati con la chiusura delle indagini sull'affare "Digint".

BORGOGNI SMISTAVA
Sostiene Cola che l'ufficiale "pagatore" della holding è Lorenzo Borgogni, potente capo delle relazioni esterne. "Il suo lavoro era quello di tenere i contatti con i politici che avevano i rapporti con le società del Gruppo. Da un lato, Borgogni era informato, attraverso i suoi collaboratori, dei politici che chiedevano un colloquio con responsabili vari delle società e, dall'altro, egli stesso li indirizzava a questa o a quell'altra società, a seconda della loro esigenza. Borgogni era a conoscenza, fin da epoca remota, del sistema di pagamento delle tangenti da parte dei fornitori di "Selex Sistemi Integrati" (controllata di Finmeccanica, al cui vertice siede Marina Grossi, moglie di Guarguaglini ndr). Lui stesso era beneficiario di una parte di queste tangenti. So questo con certezza perché in moltissime occasioni mi è accaduto di parlarne con lui". 

Borgogni dunque, "paga" e "smista" i questuanti del Palazzo, ritagliando per sé una fetta della torta. Ma Guarguaglini ne è consapevole?

COMPITI BEN FATTI
Dice Cola: "Con il Presidente non avevo mai argomenti specifici di discussione di tale natura, anche perché il suo interlocutore naturale era Borgogni. Nelle nostre conversazioni, tale attività di sovraffatturazione e di pagamento delle tangenti veniva definita "fare i compiti". Locuzione che serviva per definire anche l'attività di "mettere a posto le carte", la contabilità e tutto il resto per evitare che si scoprissero i fatti illeciti che intervenivano. Quando qualcuno incappava in qualche vicenda giudiziaria, dicevamo che "avevano fatto male i compiti". Per altro, tutte le mie attività erano coperte dall'input di Guarguaglini". 

FALSE FATTURE
Cola sostiene di non parlare per sentito dire. "Consegnai del denaro in contanti a Borgogni in almeno due occasioni. Tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007. Nella prima circostanza, Borgogni mi disse che aveva bisogno di 300 mila euro. E allora dissi a Marco Iannilli (socio di Cola e titolare della "Arc Trade", società che lavorava in subappalto con la "Selex") di procurarseli, attraverso le sovrafatturazioni delle commesse che riceveva. Consegnai il denaro a Borgogni nel suo ufficio, in Finmeccanica. Ed erano soldi destinati a lui per esigenze private".

BUSTE CON I SOLDI
"Nella seconda occasione - prosegue Cola - portai a Borgo-gni 250 mila euro in contanti, che mi aveva dato per lui Paolo Prudente di "Selex". Io mi trovavo infatti in Selex e Prudente mi disse, sorridendo, che gli avrei risparmiato l'incomodo di portare a Borgogni 250 zucchine. Questi soldi gli servivano per pagare i politici che avevano nominato i vertici di Enav. Già un paio di anni prima, infatti, avevo assistito a un'accesa discussione tra Borgogni e Prudente, in cui Borgogni rimproverava Prudente perché diceva che i politici che avevano provveduto alla nomina dei vertici di Enav si lamentavano con lui. 

La ragione era che gli amministratori di Enav, al cui pagamento provvedeva Prudente, non riconoscevano poi nulla ai loro referenti politici. Ricordo che in occasione di quella discussione, Borgogni aveva detto a Prudente che doveva rendersi disponibile al pagamento di somme, ogni qual volta ne avesse avuto necessità. Quei 250 mila euro, facevano parte di questo accordo. Ricordo che portai i soldi a Borgogni che si trovava nel suo ufficio con altre due persone. Gli dissi che avevo una busta per lui da Prudente e lui mi disse tranquillamente di entrare. Quindi, mise la busta sulla scrivania davanti a queste due persone".

I FONDI LIBICI
L'uomo che all'inizio di questa storia Guarguaglini giura a malapena di ricordare, ma dalla cui possibile confessione è semplicemente atterrito, tanto che il capo della sua sicurezza aziendale, l'ex generale dell'Arma Vittorio Savino, si affanna in contatti con gli apparati della sicurezza (incontra almeno una volta il comandante del Ros, Giampaolo Ganzer, il generale della Finanza e vicecapo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Delle Femmine, telefona con insistenza all'allora direttore della Dia Antonio Girone per chiedere un intervento sulle indagini della Procura) ha altro da dire. 

Perché è Cola l'uomo cui Finmeccanica consegna le chiavi delle operazioni politicamente più sconvenienti. A cominciare dall'accordo con i fondi sovrani libici di Muhammar Gheddafi.

Ricorda Cola: "Nel 2008, circa, Guarguaglini venne convocato nel suo studio da Gianni Letta e dall'ambasciatore libico e gli fu presentata la possibilità che fondi sovrani libici acquisissero quote di Finmeccanica. Il giorno successivo, il presidente mi convocò e insieme cominciammo a lavorare all'ipotesi di un ingresso libico all'8 per cento in Finmeccanica. Una percentuale che ci sembrava eccessiva e che nei nostri colloqui venne ridotta al cinque. Dell'ingresso dei fondi sovrani libici informai personalmente il ministro Tremonti nella primavera-estate del 2009. Lo incontrai a palazzo Madama, nello studio del senatore Andreotti, alla presenza di Andreotti e dell'avvocato Vitali. Tremonti dei libici mi disse di non sapere nulla e comunque suggerì lo strumento della "Newco" per il loro ingresso. La parte operativa venne curata da Amededo Caporaletti, di Agusta, che era in contatto con i libici. Io venni pagato, utilizzando la "Print System" in Libia (società di Tommasso Di Lernia, arrestato per frode fiscale, acquirente a peso d'oro della barca di Marco Milanese e significativamente detto nel giro degli appalti Enav-Finmeccanica "er cowboy"). Guarguaglini sapeva come era stato pagato. Del resto, mi aveva detto di fare come credevo".

ANSALDO IN IRAN
Cola lavora anche per coinvolgere Finmeccanica nella costruzione di centrali nell'Iran di Ahmadinejad. Scrive in un memoriale dal carcere datato 1 ottobre 2010: "In presenza di problematiche di una certa rilevanza, veniva chiesto il mio contributo. Mi sono occupato, ad esempio, della problematica contrattuale che ha coinvolto Ansaldo in ordine alla richiesta dell'Iran di poter costruire una centrale, che poteva essere un ottimo affare per l'Italia e Finmeccanica. Ma con l'Iran ci sono regole internazionali che possono, se gestite male, avere ripercussioni negative". 

Nessuno sa (Cola non ha elaborato sul punto, né è stato stimolato) se e quale accordo "per il bene dell'Italia" l'uomo di Guarguaglini abbia fatto con gli Ayatollah. 



http://www.repubblica.it/politica/2011/11/10/news/verbali_finmeccanica-24758409/