domenica 13 novembre 2011

Le consultazioni in corso al Colle Monti: "Che splendida giornata".






Roma - (Adnkronos/Ign) - Napolitano incontra Schifani, Fini e ora le forze politiche rappresentate in Parlamento (FOTO). Il futuro premier passeggia per Roma: "Mi sento benissimo". Il suo programma: ''Riforme per la crescita''. Il Cavaliere lascia (VIDEO). Brindisi e tricolori, folla in festa. Pdl: sì a un governo tecnico. Via libera definitivo a Ddl stabilità. Il capo dello Stato: serve coesione sociale. Fmi: "Monti persona competente".


Roma, 13 nov. (Adnkronos/Ign) - Il presidente della Repubblica Giorgio Naplitano ha avviato le consultazioni per la crisi di governo. Dopo aver ricevuto il presidente del Senato Renato Schifani, che non ha rilasciato dichirazioni lasciando il Quirinale, il capo dello Stato è a colloquio con il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Dalle 10 in poi le rappresentanze parlamentari del gruppo misto; alle 11.30 è previsto il colloquio con la delegazione dell'Italia dei valori.
Alle 12.30 sarà la volta della Lega, mentre alle 13 toccherà all'Udc e alle altre forze politiche rappresentate alla Camera e al Senato. Gli incontri clou saranno alle 16.30 con il Pd e alle 17.15 con il Pdl. Nel corso della giornata Napolitano consulterà anche i presidenti emeriti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. Probabile il conferimento dell'incarico a Mario Monti in serata.
Oggi il futuro premier, uscendo dall'albergo, insieme alla moglie Elsa, ha esclamato rivolgendosi ai cronisti presenti: "Visto che splendida giornata?" Poi Monti si è diretto in chiesa, Sant'Ivo alla Sapienza. Dopodiché ha passeggiato, sempre con la moglie Elsa, fino a Palazzo Giustiniani, dove è stato accolto dagli applausi della gente. "Mi sento benissimo", ha detto il neo senatore a chi gli chiedeva quali fossero le sue sensazioni oggi, ringraziando per gli auguri.
Mario Monti si è lasciato fotografare e ha mostrato cordialità e gentilezza nei confronti di tutti. Rivolgendosi alla scorta, ha detto scherzando: "quando finisce tutto questo?".
All'indomani delle dimissioni di Silvio Berlusconi e della festa in piazza, piovono i commenti. Alcuni direttamente sulle pagine dei social network. Come quello di Pier Ferdinando Casini che su Twitter scrive: "Le scene di ieri sera mi hanno rattristato: non c'è niente di peggio degli insulti dei vincitori sui vinti".
O come quello del segretario del Pdl Angelino Alfano che su Twitter scrive: ''Alle 14.30 sarò dall'Annunziata su Rai 3 e gliene dirò quattro a questi 'sinistri' che festeggiano come se la crisi italiana fosse finita!''.
Per Roberto Maroni si è trattato di "un brutto spettacolo". "Vedere la gente che offende le persone - dice a SkyTg24 - , che sputa, lancia di tutto non solo contro Berlusconi ma contro una persona. Questa gente - aggiunge - non sa che da domani i loro rappresentanti saranno in maggioranza con Berlusconi".
Gianfranco Rotondi commenta: ''Non mi fa impressione la folla sotto Palazzo Grazioli. Il mio maestro, Florentino Sullo, mi diceva: il vero politico deve essere indifferente alle folle quando applaudono e quando protestano perché le folle durano l'attimo che le fotografie non ci sono più''.
Mentre per il sindaco di Firenze Matteo Renzi, "adesso si tratta di scrivere una pagina davvero nuova, che aiuti l'Italia a tornare a correre - mette nero su bianco nella sua pagina Facebook -. Una cosa è certa: da oggi non ci sono più alibi. Per nessuno".



http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Le-consultazioni-in-corso-al-Colle-Monti-Che-splendida-giornata_312640450280.html

Buuuuuuuuuuuu!

Stappata!

sabato 12 novembre 2011



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Calunniò il centrosinistra: condannato Igor Marini.

igor marini


Condannato a 10 anni di reclusione Igor Marini: fu il motore della “macchina del fango” contro Prodi e il centro sinistra nel 2003: il consulente finanziario, nella vicenda Telekom-Serbia, accusò decine di persone, tra cui diversi esponenti politici del centrosinistra, di aver preso tangenti. Fu costruita una imponente macchinazione mediatica. Era tutto falso. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma. Inevitabile ora chiedersi perché o per conto di chi il consulente lanciò le sue accuse. 

LE FALSE ACCUSE DI TANGENTIMarini, nel 2003, accusò Prodi, Fassino e Dini di essere destinatari di tangenti, dichiarazioni che i pm romani Francesca Loy e Giuseppe De Falco definirono «di una gravità inaudita e prive di qualsiasi concreto fondamento». I giudici della quinta sezione penale hanno deciso che il consulente finanziario deve risarcire per diffamazione con un milione di euro. E dovrà versare 150 mila a a Romano Prodi, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio, 100 mila euro a Walter Veltroni, Piero Fassino, Clemente Mastella, Francesco Rutelli, Donatella Dini, Lamberto Dini. Il tribunale ha condannato a 4 anni e 6 mesi il manager Maurizio De Simone, dichiarando il proscioglimento, per prescrizione dei reati contestati, di altri nove imputati (tra cui l'avvocato Fabrizio Paoletti, Giovanni Romanazzi e Antonio Volpe). 

Marini, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di documentazione falsa e contraffatta e diversi episodi di calunnia, dal settembre dello scorso anno sconta una condanna a 5 anni di reclusione per aver calunniato un magistrato romano che lo aveva interrogato nel 2003. 

Igor Marini, nel 2003 asserì che nell'acquisto da parte di Telecom Italia di una quota dell'azienda telefonica Telekom Serbia, avvenuto nel 1997, sarebbero state pagate delle mazzette ad esponenti del centrosinistra. Accusò Prodi, Fassino e Dini di avere preso tangenti sotto gli pseudonimi di 'Mortadellà, 'Cicognà e 'Ranocchiò. Tra queste una supposta tangente di 125mila dollari versata a Romano Prodi e Lamberto Dini. Queste accuse si rivelarono totalmente infondate e le prove chiave prodotte a loro supporto si rivelarono dei falsi. I pm Maria Francesca Loy e Francesco De Falco avevano chiesto una condanna a 12 anni. 



http://www.unita.it/italia/igor-marini-condannato-calunnio-prodi-1.351143

venerdì 11 novembre 2011

Grandi manovre nei ministeri, via vai di scatoloni. Sono iniziati i traslochi.



A differenza dei suoi colleghi, il dicastero guidato da Giulio Tremonti non ha ancora preparato l'occorrente per svuotare la sede del ministero. Mentre nella Capitale impazza il toto-ministri, nelle sedi istituzionali bisogna fare spazio ai nuovi che verranno.



Libri, penne e documenti in un cassetto, anzi in uno scatolone. E’ l’imperativo che regna negli uffici dei ministeri a Roma, mentre i titolari dei dicasteri continuano a programmare le attività fino all’ultimo: “Anche questa mattina riunione alle nove del mattino, come sempre in questi tre anni e mezzo – dicono dal ministero della Pubblica Amministrazione – e Brunetta ha definito il briefing, l’ultimo della settimana”. Intanto  a  Palazzo Baracchini, sede del ministero della Difesa, è iniziato il trasferimento di libri, discorsi e oggetti personali del ministro Ignazio La Russa e del suo staff. Stesso discorso al Viminale, dove le attività sono partite già ieri: documenti personali, volumi, ricordi di tre anni e mezzo di governo seguiranno il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il suo entourage. Le attività di trasloco sono iniziate anche nei ministeri senza portafoglio: scatoloni sia nelle stanze negli uffici delle Pari Opporunità che in quelle del ministero della Gioventù.

Più lenti i lavori nelle stanze del ministero dell’Istruzione. Al dicastero di Viale Trastevere il clima è tranquillo, anche se è già arrivata l’indicazione di smobilitare o di preparare i “bagagli”. Imballaggi in stand-by invece al ministero della Giustizia: i pacchi non sono stati ancora preparati “e del resto -spiegano a via Arenula- non ci sarebbero neanche molte cose da portare via, considerando che il ministro Francesco Nitto Palma guida il dicastero da poche settimane”. Il Guardasigilli, in uno scatto di orgoglio, ssmentisce i suoi e dice: “Con riferimento a talune agenzie di stampa, mi preme assicurare che gli scatoloni contenenti le poche cose di mia antica proprietà sono già pronti ed entro domenica raggiungeranno la mia abitazione. Non sono mai rimasto un minuto di più negli uffici da cui mi sono allontanato”. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti invece non ha alcune fretta: in via XX Settembre gli scatoloni non sono stati ancora preparati “ma da questa mattina è iniziata l’opera di classificazione del materiale”, assicurano dal ministero. Mentre nella Capitale impazza il toto-ministri, bisogna fare spazio ai nuovi che verranno. E chissà se saranno davvero nuovi.

Il re dei farmaci a cena col premier per avere una legge


Alberto Aleotti sospettato di aver provocato un danno al sistema sanitario nazionale di 860 milioni di euro.

Alberto Aleotti, patron dell'industria farmaceutica Menarini (Ansa)         
Alberto Aleotti, patron dell'industria farmaceutica Menarini (Ansa)


FIRENZE - Dai documenti e dalle intercettazioni salta fuori un quadro inquietante del business di Alberto Sergio Aleotti, patron del gruppo farmaceutico Menarini, sospettato di aver provocato un danno al sistema sanitario nazionale di 860 milioni di euro. Nell'avviso di conclusione delle indagini i pm Giuseppina Mione, Ettore Squillace e Luca Turco, documentano «artifici e raggiri» messi in atto per determinare «un aumento del prezzo dei farmaci». Quindici in tutto gli indagati e tra questi anche i figli di Aleotti, Giovanni e Lucia, e un politico: il senatore del Pdl Cesare Cursi. 
Dalle carte sembra proprio la politica la chiave di volta per capire la genesi di questa presunta colossale truffa ai danni dello Stato, con accuse di corruzione, riciclaggio ed evasione fiscale e un sospetto ingente finanziamento ai partiti. Nelle migliaia di pagine, zeppe di intercettazioni, si fanno nomi di politici illustri (nessuno di loro inquisito), ministri e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, ipotizzano i magistrati, sarebbe intervenuto per l'approvazione di un disegno di legge favorevole al gruppo Menarini. Decisiva sarebbe stata una cena il 6 maggio del 2009 a villa Madama alla quale Aleotti sarebbe stato invitato. A raccontarlo, otto giorni dopo, è lo stesso patron di Menarini in una conversazione con Maria Angiolillo, la regina dei salotti romani e vedova del fondatore de Il Tempo, Renato Angiolillo, scomparsa due anni fa.
«Il presidente mi ha voluto vicino... E a un certo punto ho avuto il coraggio di dire "immagino signor presidente che lei abbia anche influito per quella questione...". E lui mi ha detto: "Aleotti! C'abbiamo avuto addirittura un incontro a tre"». Più avanti Aleotti fa anche i nomi: «Gianni Letta e il ministro dello Sviluppo (al tempo Claudio Scajola, ndr)». Lo stesso giorno della conversazione intercettata il disegno di legge viene approvato al Senato e passa alla Camera, annotano i pm. 
Aleotti avrebbe avuto un'attrazione «fatale» verso i politici. La Procura gli contesta anche di essere intervenuto presso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. In una relazione agli atti dell'inchiesta i carabinieri del Nas di Firenze parlano infine di «una scientifica distribuzione del denaro (ai partiti)» documentata da «una serie di erogazioni nel 2001, eseguite da società non direttamente riconducibili al gruppo Menarini, in favore di partiti politici, non ancora individuati, in vista delle elezioni politiche 2001». I Nas citano anche il nome del governatore della Toscana, Enrico Rossi all'epoca dei fatti coordinatore degli assessori alla sanità regionali. Rossi, secondo la Procura completamente estraneo ai fatti, avrebbe inviato lettere al governo da lui firmate e redatte sulla base di bozze degli Aleotti.